Diario economico

Dove discutere, confrontarsi o scherzare sempre in modo civile su argomenti attinenti al mondo del food&wine e non solo.

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zampaflex
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 09 giu 2013 11:15

Dedalus ha scritto:noto poi che si è fatto silenzio sulla piazza intorno ai thread politici che contano, si parla di calcio basket sindaci tennis cantanti attrici defunte pensioni scandaletti sigarette elettroniche, qualsiasi cosa, ma di politica vera non più

...un poco di semplice stanchezza...novità non ce n'è.

Dedalus ha scritto:Capisco, quando il serpente ti guarda negli occhi troppo da vicino, troppo dritto nelle pupille, tu coniglio ti immobilizzi e la butti a ridere.
Tanto, te se magna comunque, tanto vale passare gli ultimi istanti in allegria.
Intanto Letta (uno che al Bilderberg evidentemente pure lui andava a magna' e a spara' cazzate, visto che si ritrova Presidente del Consiglio) e annuncia:
che si estenderà il contratto FIAT di Pomigliano a tutto il paese,
che si legalizzeranno le lobby
che una maggioranza ed un governo composti contro tutte le indicazioni elettorali, attraverso un regime di fatto presidenziale (cioè esplicitamente golpista) provvederà ad una radicale riscrittura della Carta Costituzionale (cominciando da un decreto di legge costituzionale che semplifica le procedure per le modifiche costituzionali, preparandosi a degradarla cioè a legge comune, ovvero a spegnere il senso stesso dello stato)
ma ovviamente al Bilderberg si trovano per magna' e spara' cazzate, mi pare giusto


Vorrei intavolare una discussione più approfondita, ma non porterebbe a nulla, dal momento che tu sei assolutamente convinto che ci sia un gruppo di pressione internazionale composto da quattro gatti che decide e pianifica il futuro del mondo.
Per non parlare del fatto che definisci golpista una maggioranza emersa da un regolare voto parlamentare, che ti piaccia o no.
Per cui mi asterrò. E da domattina sono in silenzio stampa forzato (ferie alle Canarie :mrgreen: ).
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Re: Diario economico

Messaggioda Dedalus » 10 giu 2013 14:52

Gradirei non essere tratteggiato come il complottista radicale e non-più-ragionante-perché-tanto-è-già-tutto-deciso che non sono.

A quel tipo fanatico e corrisponde per credibilità e senso della realtà l'anticomplottista che si obbliga a dire che realtà (lo sottolineiamo, sono realtà) come il Bilderberg, la Trilaterale e dintorni siano club del fine settimana, a magna' e spara' cazzate, dove è assolutamente casuale che si riuniscano persone che poi vengono puntualmente elette alle maggiori cariche di potere pubblico del mondo occidentale.

Troviamo un punto di medio rispetto reciproco, cui corrisponderà la necessità di lasciare fuori dalla porta le idee estreme che le società segrete non contano niente perché sono ormai scoperte (nelle identità, ma niente affatto nei contenuti...), oppure che decidono tutto e tutti gli altri poteri sono recite col copione già scritto.

Altrimenti è inutile parlare.
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 11 giu 2013 18:14

Dedalus ha scritto:A quel tipo fanatico e corrisponde per credibilità e senso della realtà l'anticomplottista che si obbliga a dire che realtà (lo sottolineiamo, sono realtà) come il Bilderberg, la Trilaterale e dintorni siano club del fine settimana, a magna' e spara' cazzate, dove è assolutamente casuale che si riuniscano persone che poi vengono puntualmente elette alle maggiori cariche di potere pubblico del mondo occidentale.

Troviamo un punto di medio rispetto reciproco, cui corrisponderà la necessità di lasciare fuori dalla porta le idee estreme che le società segrete non contano niente perché sono ormai scoperte (nelle identità, ma niente affatto nei contenuti...), oppure che decidono tutto e tutti gli altri poteri sono recite col copione già scritto.

Altrimenti è inutile parlare.


Se vogliamo parlare di forma ben venga.
Ma discutere di sostanza, ossia di lobby e condizionamenti della democrazia è alquanto tardivo.
La globalizzazione, oggi imperante, 20 anni fa è stata saluta con il plauso di destra e sinistra, e ora ci accorgiamo che significava più potere a chi ne aveva già tanto e meno a chi ne aveva già poco. Il problema, e lo sottolineo per la centesima volta, non sono le lobby in sè, ma l'evoluzione del liberismo e il suo costante rafforzamento: controriforme sociali, disoccupazione, svalutazione del lavoro, precarietà e redditi reali insufficienti, masse disintegrate, culturalmente, politicamente e socialmente. Questo è quanto è accaduto in Italia e nel sud europa negli ultimi due decenni, in un processo di adattamento dell’ordine sociale e della popolazione alle esigenze sovrane del grande capitale finanziario, in vista di un irreversibile cambiamento storico che comporta la perdita della sovranità ceduta al mercatismo sul modello atlantico.
Ancora ci preoccupiamo chi indossa squadra e compasso quando dentro casa, al governo, abbiamo i rappresentanti di questo ordine?
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Re: Diario economico

