Messaggioda AmoSlade » 13 apr 2020 09:10
Qualche bevuta delle ultime settimane:
Barbaresco 2010 - Cascina Roccalini: colore rubino limpido che ancora non cede verso il granato. Profumi classicissimi di rosa e fiori secchi, a cui si aggiungono erbe mediterranee e un qualcosa di leggermente salmastro. In bocca é profondo, ancora giovane, supportato da acidità e tannini non tanto affilati quanto fitti. Si beve bene ora ma fra qualche anno credo che sarà anche meglio.
Barolo Paiagallo 2009 - Canonica: molto mobile nel bicchiere, lo ricordavo buono ma rustico qualche anno fa, invece parte leggiadro sui piccoli frutti rossi, fiori secchi e marmellata di fragole, poi si fa più scuro e balsamico e la frutta diventa sotto spirito, con un po' di liquirizia. In bocca i tannini sono smussati, scorre piuttosto agile nonostante i 15 gradi, soprattutto quando accompagnato da un bel peposo. Non lo vedo a lunga gittata, sono contento di averlo aperto ora e di averlo trovato molto buono.
Dettori Bianco 2018: non sapevo cosa aspettarmi. Leggera carbonica che svanisce completamente con qualche giro nel bicchiere. Profumi da macerato ma molto mediterranei, bocca rotonda ed avvolgente ma sapida. La cosa che mi ha più sorpreso è che, mentre con altri macerati, serviti a 11/12 gradi, mi trovo a doverli rimettere in frigorifero durante la cena quando si scaldano troppo, questo non ha fatto una piega fino a temperatura ambiente, non uno sbuffo di alcol, non una spigolosità, nonostante i 15.5 gradi. Magari mi sarà andata bene, ma piaciuto molto.
Uno 2016 - Carleone: bellissimo per finezza, eleganza e dettaglio. Frutta rossa fresca in tutte le declinazioni, fiori, bocca già equilibratissima, leggera ma infiltrante. Per me, difficile resistergli, ma capisco come possa avere estimatori e detrattori.
Les Rouannieres Anjou 2014 - Pierre Bise: naso ricco dove si distinguono miele, confettura di mela cotogna, camomilla. Meno convincente in bocca dove chiude con una scodata alcolica e un po' amarognola. Per il prezzo, lo considero comunque una discreta bevuta.
Capitel Croce 2018 - Anselmi: aromatico come al solito ma su tonalità più verdi e meno esotiche che in altre annate: uva spina, erba, cedro. Rimane uno dei bianchi dal rapporto (qualità*affidabilità)/prezzo migliori che conosca.
Zibibbo in Pithos 2018 - COS: colore poco carico per essere un vino che fa macerazione in anfora, anche i profumi, sebbene sia evidente l'aromaticità dello zibibbo, sono meno spinti che in altre versioni assaggiate. Al naso all'inizio c'è anche un po' di zolfo, che poi si pulisce lasciando spazio ad agrumi ed albicocca, con un qualcosa di lievemente erbaceo in sottofondo. Buono, ma nel genere ho preferito l'Integer di De Bartoli.
Au Capceu 2017 - Camin Larredya: non sono un assiduo frequentatore della categoria "vini dolci", ma questo è davvero ben fatto. 100% petit manseng vendemmiato a fine novembre, 90 g/L di zuccheri residui. Bellissimo colore ambra brillante, profumi esplosivi fra cui si riconoscono l'ananas caramellato, il mango, la cera, l'albicocca disidratata. In bocca ha un bell'equilibrio fra ricchezza, dolcezza e acidità che lo rendono per nulla stucchevole, soprattutto se accompagnato con qualche buon formaggio erborinato.