Mi permetto di postare qui che ritengo sia il luogo più adeguato
Weekend di capodanno nelle Langhe, si è bevuto benino, speravo ne scrivesse Francesco ma evidentemente ha meno tempo di me, ma i vini meritano di essere raccontati
Domenica 30/12.
Clerico Cibot Mentin Ginestra 1982
unica bottiglia che mi viene proposta coperta, Francesco mi chiede se è troppo avanti, io rispondo, alla prima snasata, convinto di no, anzi che è un gran bel Brunello……il suo sguardo mi fa capire che non c’ho propriamente preso.
Metto in bocca, ben terziarizzato, sanguineo, leggermente ferroso,….”dai però è Sangiovese……..ah siamo in Langa………”
In 5 minuti effettivamente si sporca parecchio, tira fuori note di cassettone e leggermente brodose, provo a salvarmi in corner dicendo che ora la Langa vecchia viene fuori, ma ormai è tardi!
Vino fiammifero, 5 minuti di luce intensa, non propriamente territoriale (ma a me capita spesso di scambiare nebbiolo molto vecchi per sangiovese e viceversa) ma sicuramente piacevole per poi spegnersi velocemente. Sicuramente troppo avanti come aveva giustamente detto Francesco, che lo aveva seguito fin dall’apertura, mi sarebbe piaciuto berlo qualche anno prima per poter giudicare meglio, se però i vini di Clerico prima maniera (tradizionalità e botte grande) erano questi, discorso commerciale a parte, non so che vantaggi potesse cercare dal passaggio al modernismo, oltre ad un maggior pulizia, conseguibile anche senza rivoluzioni…….
Dauvissat Les Preuses 1996 da Magnum
Aperto con largo anticipo affilatissimo, mineralissimo, gessosissimo, bevibilissimo anche perché non troppo scheletrico. Una gran bella figliuola magra ma con le curve nei punti giusti. Sicuramente uno dei migliori Chablis della mia vita
Cornas Robert Michel 1998
Estrema gioventù per il vino del produttore guru della zona di Cornas, molto affilato, fratta scura e spezie a gogò, poca pasta di olive ed estrema pulizia. Vino di gran classe, con la seria impressione di averlo stappato troppo presto, peccato che il produttore sia già andato “in pensione”, ha lasciato però vigneti (che erano in affitto) e cantina all’ottimo Guillaume Gilles che lascia ben sperare per il futuro.
Jacques Selosse Le bout du Clos
Pinot Nero di Borgogna, stranamente in una nuance più chiara, e con strane bolle (
) che però non disturbano la bevuta anche ad un bollofobo come me! Gran boccia e matrimonio d’amore con il culatello.
Julien Labet Fleur de Savignin 2011
Quando si beve un vino come questo, semplice ma gustosissimo e dalla beva assassina e mi dicono quello che costa, mi convinco sempre di più che fra Francia e Italia sui bianchi la partita sia veramente durissima………..
Lunedì 31/12
Comtes Lafon Meursault Perrieres 2009
Primo Borgogna bianco 2009 veramente ma veramente buono, vino già di un equilibrio esemplare, naso floreale con una leggera nota burrosa, minerale, presente ma assolutamente integrata e non disturbante la nota che avrei definito di polvere pirica, ma mi permetto di fare mio un aggettivo che trovo azzeccatissimo, usato da Paolino-De Magistris su un Meursault di Germain IODATA.
La bocca è veramente tridimensionale, impatto largo ma affilato e soprattutto persistenza infinita.
G. Mascarello Bricco 1990.
Stappiamo con il solito timore (anche perché non con le mie lame sono decisamente imbranato e rischio di far cadere il tappo dentro la bottiglia) versiamo e Francesco dice “che bella anguria” e io “che bell’Arancia”. Vino giocato tutto sulla finezza, non è un campione assoluto come il Monprivato pari annata (per me miglior performer di Langa), ma si finisce per rimarcare sempre il solito discorso, che quando Mascarello se la gioca veramente con tutti………
Certo che se i tutti sono
Rayas 1978
Bottiglia fra il mitico e il mitologico stappata con estremo timore reverenziale, il sorriso a 32 denti di Francesco appena lo porta al naso, elimina però ogni dubbio.