Messaggioda Dedalus » 11 giu 2013 23:13

ma che pigli in giro, harmattan?

le lobby/massonerie non sono un problema perché non condizionano più le scelte della politica dall'esterno, ma sono loro stessi che ormai non hanno più bisogno di nascondersi e fanno tutto in prima persona?

in ogni caso parliamo di un progetto già definito persino nei dettagli da almeno quarant'anni, almeno a sentire il buon vecchio Gaber:

https://www.youtube.com/watch?v=CPClyRZr1As

per chi non lo sapesse, nei primi anni '70 cioè all'epoca della canzone, alle porte di Milano, venendo da Roma capitale luogo del potere da prendere a cui è intitolata la canzone, cioè dalle parti di Porta Romana, c'erano poche cose, fra le quali la Bocconi

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Re: Diario economico

Messaggioda megaMAX » 12 giu 2013 01:31

Dedalus ha scritto:ma che pigli in giro, harmattan?

le lobby/massonerie non sono un problema perché non condizionano più le scelte della politica dall'esterno, ma sono loro stessi che ormai non hanno più bisogno di nascondersi e fanno tutto in prima persona?

in ogni caso parliamo di un progetto già definito persino nei dettagli da almeno quarant'anni, almeno a sentire il buon vecchio Gaber:

https://www.youtube.com/watch?v=CPClyRZr1As

per chi non lo sapesse, nei primi anni '70 cioè all'epoca della canzone, alle porte di Milano, venendo da Roma capitale luogo del potere da prendere a cui è intitolata la canzone, cioè dalle parti di Porta Romana, c'erano poche cose, fra le quali la Bocconi

Immagine


Bellissima canzone, Gaber era un vero genio visionario...
http://ilbarbieredellabirra.forumfree.it/

"Un sogno, ero davanti ad Allah: "Sei stato un buon uomo, ti offro il Paradiso e 72 vergini per te". "Preferirei 48 troione e una cassa di vino..." Mi ha scacciato!"(cit. Francone)
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Re: Diario economico

Messaggioda Dedalus » 12 giu 2013 01:59

o bene informato

per la formulazione della quale ipotesi, mi rendo conto, il visionario rischio di essere io

ma disporsi positivamente ad ignorare qualsiasi coincidenza, a priori, per non rischiare appunto di sembrare visionari, sarebbe pure peggio
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 17 giu 2013 12:41

Dedalus ha scritto:
per la formulazione della quale ipotesi, mi rendo conto, il visionario rischio di essere io

ma disporsi positivamente ad ignorare qualsiasi coincidenza, a priori, per non rischiare appunto di sembrare visionari, sarebbe pure peggio



Girovagando in rete ho trovato questo:


Immagine

http://www.malekigroup.com/web/media/event/de/ProgrammaDIWF_24723.pdf

Partecipano:

S.E. Elio Menzione Ambasciatore Italiano a Berlino e Membro del Consiglio di Amministrazione della Fresenius Medical Care AG & Co. KGaA

- Dr. Emanuele Gatti, Presidente della Camera di Commercio Italiana per la Germania; Membro del Consiglio di Amministrazione della Fresenius Medical Care AG & Co. KGaA

- Maurizio Lupi, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti della Repubblica Italiana

- Hans-Joachim Otto, Segretario di Stato Parlamentare del Ministero Federale dell’Economia e della Tecnologia

- Matteo Renzi, Sindaco di Firenze

- Michele Valensise, Segretario Generale, Ministero Italiano degli Affari Esteri

- Giuseppe Vita, Presidente Unicredit SpA

- Flavio Zanonato, Ministro dello Sviluppo Economico della Repubblica Italiana

- Ferruccio de Bortoli, Direttore Corriere della Sera

- Alessandro Castellano, Amministratore Delegato SACE

- RA/Avv. Wolf Michael Kühne, Partner e esperto M&A DLA Piper

- Lorenzo Bini Smaghi, Presidente SNAM

- Thomas Schmid, Editore Welt Gruppe

- Raimund Becker, Membro del Consiglio Direttivo Bundesagentur für Arbeit

- Stefano Colli-Lanzi, CEO Gi Group e Vicepresidente Assolavoro

- Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo

- Tommaso Pedicini, Caporedattore della trasmissione italiana Radio Colonia, Funkhaus

Europa/WDR

- Alberto Orioli, Vicedirettore Sole 24 Ore
................................................................................

Ci sono proprio tutti......
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 19 giu 2013 10:44

Ritorniamo ai temi di stretta attualità economica...due articoli interessanti.

Questo smitizza i numeri della disoccupazione giovanile in Europa, e fa ricordare il famoso detto (There are lies, damn lies, and statistics): le statistiche sono ottime. Se ben costruite e ne viene spiegato il metodo di raccolta dei dati.

http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2013-06-06/falso-problema-disoccupazione-giovanile-143757.shtml?uuid=AbGJ4Y2H

La vera causa della nostra mancanza di competitività, inutilmente richiamate negli anni da pochi inascoltati economisti: il divario dell'inflazione tra Germania e Italia. Ne avevo parlato anche io, qui ci sono le cifre.

