Diario economico

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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 18 nov 2024 14:03

uno dei due o tre problemi più gravi che dovrà affrontare l'Italia (*)

ma io l'altro giorno al bar ho sentito che il problema più grave dell'Italia sono gli immigrati

le chiacchiere da bar si trasformano in voti


(*) i problemi più gravi secondo me:

- quello energetico
- quello demografico
- poche persone formate per i lavori ad alto valore aggiunto, tante persone poco formate a fare lavori pagati poco a basso valore aggiunto (camerieri, operatori di call center ...)
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Tutto questo ha aiutato il film.
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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 19 nov 2024 20:44

Massimo Fontana su Facebook
sempre interessante da leggere

-----------------

Con la vittoria di Trump è tornato prepotentemente alla ribalta il tema del protezionismo, il quale è da sempre considerato l’argomento economico più importante da parte del prossimo presidente americano.
C’è però un punto fondamentale da tenere bene a mente: il fatto che milioni di persone credano che il protezionismo sia utile non rende questo pensiero vero.
L’evidenza che abbiamo va anzi verso l’esatto contrario, ovvero che il protezionismo è un vero e proprio suicidio economico.

Oggi cercheremo di spiegare esattamente questo, considerando anche l’ipotesi del commercio “equo”, ovviamente da intendersi a parità di condizioni concorrenziali, quali i salari, tanto in voga questa versione in Europa.
In realtà non c’è nulla di nuovo, sono tutte cose già scritte ed esaminate, ma visto l’andazzo generale è sempre bene ripartire dalle basi e spiegare concetti che sono in effetti molto importanti.
E la base di partenza non può che essere la teoria ricardiana dei vantaggi comparati.
Perchè usiamo questa teoria?
Molto semplicemente perchè è ....vera.
Come scrive Paul Krugman, quindi non certamente un fanatico ultraliberista, nel suo manuale di economia internazionale "...la previsione principale del modello di Ricardo.....è stata decisamente confermata nel corso degli anni da un certo numero di studi" (1)

Iniziamo, e per farlo semplifichiamo al massimo i concetti riportandoli al vivere quotidiano con un classico esempio slegato dai commerci e riguardante la divisione del lavoro.
Ipotizziamo di essere un avvocato e che il suo guadagno sia 50 euro l'ora.
L'avvocato però è da solo.
Deve occuparsi delle cause, ma deve anche scriversi tutti i testi, le note, tenere la contabilità , etc.
In sostanza in un mese di 160 ore di lavoro, probabilmente ne deve perdere metà in scartoffie varie.
Ciò vuol dire che a 50 euro l’ora, può fatturare non 160 ore, ma 80.
Abbiamo quindi in un mese di lavoro:
- 1 occupato ( l'avvocato)
- 50*80=4000 euro di guadagno.
Cosa potrebbe fare a questo punto per aumentare i suoi guadagni?
Semplice.
Decide di usare 10 dei 50 euro di guadagno orario per assumere una segretaria che faccia al suo posto il lavoro di cancelleria.
Lui in questo modo può concentrarsi esclusivamente sul tipo di lavoro ad alto valore aggiunto, ovvero quello prettamente legale, in modo da poter fatturare 50 euro all'ora per tutta la durata del mese lavorativo.
in questo modo il nuovo equilibrio sarà:
- 2 occupati (l'avvocato e la segretaria)
- 50*160=8000-(10*160)=6400 euro di guadagno.

Quindi, con "l'apertura" del suo mercato interno, e rinunciando a "produrre" il bene a minore valore, l'avvocato si specializza nel lavoro più produttivo aumentando così il lavoro complessivo totale e i guadagni suoi e della sua segretaria, la quale d'altro canto può ottenere un lavoro e specializzarsi su questo rendendolo qualitativamente migliore rispetto a quando a farlo era l'avvocato.
Lo stesso funziona con gli stati.
Nel momento in cui si aprono al libero commercio, possono specializzarsi nei settori dove maggiore è la produttività spingendo così i guadagni, l'occupazione complessiva e last but not least i salari.
Non è quindi un caso, giusto per rinfrescare la memoria, se l'Italia ha vissuto il più lungo periodo di stasi economica durante gli anni del fascismo autarchico, mentre ha avuto i tassi di crescita più alti negli anni '50 , quando è entrata nella allora Cee e ha iniziato a diminuire i dazi commerciali.

