Terza batteria
Chapoutier M. Ermitage L'Ermite 1999
Chave, Domaine Jean-Louis Hermitage rouge 1999
Le Macchiole Scrio 1999 Qui ci siamo decisamente "rifatti la bocca" ed anche il mio morale si è per fortuna ripreso un po' dopo la batosta precedente. Quando entrano in campo gli Hermitage il livello dell'eleganza sale nettamente. Se in Cote Rotie puoi ancora trovare un filo di rusticità tipica del vitigno, qui scatta invece la sensualità, la classe e la finezza di tannino. Sensazioni particolarmente marcate quando si parla dei vini di JL Chave che è il fuoriclasse indiscusso della denominazione e che ha interpretato in modo veramente atipico (per lo stile degli altri suoi vini) quella che personalmente considero la più bella annata degli anni '90 in Rodano (ad eccezione della 1990 ovviamente, che gioca per adesso un altro campionato). Il colore è decisamente tenue, già venato di riflessi aranciati, sembra più un borgogna maturo che un sanguigno syrah. Messo accanto al violaceo e visivamente impenetrabile L'Ermite poi...

...non sembravano affatto vini dello stesso anno, della stessa denominazione e dello stesso cru (anche se definire Hermitage un unico vigneto fa discutere, lo so!). Il vino di Chave è una delle migliori rappresentazioni del concetto di "potenza senza peso": entra lieve, dolce di tannino e apparentemente docile per poi scatenarsi in una complessità multi stratificata di sentori di roccia, carne fresca, fiori rossi, un tocco di oliva ed uno di legno di cedro. Lunghissimo e con un'acidità rifrescante e dissetante, di quelle che ti tira un sorso dietro l'altro: uno di quei vini che non smetteresti mai di bere malgrado la loro inusuale complessità. Il suo vicino era, come ho già scritto, completamente diverso: scurissimo, connotato da una nota nettissima di anguria che lo faceva sembrare un barolo mediamente giovane di Roberto Conterno (ma non diteglielo per favore...

) per poi passare a sentori mentolati e di carne sanguinolenta. L'ho definito un "Percarlo del Rodano" per l'energia che sprigiona, la pressione palatale ed il tannino più appuntito e decisamente meno sferico rispetto a Chave. Un vino che ha ancora vent'anni di vita davanti, come minimo.
Infine il ringer della giornatalo Scrio 99 che tanto aveva ben figurato nella prima rodanata del 2012: alla cieca è stato sgamato subito, da Vincenzo Vinos ed ilNotaio in particolare che hanno capito che era un vino territorialmente decontestualizzato (malgrado la mia pietosa bugia per destabilizzarli

) Sentori decisamente mediterrannei, con l'origano a spiccare su tutto ma beva più pesante, senza la freschezza che solo nella regione eletta esalta le virtù del syrah. In definitiva con il tempo l'imprinting territoriale di Bolgheri ha prevalso rispetto al varietale del vitigno. Neanche lontanamente all'altezza dei primi due (forse avevo un po' esagerato con l'accostamento) ma comunque non un vino triste, anzi da solo avrebbe fatto la sua porca figura.