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-06-18/fare-svalutazioni-competitive-leuro-131248.shtml?uuid=Abmze35H
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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 19 giu 2013 11:09

zampaflex ha scritto:Ritorniamo ai temi di stretta attualità economica...due articoli interessanti.

Questo smitizza i numeri della disoccupazione giovanile in Europa, e fa ricordare il famoso detto (There are lies, damn lies, and statistics): le statistiche sono ottime. Se ben costruite e ne viene spiegato il metodo di raccolta dei dati.

http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2013-06-06/falso-problema-disoccupazione-giovanile-143757.shtml?uuid=AbGJ4Y2H

La vera causa della nostra mancanza di competitività, inutilmente richiamate negli anni da pochi inascoltati economisti: il divario dell'inflazione tra Germania e Italia. Ne avevo parlato anche io, qui ci sono le cifre.

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-06-18/fare-svalutazioni-competitive-leuro-131248.shtml?uuid=Abmze35H


ma che dici?
la vera causa è il complotto mondiale della Bilderberg
per fortuna la Modern Monetary Theory ci salverà!
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
(Sam Fuller, a proposito di "The Steel Helmet")

http://fortezza-bastiani.blogspot.com
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 19 giu 2013 17:15

La Cina dominerà il mondo? A quanto pare, proprio no...prima parte.

China’s Innovation Hurdle
By Lyric Hughes Hale

At a meeting in Chicago, the China-United States Exchange Foundation released a report, "U.S.-China Relations in the Next Ten Years." Chicago Mayor Rahm Emanuel opened the meeting, chaired by CH Tung, the former Hong Kong chief executive, as well as Henry Paulson, the former U.S. treasury secretary. The mood was celebratory, especially after the overnight announcement that the presidents of both countries would be meeting in California in June, sooner than expected.

The idea of a bilateral U.S.-China free trade agreement was floated, in effect to create a new G2. The two countries are currently so interdependent that in some ways China and the U.S. are already one nation. I could only imagine the reactions of Japan and the EU to a formal alliance of the world's two largest economies.

My mind wandered back to the book I have been reading recently, Timothy Beardson's Stumbling Giant - The Threats to China's Future. In
particular I remembered one of the author's pithier comments. He said that when commentators coined the new term 'Chimerica' to describe the interconnectedness of both countries, they might have missed the allusion to the word chimerical or fanciful.
In spite of their opposing points of view, both the conference participants and Mr Beardson would agree on at least one point: the current Chinese economic model, based on cheap labor and cheap money, has run its course.

The demographic challenge is the greatest of all. Here is a bracing forecast: China's population in 2100 will shrink to 941 million, but the U.S. population will grow to 478 million. Instead of four Chinese to every American, there will be two. As Beardson notes:
"Societies with steadily falling populations do not normally have a sustained high rate of economic expansion. As China's population is estimated to peak around 2026 and then to fall, there is a narrowing window for China to continue its high economic growth rates."

Comprehensive reforms are needed in the Chinese economy. Absent government policies that will quickly alter the longstanding behavior patterns of Chinese consumers, the middle class and especially the poor will be incentivized to save for retirement, for health care, and for education. Chinese leaders however have fully subscribed to the mantra of gradualism, and what is missing is a sense of urgency about the transition. While
Mr Beardson does not completely dismiss the possibility, he seems unconvinced that these changes, especially the transition to an innovation economy, can be made in time: "The model is comprehensively broken and it faces multiple challenges. China is no longer the cheapest country in which to manufacture. Currency movements have disadvantaged it, wages have risen, social and environmental costs are increasing. Export margins were always thin, but with rising costs there is a little buffer available to absorb the impact... If the old cheap export and fixed investment model is broken, the alternative should be a combination of the long-awaited innovation and domestic consumption. However, the downturn showed that the country's technological and economic competitiveness still lags behind world standards."

Being a superpower involves hard power, military might, soft power and economic dominance. Of course, these are all related, and all are dependent upon the ability to innovate. This, of course, has long been the strong suit of the U.S.
Will China be able to meet the innovation challenge? One of the great successes of Beardson's book is his chapter 'The Elusive Knowledge Economy' in which he describes the current state of innovation in China, as well as the historical and cultural factors that will affect its future development.

"The world appears genuinely worried by China's scientific advances. However, I will argue that the platform is lacking for China to create an innovative economy. This is for reasons of education, history, culture, ethics and politics."
His overall conclusion is stark: 'China is failing in innovation' but he leaves open the possibility that this might change. He knocks down false indicators, pointing out that China's high ranking in terms of R&D spending has been falsely adjusted to reflect local living standards (PPP) while the costs of laboratory equipment, for example, are really based on global standards. These are the fine distinctions that explain a lot.

