Diario economico

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Timoteo
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Re: Diario economico

Messaggioda Timoteo » 04 dic 2021 12:34

Patàta ha scritto:
Timoteo ha scritto:
qualcuno è informato sulle riserve di gnagna?


Stai lontano dalla gnagna: solo che ne guardi storta una ti denunciano per molestie...


ho fatto la ginnastica ortottica da ragazzino e non guardo più storto.
chiedo cortesemente.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 05 dic 2021 10:27

Timoteo ha scritto:
gianni femminella ha scritto:@Patatà
È vero, si parla di grandi gruppi e di grandi produzioni. Il problema però è più capillare. Oggi parlavo con un cliente che di lavoro si occupa di tappi, cassette per vino e altro. Cliente nel senso che da me compra materiale come privato.
Mi raccontava che, oltre al legno e al sughero, cominciano a mancare le bottiglie.
Da altre fonti mi arrivano carenze di ventilatori per le stufe a pellet (come per te, se manca un componente, dico uno solo, si blocca tutto il resto), vernice per le canne fumarie, colle per i cartoni, il già citato aumento del metano che spingerà le industrie ceramiche a spegnere i forni a gennaio. Poi mancano profili di alluminio per i box doccia, resine per i piatti, cippato per produrre pellet ( ne abbiamo circa 300 bancali in magazzino tutti già prenotati e pagati dalla clientela, e il problema è che i nostri due fornitori principali ci hanno comunicato che per ora non ce ne mandano più... Il rischio concreto è che a gennaio in vendita non ce ne sarà più, se non piccoli quantitativi a prezzi assurdi.

Quello che voglio dire è che a grandi linee si parla di aumento delle spese per l'energia e di crisi del settore auto, ma il problema è di portata enorme. È fuori misura e riguarda i settori più impensati. Le persone non sembrano avere compreso cosa sta succedendo. Segno che l'informazione è carente.

Sempre che serva a qualcosa esserne informati :roll: tanto succederà quello che deve succedere


qualcuno è informato sulle riserve di gnagna?


C'è elevata speculazione anche lì. Se vuoi della qualità tripla A devi pagare parecchio, e i tempi di attesa sono importanti.
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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 12 dic 2021 09:31

Caro Zampa, l'inflazione è qui per rimanere

https://mailchi.mp/editorialedomani/dom ... s668RW6QDM
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 14 dic 2021 11:02

tenente Drogo ha scritto:Caro Zampa, l'inflazione è qui per rimanere

https://mailchi.mp/editorialedomani/dom ... s668RW6QDM


Mah, dissento, il racconto che fa Seminerio è sempre molto aggressivo ma mai sufficientemente documentato. Vedi qui:
https://www.mauldineconomics.com/frontlinethoughts/what-really-caused-inflation

Quando cesseranno gli stimoli pubblici fiscali, la curva domanda e offerta di beni si posizionerà su un livello diverso.
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Re: Diario economico

Messaggioda gianni femminella » 14 dic 2021 11:15

zampaflex ha scritto:
Quando cesseranno gli stimoli pubblici fiscali, la curva domanda e offerta di beni si posizionerà su un livello diverso.


Io non credo. Stiamo a vedere.
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Re: Diario economico

Messaggioda Timoteo » 14 dic 2021 11:50

gianni femminella ha scritto:
zampaflex ha scritto:
Quando cesseranno gli stimoli pubblici fiscali, la curva domanda e offerta di beni si posizionerà su un livello diverso.


Io non credo. Stiamo a vedere.


Gli stimoli del mattino cessano ogni giorno.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 28 dic 2021 10:20

Migranti, boom dei permessi di lavoro. Con la spinta degli imprenditori leghisti.
I perché dei 70 mila ingressi annunciati da Draghi. Dopo sei anni in cui sono stati meno della metà.

