vignadelmar ha scritto:Tu Rossano sulla Franciacorta cosa ne pensi ??
Mi piacerebbe leggere la tua opinione.
Ciao
Ritengo che la Franciacorta non sia un territorio storicamente vocato alla vitivinicoltura di qualità, e che la frizzante macchina da guerra commerciale del bresciano abbia avuto una brillante inutizione nell'immaginare come proprio cavallo di battaglia una particolare tipologia di Metodo Classico, il saten.
Ricordo che il termine "saten" non è sinonimo di selezione di alto livello (quella che i francesi chiamavano
Tête de Cuvée) ma indica una tipologia di Metodo Classico a bassa pressione, quindi meno ricco di anidride carbonica, che viene normalmente accompagnato da minore acidità e maggiore maturità di frutto, maggiore grassezza glicerica e non ultimo un dosaggio medio tendenzialmente più alto.
Uno spumante che va cioé a collocarsi in uno spazio dove gli Champagne e gli altri Metodo Classico italiani e in generale tutti gli spumantisti di grande ambizione non si dirigono, se non per completamento di gamma.
Insomma, la Franciacorta ha saputo sfruttare eccezionalmente il principio base della strategia secondo cui bisogna trasformare i propri limiti in punti di forza. Se si rispondesse alle domande di Paolo si vedrebbe infatti che la Franciacorta, per le condizioni oggettive e materiali (e non per le opinioni soggettive o le propensioni italiote all'autolesionismo di chi la critica) che segnano il suo terroir, grandi Metodo Classico di stampo... classico difficilmente potrebbe riuscire a produrli con regolarità, diffusamente. Rimangono le eccezioni, certo degne di grande considerazione, ma che come ogni eccezione confermano la regola, e non la confutano.
Quanto ai giudizi della critica, è fondamentale la delimitazione territoriale di riferimento.
Le Guide italiane giudicano i vini italiani, e pressoché solo quelli. In questo ambito le zone spumantistiche più importanti, per la combinazione di massa e qualità, sono due, il Trentino e la Franciacorta. Il Trentino ha dalla sua una maggiore qualità assoluta (vedi Giulio Ferrari), ma un minore numero di produttori impegnati al massimo nella ricerca della qualità. La Franciacorta il contrario. Considerato questo quadro, ritengo le rappresentazioni offerte dalle guide sostanzialmente fedeli alla realtà italiana, anche se si dimenticano con troppa regolarità dei Metodo Classico da vitigno autoctono, ed al proposito questo editore ha voluto recuperare dando spazio sul mensile.
Quando però il quadro si allarga alla produzione internazionale, le valutazioni si relativizzano alla qualità ed alla quantità di produttori di alto livello delle altre zone del mondo. Una relativizzazione che sono certo troverebbe spazio anche nelle teste e nelle penne dei recensori italiani, con la sola notevole eccezione del Giulio Ferrari, ed occasionalmente di qualche singola annata di qualche altra etichetta italiana.
Ritengo conclusiva l'osservazione che alla più sobria valutazione degli spumanti di Franciacorta da parte dei recensori internazionali corrisponda un'esportazione certamente meno solida del mercato interno.
Quando poi si passa dallo spazio del consumo a 360 gradi a quello del consumatore iper-specializzato tanto da divenire appassionato, come è la maggior parte delle volte su questo forum, le distanze si allargano, i concetti si definiscono con maggior precisione, i giudizi divengono più netti. Mi pare assolutamente normale.