Diario economico

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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 03 set 2013 11:19

harmattan ha scritto:
zampaflex ha scritto:.... Fuori target per i bimbi e destinato ai genitori? :wink:


Tranquillo...va bene per entrambi! In questo paese sono i padri che dicono ai figli: vai all'università , così da grande farai l'avvocato, e i soldi guadagnati li potrai investire nei BTP, in una bella casetta in Italia e aprendo un c/c alla Poste Italiane. Beeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!


Per ritornare in argomento: io conosco inglese, francese, un pochinoino di tedesco e posso capire spagnolo e portoghese. Mia moglie parla bene inglese e tedesco. Quindi andiamo liberamente in vacanza per il mondo senza mai porci problemi di essere compresi.
Però quando torno in ufficio vedo che il 90% delle persone non sa che quattro parole sgrammaticate di inglese (e quasi tutti i nostri fornitori sono esteri); spesso senti chi è stato all'estero in vacanza uscirsene con affermazioni segli inglesi scostanti e i francesi burberi e poi scopri che non conoscono alcuna lingua e si lamentano che all'estero non sanno l'italiano...anche questa abissale ignoranza incide sulla competitività del Paese! E non vuoi che uno che non sa le lingue abbia l'apertura mentale per non restare rinchiuso nell'orticello da te citato? Al massimo vanno a Mendrisio...
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 03 set 2013 13:41

zampaflex ha scritto:...anche questa abissale ignoranza incide sulla competitività del Paese! E non vuoi che uno che non sa le lingue abbia l'apertura mentale per non restare rinchiuso nell'orticello da te citato? Al massimo vanno a Mendrisio...


Lascia stare.....ho un esempio in famiglia di imprenditoria che all'estero è strarichiesta e andrebbe alla grande, ma non ne vogliono sapere e a loro basta l'Itaja :?
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 03 set 2013 14:14

I segni di ripresa in Europa (e anche in Italia) si consolidano sempre più.

http://soberlook.com/2013/09/euro-area-recovery-continues-could.html
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 03 set 2013 23:33

zampaflex ha scritto:I segni di ripresa in Europa (e anche in Italia) si consolidano sempre più.

http://soberlook.com/2013/09/euro-area-recovery-continues-could.html



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Re: Diario economico

Messaggioda megaMAX » 04 set 2013 00:29

harmattan ha scritto:
zampaflex ha scritto:I segni di ripresa in Europa (e anche in Italia) si consolidano sempre più.

http://soberlook.com/2013/09/euro-area-recovery-continues-could.html



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LOL!

Sempre pensato la stessa cosa... basta dire che "l'anno prossimo" ci sarà la ripresa, e ci si è sistemati...
http://ilbarbieredellabirra.forumfree.it/

"Un sogno, ero davanti ad Allah: "Sei stato un buon uomo, ti offro il Paradiso e 72 vergini per te". "Preferirei 48 troione e una cassa di vino..." Mi ha scacciato!"(cit. Francone)
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 04 set 2013 09:48

Beh, il nostro indice PMI manifatturiero è tornato positivo dopo DUE interi anni, c'è una concreta possibilità che si stia avviando finalmente un feedback positivo che trascini il recupero della domanda interna, la vera assente del panorama economico e causa della profonda crisi attuale.
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 04 set 2013 22:08

zampaflex ha scritto:Beh, il nostro indice PMI manifatturiero è tornato positivo dopo DUE interi anni, c'è una concreta possibilità che si stia avviando finalmente un feedback positivo che trascini il recupero della domanda interna, la vera assente del panorama economico e causa della profonda crisi attuale.


Rimaniamo nel campo delle opinioni.

Per me la domanda interna NON avrà nessun recupero per almeno i prossimi 4-5 anni, tranne qualche boccata d'ossigeno, per i seguenti motivi:

1) Deflazione salariale
La politica del lavoro è completamente bloccata in Italia: da una parte ci sono le masse di salariati (che sono anche la ex-massa di consumatori!) ormai quasi privi di ogni potere contrattuale. Sono i nuovi cinesizzati, con contratti da due soldi, atipici, di solidarietà, in cassa integrazione, a progetto, a contratto, ecc. Questa grande massa di individui ha esaurito il proprio potere consumistico, in parole povere sopravvivono e NON possono trainare nessuna domanda interna.
Dall'altra parte ci sono le grandi aziende, le PMI, alle prese con un costo del lavoro altissimo e mille problemi.

2) Pressione fiscale
La pressione fiscale è la matrice del punto 1 che rende il costo del lavoro insostenibile e le imprese soffrono. Di contro i salariati a busta paga hanno stipendi falcidiati dal 55% di tasse. Insomma stanno a mezzi cò Stato!

