
Non il ristorante, ma la ridente località del pavese

Nulla da aggiungere a quanto già detto sul Novanta...
però la schita con la pancetta



e le linguine con ragù d'anguilla



...invece verticale che ha fatto discutere e riflettere gli assennati (o era assetati?) bevitori.
Ai 4 moschettieri del gruppo di Milano (Luca, Ale A., Massimo e il sottoscritto), si sono aggiunti locals (Aldo, Alberto, Marco, Federico e Vittorio...giusto Simone?) dalla battuta pronta e con aneddoti sempre divertenti.
Montestefano 2010 - R.I.P.
Montestefano 2014 - colore tendente al marrone torbido, naso piuttosto terziarizzato, vino che risulta lievemente scollinato, sentori di oliva nera, semi di aneto, con l'ossigenazione nel calice si riprende un po' ma non troppo.
La sorpresa arriva quando si puccia dentro la lingua: vino ancora bello in piedi, vivo e pimpante con acidità e tannino molto ben integrati, lunghissima persistenza e nota liquiriziosa (più di radice) in chiusura.
Peccato veramente per quel naso che ha oltrepassato la cima della collina: forse bottiglia figlia di una mala conservazione?
Montestefano 2015 - la sorpresa più piacevole della serata! Vino che risulta essere il più giovane della verticale

Colore più acceso del gruppo, molto balsamico con note ed effluvi mentolati cui si abbinano sentori di caramella alla fragola e lampone e a cui si associano fiori rossi e viola. Dopo una buona ora nel bicchiere, il bouquet si arricchisce anche di note di affumicatura.
In bocca risulta ancora scontroso seppure con tannino vellutato, ritrovo la frutta sentita al naso.
Continuo a pensare che, in Langa, la 2015 sia annata da lunga gittata che in futuro darà più soddisfazioni della 2016.
Barbaresco da CBCR.
Montestefano 2016 - Eccola la bomba della serata, nebbiolo perfetto in tutte le sue sfaccettature e con beva goduriosa.
Naso balsamico il giusto, ti rapisce con profumi di viola e glicine, una bella incipriata e spezia dolce a chiuderti in un abbraccio ammaliante. Sorso lungo e persistente, acidità e tannino che danzano sulle papille, prorompente ma elegante il sapore di ciliegia matura, chiude con note di affumicatura.
Top di serata senza se e senza ma.
Montestefano 2017 - Naso da ko con cartoncino umido e tappo sottile ma infido. Peccato perché in bocca era molto buono.
Montestefano 2018 - Divisivo. Ha una nota smaltata e se la porta dall'inizio alla fine, c'è a chi ha disturbato e a chi no.
A me, sinceramente, non è dispiaciuto, perché oltre a quella puntina di solvente c'era molto altro: arancia rossa, pepe, noce moscata, cola, tamarindo, fava di cacao e anche mallo di noce.
In bocca non perfetto ma entrava dolce per poi virare su lievi note piccanti, frutto nero e finale fumè.
Montestafano 2019 - Il peggiore, peggio della 2017. Naso tra tappo e brett, sorso amaro e parecchio disturbante.

Nebbiolo 2020 - Gran bel nebbiolo giocato tutto sul fruttone maturo e da confettura. Nulla da eccepire, ma la complessità del Montestefano è altra roba.
Piero Busso - Mondino - 2021 - Per sopperire alle bottiglie con difetti, Simone ci propone questo cru di Piero Busso (forse il meno ricercato) che nessuno al tavolo riporta in langa (si è detto dalla Valtellina all'Alto Piemonte).
Note ematiche e fiori rossi al naso, freschezza lineare al sorso. Non un mostro di complessità ma nel complesso una buona bevuta.
Alla fine riflessioni comuni sulla variabilità delle bottiglie di Teobaldo anche e non solo in rapporto al costo delle stesse.
Chi pro, chi ni, chi no.
That's all folks!