Ma torniamo a noi.
Cosa succede invece nel momento in cui un paese decide di andare fino in fondo nella sua politica protezionista?
Ce lo dice la teoria vista sopra: nel momento in cui viene messo un dazio doganale, viene meno la spinta alla specializzazione produttiva del paese.
Quindi si produrranno maggiormente beni a basso valore aggiunto se non addirittura a guadagno negativo (come l'intero settore automobilistico delle auto della fascia più bassa).
Di più: la diminuzione della produttività che si ottiene col dazio, comporta un aumento relativo del prezzo del bene tassato.
Va da sè che un aumento del prezzo dei beni porta ad una diminuzione dei redditi reali.
Quindi un impoverimento.
In sostanza è come se nell'esempio dell'avvocato visto sopra, il soggetto in questione decidesse di licenziare la sua segretaria e di mettersi lui a fare il lavoro di cancelleria.
Lo può fare certamente, ma così facendo diminuirà i suoi guadagni di oltre il 30%, senza considerare che una segretaria specializzata li farebbe sicuramente meglio.
La politica protezionista quindi è la via sicura verso meno lavoro complessivo e redditi più bassi.

Di solito però a questo punto interviene una obiezione.
In sostanza la posizione è questa: "la teoria sarebbe giusta se a commerciare tra loro fossero solo paesi dal costo del lavoro simile. Oggi però non è così e questo porta ad esempio la Cina a fare concorrenza sleale".
Come si vede questa posizione è fortunatamente un pochino diversa da quella di chi rigetta in toto il libero commercio.
Purtroppo, come pensiero, è altrettanto errato quanto il protezionismo duro e puro e denota solo una cosa: la mancata comprensione del reale funzionamento della teoria ricardiana.
Cerchiamo allora di spiegare il perché.
Riprendiamo l'esempio dell'avvocato e della segretaria.
L'avvocato guadagna 50 dollari all'ora.
La sua segretaria 10 dollari l'ora.
Il rapporto è 5, ovvero il guadagno della segretaria è 5 volte inferiore a quello dell'avvocato.
Poniamo che l'avvocato voglia fare il lavoro della sua segretaria.
Per poter concorrere nel mercato dovrà diminuire il suo costo fino ai 10 dollari della segretaria.
Questa è la contestazione dei critici della concorrenza "sleale" dal punto di vista dei salari.
Ma il punto è un altro: perché l'avvocato possa fare realmente concorrenza alla sua segretaria non deve necessariamente abbassarsi lo stipendio al suo livello.
Può tranquillamente compensare con una maggiore produttività.
Spieghiamo: ipotizziamo che la segretaria produca 5 documenti all'ora.
Il costo orario dei documenti prodotti sarà così: 10/5=2 euro.
Ipotizziamo peraltro che l'avvocato, grazie magari all'uso di un computer con il quale può fare copia/incolla possa produrre 25 documenti all'ora.
Il costo orario sarà così: 50/25=2 .
Ovvero, pur avendo un costo del lavoro 5 volte superiore a quello della sua segretaria, l'avvocato potrebbe tranquillamente essere competitivo con la sua segretaria.
Qual è la variabile chiave e dirimente?
Una sola: la produttività.

Ma c'è di più: se consente di guadagnare, la concorrenza dei paesi a basso costo del lavoro è ininfluente.
Ma se non permette di guadagnare?
La risposta è ovvia: se non permette di guadagnare vuol dire che nella produzione di quel bene la produttività è bassa.
Ma se un settore ha una produttività bassa, cosa bisogna fare?
Risposta: chiuderlo.
Perchè?
Perchè la capacità di aumentare i redditi e i salari si ha solo se la produttività aumenta.
Se questa ristagna invece o peggio è bassa, come conseguenza ristagnerà anche la crescita dei redditi.
Ecco allora il vero insegnamento della teoria dei vantaggi comparati di Ricardo: l'apertura alla concorrenza estera obbliga le economie a specializzarsi dove sono più produttive.
Ed è esattamente questo ciò che porta alla crescita economica e all'aumento dei redditi.
E anzi, la concorrenza dei paesi a bassi salari è ancora più benefica, in quanto costringe le economie ad essere sempre più produttive proprio per contrastare la concorrenza salariale.
Elucubrazioni mentali di sporchi liberisti affamatori di popoli?
Leggiamo di nuovo il Krugman (che preciso è quello dei manuali di economia internazionale, non quello degli articoli sui giornali): " ..... cosa dice l'evidenza empirica? La risposta è che nel mondo reale i salari riflettono effettivamente le differenze di produttività tra paesi." (2)