Based upon Beardson's long and successful history in Asia, unsurprisingly Chinese culture is not neglected. Here he touches on a subject near to my heart, which is the absolute necessity of freedom of information as the basis for innovation. This is also the Achilles heel of Chinese soft power, which suffers when freedom of expression in China is visibly repressed. According to the South China Morning Post, recently university professors in China were given a directive not to discuss the following seven topics: freedom of the press, civil society, civic rights, historical mistakes by the Communist Party, elite cronyism, and an independent judiciary. If universities are the cradle of innovation, this is not the atmosphere in which critical and independent thought can possibly thrive.

In other words, China may accumulate the funding, build the laboratories and staff them, but it might not possess a 'non-hierarchical scientific culture, fertile institutional framework and critical thinking' -- the necessary soft skills... If critical thinking and social stability are seen as opposites in a zero-sum game, China will be the loser. However, China can achieve much if it wills it.

Essentially, Beardson's argument is that China's heretofore-successful model is about to run out of steam, and it will not be able to innovate its way out of this corner without essential political reforms. Some would disagree and cite China's economic success. They note that Haier has become a global company and brand, and that the Internet in China in particular has created many innovations and changed the lives of hundreds of millions of Chinese. Steve Blank, of the Haas School of Business at Berkeley, recently visited web companies in both China and Japan. He sees China at a turning point, rather than reaching a hard limit, as he describes innovation with Chinese characteristics:
"For the last 10 years China essentially closed its search, media and social network software market to foreign companies with the result that Google, Facebook, Twitter, YouTube, Dropbox, and 30,000 other websites were not accessible from China. This left an open playing field for Chinese software startups as they 'copy to China' existing U.S. business models. Of course 'copy' is too strong a word. Adapt, adopt and extend is probably a better description. But for the last decade 'innovation' in Chinese software meant something different than it did in Silicon Valley. China Startups-The Gold Rush & the Fire Extinguishers "

Dan Harris, an intellectual property attorney and author at China Law Blog, looks at another aspect of innovation that is often cited as evidence that China is pulling ahead of the U.S. – the number of patent applications filed by Chinese companies. In a recent article he cites the $18B China now pays for licensing foreign technologies.
Those who say China is innovating often cite the massive numbers of IP filings being made by Chinese companies in China. I use those numbers to counter those who allege that filing trademarks, copyrights and patents in China is a waste of time, but I do not think they show much regarding innovation.

But the new (to me anyway) numbers that I found most salient are those relating to patent licensing. In 2012 (according to the Financial Times) 'China had a record deficit in royalties and license fees of nearly $17bn – compared with an $82bn surplus for the US'. China's $17bn deficit is a result of China paying out $18bn in royalties and license fees and collecting only $1bn in such fees. I see these numbers as extremely meaningful and what they say is that China is having to pay huge sums to other countries for innovations created outside of China and substantially less is being paid to China for innovations created there. Indeed, it is quite possible that a large chunk of the $1bn going into China for licensing and royalty payments is for innovations created by foreign subsidiaries doing research and development work within China.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 19 giu 2013 17:38

Seconda parte.

