Champagne Campanien Brut Nature - Legrand-Latour. sb.2022 da base 2018. Mela appena tagliata, salato e teso quanto basta, prima di leggere la retro etichetta non avrei detto Meunier (plus), non male, da produttore a me sconosciuto.
Napa Valley Chardonnay - 2015 Palmeyer. Sta a metà del guado, tra lo stereotipo di Napa con vaniglia, grassezza, frutta disidratata e la rettitudine, con sufficiente freschezza, qualche spezia dolce, e un leggero finale mandorlato. Mmh, forse un po' più di là dal guado...
Cornas 2016 - Clape. Si parte col botto, ed i fuochi artificiali, carnoso, durone, pepe nero, leggera liquirizia, bel volume ed energia al sorso, col tempo arriva la carne alla brace, gran vino, e ci bruciamo subito il vincitore di giornata...
Hermitage 2013 - Yann Chave. Cambiamo totalmente registro passando all'eleganza ed equilibrio, gli manca completamente la solarità e grassezza delle colline di Hermitage, assomiglia più ad un Cote-rotie nel profilo (annata?), ma di quelli buoni, per cui non ne facciamo un cruccio... Durone e mirtillo, la spezia che va sul borotalco, tannino che si fa ancora sentire, sorso fresco e medio corpo. Lo piazzo a pari merito insieme a Rayas, dietro a Clape.
Cote-Rotie Les Grandes Places 2010 - JM Gerin. Parte chiuso, poi arriva l'oliva nera e la prugna, un po' di pelliccia, tannino ancora allappante da legno, sembra il più freddo-tecnico e sicuramente soffre i colleghi presenti, perché da solo (come al riassaggio il giorno dopo) non sarebbe affatto male...
Chateauneuf-du-Pape 2001 - Rayas. Appena versato ci scrutiamo sgomenti, dopo il trittico del nord Rodano sembra deludente e sfatto... alt, fermi tutti, diamogli tempo ed aria, sia nel bicchiere, sia riassaggiandolo più avanti. Ed ecco che si sente la stoffa dei grandi, si risveglierà pian piano con la carne secca, il pepe verde, la clorofilla, ed ancora, moka e cola, balsamicità e pepe bianco, ed infine la buccia d'anguria. Solo il tutto soffuso, dando l'impressione di aver dato il meglio qualche anno fa, col sorso meno incisivo, giustamente più largo dei syrah, ed un tannino dal tratto rustico.
Barolo Granbussia Riserva 1995 - Aldo Conterno. Cenere e liquirizia, mandarino sulla stuffa, ha ancora buona freschezza ed il tannino è ormai risolto, dimostra né più né meno gli anni che porta sul groppone...
Montepulciano d'Abruzzo 2000 - Valentini. Parte etereo, c'è il classica nota di caffè, declinata nel chicco tostato, moncheri e polvere di cacao, gran bel sorso, lungo e saturante con ritorni di liquirizia. Ecco, ora mi sorge il dubbio, che debba rivedere il podio? non saprei dove piazzarlo, segno che son tutti lì, ad un'incollatura.
Champagne Reserve Brut - André Beaufort. sb 2014. Quando la bottiglia è giusta è un gran bel bere, c'è poco da fare: cremoso ed agrumato, teso, ancora qualche tocco di limone, pecca in lunghezza, ma avercene.
Champagne MV15 Brut - Henri Giraud. Stile diametralmente opposto, qui il passaggio in legno si sente, e si arriva quasi allo zabaione ed al cocco, ma al sorso non gli manca nulla, energico e lungo, non il mio stile ma mi sono finalmente tolto lo sfizio di averlo nel bicchiere.
Madeira Sercial 15y. - HM Borges. Ambra luminoso, particolare l'incrocio tra il caramello, il rancio, e note più fresche sulla pera verde, sorso che parte quasi acidulo, semi-secco nel residuo, col tempo ritorni di caramello bruciato, solvente e Lucky Strike. Molto meglio con i formaggi che sul dolce.