Va da se che se un paese si impegna con i dazi a proteggere i settori dove non riesce a competere a causa del costo del lavoro, si condannerà semplicemente a mantenere sempre lo stesso livello di produttività e perciò a non crescere.
Ma vale sempre questo discorso?
In fin dei conti alcuni settori strategici è assolutamente vitale che un paese non debba perderli.
Trattare compiutamente anche questo aspetto ci porterebbe troppo lontano, ma una cosa si può tranquillamente dire: la protezione dei settori strategici non è quanto vuole fare Trump.
Lui i dazi li vuole mettere su tutti i settori.

Ma alla fine, cosa ci rimane di tutto questo discoro?
Semplicemente questa piccola verità: piaccia o non piaccia la teoria di Ricardo è corretta e vale anche e soprattutto nel caso della concorrenza dei paesi emergenti.
Verrà capito tutto ciò?
Ovviamente no.
Come diceva il nobel Samuelson, la teoria dei vantaggi comparati di Ricardo è l'esempio perfetto di teoria economica certamente vera, ma non compresa nemmeno dalle persone più intelligenti.
Considerando che già queste scarseggiano, fate un pò voi.
Buona serata a tutti.

(1) Brano tratto da "economia internazionale I", di Krugman, Obstfeld,Melitz, edito da Pearson, pag.62.
(2) Brano da "Economia internazionale I", di Krugman, Obstfeld, Melitz, edito da Pearson , pag.53, decima edizione italiana.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 19 nov 2024 21:40

Eterogenesi dei fini: i meno abbienti votano il magnate protezionista nella illusione che migliorerà la loro condizione, e si troveranno invece più poveri e meno competitivi.
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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 20 nov 2024 00:46

zampaflex ha scritto:Eterogenesi dei fini: i meno abbienti votano il magnate protezionista nella illusione che migliorerà la loro condizione, e si troveranno invece più poveri e meno competitivi.


è controintuitivo pensare che il protezionismo danneggi e libero scambio sia positivo

eppure è così
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 20 nov 2024 12:59

https://corrieredelveneto.corriere.it/notizie/economia/24_novembre_14/crisi-e-lavoro-l-economista-piccole-aziende-e-poca-produttivita-basta-con-la-difesa-di-un-modello-superato-36220823-d810-4561-98f5-881fb7179xlk.shtml

Lo dico da anni, le nostre aziende sono mediamente nane e perciò incapaci di proiettarsi in mercati nuovi perché impossibilitate ad investire tanto quanto un mercato globalizzato richiede.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 21 nov 2024 16:53

Argomento tabù in Italia, soprattutto ad opera del Cav. e suoi eredi, è quello delle imposte di successione.
Trovo un buon articolo di confronto con altri paesi europei e ne approfitto per verificare quali differenze ci siano (spoiler: siamo il solito paese populista).

Un italiano che eredita fino a un milione di euro non paga nulla perché la tassa di successione si applica, per i coniugi e i figli, solo sopra questa cifra. Se riceve dai genitori una seconda casa, come spesso capita, versa solo l’imposta ipotecaria e quella catastale, che ammontano rispettivamente al 2% e all’1% del valore catastale dell’immobile. Considerando che questo valore medio è inferiore a 80mila euro, paga non più di 2.400 euro. Se, invece, l’eredità supera il milione di euro versa solo il 4% della parte eccedente questa soglia, che diventa l’8% se invece di un figlio si tratta di qualcuno che non è parente.