Chinese industry: Ambitions in excess
By Jamil Anderlini
Overcapacity fuelled by subsidies threatens the world's second-biggest economy
Shi Zhengrong became known as the "sun king" around the time he was named China's fifth-richest man in 2006. Barely three years later, Suntech, his New York-listed company, was the world's largest solar panel-maker, producing enough solar cells each year to power 1m energy-guzzling US homes.
To struggling manufacturers in the US and Germany, Suntech was part of an unstoppable juggernaut that undercut markets, flooded the world with ultra-cheap products and put competitors out of business. Indeed, the European Commission is threatening to raise import tariffs on Chinese producers for allegedly selling solar panels in Europe for less than they cost to make.
But China's business model is far from unassailable. In March, Suntech filed for bankruptcy protection. From a market value of $16bn at its peak, the company is now worth about $180m. The sun king has been dethroned as chairman.
In fact, the solar industry is only the most pronounced example of broader overcapacity in China. Its rise and fall has followed a pattern that is becoming familiar across the world's second-biggest economy.
The problems stem from China's industrial policies and a vast array of subsidies that allow whole sectors to spring up overnight. Ambitious local officials are keen to lavish government money on what they hope will be success stories that can further their careers.
"When you have administrative measures you get huge overcapacity and this country has created overcapacity in a whole lot of areas," says Hank Paulson, former US Treasury secretary, who often visits China. "It's not just clean technologies; steel, shipbuilding we can name all the areas."
From chemicals and cement to earthmovers and flatscreen televisions, Chinese industry is awash with excess capacity that is driving down profits inside and outside the country and threatens to further destabilise China's already shaky growth.
It is not a new problem; it was exacerbated by Beijing's response to the financial crisis in 2008 and continues to worsen despite years of government efforts to curtail it. China produces nearly half of the world's aluminium and steel and about 60 per cent of the world's cement but new production is being added rapidly, even as the economy cools.
China's output expanded 7.8 per cent last year – its slowest pace in 13 years – and after a brief rebound in the fourth quarter, growth has slumped further in the first half of this year.
Aluminium prices have dropped precipitously in recent years and more than half of China's aluminium producers operate at a loss. Despite this, smelters are being built nationwide, even though producing the metal requires huge amounts of energy, water and bauxite, all of which are scarce in China. Foreign producers are also being forced to close because of the excess supply spilling out of China.
Only about two-thirds of cement capacity was used last year, according to a survey from the China Enterprise Confederation.
For global manufacturers, the China effect over the past decade has been fearsome. It has destroyed jobs and capacity all over the world, shuttering factories in competitor nations.
But in almost every sector where China's low-cost goods have come to dominate, something strange has happened. Once the bulk of global manufacturing in a given industry has moved to China, overcapacity quickly follows and these sectors begin to cannibalise themselves. Suntech was a prime example.
Li Junfeng, a senior energy policy adviser at China's state planning agency, likens the country's solar sector to a patient on life support and says at least half of global solar capacity needs to be shut. "Overcapacity results in low-price competition; all industries experiencing overcapacity have this problem," Mr Li says.
An older example is the mobile handset market, which the Chinese government set out to dominate a decade ago with national champions sporting names such as Panda, Konka and Ningbo Bird.
Even in China not one of these companies is a household name today. But many analysts had once predicted these low-cost producers would rise to become the Chinese equivalents of Nokia, Ericsson and Motorola.
The Chinese government, particularly local authorities, poured vast subsidies into these companies in the hope of turning them into global forces but they all eventually lost the race to develop new technology.
"There was a lot of talk back then about how these companies would become great new Chinese technology giants and they certainly threatened their international competitors by eating away at the low end of the value chain," says Anne Stevenson-Yang, research director at J Capital Research. "But over time Chinese companies tend to remain factories that manufacture huge amounts of low-end, undifferentiated stuff."
Several studies have found that the ability of Chinese industry to dominate global manufacturing in certain sectors is largely due to subsidies, most of which are provided by local and provincial governments.
In a recent study, Usha and George Haley, US-based academics, studied how Chinese steel, glass, paper and auto parts producers turned from bit players and net importers to the world's largest manufacturers and exporters in just a couple of years.
In each of these highly fragmented, capital-intensive industries, labour accounted for between 2 and 7 per cent of costs and the vast majority of companies enjoyed no economies of scope or scale.
"Our findings contradict the widespread belief that China's enormous success as an exporting nation derives primarily from low labour costs and deliberate currency undervaluation," says Usha Haley. "There is enormous overcapacity and no gauging of supply and demand and we found that subsidies account for about 30 per cent of industrial output. Most of the companies we looked at would probably be bankrupt without subsidies."
Besides direct cash infusions, many local governments in China provide very cheap land, cheap credit, discounted utilities and tax breaks to state-owned and private companies that set up in their backyards.
In a research report on government subsidies to non-state owned Chinese companies, Matthew Forney and Laila Khawaja from the research consultancy Fathom China found that most companies surveyed received some form of direct subsidy.
"The bottom line is that officials who climb the [Communist] party ladder fastest are usually those who oversee the most flashy investment projects and the fastest growth," Mr Forney and Ms Khawaja say. "Offering subsidies to private companies looking to expand can help localities clinch an investment deal that brings jobs and tax revenue."
. . .
Some of the most heavily subsidised companies in China are automakers, such as Chery, BYD and Geely. Some analysts predict they will ultimately meet the same fate as the handset makers.
Overcapacity in the auto industry is rampant and in the case of Geely, which bought Volvo in 2010, more than half of its net profits came directly from subsidies in 2011. In fact, subsidy income for Geely that year was more than 15 times greater than the next biggest source of net profits – "sales of scrap metal" – according to analysis from Fathom China.
In the case of Mr Shi the sun king, subsidies and grants from a local government were crucial in convincing him to return to China from Sydney, where he lived in the suburbs and drove a Toyota Camry to his job as an executive in a solar start-up company. Mr Shi and Suntech both declined to comment. In 2000, the government of Wuxi, near Mr Shi's birthplace in eastern China's Jiangsu province, was eager to establish a solar industry so officials set out to lure him back with promises of support.
"Suntech is a seed sown by the Communist party committee of the Wuxi government," Mr Shi said in a speech in March 2011 to welcome Yang Weize, the former Wuxi party secretary, to Suntech's new headquarters in the city. "During Suntech's start-up phase we experienced intense pressure but Wuxi continuously watered and nurtured this seed."
Thanks partly to his success in fostering Wuxi's solar industry, Mr Yang was promoted in 2010 to become the party secretary of Nanjing, one of China's largest cities. Throughout the country, party officials take note of this kind of meteoric rise and arrive at the conclusion that they too can reach great heights by subsidising businesses.
This drives intense inter-regional competition and a race to the bottom between local governments, which often decide not to enforce environmental, safety and labour laws in order to keep jobs and taxes (and kickbacks) in their jurisdictions.
Another big problem for almost every industry is that companies' investment and growth plans have been predicated on the belief that the government would never allow growth to drop below 8 or 9 per cent.
This perception was encouraged by Beijing's response to the 2008 crisis, when it launched a Rmb4tn ($650bn) stimulus, unleashing a construction boom to prop up stumbling growth.
. . .
Today, as growth slips towards 7.5 per cent and lower, China's new leaders do appear more determined than their predecessors to tackle overcapacity.
"We intend to accelerate the transformation of the economic development model and vigorously adjust and optimise the economic structure," said Zhang Gaoli, the executive vice-premier in charge of the economy and a member of the all-powerful Standing Committee of the politburo, in a speech this month. "We will strictly ban approvals for new projects in industries experiencing overcapacity and resolutely halt construction of projects that violate regulations."
However, Beijing has tried for years to tackle this problem but meets fierce resistance from local governments trying to protect their local "seeds". Analysts and officials say bankruptcies such as that of Suntech are still unusual and tend to happen only when a company is beyond rescue or local officials want to seize ownership. But the scale of overcapacity and the slowdown in Chinese growth suggest many more people will suffer the fate of the sun king.
Mr Shi remains in Wuxi and is still the largest single shareholder in Suntech but, according to Chinese media, he is the subject of an investigation into his role in the company's fall.
"The problem with subsidies everywhere is they tend to support activity not outcomes and they become more of a problem when they're just subsidising inefficiencies," says John Rice, vice-chairman of General Electric, who heads GE's global operations from Hong Kong.
"If you do that in perpetuity it just increases the size of the anchor that drags down growth."
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Re: Diario economico