3)Disoccupazione
Altra nota dolente di questo paese. Non si assume perchè i punti 1 e 2 di cui sopra rendono difficile creare un equilibrio tra domanda e offerta. Le aziende, quelle che ancora non hanno fallito o non hanno delocalizzato
non assumono, e se lo fanno non offrono opportunità economiche di particolare respiro.

4) Deindustrializzazione
Ultimo punto che meriterebbe un approfondimento a parte, magari su un thread dedicato.

In sintesi:

Per ridare vita alla domanda interna occorrono più masse di consumatori, i quali per esser tali, devono avere a disposizione un surplus economico, generato o da incrementi salariali o da riduzione di pressione fiscale. Cosa che al momento è impossibile

E' inutile esaltarsi per un -0,2% di PIL ovvero per una contrazione minore delle attese oppure per una ripresina di un +0,5% di PIL dopo aver perso in pochi anni circa l'8,5% di PIL...le palle al piede dell'economia italiana sono e rimangono quei 4 punti che ho descritto sopra, e porteranno al classico CICLO dove durante una crisi vai giù più degli altri, poi recuperi un tantino (meno degli altri), e alla crisi successiva vai ancora più giù assestandoti a livelli del Burkina Faso.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 05 set 2013 10:50

harmattan ha scritto:E' inutile esaltarsi per un -0,2% di PIL ovvero per una contrazione minore delle attese oppure per una ripresina di un +0,5% di PIL dopo aver perso in pochi anni circa l'8,5% di PIL...le palle al piede dell'economia italiana sono e rimangono quei 4 punti che ho descritto sopra, e porteranno al classico CICLO dove durante una crisi vai giù più degli altri, poi recuperi un tantino (meno degli altri), e alla crisi successiva vai ancora più giù assestandoti a livelli del Burkina Faso.


Dimentichi gli effetti (positivi, neutri, negativi a secondo dei periodi e dei paesi) della bilancia commerciale con l'estero.
Tant'è che l'attuale miglioramento delle condizioni economiche interne è dovuto ad esso, e proprio ad esso si aggancerà piano piano il recupero della domanda interna.
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 06 set 2013 23:29

zampaflex ha scritto:
Dimentichi gli effetti (positivi, neutri, negativi a secondo dei periodi e dei paesi) della bilancia commerciale con l'estero.
Tant'è che l'attuale miglioramento delle condizioni economiche interne è dovuto ad esso, e proprio ad esso si aggancerà piano piano il recupero della domanda interna.


L'attuale miglioramento espresso da un fondamentale (pmi manifatt.) non esprime la ripresa del paese ed e' insufficiente a fare da traino alla domanda interna che e' morta. Il prossimo attacco in siria e l'acuirsi della crisi politica di questo governicchio non creeranno nessun clima favorevole economico.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 10 set 2013 22:58

Volete vedere che aspetto ha una crisi provocata dal ritiro dei capitali stranieri da un Paese?

Indonesia 2013...

http://soberlook.com/2013/09/update-on-indonesia-6-indicators-of.html

La prossima volta che qualcuno sminuirà il ruolo degli investitori stranieri nell'acquisto dei nostri titoli di stato, ripensate a questo post.
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Re: Diario economico

Messaggioda ugc » 11 set 2013 11:05

zampaflex ha scritto:Torniamo a parlare di cose serie (si fa per dire :wink: ).
Ecco il genere di risposte che mi aspetto dalla nostra industria: in un mondo dove la competizione è agguerrita come non mai ed il protezionismo semplicemente non può funzionare, si devono innovare i processi produttivi e/o le scelte di marketing e vendita strategiche. E' anche per esempi come questo che do dei delinquenti fiscali ai PRENDITORI che scappano oltre confine invece di ripensare le proprie aziende.

http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2013-08-29/tessile-mette-rete-filiera-071958.shtml?uuid=AbEv0MRI

"«Essere flessibili è l'unico modo per migliorare i risultati – aggiunge Brenna – e del resto se Zara ogni due settimane rinnova completamente i negozi è chiaro che oggi, data ormai per scontata la qualità, sia il servizio a fare la differenza». "

