Ennesimo ritrovo romagnolo, questa volta attorno ad una selezione di Borgogna 'best buy'.
In una bellissima serata abbiamo condiviso 11 bottiglie in 8 per la considerevole somma di…. 25 euro a testa (prezzi cantina, ovviamente).
Abbiamo bevuto:
F. Chagnoleau Saint Veran La Roche 2017
R. Denogent Macon Village Sardines 2017
D. Bart Bourgogne 2017
J.L. Joillot Hautes cotes de Beaune 2017
A. Jeanniard Bourgogne ‘Quintessence’ 2017
P. Girardin Bourgogne 2019
A. Chopin Bourgogne 2019
J. Voillot Bourgogne 2019
A. Chopin Cotes de Nuits Village 2018
Réné Bouvier Bourgogne ‘En montre cul’ 2018
Bart Les Hérvélets 1er cru 2014
Alcune considerazioni generali.
1. nonostante i timori di molti, i Bourgogne régional rispondono bene al cambiamento climatico. I 2018 e i 2019 presentavano tutti una bellissima freschezza di frutto. Molta più materia dei 2017 ma nessun eccesso alcolico, sovramaturazioni, pesantezze.
2. Sotto i 30 euro è inutile accanirsi per cercare a tutti i costi un Puligny Montrachet o un Meursault a prezzo umano. Comprate in Côte Chalonnaise o nel Maçonnais, ci sono chardonnay tesi, puri, con grande pienezza di frutto che danno enorme soddisfazione.
3. Tra i régional Voillot è forse quello che ha ottenuto maggiori consensi, probabilmente perché in annata calda la freschezza della Côte de Beaune da una marcia in più.
4. In generale il terroir riesce a marcare anche in questa tipologia di prodotto: i base di Bart e Bouvier sono caratterizzati da note più selvatiche, di sottobosco, spezie, tipiche della parte più settentrionale della Côte de Nuits, Voillot esaspera le note piacevoli, quasi ‘piacione’ dei frutti rossi, ciliegia in primis, mentre Chopin e Jeanniard si posizionano su un equilibrato punto mediano. Non c’è un meglio o un peggio, ma svariate sfumature di pinot noir.
5. A commento di quanto sopra, ogni vino ha avuto i suoi estimatori e i suoi detrattori, non ci sono stati giudizi unanimi né pro né contro (solo Denogent ha forse sofferto un po’ del confronto con Chagnoleau, ma Frantz è un fuoriclasse, ancorché quasi sconosciuto). Per me è la conferma che dove i produttori lavorano bene, alla fine è solo questione di gusti, e su questo siamo tutti diversi e ognuno trova la sua bottiglia. Anche in questa categoria di prezzo.
Su una note più personale, avendo selezionato i vini degustati: amo l’immediatezza solare di Voillot, mi piace il lato introverso e a tratti oscuro di Bart, e mi piacciono l’eleganza misurata di Jeanniard e di Chopin. Davvero non è possibile, e forse non ha senso, dire chi è meglio e chi è peggio. Joillot era purtroppo rappresentato da un vino che non gli rende giustizia. Girardin punta alto, con un Bourgogne Pinot Noir che si proietta su un orizzonte temporale medio-lungo, e che esprime grandissima classicità.