Messaggioda Ludi » 11 dic 2023 11:33
Weekend di belle bevute...
François Bedel, Comme Autrefois (sb. 2011): per gli amanti degli stili ossidativi, una pacchia. Marzapane, zenzero candito, miele, ma anche una acidità sferzante in bocca che dona equilibrio e godibilità gastronomica. Davvero molto piaciuto.
J. Chave, Hermitage 1999: per me, vino del we. Nulla, ma proprio nulla fuori posto, ed una soavità che fa quasi pensare più al Pinot Nero che al Syrah. Si intreccia e dipana nel bicchiere, in un continuo rincorrersi di sensazioni. Un solo aggettivo: fantastico.
Chateau Haut Brion 1986: parte con qualche allarmante puzzetta, che per fortuna si dissolve subito. Non facilissimo, alla cieca, da collocare, perché ci mette del tempo per tirar fuori pirazina e grafite. Anche qui, la cifra stilistica è di eleganza, agevolata dalla gradazione d'altri tempi (12.5). Per molti una bevuta stratosferica; per me, dopo Chave pagava dazio.
Larmandier Bernier, Vieille Vigne du Levant 2008: amo molto lo stile di LB, biodinamico senza concedere nulla alle ossidazioni esagerate. Si beve che è un piacere, e l'annata qui aiuta.
Chapoutier, Hermitage Blanc Chante Alouette 2015: inconfodibilmente rodaniano al naso, anche se inizialmente avevo pensato ad uno CdP blanc. Comunque, opulenza e dolcezza all'olfatto si sposano ad una bocca più affilata, non tanto per acidità quanto per sapidità estrema, con un finale leggermente ammandorlato che oggi tende a stancarmi più di un tempo.
Rossignol Trapet, Chapelle Chambertin 2013: prima ancora di indugiare nel bicchiere esclamo "PN di Borgogna". Effettivamente riconoscere la tipologia è un rigore a porta vuota, mentre abbiamo avuto più difficoltà a scegliere la zona, complice un tannino straordinariamente delicato. Io avevo azzardato Morey St. Denis, è venuto fuori che era Gevrey Chambertin...comunque, grande bevuta.
Cappellano, Barolo Piè Rupestris 2009: bottiglia forse non a postissimo, perché il quadro è decisamente autunnale, con humus, tamarindo, leggerissimo mallo di noce. In bocca, però, il nerbo acido è intatto, e alla fine il vino mantiene la sua fortissima emozionalità.
Fleury, Sonate no. 9 Opus 10: amo molto gli Champagne di Fleury, e questo sans soufre non si smentisce: bel colore dorato, bolla fine e persistente, cremosità imbattibile, bevibilità notevolissima.
Dagueneau, Silex 2007: tra le migliori versioni mai assaggiate. Il colore è splendido, un oro dai riflessi verdi che brilla nel bicchiere. E poi selce, erba falciata, ma anche zucchero a velo e sensazioni dolci. Il varietale si avverte di più in bocca, ma è un Sauvignon della Loira, ed è difficile stare lontani dal bicchiere....grande vino.
Cornelissen, Magma 2004: mi convinco sempre di più che il Nerello Mascalese va bevuto entro 10 anni. Crepuscolare, anche se non ancora esanime; tuttavia, rispetto ad altri vini di Cornelissen (che non amo) c'è decisamente più equilibrio e compostezza: una signora fané, ma ancora piacente, non una settantenne rifatta e dal trucco pesante come mi appaiono, politicamente scorretto a parte, certi Munjibel.
Penfold's Grange 2004: irrealmente porpora scuro al bicchiere, irrealmente fruttato al naso. Detto questo, è un vino per certi aspetti "schizofrenico":difficile non rimanere ammaliati dalla perfezione assoluta, dall'intensità che però lo rende goloso come un cioccolatino alla m enta, dalla voglia continua di finire la bottiglia. Certo, emozionalmente forse non è più il mio vino....ma sono stato felice di averlo (ri)bevuto.
De Bartoli, Bukkuram Padre delle Vigne 2012: finito prima che ci rendessimo conto di averlo nel bicchiere (e sì che eravamo belli satolli...). Didattico nelle note di fico secco, cappero candito, datteri. Acidità estrema che bilancia il residuo zuccherino importante. Buonissimo.