Posso dire di non essere assolutamente d'accordo con l'eliminazione della chiusura agostana? Ok per la flessibilità, ma quando in nome della flessibilità si deroga ad ogni logica produttiva non ci sto.
Un conto è diminuire il leadtime e garantire consegne nel più breve tempo possibile, un conto è tenere aperta un'azienda tutto l'anno solo perché il tuo cliente non è in grado di darti, due volte l'anno, la programmazione con tre settimane di anticipo. Con un minimo di gestione delle scorte e un commerciale che riesca a prevedere la domanda e non si limiti pedessequamente ed istericamente a seguirla non ci vuole veramente nulla.
Non so esattamente quanto impattino i costi fissi nella realtà tessile né quanto tempo necessitino per fare una manutenzione seria programmata, ma da sempre la soluzione più economica per produrre è di chiudere le fabbriche tre settimane in estate e due a natale. L'ideale (impossibile sindacalmente) sarebbe di avere tutti (ad eccezione della manutenzione) le ferie programmate nelle stesse giornate in maniera da ridurre l'assenteismo e massimizzare l'efficienza degli impianti.
Secondo punto: sono sinceramente stufo di sentir dire che la soluzione per la crisi italiana è innovare il prodotto e/o le fabbriche e che il nostro problema sono gli asiatici senza sindacati e senza diritti che lavorano 24/7. I nostri concorrenti sono la Germania, la Francia, l'Inghilterra, l'Olanda, l'Austria, la Svizzera, etc... tutti paesi dove (se si esculde clima e cucina :wink: :lol:) si vive come se non meglio che da noi, ma dove il costo del lavoro, dell'energia, dei trasporti, etc... è nettamente più basso e le regole sono nella stragrande maggioranza dei casi chiare e seguite da tutti.
Rien n'y fait, menace ou prière, l'un parle bien, l'autre se tait;
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 11 set 2013 12:02

ugc ha scritto:Posso dire di non essere assolutamente d'accordo con l'eliminazione della chiusura agostana? Ok per la flessibilità, ma quando in nome della flessibilità si deroga ad ogni logica produttiva non ci sto.
Un conto è diminuire il leadtime e garantire consegne nel più breve tempo possibile, un conto è tenere aperta un'azienda tutto l'anno solo perché il tuo cliente non è in grado di darti, due volte l'anno, la programmazione con tre settimane di anticipo. Con un minimo di gestione delle scorte e un commerciale che riesca a prevedere la domanda e non si limiti pedessequamente ed istericamente a seguirla non ci vuole veramente nulla.
Non so esattamente quanto impattino i costi fissi nella realtà tessile né quanto tempo necessitino per fare una manutenzione seria programmata, ma da sempre la soluzione più economica per produrre è di chiudere le fabbriche tre settimane in estate e due a natale. L'ideale (impossibile sindacalmente) sarebbe di avere tutti (ad eccezione della manutenzione) le ferie programmate nelle stesse giornate in maniera da ridurre l'assenteismo e massimizzare l'efficienza degli impianti.
Secondo punto: sono sinceramente stufo di sentir dire che la soluzione per la crisi italiana è innovare il prodotto e/o le fabbriche e che il nostro problema sono gli asiatici senza sindacati e senza diritti che lavorano 24/7. I nostri concorrenti sono la Germania, la Francia, l'Inghilterra, l'Olanda, l'Austria, la Svizzera, etc... tutti paesi dove (se si esculde clima e cucina :wink: :lol:) si vive come se non meglio che da noi, ma dove il costo del lavoro, dell'energia, dei trasporti, etc... è nettamente più basso e le regole sono nella stragrande maggioranza dei casi chiare e seguite da tutti.


Allora, da dove cominciamo? :D
1) nemmeno io sono d'accordo con l'abolizione della chiusura per ferie o l'orario di lavoro iperesteso; quello che ho gradito è la flessibilità dimostrata in una situazione critica per potere battere la concorrenza in un momento in cui la situazione aziendale non facile lo richiedeva e a patto di potere poi recuperare il riposo non fatto in un altro periodo. Se leggi bene, l'iniziativa (volontaria) ha previsto la reperibilità per un gruppetto di lavoratori, un po' come fanno negli ospedali o in altri servizi H24. La programmazione, quando sei cliente di un'azienda come Zara che rinnova le collezioni ogni due settimane, non la puoi proprio fare purtroppo.
2) il costo del lavoro in Europa è PIU' ALTO che da noi, sono la burocrazia e le norme bizantine sul lavoro a scoraggiare gli investimenti esteri, nonostante la nostra ottima produttività (Nuovo Pignone insegna). Solo che oramai tutti si sono costruiti l'immagine del paese da buttare e non ne usciamo. Dove effettivamente perdiamo il confronto? Nelle lavorazioni ad intenso uso di energia, che da noi costa di più sia per ragioni industriali che per ragioni storiche (opposizione al nucleare).
3) Ho lavorato in una azienda tessile per dodici anni, quindi posso illustrare. :wink: I costi fissi sono elevati (telai, macchine jacquard, macchine per tintoria e finissaggio costano un botto); il personale serve numeroso e quindi devi far girare gli impianti il più possibile per ammortizzarli. Per fortuna i fermi tecnici sono sporadici e brevi, più di pulizia che di ricondizionamento.