Se, come spiega l’Ecclesiaste, c’è un tempo per demolire e un tempo per costruire, l’Italia che dovrà ricostruirsi dopo la pandemia scopre di avere bisogno di braccia: e braccia di migranti, data la nostra demografia.
Siamo un Paese di pensionati. Il decreto flussi, che regola il numero di ingressi degli stranieri per motivi di lavoro, rispecchia l’atteggiamento della comunità nazionale in proposito e uno sguardo alle sue sequenze aiuta a capirne meglio i riflessi sulla
scelte della politica: tra il 2007 e il 2009, a causa delle paure derivate dalla Grande recessione, il numero d’ingressi consentito calò in fretta, da 170 mila a 80 mila; alla metà degli anni Dieci, sull’onda del terrore generato dagli attentati
jihadisti e dell’ascesa dei movimenti sovranisti in un’Italia stagnante, scese ancora, a poco più di 30 mila, per stabilizzarsi a quel livello per ben sei anni di seguito. Fino al 2020, anno uno del Covid: ma proprio la pandemia sta cambiando tutto. Anche gli orientamenti di una parte vitale della base leghista, la stessa turbata non troppo tempo fa dagli sbarchi e mobilitata dall’indignazione per i molti sans papiers d’Italia.
La svolta del governo La risalita nel decreto di quest’anno, ai «70 mila ingressi» annunciati da Mario Draghi martedì, segna un’inversione di tendenza. Netta: gli accessi diventano più del doppio rispetto a prima. Eppure, contrastata: perché gli imprenditori (segnatamente quelli del Nord, base elettorale della Lega e motore industriale del Paese) chiedevano uno sforzo maggiore e le prime cifre filtrate la scorsa settimana parlavano infatti di almeno 81 mila permessi programmati: per concludere l’accordo è stato invece necessario tagliarne undicimila. Anzi qualcuno di più, perché il decreto si ferma al tormentato numero finale di 69.700: una soglia psicologica oltre che politica.
Sulla questione s’è consumata una sorda schermaglia che ha ritardato di una settimana la firma e ha certamente acuito le tensioni dentro la maggioranza. Draghi ha promesso per il 2022 un nuovo decreto, s’intuisce non troppo in là nel tempo, in modo da venire incontro alla spinta che sale dai territori.
Osserva l’industriale bergamasco dell’alluminio Paolo Agnelli che, come presidente di Confimi, rappresenta 45 mila imprese manifatturiere: «Il decreto flussi a 70 mila permessi è timido, insufficiente. Non vorrei che le forze politiche che tradizionalmente rappresentano i produttori del Nord stiano perdendo il polso dei territori». Agnelli in un passato recente aveva concesso aperture di credito alla Lega su scelte forti come Quota 100. Ma stavolta è netto: «Già a giugno le imprese della nostra associazione denunciavano difficoltà nel reperire 98 mila lavoratori. Che problema hanno a dare più permessi?», si chiede.
I bisogni del Nord Non tutta la Lega è indifferente, al contrario. Roberto Marcato, fondatore della Liga Veneta, assessore allo Sviluppo economico nella giunta di Luca Zaia, non chiude a un’immigrazione ragionata. «Si tratta di gestire i flussi: gli arrivi
devono essere strettamente proporzionali alla richiesta di manodopera—osserva —. Ma gli imprenditori adesso hanno bisogno di lavoratori non qualificati che in Veneto si fatica a trovare. Potremmo anche pensare a permessi a tempo, ci serve un approccio razionale».
Di certo oggi la materia è una grande area grigia, un limbo in cui si impigliano i lavoratori stranieri e gli imprenditori italiani. Stefano Allievi è docente all’università di Padova e tra i massimi esperti di migrazioni e lavoro: «Il punto non è se facciamo un
decreto flussi di 81 mila o di 70 mila ingressi, ma che va cambiato modello: facendo accordi con i Paesi di partenza
