Un'altra riuscitissima tavolata al Mediterraneo!
Un rinnovato plauso alla cucina, centratissima su tutto, con picchi su rognone e tortelli mantovani.
Il bevuto, nell'ordine:
Champagne Brut Grand Cru Blanc de Blancs d'Ay, Gaston Chiquet, 2010 (sb. 12/2021)
Bollicina finissima, mela golden matura e qualche nota casaria, pur nella mia crassa ignoranza in materia mi è garbato alquanto.
Per avvinare:
Collio Chardonnay, Matijaz Tercic, 2006 (14,5%)
Tutto acciaio. Non complesso, ma che integrità (sin dal colore medio paglierino), che nerbo...peccato solo per un filo d'alcol in eccesso in bocca (mentre al naso personalmente non l'ho sentito). Bravo Matijaz,
vigneron patentato.
E poi via con la diagonale:
Toscana Chardonnay Collezione Privata, Isole e Olena, 2008 (15%)
Molto brunito sin dal colore, con la caramella d'orzo che segna l'inizio della china ossidativa...era al limite, ma come per un guizzo da toscanaccio orgoglioso, si è fatto apprezzare non poco sul rognone. Alcol che purtroppo ingombra un po'. Lo piazzo in coda alla classifica.
A.A. Chardonnay Löwengang, Alois Lageder, 2007 (13%)
Il più chiaro nel bicchiere di tutta la giornata, profuma di burro di malga alle erbe e fiori, molto elegante e tecnicamente ineccepibile, nonché sicuramente quello più indietro di tutti a livello evolutivo, assieme al corregionale. Non emoziona come altri, ma lo stesso, avercene. E ripensandoci, a ragion veduta, anche il più
food-friendly dei 6.
Friuli Isonzo Chardonnay Vie di Romans, Vie di Romans, 2006 (14%)
Chapeau ai Gallo, per la capacità di rimanere sé stessi anno dopo anno, dando vita a vini dalla longevità incredibile e che guadagnano complessità nel tempo, infatti questo campioncino isontino è grasso e giallo e di una
gourmandise travolgente, non presentando nel contempo ancora alcun sentore ossidativo, nonostante l'acidità non spiccata. Secondo gradino del podio di batteria, di
hortomuso sul Löwengang.
Langhe Chardonnay Buschet, Moccagatta, 2005 (14,5%)
Anche qui, chardonnay langhetto da manuale, parte tutto orizzontale e glicerico, con note di torrefazione, ma con una progressione acida in bocca molto interessante (il graffio del terroir?), sembra addirittura rinfrescarsi nel bicchiere. Non originale nell'impostazione generale, ma eseguito con mano fermissima, partendo da una base di belle uve non seppellite dal legno.
Collio Chardonnay Grici, Renato Keber, 2004 (14%)
Qui l'emozione invece è scattata, eccome se è scattata. Vino dal cuore caldo, vino d'artigiano, dal naso integerrimo di frutta tropicale e spezie orientali, bocca saturante e lunga ma senza ridondanze, anzi nervosa e asciutta. Può durare altri 10 anni minimo. Vincitore della batteria sul mio personale cartellino.
A.A. Chardonnay Rarità, Terlano, 2003 (13%)
Il più indietro di tutti, comprensibilmente per via della sua filosofia produttiva, anche se a 5-6 anni (se non ricordo male) dall'uscita in commercio, mi sarei aspettato un po' più di comunicatività: invece è altero, distaccato, algido, su note quasi verdoline ed un leggero cocco rapé...un po' una (super-)figa di legno, per dirla oxfordianamente. Tecnicamente non lo puoi discutere, sentimentalmente ti lascia a metà...
Fuori-quota:
Terre di Franciacorta Bianco Uccellanda, Bellavista, 1996 (13%)
Paglierino non troppo carico, ancora con inspiegabili tenui riflessi verdolini. Miele, torroncino, mela cotta e tocchi fumé, acidità e verticalità "d'antan", all'apparenza ancora lontano da degradazioni ossidative evidenti. L'annata ha fatto storia (forse l'ultima delle autenticamente "classiche"), ed il vino ieri ne è stato degno testimone.
Qualche rosso per buttar giù la coda:
Saint-Julien, Chateau Beychevelle, 1982 (12%)
Grazie all'amico Marco che ha voluto condividere un vino del suo anno (benvenuto anche tu negli Anta!!!). Purtroppo andava aperto con ben maggiore anticipo, infatti ci ha messo non poco tempo, a furia di roteare nel bicchiere, per tirar via qualche nota verdastra troppo insistita, per poi mostrarsi un bel Bordeaux ancora nel suo plateau di matura integrità, leggerino e un po' avaro di frutto, ma perfettamente armonico nelle sue parti.
Chateauneuf-du-Pape, Chateau La Nerthe, 2005 (14%)
Al netto della grandissima annata, che si sente tutta, lo considero un'espressione di notevole eleganza e freschezza per la tipologia, un vino dalla combinazione frutto rosso & spezie "sudiste" che non esito a definire sexy, oltre che ancora tremendamente giovane. La grenache in quest'annata non dovrebbe superare il 50%, ed il risultato è evidente nel profilo più verticale che orizzontale, con beneficio in termini di bevibilità. Eccellente l'abbinamento con la coda. E comunque, il prossimo che se ne esce con la putt...ehm, con la "discutibile opinione"
che gli CdP invecchiano male, gli tiro una scarpata in fronte...
Amarone della Valpolicella, Fattoria Garbole, 2007 (15,5%)
Azienda dall'approccio complessivo discutibile e discusso, e vino avulso da qualsiasi aderenza alla tipicità (i sentori di appassimento sono praticamente nulli), ma se quello che conta è il risultato nel bicchiere, i fratelli Finetto hanno colpito il bersaglio: vinone, in tutto e per tutto, ma dall'equilibrio semplicemente perfetto, cosa che fa ben sperare in termini di longevità potenziale (ad oggi, a 15 anni compiuti, è ancora un bambinello). Non lo comprerei (la bottiglia era un regalo dell'amico Gigi, che saluto e ringrazio...), ma non lo si può certamente ignorare.
Per chiudere in dolcezza:
Vinsanto del Chianti Classico, Monteraponi, 2006 (12,5%)
Da doppia mezza bottiglia. Ma ce ne voleva 1 a testa, credo...bevibilità assurda nonostante gli zuccheri (per me attorno ai 200 g/l, se non oltre) e grandissima pulizia dell'ossidazione. Splendido vinsanto.
P.S.: erano bottiglie prese in quella "famigerata" vendita sottocosto di Xtrawine di qualche mese fa. Direi che oltre l'assurdità dei dubbi espressi all'epoca da qualcuno qui sul Forum, è stato un affare mica da ridere...anzi ripensandoci ne avrei prese di più...
Montilla-Moriles PX de Cosecha, Perez-Barquero, 2015 (15%)
Olio motore (usato) imbottigliato, nel colore e nell'aspetto. Uvetta, datteri, fichi e qualsiasi altra frutta disidratata che potete immaginare al di sotto del 38° Parallelo Nord. E in Spagna costa 2 lire bucate, letteralmente.