Molto diverso il panorama in Europa. In Germania, per esempio, se gli asset coinvolti ammontano a 500mila euro vanno pagati in tasse 7mila euro; se arriva a 1 milione le imposte sono di 75mila euro. In Germania, infatti la franchigia per i figli è di 400mila euro, molto inferiore a quella italiana di un milione, e le aliquote da applicare sono progressive, come quelle dell’Irpef: partono dal 7% fino ai primi 75mila euro eccedenti la franchigia di 400mila euro, per poi salire all’11% fino a 300mila, al 15% fino a 600mila e via via fino all’aliquota massima del 30% oltre i 26 milioni. Questa però diventa del 50% se l’erede non è un figlio o un coniuge, ma un parente lontano o qualcuno senza legami di parentela.

Nei Paesi Bassi un’eredità di 500mila o 1 milione di euro produce tasse rispettivamente di 79.725,8 e di 179.725,8 euro, perché in questo caso la franchigia è ancora più bassa, solo di 25.187 euro, l’aliquota è già del 10% per i primi 152.368 successivi ai 25.187 e diventa del 20% per le somme successive. In Francia le imposte, invece, sono di 78.194 euro, in caso di una somma di 500mila euro, e di 212.961, per 1 milione. Restano esclusi dalla tassazione i primi 100mila euro ma le aliquote, progressive, sono mediamente più elevate: del 20% già dopo 15.933 euro (oltre i 100mila di franchigia) e del 30% dopo i 552.325 euro. Oltre un milione e 806mila si arriva addirittura al 45%.

Ancora peggio va in Spagna dove la franchigia ammonta solo a 15.956 euro oltre i quali vengono applicate molte aliquote progressive che partono dal 7,65% (quindi già molto superiore a quella italiana del 4%) fino ad arrivare al 34% dopo i 797.555,08 euro. Ma non basta, perché dopo i 402.678,11 euro viene applicato un coefficiente aggiuntivo del 5% anche per i parenti più stretti, che diventa del 10% e del 20% dopo circa 2 e 4 milioni, e addirittura superiore al 100% per chi non è un parente. Di conseguenza con un’eredità di 500mila euro e di 1 milione un figlio paga rispettivamente 110.090 e 283.840 euro. Nel caso spagnolo ci sono poi variazioni in base alla regione, così come in tutti i Paesi sussistono eccezioni e casi particolari che riguardano alcuni tipi di asset, come la casa oppure le quote di aziende, in particolare nel caso di piccole imprese, o ancora l’età dei figli che ereditano dai genitori.

In media, però, è innegabile che la successione, o anche la donazione (quasi sempre trattata allo stesso modo) sia molto meno costosa in Italia. Sono solo cinque, e tutti molto più piccoli del nostro e degli altri Paesi analizzati, gli Stati in cui la tassa di successione è stata abolita nell’Unione Europea, Svezia, Austria, Portogallo, Cipro e Malta che, insieme, rappresentano solo il 9% del Pil europeo.
Il risultato è che le imposte sull’eredità e sulle donazioni in Italia producono un gettito largamente inferiore a quello riscontrabile in media nel resto d’Europa. Nel 2023, secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze, è stato di 998 milioni di euro, il 4,4% in meno (45 milioni) rispetto al 2022.
Anche in conseguenza delle aliquote molto più alte e delle franchigie più basse in gran parte della Ue i numeri sono differenti, e non di poco. In Francia il gettito di queste imposte è stato nel 2023 di 18,6 miliardi, che corrispondono a circa l’1,5% delle entrate, e secondo l’Ocse è stato in netta crescita negli ultimi 10 anni, nel 2013 era infatti di circa 10,4 miliardi. Si tratta del valore più alto d’Europa, ma anche altrove il gettito da questa fonte è stato rilevante: in Germania, per esempio, è stato di 9 miliardi, mentre in Spagna di 3,7, sempre secondo i numeri di Ocse che qui si fermano al 2022; sono rispettivamente lo 0,6% e lo 0,7% delle entrate totali di questi Paesi, all’incirca le stesse percentuali che ritroviamo anche in altre realtà, come nel Regno Unito, dove le tasse di successione costituiscono lo 0,8% del gettito dello Stato, o negli Usa, in cui formano lo 0,6% di esso.
Se in Italia questo tipo di imposta dovesse generare la stessa quota del gettito che genera altrove, ovvero tra lo 0,6% e lo 0,8% (senza arrivare alle cifre francesi), frutterebbe tra i 5 e i 7 miliardi di euro, ovvero 4-6 miliardi in più di oggi. Possono sembrare pochi nel bilancio generale di uno Stato, ma non è così ed è per questo che non si può escludere che in un futuro più o meno vicino un prelievo così basso sui patrimoni ereditati entri nel mirino dei governi. A incentivare questi ultimi, oltre la prospettiva di gettito aggiuntivo, può essere anche l’attuale forte squilibrio tra gli asset del 50% più povero e dell’1% o del 10% più ricco, che in Italia è maggiore della media europea. La metà meno facoltosa degli italiani possiede, secondo i dati del World Inequality Database (WID), il 2,53% della ricchezza, mentre in Francia il 5,11% e in Spagna il 6,82%. Al contrario l’1% più abbiente ha il 22,11%, una percentuale non molto differente dal 22,78% che lo stesso segmento detiene in Spagna e poco distante del 24% francese dal 24,57% medio Ue. C’è quindi una platea di ricchi analoga a quella presente nei Paesi vicini, quelli che applicano imposte sulla successione ben più pesanti, ed il divario tra questa e i più poveri è più grande.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 25 nov 2024 15:36