che in cambio ti diano una mano a trattenere gli irregolari o ad accogliere i rimpatri. I migranti arriverebbero da regolari in aereo anziché dopo un anno o due di viaggi della disperazione e navigazioni precarie, coi segni fisici e mentali di violenze e torture: avremmo anche livelli di integrazione più facili ed elevati».
Secondo le proiezioni (prepandemia) di Eurostat, l’Italia perde al 2040 quasi sei milioni di adulti in età di lavoro a causa della demografia avversa. Il problema è già così acuto che a Cartigliano, in provincia di Vicenza, la locale associazione di imprese ha lanciato il «Progetto Giano»: sostegni e aiuti alle famiglie locali perché si è notato che troppo spesso le coppie rinunciano
ad avere il secondo o il terzo figlio. Ora il cambio di passo impresso da Draghi è stato sollecitato dalle associazioni di imprese dell’agricoltura, del turismo, delle costruzioni e dei trasporti. E le resistenze di chi nel centrodestra paventa la sottrazione di
opportunità di impiego per i disoccupati italiani si scontra sempre più a un cambio strutturale delle aspettative dei giovani italiani. Dario Loison, un imprenditore dolciario di Vicenza, elettore della Lega nel 2018, con le sue imprese è cresciuto del 30% nel biennio pandemico esportando in 40 Paesi. Ma fatica a trovare giovani italiani da inserire in azienda: «A causa dell’uso eccessivo dei device digitali non sanno più scrivere, non riescono a ricordarsi cosa hanno fatto tre giorni fa — dice —. Dunque, abbiamo bisogno dei flussi, ovviamente di persone selezionate e capaci di integrarsi».
Ma sta davvero cambiando l’umore delle constituency leghista e di destra nei territori, mentre le leadership a Roma restano ancorate ai temi di sempre? La stagione di Draghi sta destrutturando anche l’ultima roccaforte ideologica del sovranismo? Di certo il pragmatismo del premier trova riscontri nei territori più dinamici del Paese. Gianni Righetti ha due aziende di autotrasporto che muovono quaranta camion da container ogni giorno da Mirandola (Modena), e intanto si impegna in Fratelli d’Italia. «Allargare le maglie dell’immigrazione ha senso — riconosce —. Nel nostro mestiere i ragazzi italiani giovani, mediamente istruiti, faticano a adattarsi. Essere di destra non vuol dire essere razzisti».
Certo il viaggio per il Paese nell’inverno della sua demografia resta impervio. Secondo Luigi Cannari di Banca d’Italia «nel 2060 il Pil italiano sarà sceso dell’11,5% con le attuali tendenze». I nostri permessi di lavoro concessi ci collocano appena sopra la Grecia in Europa. Il quadro è stato aggravato dai pessimi risultati della sanatoria che, varata nel 2020, ha scontato ritardi burocratici, carenze di personale, una linea non sempre nitida politicamente. A fine ottobre, dati impietosi fotografavano lo stallo nelle grandi città: a Milano con 2.317 permessi per lavoro richiesti su 25.900 domande allo sportello, a Roma con 1.112 su 16.192, a Napoli con 1.200 su 17.000. Così il ricercatore giuslavorista William Chiaromonte (dell’Università Firenze) parla di «procedura labirintica, macchinosa». Anche lui punta l’indice contro il Testo Unico sull’immigrazione:
«Il sistema non funziona, tanto che si ricorre alle regolarizzazioni ex post». In linea di massima in Italia per lavorare
si entra da clandestini o da finti turisti e si aspetta che succeda qualcosa. «Se Draghi regge, aspettiamo il decreto 2022», sussurra un consulente del ministero del Lavoro che in queste ore si è battuto per aumentare i flussi. Non la prima incombenza del premier, certo. Ma forse nemmeno l’ultima.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 31 gen 2022 09:53

