Fedevarius ha scritto:Interessante (per me) sarebbe capire davvero quanto e in che modo il tasso alcolico influenza la parte organolettica.
Ti faccio due esempi tratti da mie recenti bevute, entrambe alla cieca:
- Barbaresco Rabaja Riserva 2006 Cortese (14,5%): alla cieca le note calde, di amarene sotto spirito e salamoia, mi facevano ipotizzare un vino da annata calda. Poi però in bocca avvertivi grande equilibrio e intuivi che forse non lo era. E infatti la 2006 è considerata grande annata di equilibrio, che tuttavia ho riscontrato più in bocca che al naso;
- stessa cosa per Barolo Vigna Rionda Riserva 2010 di Massolino (14% in etichetta, ma secondo me qualcosa in più: ricordiamoci che fino a 14,49% puoi legalmente dichiarare 14%), naso accalorato ma bocca di grande vigore ed equilibrio. Anche in questo caso, trattasi di grande annata "moderna".
Questi sono solo due esempi, ma potrei farne mille altri (recentemente un Friulano Vigna del Rolat 2019 di Raccaro, 14% in etichetta, bellissimo al naso, ma decisamente pesante in bocca, con sbuffo alcolico piuttosto evidente: anche in questo caso, parliamo di grande annata, almeno sulla carta).
In generale l'alcol, a livello organolettico, tende, specie nei rossi, a dare quella lieve patina di "calore", quando non proprio liquorosa, a livello olfattivo e in bocca conferisce avvolgenza, se ben gestita (è considerata una parte "morbida" del vino, ed in effetti lo è).
Il punto sta proprio qui, a livello puramente organolettico: la perdita di equilibrio, almeno parziale, di vini che viaggiano sui 14,5% rispetto a vini da 13-13,5%.
Per essere ancora più esplicito: un barolo ben fatto degli anni '70/'80 probabilmente è un barolo migliore di uno del 2006 o del 2010, anche perché ha un grado o un grado e mezzo in meno, perché, in ultima analisi, più equilibrato, ovvero più in equilibrio tra parti dure e morbide. O almeno a me così pare, cercando di prestare attenzione a ciò che bevo e ho bevuto.