Faccio ora un esempio che si potrebbe tranquillamente riferire al punto due: Zegna produce in Svizzera (Stabio, Mendrisio, Rancate, tutti in Canton Ticino), occupa oramai almeno duemila persone e di queste il 90% sono italiani frontalieri. Il costo del lavoro è IL DOPPIO di quello che sarebbe in Italia (busta paga netta: da 2500-3000 euro IN SU; i contributi sono più bassi, ma non coprono neanche lontanamente la differenza). La flessibilità nell'uso della manodopera nel settore da noi è cosa acquisita da tempo (turnazione, riposi compensativi, scorrimenti...). I contributi a fondo perduto all'innovazione ci sono anche da noi.
Allora, perché mai non se ne tornano in Italia a produrre? La ragione NON PUO' essere industriale. Caxxo. Questi qui non vogliono pagare le tasse in Italia! E sono stufo! Obiettivo 2050: morte dei paradisi fiscali!!! :evil:
(per esempio leggete questo articolo del 98 http://archiviostorico.corriere.it/1998/giugno/08/Zegna_bis_Svizzera_co_0_9806089088.shtml)
(altro esempio relativo alla tassazione: http://www.linkiesta.it/svizzera-moda -> notare che la temporanea importazione senza pagamento dei dazi e IVA esiste da decine di anni anche in tutta l'Unione Europea, tant'è che Olanda e Belgio sono strapiene di magazzini di questo tipo per le merci che arrivano soprattutto dall'Asia).
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Re: Diario economico

Messaggioda ugc » 11 set 2013 15:40

zampaflex ha scritto:
ugc ha scritto:Posso dire di non essere assolutamente d'accordo con l'eliminazione della chiusura agostana? Ok per la flessibilità, ma quando in nome della flessibilità si deroga ad ogni logica produttiva non ci sto.
Un conto è diminuire il leadtime e garantire consegne nel più breve tempo possibile, un conto è tenere aperta un'azienda tutto l'anno solo perché il tuo cliente non è in grado di darti, due volte l'anno, la programmazione con tre settimane di anticipo. Con un minimo di gestione delle scorte e un commerciale che riesca a prevedere la domanda e non si limiti pedessequamente ed istericamente a seguirla non ci vuole veramente nulla.
Non so esattamente quanto impattino i costi fissi nella realtà tessile né quanto tempo necessitino per fare una manutenzione seria programmata, ma da sempre la soluzione più economica per produrre è di chiudere le fabbriche tre settimane in estate e due a natale. L'ideale (impossibile sindacalmente) sarebbe di avere tutti (ad eccezione della manutenzione) le ferie programmate nelle stesse giornate in maniera da ridurre l'assenteismo e massimizzare l'efficienza degli impianti.
Secondo punto: sono sinceramente stufo di sentir dire che la soluzione per la crisi italiana è innovare il prodotto e/o le fabbriche e che il nostro problema sono gli asiatici senza sindacati e senza diritti che lavorano 24/7. I nostri concorrenti sono la Germania, la Francia, l'Inghilterra, l'Olanda, l'Austria, la Svizzera, etc... tutti paesi dove (se si esculde clima e cucina :wink: :lol:) si vive come se non meglio che da noi, ma dove il costo del lavoro, dell'energia, dei trasporti, etc... è nettamente più basso e le regole sono nella stragrande maggioranza dei casi chiare e seguite da tutti.


Allora, da dove cominciamo? :D
1) nemmeno io sono d'accordo con l'abolizione della chiusura per ferie o l'orario di lavoro iperesteso; quello che ho gradito è la flessibilità dimostrata in una situazione critica per potere battere la concorrenza in un momento in cui la situazione aziendale non facile lo richiedeva e a patto di potere poi recuperare il riposo non fatto in un altro periodo. Se leggi bene, l'iniziativa (volontaria) ha previsto la reperibilità per un gruppetto di lavoratori, un po' come fanno negli ospedali o in altri servizi H24. La programmazione, quando sei cliente di un'azienda come Zara che rinnova le collezioni ogni due settimane, non la puoi proprio fare purtroppo.

Chiamasi paradigma. Se si vuole, si può fare. Solo che è più comodo far correre la produzione. Ho tutta una serie di aneddoti a proposito, ma non voglio annoiarvi...
zampaflex ha scritto:2) il costo del lavoro in Europa è PIU' ALTO che da noi, sono la burocrazia e le norme bizantine sul lavoro a scoraggiare gli investimenti esteri, nonostante la nostra ottima produttività (Nuovo Pignone insegna). Solo che oramai tutti si sono costruiti l'immagine del paese da buttare e non ne usciamo. Dove effettivamente perdiamo il confronto? Nelle lavorazioni ad intenso uso di energia, che da noi costa di più sia per ragioni industriali che per ragioni storiche (opposizione al nucleare).