Aggiornamento strategico

Quali sono, allora, i pericoli per il nostro paese?
Intanto è molto probabile che la crescita economica rallenterà: il Fondo monetario internazionale ha già tagliato le previsioni per il 2022 di 0,4 punti, al 3,8 per cento (anche se le previsioni del ministro dell’Economia Daniele Franco restano più ottimistiche: oltre il 4 per cento). Lo shock energetico alza i costi di produzione e colpisce il settore manifatturiero, che rappresenta la parte più dinamica e competitiva dell’economia italiana.
Per un paese trasformatore e importatore di energia, una ricaduta negativa è inevitabile. L’Italia si trova inoltre in una situazione eccentrica rispetto al resto dell’Eurozona. Da un lato, essendo uno dei paesi più indebitati, l’inflazione è accolta
con favore, perché erode il debito pubblico alleggerendone il peso. Dall’altro, nonostante l’elevato indebitamento, è un paese che ha adottato una politica fiscale molto espansiva, molto più di altri paesi in condizioni simili quali Francia, Belgio e Spagna. Il governo ha puntato tutto sulla crescita a deficit (siamo infatti l’unico paese che ha deciso di prendere tutta la componente di prestiti del Pnrr). Quindi, se la Banca centrale europea dovesse orientarsi verso una politica monetaria restrittiva per contenere la crescita dei prezzi, ci troveremmo doppiamente spiazzati: da un lato un incremento dei tassi farebbe aumentare il costo del debito e dall’altro potrebbe rallentare ulteriormente la crescita economica. La minore crescita, a sua volta, implica minore gettito fiscale, con tutte le conseguenze del caso per uno stato il cui bilancio pubblico anche quest’anno chiuderà pesantemente in rosso (4,4 per cento secondo la Nota di aggiornamento al Def licenziata a settembre 2021).
Questo porrebbe un serio problema alla politica di bilancio impostata del governo Draghi che – come hanno scritto in un documento abbastanza allarmato gli economisti Bastasin, Bini Smaghi, Meliciani, Messori, Micossi, Padoan e Toniolo – “è sempre più esposta a eventuali tensioni che emergessero sui mercati finanziari per effetto dell’innalzamento dei tassi di interesse”. Il governo prevede infatti di riportare il debito pubblico ai livelli pre-crisi, circa il 130 per cento, entro il 2030 attraverso una politica espansiva fino al 2024. Questo percorso è una scommessa sulla crescita che si basa su un impegno politico interno, fare contemporaneamente investimenti produttivi (“debito buono”) e riforme strutturali, e su un contesto di
tassi di interesse che restano bassi a lungo.
Dal punto di vista politico, l’attuale maggioranza spera di catturare i benefici di questa politica scaricandone i costi sull’esecutivo che verrà dopo le elezioni. L’aggiustamento fiscale conseguente sarà durissimo: la Nadef, nella sezione sulla
proiezione del debito nel medio periodo, mostra che senza una correzione nel 2030 il debito dopo una discesa tornerà al 153 per cento del pil. Mentre per portarlo al 130 per cento servirà un consolidamento fiscale di almeno mezzo punto di pil ogni anno, fino ad arrivare a un avanzo primario strutturale del 2 per cento nel 2029. Naturalmente questo progressivo aggiustamento può essere agevole con una crescita economica sostenuta e a un tasso superiore a quello pre-crisi, mentre sarà doloroso con una crescita economica flebile come quella degli ultimi 30 anni. E questo oltre a essere un problema a Roma, lo è anche a Francoforte. E’ il “dilemma della Bce”, come l’ha definito Cochrane: se l’Eurotower non fa nulla l’inflazione
continuerà a salire aumentando i malumori in Germania ponendo un problema all’Eurozona, se invece smette di acquistare titoli o alza i tassi aumenterà il costo del debito in Italia ponendo comunque un problema all’Eurozona.
Naturalmente l’Italia non è completamente scoperta. Chi vigila sul debito italiano negli ultimi mesi ha messo fieno in cascina: il Tesoro ha liquidità sufficiente per assorbire senza molti problemi rialzi di 100 o 200 punti base. Anche perché le emissioni in scadenza avevano tassi più elevati e quindi, anche con un aumento dei tassi, il costo del debito continuerà a scendere. Inoltre la vita media del debito si è allungata a oltre 7 anni e quindi, nonostante la mole complessiva sia preoccupante, la trasmissione dell’incremento dei tassi sarebbe diluita nel tempo. Però resta una questione di fondo. La scommessa della politica di Draghi è quella di innalzare il potenziale di crescita del paese perché questo produce un doppio effetto: da un lato la crescita fa diminuire il debito in rapporto al pil e dall’altro aumenta la fiducia nel paese che mantiene bassi i tassi di interesse. Il pericolo, però, è che si innesti un circolo inverso e cioè che una politica monetaria restrittiva per contrastare l’inflazione deprima la crescita economica, cosa che a sua volta fa aumentare il debito e di conseguenza alimenta la sfiducia che richiede rendimenti più alti sui titoli di stato. Inoltre, per alzare la crescita potenziale nel lungo termine non basta la spesa pubblica, né quella alimentata dal debito “buono”degli investimenti, né tantomeno quella dei bonus e della spesa corrente irresponsabile che neppure nell’ultima legge di bilancio è mancata. Servono riforme e cambiamenti strutturali: qualcosa è stato fatto, ma molto di più è stato rinviato a tempi migliori e maggioranze diverse.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 31 gen 2022 10:10

https://www.istat.it/it/files//2022/01/Nota_Ricchezza_Istat_Bankitalia_2022.pdf

Rapporto sulla ricchezza degli italiani di Istat / Bankitalia, aggiornato a fine 2020.
Fatto curioso: nonostante la nostra passione per il mattone, la % di ricchezza ivi destinata è simile a quella di Francia e Germania.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 01 feb 2022 16:26

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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 05 mar 2022 11:02

Lungo post riassuntivo, in inglese, della situazione economica russa e mondiale. Molto interessante.