Messaggioda tisana » 20 giu 2013 07:54

zampaflex ha scritto:....

INIZIO OT: ciao Zampa, bentornato! :D
hai visto che bello il primo articolo? Questo giro mi sono divertita proprio tanto a leggerli!
FINE OT
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 20 giu 2013 11:31

tisana ha scritto:
zampaflex ha scritto:....

INIZIO OT: ciao Zampa, bentornato! :D
hai visto che bello il primo articolo? Questo giro mi sono divertita proprio tanto a leggerli!
FINE OT


Ciao! Scrivi ancora da down under? :wink:
Già, proprio due articoli interessanti. Vedere quanta parte dei bilanci di molti produttori industriali cinesi sia fatta dai sussidi statali fa rabbrividire.
Mi ricorda un bravissimo gestore di fondi (Ray Dalio forse) che già da tempo sostiene che la Cina è cotta.
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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 20 giu 2013 11:39

"The roots of Italian stagnation"
http://www.voxeu.org/article/roots-italian-stagnation#

Immagine

Unit labour cost-based real effective exchange rates

Immagine

Hourly labour productivity


.... e vogliamo dare la colpa ai complotti?
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
(Sam Fuller, a proposito di "The Steel Helmet")

http://fortezza-bastiani.blogspot.com
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 20 giu 2013 11:53

"While the severity of the downturn is clearly a cyclical phenomenon owing much to the fiscal contraction, its persistence, that is, the inability of the country to grow out of it, is the legacy of more than a decade of a lack of reforms in credit, product and labour markets, which suffocated innovation and productivity growth, and resulted in wage dynamics that were completely decoupled from labour productivity and demand conditions."

...ho insistito per anni sulla completa disgrazia che è stato il ventennio berlusconiano. Un osservatore imparziale si sarebbe aspettato da un governo di destra liberista delle riforme di destra liberista. Peccato che invece fosse un cialtrone nazionalista e populista. Tale e quale Mussolini (che ha prodotto gli stessi orrendi e drammatici risultati sul sistema economico italiano, a suo tempo).
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 27 giu 2013 14:16

...dove si vede che la riduzione del tasso di crescita dei prestiti bancari è in corso in TUTTA Europa e non solo in Italia, per via di tre ragioni:
- crisi economica, normalmente vuole dire meno ricorso al credito commerciale a breve termine;
- Basilea II / III, quindi riduzione della massa di attività bancarie (tra cui i prestiti) perché l'alternativa è ricorrere a massicci aumenti di capitale per ottemperare ai requisiti di capitale richiesti dalla regola (e dal mercato, anche, direi);
- sgonfiamento della bolla del credito facile degli anni duemila.

http://soberlook.com/2013/06/massive-decline-in-euro-areas-excess.html
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Re: Diario economico

Messaggioda Dedalus » 27 giu 2013 15:17

Che l'Italia e la Germania abbiano un diverso grado di competitività è chiaro.

Se due paesi che sono distanti o peggio si allontanano quanto a competitività (ad esempio perché uno dei due è governato metà tempo da Berlusconi e l'altra metà dagli inciucioni del PD, o per qualsiasi altra ragione) si trovano ad avere la stessa moneta, la quale ovviamente viene regolata e gestita in favore delle esigenze del paese più forte, il paese più debole può solo morire di crisi deflattiva. Entrato nel circolo dflattivo, più si incaponisce a "fare i compiti a casa", pensando di riparare, più si strozza con le sue mani.