Boh, nelle mie aziende gli stabilimenti italiani a partire dal 2005/2006 piano piano son diventati i più cari...slowly but steadly... ad esempio nel 2002 il costo UK era il 30% più alto, anche a causa della sterlina forte. Ora è del 25% più basso. Germania e Austria idem. Solo il Belgio è rimasto stabilmente caro...ma non credo sia da prendere ad esempio :D

zampaflex ha scritto:3) Ho lavorato in una azienda tessile per dodici anni, quindi posso illustrare. :wink: I costi fissi sono elevati (telai, macchine jacquard, macchine per tintoria e finissaggio costano un botto); il personale serve numeroso e quindi devi far girare gli impianti il più possibile per ammortizzarli. Per fortuna i fermi tecnici sono sporadici e brevi, più di pulizia che di ricondizionamento.

Ok, capital intensive con bassa manutenzione. Bel business :D
zampaflex ha scritto:Faccio ora un esempio che si potrebbe tranquillamente riferire al punto due: Zegna produce in Svizzera (Stabio, Mendrisio, Rancate, tutti in Canton Ticino), occupa oramai almeno duemila persone e di queste il 90% sono italiani frontalieri. Il costo del lavoro è IL DOPPIO di quello che sarebbe in Italia (busta paga netta: da 2500-3000 euro IN SU; i contributi sono più bassi, ma non coprono neanche lontanamente la differenza). La flessibilità nell'uso della manodopera nel settore da noi è cosa acquisita da tempo (turnazione, riposi compensativi, scorrimenti...). I contributi a fondo perduto all'innovazione ci sono anche da noi.
Allora, perché mai non se ne tornano in Italia a produrre? La ragione NON PUO' essere industriale. Caxxo. Questi qui non vogliono pagare le tasse in Italia! E sono stufo! Obiettivo 2050: morte dei paradisi fiscali!!! :evil:
(per esempio leggete questo articolo del 98 http://archiviostorico.corriere.it/1998/giugno/08/Zegna_bis_Svizzera_co_0_9806089088.shtml)
(altro esempio relativo alla tassazione: http://www.linkiesta.it/svizzera-moda -> notare che la temporanea importazione senza pagamento dei dazi e IVA esiste da decine di anni anche in tutta l'Unione Europea, tant'è che Olanda e Belgio sono strapiene di magazzini di questo tipo per le merci che arrivano soprattutto dall'Asia).


Boh, non so come funzioni esattamente in Zegna ma dalla mia esperienza posso affermare quanto segue senza alcun timore. Per aziende labour intensive non c'è alternativa al giorno d'oggi alla delocalizzazioni in paesi tanto più a basso costo quanto più il lavoro è necessariamente svolto a mano, dall'est europa all'asia, africa e così via.
Per aziende capital intensive entrano invece in gioco il costo dell'energia, la facilità di accedere al credito e la possibilità di ottenere sgravi a seguito di investimenti, la flessibilità della forza lavoro, la certezza delle regole e il loro rispetto, l'esigibilità dei contratti e la serietà della controparte sindacale e, anche, la tassazione sugli utili. Pensare che sia solo quest'ultimo punto a spingere le aziende ad attraversare il confine verso il Canton Ticino o il Tirolo, la Carinzia, la Slovenia, etc... è per me un errore.
In Italia una persona che guadagna 1000€ costa all'azienda più di 2500€. Un rapporto del genere non c'è in nessun paese eccetto Norvegia e forse Svezia. Il fatto che in svizzera si guadagni il doppo non vuol dire che il costo del lavoro effettivamente sia il doppio, a parità di produttività.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 12 set 2013 10:17

Sono stato facile profeta. In anni di difficoltà di bilancio, la Germania deve essersi stancata del dumping fiscale ed ecco la spinta della UE verso una maggiore uniformità dei trattamenti delle imposte sui redditi aziendali...

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-12/bruxelles-contro-fisco-soft-092143.shtml?uuid=Abn0uuVI
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 12 set 2013 15:38

zampaflex ha scritto:2) il costo del lavoro in Europa è PIU' ALTO che da noi, sono la burocrazia e le norme bizantine sul lavoro a scoraggiare gli investimenti esteri, nonostante la nostra ottima produttività (Nuovo Pignone insegna). Solo che oramai tutti si sono costruiti l'immagine del paese da buttare e non ne usciamo. Dove effettivamente perdiamo il confronto? Nelle lavorazioni ad intenso uso di energia, che da noi costa di più sia per ragioni industriali che per ragioni storiche (opposizione al nucleare).


