de magistris ha scritto:Spero non si sia capito questo.
Non è questione di abbassare il volume o di dedicarsi prima a cambiare la cultura, ma di non perdere mai di vista la "risposta" delle persone con cui vogliamo condividere certi punti di vista, rivoluzionari o "normali" che siano. Senza sottovalutare la potenza e l'onda lunga di un sasso gettato in uno stagno, se è il sasso e lo stagno sono quelli giusti. Non c'è niente da fare: per me i vini davvero assoluti, se ha senso una definizione del genere in un contesto densissimo di valori soggettivi, estetici e culturali, sono quelli in grado di coagulare un senso e un'aura autenticamente "corale", universalmente comprensibile, ripetibile, pacificatrice.
Ti faccio un altro esempio personale riprendendo il mio rapporto col Taurasi: puoi considerarlo il mio alto piemonte o rossese, scegli tu.
Dunque, dalle cose vecchie e nuove che ho assaggiato, da singole bottiglie ed esperimenti contadini ho maturato la convinzione che l'aglianico di Taurasi sia potenzialmente un vino in grado di sedersi affianco ai grandissimi. E che possa ogni anno tirar fuori un tot di interpretazioni over 90, tanto per capirci, e non così raramente la zampata over 95.
Decido di confrontare la mia convinzione con altri colleghi e appassionati, organizzo gratis et amore dei una presentazione annuale della nuova vendemmia, posto le note delle bevute che dovrebbero "dimostrare" nel bicchiere quanto sto dicendo, cerco di condividere delle informazioni che consentano alle persone di inquadrare le specificità della zona e del vitigno e di valutarlo per quello che è e non può non essere, senza attendersi ad esempio che faccia il nebbiolo o il sangiovese. E' sufficiente per stabilire che ho "ragione"?
Purtroppo no. Se la percezione diffusa delle persone che approfondiscono il tema Taurasi continua ad essere molto diversa dalla mia, io ne devo prendere atto e continuare ad approfondire la storia, anche se sono certo rispetto alla mia onestà intellettuale che un paio di bocce di Molettieri '01 erano davvero da 95/100, che Urciuolo '99 aperto con adeguato anticipo se la può giocare con diversi pari annata di Langa o che alcuni 2005 hanno le palle per aggiungere un bel po' di punti al loro curriculum. Può darsi che il tempo avvicini le posizioni, può darsi di no. Può darsi che qualcuno si accorga prima di certe potenzialità, qualcuno dopo. Ma ad un appassionato vero non sono queste le cose che dovrebbero spostare la nervatura, se solo della più appassionata delle passioni si tratta.
Non so se sono più chiaro così. Insomma, non credo che il grande vino viva in sé stesso o in qualche bottiglia sinceramente e seriamente stupefacente, ma lo diventi davvero solo quando viene riconosciuto come tale da persone con percorsi e sensibilità diverse.
Se vogliamo inquadrare il discorso in un contesto più ampio, altrimenti è chiaro che il grandissimo vino per me può essere anche l'aglianico che faceva zio ciccio a Montecalvo o per mia cugina il Patrimo bevuto con le amiche in una sera speciale.
Esimo Dott. Ing. Cav. Lup. Mann. De Magistris non vorrà mica farci credere che un tipologia di spremuta d'uva di cui ci sono in giro dei 1968 da 96 punti e oltre, dei 2001 che cita Lei da punteggi simili (si, ho aperto un 5 querce ris. 01 qualche mese fa ), dei 1928 ancora bevibili e dei 1999 da paura siano dei grandi vini ? Mica sta parlando di denominazioni che iniziano con la B (anzi faccia cambiare la docg in Baurasi se vuol avere delle chanches).
Non crederà mica che negli ambienti dei VERI appassionati che variano le loro bevute alla stessa frequenza con cui la Binetti cambia fidanzato possa passare questa sua strampalata tesi ?