Messaggioda giodiui » 10 dic 2019 21:27
Montevertine & Le Baroncole S. Giusto a Rentennano, entrambi annata 2014
Stasera ho aperto queste due bottiglie, perché ero intrigato dall’idea del confronto tra due ‘secondi vini’ di due realtà importanti del Chianti, zona vinicola che quasi ignoro.
Mai confronto si è rivelato più distonico e abissale.
Premetto che la mia ‘educazione enoica’ è dominata dal nebbiolo, e forse questo spiega le mie reazioni.
Confesso che una delle remote motivazioni del confronto era la speranza di preferire il Baroncole al Montevertine, per banali ragioni economiche.
E invece, ahimé.
Ho trovato una tale differenza tra i due vini che a malapena riesco a confrontarli, pur nella loro indiscutibile bontà.
Il San Giusto esibisce i suoi 14.5° di possanza anche in un’annata come la 2014, grande estrazione, rosso rubino intenso e brillante, profumi intensi di frutti rossi e more. Un vino indiscutibilmente goloso e quasi godurioso, ma senza una vera profondità. Mi fermo perché non sono amante delle metafore.
Il Montevertine mi ha completamente spiazzato. ci ha messo una buona ora, perché prima era chiuso e dominato da un’acidità quasi sgradevole. Passata questa fase il vino esprime un’eleganza che, da romagnolo, mai avrei immaginato in un sangiovese. Per la prima volta credo di aver capito il senso di espressioni tipo ‘sentori di fragoline di bosco’. Ci sono, in una puntinatura leggera e sfuggente. C’è una finezza, un dettaglio, una delicatezza che hanno disorientato il nebbiolista che sono. E dal ‘basso’ dei suoi 12.5° esprime un’autorevolezza che confonde.
Ritornato sui piedi per terra mi dico che a conti fatti se devo spendere 45 euro meglio un barolo di quelli che amo (Mario Fontana, Elio Sandri, ma anche un Acclivi, che costa quei soldi). Però un attimo dopo mi dico: si, però, questo Montevertine….