Lavoro dipendente, almeno 1.250 euro al mese e smart working: cosa vogliono i giovani occupati e disoccupati

https://www.open.online/2024/11/25/giovani-lavoro-stipendi-smart-working/

A me sembrano condizioni assolutamente ragionevoli, eccetto per lo Smart che non può essere sempre una regola.
Pagare, a regime, meno di quella cifra credo voglia dire scendere sotto ai minimi dei contratti nazionali di categoria.
Però capiamoci, la resa di un lavoratore pagato così deve essere già almeno nella media. No Einstein, ma nemmeno "non so fare nulla, devo imparare".
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 27 nov 2024 15:43

Nell'immaginifico mondo di questo Magnifico Governo Patriottico che vuole travertirsi da Robin Hood, i "ricchi" da tassare sono quei poveracci che guadagnano da 32.000 a 40.000 euro...

https://www.today.it/economia/irpef-aliquota-56-casi-simulazioni-2025.html

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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 27 nov 2024 18:44

zampaflex ha scritto:Nell'immaginifico mondo di questo Magnifico Governo Patriottico che vuole travertirsi da Robin Hood, i "ricchi" da tassare sono quei poveracci che guadagnano da 32.000 a 40.000 euro...

https://www.today.it/economia/irpef-aliquota-56-casi-simulazioni-2025.html

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non può essere corretta: chi guadagna 35K sarebbe tassato al 55% e chi guadagna 45K sarebbe tassato al 45%
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 27 nov 2024 20:41

tenente Drogo ha scritto:
zampaflex ha scritto:Nell'immaginifico mondo di questo Magnifico Governo Patriottico che vuole travertirsi da Robin Hood, i "ricchi" da tassare sono quei poveracci che guadagnano da 32.000 a 40.000 euro...

https://www.today.it/economia/irpef-aliquota-56-casi-simulazioni-2025.html

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non può essere corretta: chi guadagna 35K sarebbe tassato al 55% e chi guadagna 45K sarebbe tassato al 45%


Si che è corretta, perché va compresa: si tratta dell'aliquota MARGINALE, cioé quella applicata solo sulla parte eccedente la quota di 32k, figlia del combinato disposto della manipolazione di aliquote e detrazioni.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 28 nov 2024 15:27

Oggi tra giornali e tv si parlerà tanto dell'ultimo rapporto di AGENAS sullo stato e sull'efficienza delle ASL e Aziende Ospedaliere italiane.
Questo è il link al portale dati pubblici dell'Agenzia.

https://stat.agenas.it/web/index.php?r=site/public
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Re: Diario economico

Messaggioda l'oste » 02 dic 2024 19:40

Un dirigente molto ben pagato da un'azienda non ottiene risultati positivi, anzi, chiede addirittura l'intervento dello stato perché l'azienda è entrata in crisi sotto la sua gestione.
È giusto che esista una regola che invece di definire il numero di calci in culo da dare al dirigente, stabilisce una liquidazione milionaria?
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Re: Diario economico

