Come poteva mancare il tradizionale giretto champenois di primavera...
Corbon: che dire...perfortuna che Agnes non c'era
! Si perché così ho passato quasi quattro ore con Claude, parlando di vino, di stili, di produttori, di annate, di terroir, e non mi ricordo bene di cosa, sentendomi come a casa. Ora mi riesce difficile scindere il giudizio tra una visita che vale un viaggio, e una gamma di prodotti che ahimé non trovo (più?) entusiasmante. Spero quindi di essere perdonato da chi ne sa più di me se ora come ora qualche dubbio su questa maison ce l'ho...
In ogni caso abbiamo assaggiato due bottiglie "in commercio" e un'anteprima del 2002 declinato in quattro varianti, qualcuna delle quali forse vedrà la luce a fine anno. L'Absolument Brut è un po' spigoloso, ma è quello più netto e piacevole nei profumi sia al naso sia in bocca. Da lasciar stare in cantina per un po'. Il 2000 continua invece a non convincermi e qui concordo con mbrown. Non mi piace per il dosaggio e l'ingresso in bocca. La materia sotto c'è e anche la lunghezza. L'equilibrio e la finezza però no.
Delle 4 varianti 2002, due erano a grande maggioranza chardonnay con saldo PN, due invece più o meno 1/3 ciascuno tra ch, pn e pm. Nettamente superiori i due chardonnay in maggioranza, diversi solo per il dosaggio. Quello più dosato (8-10 g/l) è immediatamente più godibile ma rivela limiti palesi nell'espressività probabilmente per la sboccatura recentissima. Quello meno (4-6 g/l), non ha le asperità smussate dal dosaggio quindi risulta scomposto e ruvido ma lasciato un'oretta nel bicchiere è quello più fine al naso, e che promette di evolvere meglio. Il naso dei secondi due è molto chiuso, si intravede la maggiore percentuale pinotosa, specie il meunier. Al palato non lascia troppi segni, piacevole ma nulla più, sembra di classe inferiore. Ora, è evidente che giudicare due prodotti appena sboccati può ingannare ma il giudizio non è ora come ora eccellente. Poi io sono diventato particolarmente sensibile all'uso di MCR nei dosaggi, che mi da un fastidio tremendo oltre una certa soglia. Non so come dire esattamente, ma dà l'impressione di alterare/rovinare la trama, la consistenza del vino in bocca e l'equilibrio con la componente acida.
Collard-Chardelle. Non ho avuto la fortuna di conoscere René Collard se non attraverso i suoi vini. Ho conosciuto invece Daniel, suo figlio, e mi son ritrovato davanti un signore di mezz'età, elegante, che per la Champagne ove spesso anche i grandissimi rimangono contadini (Selosse, Egly, Corbon, Fallet, etc...) si può definire quasi un gentiluomo raffinato. L'idea è che lo champagne sia per lui un hobby, un passatempo, sicuramente non una ragione di vita né un'espressione d'arte. Niente di male in tutto ciò peraltro. Forse per lasciar spazio alla personalità di ciascun componente della famiglia, invece di usare un solo marchio per commercializzare il prodotto dei 25 ettari di vigneto la famiglia Collard ha sempre sposato la tesi di dividersi ciascuno per la sua strada.
Secondo quindi la tradizione borgognona, oltre al René Collard (di cui è cessata la produzione nel 95) sono nati lo champagne Collard-Chardelle (anni 70), Collard-Picard (figlio di Daniel), e l'ultimo arrivato Remy-Collard (figlia di Daniel). Sia la raccolta sia la vinificazione delle basi avvengono assieme, quel che cambia è dall'invecchiamento delle basi alla selezione delle cuvée e relativo affinamento in bottiglia, con prodotti quindi abbastanza diversi tra loro. Per esempio Daniel predilige lo chardonnay al pinot meunier tanto amato dal babbo. Il suo Prestige è un onesto prodotto, molto cremoso e sufficientemente profondo da consigliarne l'acquisto. Il Saveurs d'antan da millesimo 02, 80%ch e saldo pn rende evidente la predilezione di Daniel per l'invecchiamento delle basi in grosse botti, bel naso e bella bocca, parte contratto ma poi mostra molte sfaccettature aromatiche, ancora però molto giovane.