gianni femminella ha scritto:
Non ho argomenti elevati da proporre. Ma lavoro per una azienda che fattura tutto, strozzata da aziende che fatturano solo una parte dei propri movimenti. Come la mettiamo? Chiudiamo o ci adeguiamo a loro?
Mi auguro che rimaniate sempre aperti, senza adeguarvi a nessuno.
Il fatto che molte aziende "chiudano i battenti" non dipende dall'evasione, che è un mantra instillato da questi cialtroni per avere una voce di bilancio (farlocca!) da infilare nel MEF sotto "lotta all'evasione" e poter disporre di qualche miliardo (farlocco!) in più per far quadrare le previsioni di breve periodo.
Il problema, in particolar modo italiano, è la distribuzione fiscale. L'attuale sistema si basa sulla tassazione dei redditi (IRPEF), della spesa (IVA), dell'energia (accise), degli immobili (ICI, IMU, ecc.), mentre trascura quasi del tutto i grandi capitali accumulati.
Ora, qual è il motore della produzione di beni e servizi in un paese?
La produzione viene stimolata dalla domanda, la quale a sua volta dipende dal potere d’acquisto dei potenziali acquirenti, che sono le famiglie e imprese.
Se riduciamo la tassazione dei redditi e della spesa, aumentiamo il potere di acquisto di famiglie ed imprese e, di conseguenza, consentiamo loro di aumentare la domanda, il che si traduce in un aumento della produzione di beni e servizi.
Se invece aumentiamo la tassazione dei redditi e della spesa, riduciamo il potere d’acquisto di famiglie ed imprese (domanda interna pari a zero!) e quindi riduciamo la produzione di beni e servizi, rendendo la produzione ridotta meno equamente distribuita.
Tutto questo perché chi dispone dell'accumulo di grandi capitali può in ogni caso acquistare beni e servizi, mentre chi vive del proprio reddito può anche attaccarsi al
tram.