Messaggioda Tex Willer » 02 dic 2024 20:27

Alle volte i dirigenti vengono strapagati per fare il gioco sporco. Cioè liquidare un asset che oramai non produce abbastanza dividendi; quello che sta accadendo oggi però non è dovuto ad un momento di difficoltà, secondo me dietro c'è una strategia precisa , quella che ha permesso all'ex gruppo Fiat di rimanere in piedi solo alla condizione che lo stato italiano la sorreggesse. Oggi che questo non accade più,si liquida tutto e buona notte.
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Re: Diario economico

Messaggioda l'oste » 02 dic 2024 21:27

Tex Willer ha scritto:Alle volte i dirigenti vengono strapagati per fare il gioco sporco. Cioè liquidare un asset che oramai non produce abbastanza dividendi; quello che sta accadendo oggi però non è dovuto ad un momento di difficoltà, secondo me dietro c'è una strategia precisa , quella che ha permesso all'ex gruppo Fiat di rimanere in piedi solo alla condizione che lo stato italiano la sorreggesse. Oggi che questo non accade più,si liquida tutto e buona notte.

Gli anfibi con la punta rinforzata di ferro pare che facciano un ottimo effetto se ben direzionati.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 06 dic 2024 08:20

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/12/05/lega-commercialisti-contro-entrate-pec-anomalie-concordato/7792962/

Agenzia delle entrate manda 700mila lettere di sollecito di verifica della congruità delle dichiarazioni a partite Iva che dichiarano, attenzione, meno del reddito medio dei dipendenti delle stesse categorie, e la Lega protesta... :roll:
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 07 dic 2024 12:33

https://www.fanpage.it/politica/quasi-il-50-degli-italiani-non-conosce-lanno-della-rivoluzione-francese-o-dello-sbarco-sulla-luna/

Nazione di ignoranti.
Pensate che ciò non influisca sulla crescita economica?
Per non parlare delle scelte politiche...
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Re: Diario economico

Messaggioda l'oste » 07 dic 2024 13:09

zampaflex ha scritto:https://www.fanpage.it/politica/quasi-il-50-degli-italiani-non-conosce-lanno-della-rivoluzione-francese-o-dello-sbarco-sulla-luna/

Nazione di ignoranti.
Pensate che ciò non influisca sulla crescita economica?
Per non parlare delle scelte politiche...

È piu importante sapere il giorno del Grande Fratello (not the Orwell one),
Suvvia.

PS : però possono votare lo stesso. Lo dico di proposito perché è un tuo cavallo di battaglia
Non importa chi sarà l'ultimo a spegnere la luce. E' già buio.


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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 07 dic 2024 13:19

l'oste ha scritto:
zampaflex ha scritto:https://www.fanpage.it/politica/quasi-il-50-degli-italiani-non-conosce-lanno-della-rivoluzione-francese-o-dello-sbarco-sulla-luna/

Nazione di ignoranti.
Pensate che ciò non influisca sulla crescita economica?
Per non parlare delle scelte politiche...

È piu importante sapere il giorno del Grande Fratello (not the Orwell one),
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PS : però possono votare lo stesso. Lo dico di proposito perché è un tuo cavallo di battaglia


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Messaggioda l'oste » 07 dic 2024 17:39

zampaflex ha scritto:
l'oste ha scritto:
zampaflex ha scritto:https://www.fanpage.it/politica/quasi-il-50-degli-italiani-non-conosce-lanno-della-rivoluzione-francese-o-dello-sbarco-sulla-luna/

Nazione di ignoranti.
Pensate che ciò non influisca sulla crescita economica?
Per non parlare delle scelte politiche...

È piu importante sapere il giorno del Grande Fratello (not the Orwell one),
Suvvia.

PS : però possono votare lo stesso. Lo dico di proposito perché è un tuo cavallo di battaglia


Tecnocrazia Oligarchica, è l'unica soluzione.

Basterebbero dei test attitudinali basici. Vengono effettuati per le professioni, per la scuola, per accedere ai siti internet, per i curriculum e per molto altro.
Penso che per l'importanza che ha, il voto sia un dovere e un diritto ma non bastano cittadinanza e maggiore età. E se non vai a votare per tot volte, il diritto scade.

Professione cittadino italiano : vuoi votare per la Repubblica italiana? Bene, dimostra di conoscere un minimo la sua storia, la sua geografia, la sua cultura.
Sai quanti bocciati?
Non importa chi sarà l'ultimo a spegnere la luce. E' già buio.