Non so a quale nazioni ti riferisci, ma è in Italia che si pagano più tasse rispetto agli altri paesi. Escludendo le tasse sul lavoro in Francia, in Germania, UK e Spagna hanno percentuali decisamente più "umane" e tollerabili:

Immagine

Le norme bizantine di cui parli, più la burocrazia, servono solo a quella galassia sterminata di cosche e lobby per campare, logicamente sulla pelle dei cittadini.
Tanto per farti un esempio, sono tornato ieri da Bristol dove un paio di amici hanno felicemente aperto un'attività commerciale in città, e l'idea è di fare lo stesso anche con l'attività di mia moglie. Ti chiederai perchè certi italiani vanno al'estero ad investire e da noi non vuol venire nessuno? Ma è semplice no!??

1) qui (a Roma!) per ottenere la licenza commerciale ci sono voluti 4 mesi, ossia 120 (centoventi!) giorni, senza contare le incaz zature per i ritardi e i servizi da quarto mondo. In UK occorrono 2 (leggasi due!) giorni lavorativi, senza andare a pregare nessuno in municipio.

2) sempre qui, a Roma, per costituire una nuova società (srl) il commercialista ci ha chiesto 2500 euro, mentre lì la Limited Company non costa una sega e non c'è bisogno di rivolgersi a loschi figuri in giacca e cravatta che lucrano per un timbro e una firma

3) il capitale sociale da noi deve esser minimo 10mila euro, in UK minimo 100 sterline

4) In UK non c'è bisogno di iscriversi alla camera di commercio, non esiste la ritenuta d’acconto e nemmeno vengono richiesti acconti d’imposta e le tasse sugli utili sono appena il 20%

5) la gestione della srl di mia moglie costa qualcosa come 4500€ annui, mentre in UK 1/5.

Devo andare avanti???

In altri paesi la gente è allegra, spensierata, perchè sa di vivere in un sistema-paese che offre opportunità, e non come da noi dove non ci sono più prospettive per il futuro, dove i servizi pubblici sono inesistenti, dove l'asilo nido costa 600€ al mese, l'affitto della casa uno stipendio intero e per muoversi in città con i mezzi pubblici occorrono 2 ore per fare 20 km. Il lunedì sera il centro di Bristol era pieno, mentre qui a Roma c'è il deserto dei tartari, tutti rintanati a casa a guardare sky perchè il 15 del mese hanno già finito i soldi.
Il paese è da buttare NON per una questione di immagine caro Zampa, ma per un'effettiva realtà palpabile. E' inutile quindi fare i partigiani, gli eroi, è invece necessario essere obiettivi e ammettere che siamo un paese gestito male, con la solita classe dirigente autoreferenziale (puntualmente ri-votata!) e una gran massa di parassiti.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 12 set 2013 16:28

harmattan ha scritto:
zampaflex ha scritto:2) il costo del lavoro in Europa è PIU' ALTO che da noi, sono la burocrazia e le norme bizantine sul lavoro a scoraggiare gli investimenti esteri, nonostante la nostra ottima produttività (Nuovo Pignone insegna). Solo che oramai tutti si sono costruiti l'immagine del paese da buttare e non ne usciamo. Dove effettivamente perdiamo il confronto? Nelle lavorazioni ad intenso uso di energia, che da noi costa di più sia per ragioni industriali che per ragioni storiche (opposizione al nucleare).


Non so a quale nazioni ti riferisci, ma è in Italia che si pagano più tasse rispetto agli altri paesi. Escludendo le tasse sul lavoro in Francia, in Germania, UK e Spagna hanno percentuali decisamente più "umane" e tollerabili:

Il paese è da buttare NON per una questione di immagine caro Zampa, ma per un'effettiva realtà palpabile. E' inutile quindi fare i partigiani, gli eroi, è invece necessario essere obiettivi e ammettere che siamo un paese gestito male, con la solita classe dirigente autoreferenziale (puntualmente ri-votata!) e una gran massa di parassiti.


Parlavamo di costo del lavoro, non di tassazione degli utili d'impresa.
Che l'Italia sia gestita male invece non ci piove.
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Messaggioda harmattan » 12 set 2013 17:07

zampaflex ha scritto:
harmattan ha scritto:
zampaflex ha scritto:2) il costo del lavoro in Europa è PIU' ALTO che da noi, sono la burocrazia e le norme bizantine sul lavoro a scoraggiare gli investimenti esteri, nonostante la nostra ottima produttività (Nuovo Pignone insegna). Solo che oramai tutti si sono costruiti l'immagine del paese da buttare e non ne usciamo. Dove effettivamente perdiamo il confronto? Nelle lavorazioni ad intenso uso di energia, che da noi costa di più sia per ragioni industriali che per ragioni storiche (opposizione al nucleare).