Se i due paesi hanno ognuno la propria moneta, possono giocarsela manovrando ognuno secondo le proprie necessità e le proprie caratteristiche, sfruttando il campo di gara comune dei mercati, subendo su un lato la supremazia altrui ma andando a cercarsi spazio e vento dove pu trovarlo, come è in ogni regata che si rispetti.

Come si possa pretendere di costruire la rappresentazione di un sistema economico senza tenere conto della criticità della regolazione della moneta, non riesco a capirlo.
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 27 giu 2013 16:37

Dedalus ha scritto:Se i due paesi hanno ognuno la propria moneta...


Certo, abbiamo giocato a quel giochino per decenni.
E ci siamo trovati col debito pubblico fuori controllo, l'inflazione perennemente più alta della media europea (che erodeva il differenziale competitivo dato dalla svalutazione) e i tassi sul debito e a cascata anche quelli bancari notevolmente più alti (idem come sopra).

Nel 1995 i nostri BTP rendevano il 14%, i tedeschi e i Francesi l'8%. Chi ci ha guadagnato di più dall'Euro?
Pensa se avessimo preso le decisioni giuste nel campo della gestione dell'economia...
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 27 giu 2013 23:04

zampaflex ha scritto:Pensa se avessimo preso le decisioni giuste nel campo della gestione dell'economia...


Si vabbè...con certi figuri al governo che scelte vuoi fare?

Queste sono le parole di Alfano nella trasmissione Porta a Porta riguardo allo stop sull'aumento IVA e IMU:

".....Siamo riusciti ad evitare una nuova tassa per i cittadini. In passato tutte le manovre sono state coperte con nuove tasse per l’80% e solo con il 20% di tagli della spesa pubblica. Non aver consentito l'aumento è un gol in materia fiscale: è una cosa cui tenevamo molto e si è realizzata...."

Alfano ha ragione, infatti il rinvio Iva è coperto al 78% con aumenti di tasse. Il miglioramento, rispetto alla media storica dell'80% è del 2%. Un primato. Anzi...un primate!

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-06-27/dalle-tasse-copertura-063730.shtml?uuid=Abdiks8H

Angelì__mavattelapiandercu£o______________________________________________!!!!! :twisted:
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Re: Diario economico

Messaggioda Dedalus » 01 lug 2013 10:36

zampaflex ha scritto:
Dedalus ha scritto:Se i due paesi hanno ognuno la propria moneta...


Certo, abbiamo giocato a quel giochino per decenni.
E ci siamo trovati col debito pubblico fuori controllo, l'inflazione perennemente più alta della media europea (che erodeva il differenziale competitivo dato dalla svalutazione) e i tassi sul debito e a cascata anche quelli bancari notevolmente più alti (idem come sopra).

Nel 1995 i nostri BTP rendevano il 14%, i tedeschi e i Francesi l'8%. Chi ci ha guadagnato di più dall'Euro?
Pensa se avessimo preso le decisioni giuste nel campo della gestione dell'economia...



Niente, non ce la fai ad uscire dal loop dell'unico responsabile.

Qui non siamo in un giallo di Agatha Christie, dove alla fine si scopre l'assassino.

Qui siamo di fronte ad un sistema complesso che per funzionare bene o anche solo muoversi DEVE poter contare sul fatto che tutti i pezzi essenziali della macchina siano in ordine e funzionanti.

E se non hai una moneta che si adegua tempestivamente ed oculatamente al livello di competitività del paese, è come portare una barca a vela di cui non puoi variare la superficie delle vele!
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 01 lug 2013 11:45

Dedalus ha scritto:
zampaflex ha scritto:
Dedalus ha scritto:Se i due paesi hanno ognuno la propria moneta...


Certo, abbiamo giocato a quel giochino per decenni.
E ci siamo trovati col debito pubblico fuori controllo, l'inflazione perennemente più alta della media europea (che erodeva il differenziale competitivo dato dalla svalutazione) e i tassi sul debito e a cascata anche quelli bancari notevolmente più alti (idem come sopra).

Nel 1995 i nostri BTP rendevano il 14%, i tedeschi e i Francesi l'8%. Chi ci ha guadagnato di più dall'Euro?
Pensa se avessimo preso le decisioni giuste nel campo della gestione dell'economia...



Niente, non ce la fai ad uscire dal loop dell'unico responsabile.

Qui non siamo in un giallo di Agatha Christie, dove alla fine si scopre l'assassino.

Qui siamo di fronte ad un sistema complesso che per funzionare bene o anche solo muoversi DEVE poter contare sul fatto che tutti i pezzi essenziali della macchina siano in ordine e funzionanti.

E se non hai una moneta che si adegua tempestivamente ed oculatamente al livello di competitività del paese, è come portare una barca a vela di cui non puoi variare la superficie delle vele!