https://kyla.substack.com/p/financial-warfare-russia-ukraine?s=r
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 05 mar 2022 11:28

E questa è una profondissima analisi dell'economia russa e dei furti della cricca putiniana

https://mobile.twitter.com/kamilkazani/status/1499880501808664584
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 11 mar 2022 17:42

Ecco perché la benzina ed il gasolio sono mondialmente alle stelle...il margine di raffinazione è triplicato.
Perchè? Per il momento boh, più avanti salterà fuori una risposta.

https://www.neste.com/investors/market-data/oil-product-margins#65e0f41d

https://www.reuters.com/business/energy/refining-margins-fuel-costs-surge-fallout-russian-invasion-2022-03-08/
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Re: Diario economico

Messaggioda mennella » 11 mar 2022 19:52

per i tifosi di calcio
chiedetevi chi fa soldi con alti margini di raffinazione ...
anche se a livello di quotazione azionaria e' bassa
:lol:
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 12 mar 2022 22:07

mennella ha scritto:per i tifosi di calcio
chiedetevi chi fa soldi con alti margini di raffinazione ...
anche se a livello di quotazione azionaria e' bassa
:lol:

Mi sono guardato i dati q4 di quella società proprio ieri, non erano sfavillanti. Magari quelli di questo trimestre saranno migliori.
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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 13 mar 2022 15:54

zampaflex ha scritto:
mennella ha scritto:per i tifosi di calcio
chiedetevi chi fa soldi con alti margini di raffinazione ...
anche se a livello di quotazione azionaria e' bassa
:lol:

Mi sono guardato i dati q4 di quella società proprio ieri, non erano sfavillanti. Magari quelli di questo trimestre saranno migliori.



di quale squadra parlate?
i Moratti non hanno venduto ai cinesi?
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 28 mar 2022 09:51

Mauldin riprende un tema di una newsletter di un po' di tempo fa, raccontando come da molti parametri la conquista del benessere e della salute nel mondo stiano procedendo speditamente.
Dopo due anni martoriati dal Coviddi e da Vladimiro, leggiamo qualcosa che ci possa mettere di buonumore.

https://www.mauldineconomics.com/frontlinethoughts/things-are-getting-better
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 22 apr 2022 15:03

Covid e guerra hanno fatto dimenticare certi temi; vedo oggi, e condivido, una interessante pubblicazione sull'immigrazione in Europa, ricca di dati.

https://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/handle/JRC127608


Mentre per chi volesse altre fonti e angolazioni, anche locali, c'è una pagina che raccoglie un campionario di documentazione molto ampio:

https://www.ismu.org/dati-sulle-migrazioni/#1539609382198-bf55b132-c04376c9-dfb9
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 04 mag 2022 22:51

Questo è un argomento che mi sta a cuore. La globalizzazione è stata la causa primaria, nascosta agli occhi di quasi tutti, della polarizzazione del sentimento delle persone nelle società civili, e di conseguenza del loro sfogatoio, cioé l'orientamento politico. Come se la politica locale fosse in grado di dare SOLUZIONI ad un movimento che è mondiale, quindi molto al di là della propria portata.

Lo spaccato del voto francese ripropone quanto avvenuto in Turchia con Erdogan, in UK con la Brexit, negli USA con Trump, in Germania con AfD.
La divisione tra abbienti-urbanizzati-istruiti e il loro opposto è drastica.

https://twitter.com/BVA_France/status/1518486372289556482
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 04 mag 2022 22:55

E' uscito il report INPS sul Reddito di Nullafacenza: https://www.inps.it/dati-ricerche-e-bilanci/osservatori-statistici-e-altre-statistiche/dati-cartacei-rdc

Il Reddito di Cittadinanza a marzo 2022 è percepito da 1,05 milioni di nuclei familiari con un importo medio di 581 euro, mentre la Pensione di Cittadinanza è percepita da 99 mila nuclei per una media di 288 euro. In totale ci sono quindi 1,15 milioni di nuclei familiari che percepiscono una delle due misure: questo implica che ci sono 2,6 milioni di persone coinvolte.

