2a batteria
- Percarlo 2001
- Percarlo 1999
- Percarlo 1998
- Flaccianello della Pieve 2001 (primo ringer)
Qui i valori medi complessivi sono balzati in alto e non di poco. I 3 Percarlo hanno fornito una prestazione eccellente tanto da surclassare, e neppure di poco, un Faccianello che si è fatto notare per la sua terrosità balsamica ma che è sembrato un vino monodimensionale, quasi piatto, rispetto alla profondità ed ampiezza olfattiva e gustativa degli altri 3 bicchieri. Eppure il Flaccianello veniva, dritto-dritto, dalla cantina del produttore, la conservazione non avrebbe potuto essere migliore ma evidentemente il problema sta proprio nel vino che, seppur perfetto e buono se preso da solo, non riesce a raggiungere le vette del campione di San Giusto )eppure se pensiamo alle differenze di prezzo attuali ...scappa da ridere ...o da piangere). Fra le tre annate di Percarlo c'era solo l'imbarazzo della scelta fra un mostruoso 1999 (ma questo si sapeva, la sua annata top degli anni '90 dopo la mitica 1990), un anomalo ma fantastico 2001 ed un "toscanaccio DOC fino al midollo" come la 1998. La '99 è sicuramente un'annata che riesce a conciliare una fittezza mostruosa di tannini con una freschezza acida esemplare, dotata di un sorso che ti lascia la bocca pulita ed assetata malgrado il passaggio di quella incredibile massa di materia dolce e balsamica. A volere essere pignoli, facendo una comparazione mentale con il 2006 (annata simile ma per me ed Ezio un pelino sopra), la minore qualità dei legni dell'epoca ha lasciato qualche lieve traccia in termini di qualità (non sempre perfettamente sferica e dolce) dei tannini. Ma stiamo parlando di finezze percepibili da bocche allenate perchè per la maggioranza è stato il classico "DVdM" (discreto vino della madonna). La 2001 invece è una bottiglia completamente diversa: personalmente non mi ha sopreso perchè me lo ricordavo proprio così anche se all'apertura della magnum, la mattina presto, mi aveva un po' spaventato per una nota apparentemente più evoluta. L'ossigeno invece lo ha riportato dopo poche ore alla sua condizione particolare di... "Percarlo di Radda" come lo battezzai tanti anni or sono! Un vino di una finezza sorprendente, cesellato, con sentori più floreali che fruttati, di una freschezza innaturale nella sua bevibilità atipica perchè i tannini sono ordinati, più radi del solito ma non meno belli e piacevoli in deglutizione. Davvero soprendente per chi si aspettasse il solito Percarlo tutto "ciccia e muscoli". Infine il 1998, il più "maledetto toscano", quello che mi aspettavo fosse più evoluto ed imbolsito ed che invece mi ha sorpreso con la sua terrosità minerale assolutamente pimpante, i suoi profumi nitidi di frutto rosso, minerale scuro e cedro essiccato ed una bocca molto più precisa e definita di come me la aspettassi. Ecco il '98 è quello che definirei un "Percarlo classico", una di quelle versioni che lo farebbe riconoscere ai suoi estimatori fra mille altri vini coperti.
In sintesi un gran bella batteria che ci siamo scolati con i primi preparati da Massimiliano detto "Ciccio" in particolare uno spaghettino Mancini con buristo e rosmarino (un piatto favoloso!
) che ha riscosso consensi unanimi. Le sorprese positive dai vini però non erano ancora finite... [to be continued]