Lo annuso anch’io e rimango spiazzato, non ne ho mai bevuti di neanche lontanamente così vecchi, non c’è la solita brillantezza, non c’è il floreale esplosivo, l’alternanza di frutto bianco e rosso, il profilo è da grande Barolo, molto autunnale, fiori secchi, mineralità ferrosa, punta di liquirizia, anche se l'immagine che più mi rimane in testa è quella di un pinot nero di Borgogna coltivato in Cote Brune.
La cosa più incredibile è la bocca, l’impatto è saturante, animale ma non sporco, sanguigno (ritorna il ferro), radicioso, azzera il mio parametro di persistenza!
La faccia di Francesco è però perplessa, mi chiede se ci sento una punta di tappo, io dentro di me sorrido ripensando a Clerico, e al fatto che non sono l’unico a sparare str0nz....
Incredibilmente però durante la cena nel bicchiere si sporca, tira fuori note da straccio bagnato che vanno e vengono, il vino a d intervalli si ripulisce ma non torna mai solare come era appena stappato e come non avevo mai sentito un vino di più di 30 anni.
Il sospetto che una componente tappo, come Francesco aveva precocemente detto, abbia guastato questo grande capolavoro un po’ effettivamente c’è, non un tappo che non ha tenuto, probabilmente non tca (se non a livello molto basso), ma comunque una contaminazione batterico-fungina.
Peccato, già così è stata una bottiglia stratosferica, chissà cose avrebbe potuto tirare fuori se ci fosse stato il crescendo nel bicchiere che era lecito attendersi.
Quintarelli Amarone della Valpolicella 1986
Un mesetto fa in una bevuta a casa Alì, parlando con Claudio, Winedoc, Vinogodi e altri ci si interrogava su quale fosse il più grande vino italiano, i nomi ricorrenti erano più o meno sempre gli stessi, Monfortino in testa, le riserve di Biondi Santi, Soldera (chi sa chi l’ha nominato…….
) io ero logicamente d’accordo ma al mio stupore che nessuno nominasse le riserve di Quintarelli, c’è stato un mea culpa pressoché generale.
Ecco questo 1986 una riserva non è ma la partita se la gioca molto bene lo stesso.
Erano 3-4 anni che non lo bevevo, e me lo ricordavo come uno degli Amarone annata più”dolci” da me assaggiati (a livello della riserva 85) ora la componente zuccherina, seppur presente è decisamente più amalgamata, l’equilibrio è raggiunto anche se la vita davanti sembra ancora molto lunga. Al naso mia figlia (5 anni e mezzo) dice amarena, e ci azzecca come non mai, pasta di cacao, chiodi di garofano e un pizzico di cannella.
La bocca è un carrarmato, larga, glicerica ma molto armonica, detto della componente zuccherina, anche l’alcool ben presente in etichetta è integrato perfettamente nella struttura (altro che chateauneuf du pape), anche qui le papille gustative violentate ci mettono un bel po’a resettarsi.
Grande bottiglia, degna conclusione di una grande serata.
A mezzanotte brindisi con bolla (non chiedetemi cosa, ricordo solo che era franzosa) stappata da Francesco con una sciabolata con coltello da cucina,
chapeau!! Degna conclusione di un bellissimo weekend per cui va il mio doveroso ringraziamento pubblico a Francesco e Daniela per la solita grande ospitalità!
Quindici contro quindici, e una palla ovale. Non c'è bisogno d'altro, neanche dell'arbitro.
Ci arrabbiamo se vinciamo senza stile. E non prendiamo neppure in considerazione l'eventualità di perdere.
Josh Kronfeld (All Black)