Non so a quale nazioni ti riferisci, ma è in Italia che si pagano più tasse rispetto agli altri paesi. Escludendo le tasse sul lavoro in Francia, in Germania, UK e Spagna hanno percentuali decisamente più "umane" e tollerabili:

Il paese è da buttare NON per una questione di immagine caro Zampa, ma per un'effettiva realtà palpabile. E' inutile quindi fare i partigiani, gli eroi, è invece necessario essere obiettivi e ammettere che siamo un paese gestito male, con la solita classe dirigente autoreferenziale (puntualmente ri-votata!) e una gran massa di parassiti.


Parlavamo di costo del lavoro, non di tassazione degli utili d'impresa.
Che l'Italia sia gestita male invece non ci piove.


Devi necessariamente considerare che chiunque fa impresa in Italia non paga solo per il costo del lavoro, ma anche un'infinità di tasse che sommate fanno la differenza con gli altri paesi. L'imprenditore che in UK o Germania ha un costo del lavoro più alto dell'Italia risparmia sempre ed in ogni caso perchè da noi paghi ritenuta d'acconto, commercialista, notaio, variazioni societarie, insegne pubblicitarie, ASL, Vigili Urbani, fumi di scarico, smaltimenti rifiuti, bollo auto, canone RAI e una miriade di caz zate che non servono a nulla, se non ad ingrassare alcune figure.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 13 set 2013 11:34

A questa gente bisogna spezzare le gambe. Non basta più l'acido in stile mafia sicula, qui ci vuole qualche energumeno della mafia russa che li squarti ben bene! :evil: :evil:

Articolo Reuters. Protagonista la LCH (London Clearing House).

Btp, possibili effetti negativi da nuovi vincoli LCH, sconcerto in settore 12/09/2013 18:45 - RSF

* LCH ha introdotto vincoli su esposizione in Btp, utilizzo CCdG
* Autorità italiane ed estere scettiche su mossa
* Citi: per banche italiane repo e funding più difficili

di Valentina Za e Luca Trogni
MILANO, 12 settembre(Reuters) - Il mercato obbligazionario teme effetti negativi sui Btp dalle nuove misure che la clearing house LCH.Clearnet ha preso a inizio agosto per cautelarsi nei confronti del sistema-Italia. Anche se per il momento l'impatto atteso da più di unoperatore non si è manifestato.
Da un lato LCH ha fissato, per chi utilizza le sue garanzie, limiti più stringenti sull'esposizione in titoli di Stato italiani, dall'altro ha tolto la propria garanzia in caso di default della Cassa diCompensazione e Garanzia (CCdG), ovvero di una società con cui lavora in interoperabilità da più di 10 anni e che fa parte della stessa società-mercato, il gruppo London Stock Exchange (LSE.L).
La decisione è stata introdotta dal 5 agosto "dopomesi di contatti informali con autorità italiane, come Tesoro e Banca d'Italia, ma anche europee, a partire dalla Bce, scettiche sul provvedimento" spiega una fonte vicina al dossier.
Non è stato possibile avere un commento dai soggetti interessati.
Gli incontri con le autorità non hanno evidentemente smosso LCH, già criticata da molti operatori di mercato per non aver mai abbassato i margini sui titoli di Stato italiano dopo averli alzati nell'agosto 2012 quando lo spreaditaliano era in area 450-500 punti base. La discesa del differenziale, consolidata da mesi in area 250-300 punti base, non ha infatti portato ad alcuna revisione dei margini come atteso da molti.
Delle nuove misure LCH hanno parlato in luglio gli specialist in titoli di Stato italiani nella riunione mensile
con il Tesoro. "C'era l'idea di possibili turbolenze, ma poi effettivamente non vi è stato alcun impatto" commenta una persona presente alla riunione.
LIMITI ESPOSIZIONE:POSSIBILE VINCOLO A MERCATO RIALZISTA
La fonte vicina al dossier conferma che "sinora non ci sono stati effetti, ma non si può escludere che ci saranno in futuro sia sul secondario sia sul mercato repo". La decisione penalizzerebbe il mercatosecondario dei titoli di Stato italiani e in prospettiva anche le aste, perché il compratore sul primario potrebbe poi avere un portafoglio di Btp da utilizzare sui mercati che eccede i limiti LCH.
"I limiti di esposizione fissati sono alti, ma se il mercato entrasse in un fase di euforia, come abbiamo visto in passato, i limiti non sarebbero più cosi elevati" commenta la fonte vicina al dossier. "In fase di mercato in crescita i limiti disincentiverebbero soprattutto le banche d'affari internazionali che lavorano sui Btp (le italiane utilizzano principalmente la CCdG). A quel punto avrebbero due possibilità: non lavorare oltre i limiti sui titoli di Stato italiani o lavorare direttamente banca contro banca senza contropartecentrale" aggiunge.
CITIBANK: PER BANCHE ITALIANE PEGGIORA LAVORO SU REPO
Secondo un rapporto di Citi "la decisione della London Clearing House di ridurre la sua esposizione verso l'Italia spingerà molte banche a muoversi sui repobilaterali". Ma questi repo probabilmente avranno costi più alti e dimensioni più ridotte di quando LCH era presente come intermediario.
Il mercato repo, che ha volumi di gran lunga maggiori a quello cash, è utilizzato dalle banche italianesoprattutto per finanziarsi impegnando Btp, mentre le estere principalmente danno liquidità per prendere titoli. Questo aumenta il rischio di controparte degli isitituti di credito stranieri verso le banche italiane, un rischio che le misure LCH evidenziano.
Citi stima in 70 miliardi su un totale di 130 il valore dei repo privati da parte di banche italiane che passano da LCH e prevede che la maggior parte saranno ora rifinanziati in altro modo.
Gli strategist della banca non escludono che gli istituti italiani, viste le maggiori difficoltà sul mercato repo, possano alleggerire la propria posizione in titoli di Stato innescando vendite anche da parte di investitori internazionali. Una possibilità che spinge Citi a consigliare la vendita di Btp contro Bund o Bonos, e la vendita di bond bancari italiani contro bond corporate italiani o bond bancari di paesi 'core'. E a prevedere, più in generale, una possibile riduzione della liquidità sui Btp e della capacità di funding delle banche italiane.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 16 set 2013 10:00

