Vino e cambiamenti climatici

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gianni femminella
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Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda gianni femminella » 17 mar 2021 23:56

Ecco :mrgreen:
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giodiui
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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda giodiui » 18 mar 2021 08:24

gianni femminella ha scritto:Ecco :mrgreen:

:mrgreen: :mrgreen:
Allora comincio io. In autunno ero da Roccheviberti, che ha la cantina sulle Rocche di Castiglione a Castiglione Falletto, con una bellissima vista che domina tutte le rocche. Mi diceva che nel 2017 Brovia, che fa il suo Rocche praticamente sotto casa sua, ha deciso di non diradare in vigna. Poi poche settimane prima della vendemmia ha diradato lasciando oltre la metà dell'uva al suolo. Lui giustamente diceva che per un contadino è una mossa al limite della violenza, fa male vedere tutta quell'uva matura che marcisce per terra.
Non conosco ovviamente i risultati perché la 17 non è ancora uscita, ma è un esempio di un produttore bravo ed attento, che a situazioni radicali risponde in modo radicale.

Un altro esempio: Mario Fontana mi diceva che sempre durante l'estate 2017 a causa della siccità c'era un acceso dibattito tra chi riteneva necessario spaccare la terra per areare e chi diceva che questo avrebbe peggiorato la situazione. Non ricordo la posizione che lui prese, che era però a suo dire quella minoritaria. Ci vogliono probabilmente anni di esperienze con annate calde e siccitose per capire cosa è meglio.

Però chissà, magari qualche produttore colto, curioso o semplicemente coraggioso deciderà di andare a vedere come si fa dove il clima è ancora più caldo e siccitoso, così come qualche decennio fa i langaroli andavano ad imparare in Borgogna.
E magari importerà tecniche colturali per noi nuove, che ridaranno freschezza ai vini e aiuteranno a tenere basso il tasso alcolico anche quando d'estate fa 40°c.
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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda gianni femminella » 18 mar 2021 10:42

Bordolese78 ha scritto:Il cambiamento climatico in atto, al netto dell'intervento e della sapienza dei produttori, sarà con tutta probabilità costate e progressivo ed allo stesso modo influirà sulla nostra percezione, il nostro gusto ed anche il "modo" di bere.

Farà parte di quei cambiamenti dei trend che negli anni abbiamo osservato, vuoi influenzati da mode (supertuscans et simila) o da "necessità" (prezzi assurdi/reperibilità limitata).

Guarderemo con rimpianto i "vini di oggi" oppure magari, verremo sorpresi da zone produzione che in questo momento faticano a far breccia nel cuore degli appassionati più esigenti...chissà.

Ciao a tutti


Perdona se sposto il tuo intervento, ma è troppo bello per non essere incluso in questo argomento.
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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda dantespeaks » 18 mar 2021 12:14

Il rischio è che per compensare al problema sempre più cantine potrebbero convertirsi in laboratori chimici e i vigneti in coltivazioni OGM (vabè, forse una prospettiva fin troppo catastrofista :mrgreen: ). Spero che i manici seri avranno sempre margine per adattarsi senza ricorrere a pratiche estreme di questo stampo.
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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda lloyd142 » 18 mar 2021 12:45

Ci ha gia' pensato l'oste di "ma che cce frega ma che cc'emporta"....
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Problema gradazione alcoolica risolto!! :D :D
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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda l'oste » 18 mar 2021 18:53

Si narra che un tempo il primitivo di Manduria serviva a dare corpo colore e alcol ad alcuni vini del nord.
"Leggende" a parte, i cambiamenti climatici hanno giá cambiato da almeno un decennio il lavoro in vigna e cantina, molti produttori di zone importanti hanno acquistato vigne in esposizione "fresca" per poi èquilibrare la massa del vino, le vendemmie si anticipano in molte zone (e la "finestra" di vendemmia si è ristretta, non basta più farla la settimana giusta, ma i giorni giusti).
Ma temo che sia un argomento per appassionati, per chi va a vedere le vigne, le cantine, fa assaggi, parla con i produttori.
Mentre qui sul forum tira molto di più discutere di un punteggio dell'immancabile Sassicaia o delle speculazioni sui barolo di Burlotto (o Rinaldi, Mascarello, tanto è uguale).
Non importa chi sarà l'ultimo a spegnere la luce. E' già buio.