Rovesciamo il punto di vista: data una moneta con cambio fisso nei confronti dei partners europei e tendenzialmente sopravvalutata nei confronti del dollaro, perché il vent'anni non siamo stati capaci di adeguare ad essa la nostra struttura dei costi?
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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 01 lug 2013 14:48

oggi per esempio ho visto due operai che installavano fibre ottiche
sono rimasti più di mezz'ora senza fare niente
probabilmente attendevano l'arrivo di altri operai che dovevano scavare una buca

pagati senza fare nulla per colpa della disorganizzazione e il mancato coordinamento ad esempio

quanto costa un lavoro simile in Germania, quanto è più produttivo?

e diamo tutta la colpa alle banche o agli speculatori?
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Re: Diario economico

Messaggioda bpdino » 01 lug 2013 15:03

tenente Drogo ha scritto:oggi per esempio ho visto due operai che installavano fibre ottiche
sono rimasti più di mezz'ora senza fare niente
probabilmente attendevano l'arrivo di altri operai che dovevano scavare una buca

pagati senza fare nulla per colpa della disorganizzazione e il mancato coordinamento ad esempio

quanto costa un lavoro simile in Germania, quanto è più produttivo?

e diamo tutta la colpa alle banche o agli speculatori?


Oggi ho visto uno che ha stava guardando due operai che... nel frattempo lurkavo sul forum per più di mezz'ora :mrgreen:
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 02 lug 2013 14:13

Qualche informazione fresca e interessante sulla nostra forza occulta e sui nostri difetti palesi ma ignorati.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-07-02/quel-cuneo-ripresa-063719.shtml?uuid=Ab1tPNAI

"E si è confusa erroneamente la bassa crescita del Pil italiano con una mancanza (non vera) di competitività esterna, essendo le cause della crescita anemica complessiva del nostro Pil da ricercarsi invece nella debole dinamica del mercato interno, nella scarsa liberalizzazione dei mercati domestici (soprattutto dei servizi), nelle inefficienze e pesantezze della burocrazia..."
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Re: Diario economico

Messaggioda Dedalus » 02 lug 2013 23:21

zampaflex ha scritto:
Dedalus ha scritto:
zampaflex ha scritto:
Dedalus ha scritto:Se i due paesi hanno ognuno la propria moneta...


Certo, abbiamo giocato a quel giochino per decenni.
E ci siamo trovati col debito pubblico fuori controllo, l'inflazione perennemente più alta della media europea (che erodeva il differenziale competitivo dato dalla svalutazione) e i tassi sul debito e a cascata anche quelli bancari notevolmente più alti (idem come sopra).

Nel 1995 i nostri BTP rendevano il 14%, i tedeschi e i Francesi l'8%. Chi ci ha guadagnato di più dall'Euro?
Pensa se avessimo preso le decisioni giuste nel campo della gestione dell'economia...



Niente, non ce la fai ad uscire dal loop dell'unico responsabile.

Qui non siamo in un giallo di Agatha Christie, dove alla fine si scopre l'assassino.

Qui siamo di fronte ad un sistema complesso che per funzionare bene o anche solo muoversi DEVE poter contare sul fatto che tutti i pezzi essenziali della macchina siano in ordine e funzionanti.

E se non hai una moneta che si adegua tempestivamente ed oculatamente al livello di competitività del paese, è come portare una barca a vela di cui non puoi variare la superficie delle vele!


Rovesciamo il punto di vista: data una moneta con cambio fisso nei confronti dei partners europei e tendenzialmente sopravvalutata nei confronti del dollaro, perché il vent'anni non siamo stati capaci di adeguare ad essa la nostra struttura dei costi?


Ma non c'è da capovolgere nessun punto di vista!

Bisogna solo capire che senza poter manovrare la moneta l'economia di QUALSIASI paese va a puttane, è come pretendere di guidare una macchina senza poter regolare l'acceleratore. Vai a sbattere oppure non ti muovi di un millimetro.

Se poi si vanno a cercare le ragioni della diversa competitività le si trovano, ma io mica l'ho capito perché noi dovremmo flagellarci dei nostri peccati e farci spellare dai tedeschi, tenendoci la loro moneta. Come se i tedeschi fossero perfetti. Chi fa così dimostra il piacere di essere colonia, dimostra di avere lo spirito dello schiavo, del piglinculo come diceva Sciascia.

Mettere insieme Finlandia e Grecia, Olanda e Spagna, Germania e Italia tutti nella stessa moneta, aspettandosi che tutti raggiungessero sostanzialmente lo stesso grado di competitività nel giro di un paio di lustri è una cosa talmente folle che NESSUNO sano di mente poteva aspettarsi che potesse succedere davvero. L'euro è una cosa nata male, e tutti gli studiosi seri, gli americani liberisti sopra di tutti, lo hanno detto sin dal principio.

Il fatto che ancora tanti fra di noi, come te, stiano qui a fare benaltrismo moralistico autoflagellante anche davanti all'evidenza di un fallimento clamoroso che rischia di riportare indietro le lancette della storia di diversi secoli in Europa, è la causa per cui il paese e il continente intero rimangono inerti a farsi massacrare, pensando che se lo meritino. Come se avere un'economia meno competitiva di un'altra fosse motivo sufficiente per partire con la devastazione programmata del paese e la sua riduzione alla miseria totale.

Peggio dei nazisti, siete. Folli, ciechi e violenti.
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”

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