Come si fa a non essere d'accordo? Meno tasse su lavoro e redditi di impresa compensate da più tasse su consumi (IVA) e beni (IMU) a parità di gettito. E' una politica più liberale di quella attuale, più efficiente, efficace e di stimolo. Potrebbe per assurdo portare ad un aumento del gettito fiscale. Ma la politica italiana preferisce ignorare tutto ciò, e quei grandissimi coglioni della nostra destra addirittura la boicottano in compagnia del teatrante pentastellato. A dimostrazione che siamo un paese strano, e che dall'estero hanno ragione a giudicarci male, quasi sempre.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-15/scrive-legge-stabilita-strada-162720.shtml?uuid=AbIfyvWI
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 19 set 2013 15:30

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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 20 set 2013 14:21

Interessante resoconto sul mondo dell'alta finanza visto dall'interno da un "bancario" che si è arricchito assai.

http://www.theguardian.com/commentisfree/2013/sep/19/private-banker-investment
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Re: Diario economico

Messaggioda tasteclimber » 20 set 2013 20:53

Fisco, maxi frode da 50 mln. Arrestato manager

http://tg.la7.it/cronaca/video-i749902

Notizia che imperversa sul web, ma morire che si citi il nome del bel tomo!!
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Re: Diario economico

Messaggioda megaMAX » 20 set 2013 23:55

tasteclimber ha scritto:Fisco, maxi frode da 50 mln. Arrestato manager

http://tg.la7.it/cronaca/video-i749902

Notizia che imperversa sul web, ma morire che si citi il nome del bel tomo!!


Veramente il nome è nell'articolo linkato in homepage del Corriere:

http://milano.corriere.it/milano/notizi ... 4549.shtml
http://ilbarbieredellabirra.forumfree.it/

"Un sogno, ero davanti ad Allah: "Sei stato un buon uomo, ti offro il Paradiso e 72 vergini per te". "Preferirei 48 troione e una cassa di vino..." Mi ha scacciato!"(cit. Francone)
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 21 set 2013 09:55

megaMAX ha scritto:
tasteclimber ha scritto:Fisco, maxi frode da 50 mln. Arrestato manager

http://tg.la7.it/cronaca/video-i749902

Notizia che imperversa sul web, ma morire che si citi il nome del bel tomo!!


Veramente il nome è nell'articolo linkato in homepage del Corriere:

http://milano.corriere.it/milano/notizi ... 4549.shtml


Eccolo lì, il bastardo di turno! Da segnalare subito lunedì ai colleghi cattoleghisti, razzisti e incalliti sostenitori del Delinquente per proprietà transitiva! Uno di questi è proprio di Usmate! :evil:
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 24 set 2013 10:47

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