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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda Luca90 » 18 mar 2021 20:23

Malinconicamente, qui a boca non possobo che esserne contenti. 2017 annata del decennio, superiore a 10 e 12, rivaleggia con la 2007
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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda emigrato » 18 mar 2021 21:12

Ho sentito che si stanno testando le reti anti grandine per fare ombra alle uve nei momenti piu' caldi in zone come Langa e Chianti (lo diceva Luca Martini di Cigala (San Giusto), che le sta testando). chissa' che le belle vigne a luglio e agosto non vengano tutte coperte prima o poi..
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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda Ziliovino » 18 mar 2021 23:38

l'oste ha scritto:Si narra che un tempo il primitivo di Manduria serviva a dare corpo colore e alcol ad alcuni vini del nord.
.


ecco, quindi i tradizionalisti di questa tecnica taglieranno i loro nebbioli da 15 di alcol con un po' di blaufrankisch o con del kekfrankos :mrgreen:
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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda quellocheaspetta » 19 mar 2021 08:16

Argomento che mi ha dato molto da pensare negli ultimi tempi, provo a dare una mia interpretazione, in particolare su come lavorare nelle annate calde e siccitose.
Parto dal presupposto che per fare della materia prima che possa produrre grandi vini serve luce. ok impiantare vigne in posizioni più alte e fresche ma attenzione, esposizioni non ottimali possono aiutare con la gradazione alcolica e acidità ma non per tutto il resto.
La gestione del terreno deve aiutare a trattenere l'umidità quindi inerbimento e lavorazioni del terreno con arieggiatori o ripper serviranno per spingere le radici in profondità. Lavorare il terreno si ma senza rivoltare la zolla.
La sfogliatura precoce potrà aiutare a rendere la buccia più spessa e sopportare meglio le scottature, l'idea è di abituare il grappolo ad una forte insolazione.
Il diradamento sarà una pratica fondamentale ma farlo al momento giusto e nelle quantità giuste non sarà facile per chi ha poca esperienza con questa tecnica.
Inoltre condivido il fatto che la raccolta sarà da valutare in maniera molto attenta perché le maturazione ottimale ha un arco di tempo molto limitato.

La grandezza di una cantina e la quantità di persone che ci lavorano sarà un fattore molto importante, i vignaioli che seguono interamente il processo produttivo e conoscono alla perfezione la propria vigna potranno essere più accorti nelle lavorazioni e portare in cantina uve migliori.

Per concludere sarà importante la scelta della varietà, la Berbera, per esempio, può avere un bel futuro poiché è un uva che sopporta il caldo e che restituisce vini sempre freschi e bevibili al contrario di uve che nelle annate calde danno vini surmaturi e stanchi.

Ps ovviamente è un discorso valido per chi vuol fare un vino che rispetti l'annata. Si è parlato dei vini che si usavano un tempo per aumentare le gradazioni alcoliche, ora questi non servono più in compenso arrivano bilici di acido tartarico dalla Cina.
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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda Bordolese78 » 19 mar 2021 08:40

gianni femminella ha scritto:
Bordolese78 ha scritto:Il cambiamento climatico in atto, al netto dell'intervento e della sapienza dei produttori, sarà con tutta probabilità costate e progressivo ed allo stesso modo influirà sulla nostra percezione, il nostro gusto ed anche il "modo" di bere.

Farà parte di quei cambiamenti dei trend che negli anni abbiamo osservato, vuoi influenzati da mode (supertuscans et simila) o da "necessità" (prezzi assurdi/reperibilità limitata).

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Ciao a tutti


Perdona se sposto il tuo intervento, ma è troppo bello per non essere incluso in questo argomento.



Ci mancherebbe, ben venga...In effetti mi sono "agganciato" ma è sicuramente più in tema in thread apposito.

Grazie.
piergi
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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda piergi » 19 mar 2021 11:42

Il mio punto di vista ,da agricoltore, è piuttosto pessimista.
Chi ha colture arboree purtroppo non può che dare risposte anelastiche ai problemi causati dall'innalzamento delle temperature.
Ricordo che 20,25 anni fa si faceva a gara a chi faceva impianti più fitti, si parla in alcuni casi di 8000,9000 ceppi per ettaro, praticamente un campo di pomodori.
Penso che continuando questo trend, per molte di queste realtà, ci siano poche strade se non l'espianto.
Probabilmente in molti luoghi torneranno in auge i tendoni che garantiscono ombreggiatura, alcune aziende in Puglia e Sicilia lo stanno già facendo. Per il resto in molte zone d'Italia si sta pensando a spostare la linea delle colture agricole più in alto, qui in Calabria so di vigneti impiantati in Sila sopra i 1000 MT.
Strane luci di pioggia...splende il sole,fa' bel tempo...nell'era democratica.

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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda gianni femminella » 19 mar 2021 18:36

Ciao Piergi, cosa mi dici dell'alberello? L'ho visto utilizzato in luoghi poco piovosi e anche ventosi.
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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda piergi » 19 mar 2021 21:25

gianni femminella ha scritto:Ciao Piergi, cosa mi dici dell'alberello? L'ho visto utilizzato in luoghi poco piovosi e anche ventosi.