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zampaflex
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 08 dic 2024 08:58

Qui maggiori dettagli sul rapporto Censis

https://amp24.ilsole24ore.com/pagina/AG0YGxZB
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Re: Diario economico

Messaggioda vinogodi » 08 dic 2024 11:46

l'oste ha scritto:
zampaflex ha scritto:
l'oste ha scritto:
zampaflex ha scritto:https://www.fanpage.it/politica/quasi-il-50-degli-italiani-non-conosce-lanno-della-rivoluzione-francese-o-dello-sbarco-sulla-luna/

Nazione di ignoranti.
Pensate che ciò non influisca sulla crescita economica?
Per non parlare delle scelte politiche...

È piu importante sapere il giorno del Grande Fratello (not the Orwell one),
Suvvia.

PS : però possono votare lo stesso. Lo dico di proposito perché è un tuo cavallo di battaglia


Tecnocrazia Oligarchica, è l'unica soluzione.

Basterebbero dei test attitudinali basici. Vengono effettuati per le professioni, per la scuola, per accedere ai siti internet, per i curriculum e per molto altro....
...perfetto ... ma per l'importanza che ha la Cosa Pubblica, perchè non estenderlo ai politici? L'ignoranza media , non solo culturale ma anche di gestione economico/finanziaria/politica , è mostruosa fra la nostra classe dirigente a Montecitorio . Una soglia minima sarebbe d'obbligo, per evitare Ciccioline, Razzi &C ...
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 08 dic 2024 16:54

Le contraddizioni dell'economia italiana (occupazione in crescita ma pil procapite fermo o in calo) spiegate attraverso la lente di quanto sta succedendo in Spagna, in un articolo chiaro e completo.
Molti temi: il fabbisogno di manodopera importata per compensare l'invecchiamento della popolazione, l'introduzione di questi in lavori a basso valore aggiunto che aumentano occupazione e ore lavorate e pil, ma non il reddito pro capite e la produttività, una fascia di disoccupati di lungo termine che non trova lavoro (ma perchè?)...

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/12/08/spagna-miracolo-economico-contraddizioni-disoccupazione-pil-pro-capite-produttivita/7781749/#:~:text=anche%20dall'immigrazione.-,La%20disoccupazione%20resta%20al%20top%20nella%20Ue%20e,pro%20capite%20%C3%A8%20al%20palo&text=Occupazione%20e%20Pil%20in%20forte,Sono%20le%20contraddizioni%20della%20Spagna.

Occupazione e Pil in forte crescita, ma disoccupazione e produttività inscalfibili. Sono le contraddizioni della Spagna. Se da più parti si celebra il miracolo economico iberico, a uno sguardo più attento emergono tutti gli interrogativi irrisolti di Madrid sul proprio futuro. La riforma del lavoro, che tra poco festeggerà il terzo anniversario, non ha avuto gli effetti sperati. Piuttosto la crescita è stata spinta dall’immigrazione, che ha aumentato la popolazione e sembra essere centrale anche per mantenere in piedi il sistema economico e sociale: il Banco de España stima, per esempio, che nei prossimi 30 anni saranno necessari fino a 24 milioni di lavoratori immigrati per incontrare le necessità delle imprese e sostenere le pensioni.
El Pais parla di “insolita forza dell’economia spagnola” commentando i dati di crescita stimati dall’Ocse. Secondo l’organizzazione di casa a Parigi, la crescita del Prodotto interno lordo spagnolo nell’ultimo anno è stata doppia rispetto alla media degli Stati membri, ovvero il 3,4% contro l’1,7 per cento.
...
Al netto di questo evento straordinario, un’analisi più attenta dei dati suggerisce diverse problematiche strutturali. In primis va riconsiderata la crescita economica, che negli ultimi anni è coincisa con la crescita della popolazione. Secondo Judith Arnal, ricercatrice del Real Instituto Elcano, dal 2019 alla fine del 2023 la Spagna è stata il Paese dell’Eurozona a conoscere il maggior incremento di abitanti, da 46,9 a 48,6 milioni, +3,6%. Nello stesso periodo il Pil pro capite è cresciuto solo dello 0,1%, passando da 25.420 a 25.620 euro.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 10 dic 2024 16:20

