Una bella regola, di vita, è anche quella di essere precisi su quello che si pubblica, soprattutto quando si parla di una ‘leggenda’ come Castelluccio.
La Storia non l’hanno fatta certamente i Fiore, che ne sono entrati in possesso in un modo di cui mai scriverò, negli anni 90. Negli anni 70 e 80 il vero fondatore e proprietario era il compianto Maestro Baldi, genio visionario che per primo ha capito il potenziale delle colline di Modigliana e Brisighella e, soprattutto grazie all’agronomo Remigio Bordini, ha piantato cloni selezionatissimi di Sangiovese secondo le caratteristiche geologiche di ogni appezzamento, ricreando il concetto di Cru in una zona dove al massimo si produceva vino da taglio (Albana passita Diletti a parte, per maggiori dettagli sentire Ivo ...
)
Fiore non ha mai deciso come fare il vino, se non quando ha rilevato la proprietà.
Capolavori non più ripetuti, emozioni allo stato liquido del calibro di Simia 90, Ciliegi 82, Ginestre 82, 85, 88 e il mitico bianco Roncò del Re, 81 e 90 su tutti, sui quali il Sommo Maestro Veronelli tesseva le lodi più sfrenate, hanno dimostrato come il giusto mix di passione, selezione e terroir ci abbia dato un pezzo di storia enologica italiana.
Poi tutto fu lasciato al caso, la fine della poesia