L'alberello è un tipo di allevamento che si adatta a terreni molto aridi o eccezionalmente ventosi (o entrambi come Pantelleria), però è di difficile gestione, in primis perché predilige giaciture pianeggianti o solo lievemente scoscese, e soprattutto un numero di ore di lavorazione molto elevato, quindi tanta manodopera qualificata, che è merce ormai davvero rara.
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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda endamb » 19 mar 2021 22:32

piergi ha scritto:
gianni femminella ha scritto:Ciao Piergi, cosa mi dici dell'alberello? L'ho visto utilizzato in luoghi poco piovosi e anche ventosi.

L'alberello è un tipo di allevamento che si adatta a terreni molto aridi o eccezionalmente ventosi (o entrambi come Pantelleria), però è di difficile gestione, in primis perché predilige giaciture pianeggianti o solo lievemente scoscese, e soprattutto un numero di ore di lavorazione molto elevato, quindi tanta manodopera qualificata, che è merce ormai davvero rara.


perché l'alberello richiede più ore di lavorazione rispetto ad altre forme di allevamento?
poi parli di manodopera qualificata, vuoi dire solo quantità di lavoro oppure esperienza specifica?
grazie
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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda gianni femminella » 19 mar 2021 22:44

@endamb
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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda piergi » 20 mar 2021 07:09

endamb ha scritto:
piergi ha scritto:
gianni femminella ha scritto:Ciao Piergi, cosa mi dici dell'alberello? L'ho visto utilizzato in luoghi poco piovosi e anche ventosi.

L'alberello è un tipo di allevamento che si adatta a terreni molto aridi o eccezionalmente ventosi (o entrambi come Pantelleria), però è di difficile gestione, in primis perché predilige giaciture pianeggianti o solo lievemente scoscese, e soprattutto un numero di ore di lavorazione molto elevato, quindi tanta manodopera qualificata, che è merce ormai davvero rara.


perché l'alberello richiede più ore di lavorazione rispetto ad altre forme di allevamento?
poi parli di manodopera qualificata, vuoi dire solo quantità di lavoro oppure esperienza specifica?
grazie

L'alberello implica un lavoro quasi completamente manuale, quindi costi decisamente più alti ma anche un numero maggiore di operai impiegati in azienda, e ti assicuro che trovare anche manodopera generica, non dico specializzata, sta diventando un impresa nell'impresa.
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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda Bordolese78 » 20 mar 2021 12:38

gianni femminella ha scritto:@endamb
Significa che ciascun appassionato di vino dovrà prestare opera di manutenzione del vigneto ad alberello a titolo gratuito :mrgreen:


Presente!!!!!!!

Mi sacrifico volentieri per la causa...(se posso, zona Bolgheri o Rodano grazie)
marcoelle
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Re: Vino e cambiamenti climatici

Messaggioda marcoelle » 22 mar 2021 21:30

In un report dell'IPCC (02/2018) scaricabile qua https://www.ipcc.ch/site/assets/uploads/2018/02/WGIIAR5-Chap23_FINAL.pdf c'è questo piccolo "box" che parla del possibile impatto del cambiamento climatico sul vino europeo:

"Box 23-2 | Implications of Climate Change for European Wine and Vineyards - Wine production in Europe accounts for more than 60% of the global total (Goode, 2012) and makes an important contribution to cultural identity. Apart from impacts on grapevine yield, higher temperatures are also expected to affect wine quality in some regions and grape varieties by changing the ratio between sugar and acids (Duchêne et al., 2010; Bock et al., 2011; Santos et al., 2011). In Western and Central Europe, projected future changes could benefit wine quality, but might also demarcate new potential areas for viticulture (Malheiro et al., 2010). Adaptation measures are already occurring in some vineyards (e.g., vine management, technological measures, production control, and to a smaller extent relocation; Battaglini et al., 2009; Holland and Smit, 2010; Malheiro et al., 2010; Duarte Alonso and O’Neill, 2011; Moriondo et al., 2011; Santos et al., 2011). Vineyards may be displaced geographically beyond their traditional boundaries (“terroir” linked to soil, climate, and traditions; Metzger and Rounsevell, 2011) and, in principle, wine producers could adapt to this problem by growing grape varieties that are more suited to warmer climates. Such technical solutions, however, do not account for the unique characteristics of wine production cultures and consumer perceptions of wine quality that strongly affect the prices paid for the best wines (White et al., 2009; Metzger and Rounsevell, 2011). It would become very difficult, for example, to produce fine wines from the cool-climate Pinot Noir grape within its traditional “terroir” of Burgundy under many future climate scenarios, but consumers may not be willing to pay current day prices for red wines produced from other grape varieties (Metzger and Rounsevell, 2011). An additional barrier to adaptation is that wine is usually produced within rigid, regionally specific, regulatory frameworks that often prescribe, among other things, what grapes can be grown where, for example, the French AOC (Appellation d'Origine Controlee) or the Italian DOC (Denominazione di Origine Controllata) and DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) designations. Suggestions have been made to replace these rigid concepts of regional identity with a geographically flexible “terroir” that ties a historical or constructed sense of culture to the wine maker and not to the region (White et al., 2009)."

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