"Non si esclude un intervento per decreto a inizio anno,ma il taglio dell’aliquota intermedia dal 35 al 33% avverrà comunque, spiegano al Mef, «una volta consolidati i conti pubblici».
La Lega, intanto, ottiene l’estensione della flat tax: fermo restando il tetto di 85mila euro di reddito complessivo, sarà aperta anche a chi ha redditi da lavoro dipendente o pensione fino a 35 mila euro (oggi 30 mila).
Via libera anche all’Ires premiale per le imprese: quelle che assumono in pianta stabile o investono in macchinari la maggior parte degli utili avranno uno sconto dell’aliquota base del 24%."

Riassumendo: nel culo come al solito ai dipendenti, niente riduzione delle imposte; ulteriore regalo inutile e dannoso di Salvini a qualcuno che non ne ha bisogno; si rispolvera la Dual Income Tax di Visco del 1997, sbertucciata stupidamente dal Cav. che la cancellò, ma di cui oggi se ne riscopre l'utilità premiale per chi investe (e gli investimenti privati sono fondamentali per qualunque economia).
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 10 dic 2024 16:27

Gian Antonio Stella sulla Xylella, i cui effetti chiunque sia stato nel Salento non ha potuto non notare. I danni della stupidità umana...

Ci mette anni, la Xylella, a fare secco un ulivo. E ci vogliono anni, spiega Cristos Xiloyannis, già docente di olivocoltura negli atenei di Pisa e Basilicata, a combattere il virus «con le buone pratiche: ripristino della fertilità dei suoli, potatura annuale, concimazioni corrette...».
Fu lì che sfondò la pandemia: «Per decenni avevamo puntato tutto sulla chimica, la meccanizzazione, l’abbassamento dei costi di produzione. Quando arrivò il “patogeno” le autodifese degli ulivi erano a zero».
Peggio, il sistema si fece prendere alla sprovvista. Accumulando ritardi così abissali che per arginare i contagi si imposero
scelte traumatiche come l’abbattimento e lo sradicamento per anni, fino alla fine del marzo scorso, delle piante «incurabili» nel raggio di 50 metri. Una scelta che per i più catastrofisti ha portato alla morte di quasi un terzo dei circa 70 milioni di ulivi pugliesi. Per i più prudenti almeno dieci milioni.
Anni perduti? Tanti. A partire dalla scelta dell’allora ministra dell’agricoltura Nunzia De Girolamo (PdL, governo Letta di larghe intese), a fine ottobre del 2013, quando scoppiò la bomba, d’affidare tutto a una task force di patologi ed entomologi, accusa lo studioso italo-greco, «senza coinvolgere altre competenze indispensabili». È così?
Certo gli sforzi sulla ricerca scientifica partirono in gravissimo ritardo. E sarebbe delittuoso farsi nuovamente cogliere di sorpresa. Tanto più che ora, a dispetto di chi si spinse a denunciare «complotti» per favorire «il business della ricerca», gli investimenti sulla ricerca, dello Stato, della Regione, dell’Europa, si sono estesi davvero: al momento, spiega lo scienziato
del Cnr Donato Boscia, «sono in corso 15 progetti di ricerca con un budget complessivo di 55 milioni di euro. Investimento
senza precedenti per un patogeno».
Primo obiettivo: lo sviluppo di «cultivar » (Treccani: «nome con cui si indicano le varietà agrarie di piante coltivate») resistenti/tolleranti alla Xylella.
Ecco, dirà qualche complottista: non aveva forse avvertito l’agricoltore ribelle Ivano Giuffreda, su youtube, che «la questione Xylella è stata usata come pretesto per bloccare ogni tipo di coltivazione nel Salento, per imporci di piantare determinate piante» e «ovviamente con le dovute royalty e i dovuti brevetti che i signori stanno mettendo a punto»?
«Macché royalty!», ribatte Gianluca Nardone, direttore del dipartimento agricoltura regionale, «si tratta di varietà di ulivi resistenti alla Xylella come la “favolosa” o la “lecciana” definite dal C.r.e.a. ministeriale. L’agricoltore tira su l’ulivo secco, ara e sistema il terreno, pianta il nuovo resistente alla Xylella e la regione rimborsa 7 mila euro a ettaro».
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