Da quando Reddito e Pensione di Cittadinanza esistono, cioè da aprile 2019, in media ad averne usufruito sono state 1,18 milioni di persone al mese – il RdC con un importo medio di 565 euro e la PdC con 249 euro. Luglio 2021 è stato il mese con il maggior numero di beneficiari (1,4 milioni). In questi tre anni il Reddito e la Pensione di Cittadinanza sono costati complessivamente 21,9 miliardi di euro.

https://www.youtrend.it/2022/05/02/tutti-i-dati-sul-reddito-di-cittadinanza-2/
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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 07 mag 2022 00:13

comunque sull'inflazione purtroppo avevo ragione io
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
(Sam Fuller, a proposito di "The Steel Helmet")

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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 11 mag 2022 23:12

tenente Drogo ha scritto:comunque sull'inflazione purtroppo avevo ragione io


Stavo per scrivere un commento in autonomia ma mi hai preceduto.
Comunque no, non è esattamente vero che tu (e Gianni) avevate ragione; il picco derivante dai consumi drogati dai contributi coviddiani e dai disturbi nelle catene logistiche sarebbe rientrato in tempi ragionevoli.
Purtroppo Vlad il matto ha deciso di condurre la sua scampagnata esattamente quando l'occidente stava superando i problemi virali e questo conflitto, molto più del picco precedente, sta facendo deragliare il treno dell'economia, partendo dai carburanti per approdare in luoghi inaspettati.
Mi dicono per esempio che il nerofumo che si usa per colorare di nero gli pneumatici arriva proprio da miniere nel Donbass, e che adesso bisognerà sperare che finisca in fretta o allestire nuove miniere in Africa. Ed è solo una delle tante filiere improvvisamente interrotte.
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Re: Diario economico

Messaggioda maxer » 12 mag 2022 01:08

zampaflex ha scritto:
tenente Drogo ha scritto:comunque sull'inflazione purtroppo avevo ragione io


Stavo per scrivere un commento in autonomia ma mi hai preceduto.
Comunque no, non è esattamente vero che tu (e Gianni) avevate ragione; il picco derivante dai consumi drogati dai contributi coviddiani e dai disturbi nelle catene logistiche sarebbe rientrato in tempi ragionevoli.
Purtroppo Vlad il matto ha deciso di condurre la sua scampagnata esattamente quando l'occidente stava superando i problemi virali e questo conflitto, molto più del picco precedente, sta facendo deragliare il treno dell'economia, partendo dai carburanti per approdare in luoghi inaspettati.
Mi dicono per esempio che il nerofumo che si usa per colorare di nero gli pneumatici arriva proprio da miniere nel Donbass, e che adesso bisognerà sperare che finisca in fretta o allestire nuove miniere in Africa. Ed è solo una delle tante filiere improvvisamente interrotte.

... ma chi te l' ha detto ?
Confessa, hai delle spie che ti informano costantemente dal Donbass (quello russo !) ...

guarda che lo dico al simpatico Alan Friedman :mrgreen:
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Re: Diario economico

Messaggioda gianni femminella » 12 mag 2022 11:20

zampaflex ha scritto:
tenente Drogo ha scritto:comunque sull'inflazione purtroppo avevo ragione io


Stavo per scrivere un commento in autonomia ma mi hai preceduto.
Comunque no, non è esattamente vero che tu (e Gianni) avevate ragione; il picco derivante dai consumi drogati dai contributi coviddiani e dai disturbi nelle catene logistiche sarebbe rientrato in tempi ragionevoli.
Purtroppo Vlad il matto ha deciso di condurre la sua scampagnata esattamente quando l'occidente stava superando i problemi virali e questo conflitto, molto più del picco precedente, sta facendo deragliare il treno dell'economia, partendo dai carburanti per approdare in luoghi inaspettati.
Mi dicono per esempio che il nerofumo che si usa per colorare di nero gli pneumatici arriva proprio da miniere nel Donbass, e che adesso bisognerà sperare che finisca in fretta o allestire nuove miniere in Africa. Ed è solo una delle tante filiere improvvisamente interrotte.


Grazie per avermi rammentato. Ovviamente la guerra ha aggiunto altre difficoltà, ha esasperato sicuramente i rincari, ma sono convinto che anche senza di questo ci sarebbero stati motivi sufficienti al rialzo dell'inflazione. Vedi ad esempio la situazione covid a Shangai, o la speculazione che ha preso il via sull'onda di quanto già sappiamo e che continua a nutrirsi del mercato che quantitativamente si è ripreso in questi due anni.
Roma, fecisti patriam diversis gentibis unam
Rutilio Namaziano, de reditu

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