Eccomi, buon ultimo, a commentare la magnifica giornata trascorsa in compagnia della famiglia Zoffoli e dei suoi commensali.
Come in ogni occasione (tocca ripetersi, ma è la realtà), la qualità delle pietanze ha pareggiato quella dei, pur notevolissimi, vini in degustazione.
In questa circostanza, ho apprezzato sommamente le pappardelle al germano reale, un 100/100 senza tema di smentita.
Passando ai vini.
Bollinger La Grande Année 2012 Credo di avere avuto la sfortuna di beccare la seconda bottiglia, quella meno performante, perché l’avevo già bevuto in una precedente occasione e mi aveva impressionato per equilibrio e definizione. Questa bottiglia, pur ottima, mi è parsa meno brillante. In ogni caso, una versione di G.A. che merita l’assaggio.
Paul Roger Brut 2004 (Magnum)Più dosato, più curvy, ma meno intrigante del precedente. Intendiamoci, a sé stante un bel bere, ma a fianco di G.A. paga lo scotto in termini sia “stilistici” (personalmente prediligo vini meno dosati) che soprattutto gustativi (meno profondità, minor dettaglio).
Prima batteriaLe Pergole Torte 2018Ha davvero stupefatto tutti. La cosa principale che vorrei rimarcare è l’apparente assenza di costruzione enologica: il vino è già perfettamente fluido, godibile, totalmente privo di quelle rigidità date dal legno, che ho ritrovato, ad esempio, nella versione 2016 (che io trovo inferiore e non di poco, anche se il tempo potrà smentirmi naturalmente). Martino Manetti, al tavolo con noi, ci spiegava che la vendemmia è stata fredda, le uve sono arrivate in cantina belle fresche e la fermentazione è partita molto lentamente. Il vino, ad ogni modo, è magnifico, ha davvero tutto ciò che un grande sangiovese può regalare: nobiltà e finezza, dettaglio e bevibilità. Quanto potrà durare? Difficile dirlo, ma la mia sensazione è che sia un vino destinato a sfidare i decenni. Chapeau.
Sassicaia 2016Una versione davvero notevole. Questo ci ha messo un po’ a scrollarsi di dosso la quota di legno che ancora si sente (e ci sta, naturalmente), ma quando lo fa rivela una stoffa da vino di primissima classe: davvero ampio lo spettro olfattivo e l’equilibrio generale. Non sono un superfan di Sassicaia, ma riconosco che il vino c’è tutto. Anche lui destinato a una long lasting story.
Seconda BatteriaCharmes Chambertin Grand Cru 2010 Domaine ArlaudVino colto, a mio avviso, al picco della sua parabola. Il naso è tra i più belli (forse il più bello) dell’intera giornata, rivela tutta la nobile essenza del pinot noir, dagli incensi ai fiori blu, dalla fragola macerata al lampone schiacciato, sino a gradevoli tratti boschivi/officinali. In bocca, pur molto buono, difetta un po’ in presenza e allungo, chiudendo con un finale leggermente amaro (forse un uso eccessivo di legni nuovi?) che lo penalizza leggermente. Comunque ad avercene!
Barbaresco Montestefano 2014 Serafino RivellaGrande eleganza per questo Montestefano, ancora in divenire a mio avviso, per un “naso” non amplissimo e tannini ancora ruggenti. Si farà, senza dubbio, e già oggi, in abbinamento con cibi adeguati (citofonare Ivo
), è una vera delizia.
Barolo Perno Vigna Santo Stefano 2012 Giuseppe MascarelloPersonalmente, non l’ho apprezzato come altri al tavolo. Mi è parso molto figlio della sua annata, ovvero eccessivamente caldo, con sensazioni olfattive quasi da porto. Un barolo atipico a livello aromatico, seppure affascinante e sicuramente elegante, nonostante una presenza alcolica che qua e là fa capolino.
Terza BatteriaChateau Ausone 1997Inutile nasconderlo, una mezza delusione. Da un vino tanto blasonato ti aspetti sempre il coup de coeur, e invece ti ritrovi nel bicchiere un Bordeaux insolitamente convenzionale a livello aromatico, abbastanza scontato, poco fine. In bocca è migliore, l’eleganza c’è tutta, ma è piccolo, manca l’allungo del grande vino.
Chateau Haut-Bailly 1989Sorpresa positiva della giornata e vino emblematico di come una grande annata possa trasportare negli anni un liquido ancora piacevolissimo, ampio nei profumi e ancora gagliardo in bocca, dove i tannini non demordono (ed è detto positivamente). La persistenza non è chilometrica, ma in abbinamento alla caccia è un matrimonio d’amore.
Quarta batteriaChianti Classico riserva 2001 CarobbioBottiglia decisamente over the hill.
Le Pergole Torte 1998Altro grande Pergole, anche se il confronto con il fratellino di 20 anni più giovane ha premiato, a mio avviso, quest’ultimo. In ogni caso parliamo di un sangiovese di 23 anni che ha tenuto magnificamente il tempo e non appare minimamente intenzionato a discendere la china.
Rosso Cà del Merlo 2007 Giuseppe QuintarelliDi fronte all’eleganza dei vini precedenti, i due ultimi vini mi sono apparsi un po’ stancanti, devo dire che faccio sempre più fatica ad apprezzare vini con residuo zuccherino, ma è un problema mio, intendiamoci. Il vino è gradevole, caldo a livello olfattivo ma sicuramente molto sfaccettato. Bocca di media eleganza.
Amarone Classico 2000 AccordiniPersonalmente, tra i due vini dell’area Valpolicella è quello che ho preferito. Nitidissimo a livello olfattivo, stilisticamente non lontano da un Dal Forno per definizione del frutto. In bocca è ovviamente meno “bombardone” rispetto a Dal Forno, ma si lascia bere con piacevolezza, anche se forse non è particolarmente persistente.
Da soloTignanello 2010Aperto all’ultimo, sinceramente mi ha lasciato abbastanza indifferente, non nascondo che abbia una certa eleganza, ma tuttora l’elevage si percepisce sia al naso (un po’ convenzionale) che, soprattutto, in bocca, dove ho trovato il finale un po’ ellagico/amaricante. Not my cup of tea.
Dulcis in fundoVino Santo Diletti 1901E’ sempre più difficile parlare di questi nettari senza ripetere iperboli su iperboli, lodi su lodi.
Questa bottiglia mi è parsa possedere tratti in parte differenti da altre bevute in precedenza. Lo spettro olfattivo soprattutto, in cui facevano capolino note calde e dolci quasi da white port. Bocca magnifica per presenza e persistenza, di dolcezza contenuta ma di buon calore alcolico. Highlander.
Per concludere, non posso che RINGRAZIARE SINCERAMENTE E SENTITAMENTE IVO per il privilegio che mi dà di farmi sedere al proprio desco.
Giornate come queste rinfrancano l'anima e lo spirito. Grazie!