Riccardo M. ha scritto:Sarebbe possibile approfondire la questione? Nel senso, in termini qualitativi e statistici, un Grand Cru di produttore/negoziante non particolarmente dotato quanto si presenta distante dalla bottiglia con etichetta non particolarmente affascinante ma prodotta da grande manico? E la distanza qualitativa tra gli acini non grand cru e gli acini di una grand cru, è colmabile semplicemente dalla mano del produttore del vino meno famoso?
In sostanza, per esempio tra un Musigny o Corton Charlemagne di produttore non particolarmente ispirato ed una bottiglia di vigna inferiore ma prodotta da grande produttore, voi su cosa vi orientereste? Perché resistere al fascino del nome di una grande vigna, per un neofita, non è semplice.
Ci sono diversi aspetti da prendere in considerazione:
gc e pc non sono necessariamente sinonimo di qualità assoluta. Ad esempio ci sono alcune parcelle la cui qualifica di gc o pc è da più parti definita come “generosa” (e viceversa, vedi il caso del clos saint Jacques, “semplicemente” pc solo perché il conte di moucheron monopolista ai tempi delle attribuzioni non aveva voglia di compilare scartoffie...)
Altra falla del sistema sono le dimensioni: ci sono gc come ad esempio il clos de vougeot che sforano i 50 ettari... come fai a pretendere il medesimo livello qualitativo degli “acini” (tutti tecnicamente gc) su una superficie così vasta? E anche nelle parcelle più piccole in realtà ci possono essere differenze sostanziali tra le vigne: quelle più a valle e quelle leggermente più su; quelle più vicine ad una combe e quelle dove la roccia sottostante è praticamente affiorante; di fatto spesso alcuni gc sono l’unione di più lieux-dits ognuno dei quali con suolo, giacitura ed altitudine differente (è il bello della Borgogna, ti sposti di un metro e cambia il mondo)
A parità di qualifica gc e pc poi ci sono comuni ormai sotto la lente d’ingrandimento della speculazione ed altri che invece non dico che non se li incula nessuno ma che di sicuro hanno prezzi meno speculativi
Il vino è arte non geopolitica; e i grandi artisti non deludono mai. D’auvenay e coche-dury per me sopra tutti. Leflaive, henri boillot, comte lafon, etienne sauzet sempre top player assoluti. Che sia un innarivabile gc o una parcella village particolarmente vocata, questi mostri sacri sanno sempre come farti godere. Tanto per dire Leroy (d’auvenay) produce un village (les boutonniers) a auxey-duresses ovvero sia una denominazione di livello “base” in comune considerato “sfigato”: eppure provalo e poi mi dirai... costa sui 200€ se lo trovi... non è una follia, per dire, soprattutto se lo paragoni ad un gc insulso da 60/70€ dove bevi succo di limone magro o burro fuso obeso a seconda della zona
Per concludere:
-gc e pc sono denominazioni importanti ma da sole non bastano, devi approfondire caso per caso.
-va bene andare alla ricerca dei produttori meno noti per bere bene spendendo il giusto ma bere Borgogna, rossa o bianca che sia, non può prescindere dall’assaggio dei suoi alfieri più rappresentativi: sarà difficile, dovrai intrufolarti in bevute top, spendere una cifra che ti sembrerà assurda ma... tieniti forte perché arrivare lassù sarà una botta altrettanto tremenda che scendere e trovarti triste, solo e circondato di vini che ti sembreranno inevitabilmente dei perdenti mediocri.
Ipse dixit