gp ha scritto:
Al secondo giorno (inizio alla cieca), .
Cioè,l'hai stagnolata prima di rimetterla in tavola ?
gp ha scritto:
Al secondo giorno (inizio alla cieca), .
Alberto ha scritto:gp ha scritto:Certo che comunque il solito dannato tappo di plastica (del Rossese di D Terre Bianche 2010) alla riduzione le può solo dare una mano...
Eh...casomai è il contrario, invece...
gp ha scritto:No, sono partito con due bicchieri e li ho resi inidentificabili con una successione di scambi di posto tipo gioco delle tre carte. Ovviamente sotto la base del bicchiere appiccico un numerino, per evitare il rischio di mischiotti (sia pure al 3%) quando arriva il momento di riempire i bicchieri per la seconda volta.
Dedalus ha scritto:Il Rossese di Dolceacqua di Testalonga regolarmente commercializzato si piazza variamente, a seconda dell'annata, quando meglio quando peggio, fra i migliori produttori della zona, ma dire o pensare che sia il leader indiscusso della denominazione con gran vantaggio sul secondo, come fa Valentini nel Montepulciano d'Abruzzo o Giacomo Conterno (ovvero il Monfortino) nel Barolo è una cosa che pur volendo enormemente bene allo squisito personaggio che è Antonio Perrino non risponde semplicemente al vero, e credo che nemmeno Antonio stesso sottoscriverebbe una simile affermazione.
gremul ha scritto:Dedalus ha scritto:Il Rossese di Dolceacqua di Testalonga regolarmente commercializzato si piazza variamente, a seconda dell'annata, quando meglio quando peggio, fra i migliori produttori della zona, ma dire o pensare che sia il leader indiscusso della denominazione con gran vantaggio sul secondo, come fa Valentini nel Montepulciano d'Abruzzo o Giacomo Conterno (ovvero il Monfortino) nel Barolo è una cosa che pur volendo enormemente bene allo squisito personaggio che è Antonio Perrino non risponde semplicemente al vero, e credo che nemmeno Antonio stesso sottoscriverebbe una simile affermazione.
mah non so può anche essere ma per quanto mi riguarda posso solo dire che il naso di quel 2004 assaggiato l'altra sera (che mi dite anche non essere stato al top della forma) era di diverse levature al di sopra di tutti i Rossese mai provati, anzi non solo al di sopra ma proprio di altra categoria, diverso
gremul ha scritto:Dedalus ha scritto:Il Rossese di Dolceacqua di Testalonga regolarmente commercializzato si piazza variamente, a seconda dell'annata, quando meglio quando peggio, fra i migliori produttori della zona, ma dire o pensare che sia il leader indiscusso della denominazione con gran vantaggio sul secondo, come fa Valentini nel Montepulciano d'Abruzzo o Giacomo Conterno (ovvero il Monfortino) nel Barolo è una cosa che pur volendo enormemente bene allo squisito personaggio che è Antonio Perrino non risponde semplicemente al vero, e credo che nemmeno Antonio stesso sottoscriverebbe una simile affermazione.
mah non so può anche essere ma per quanto mi riguarda posso solo dire che il naso di quel 2004 assaggiato l'altra sera (che mi dite anche non essere stato al top della forma) era di diverse levature al di sopra di tutti i Rossese mai provati, anzi non solo al di sopra ma proprio di altra categoria, diverso
gp ha scritto:No, sono partito con due bicchieri e li ho resi inidentificabili con una successione di scambi di posto tipo gioco delle tre carte. Ovviamente sotto la base del bicchiere appiccico un numerino, per evitare il rischio di mischiotti (sia pure al 3%) quando arriva il momento di riempire i bicchieri per la seconda volta.
meursault ha scritto:Ad esempio sulla terziarizzazione io ho il sospetto che ci siano sostanziali differenze con gli altri vini da invecchiamento "classici".......mi sembra, pur coi minimi assaggi di cui dispongo, che il punto di equilibrio di medio-lungo invecchiamento del Rossese sia in un certo senso più decadente e instabile di quello che può mantenere un Nabbiolo o un Sangiovese.
Fatto di un equilibrio autunnale, con un naso ampio ed espressivo, maturo, dalla bocca dolce, sapida molto lunga ma senza la scodata acida dei grandi Sangiovese e senza l'allungo tannico dolcissimo del Nebbiolo. Se lo si giudica secondo i parametri di "freschezza" degli altri vitigni, il Rossese sembra sempre un poco troppo evoluto, ma probabilmente non è così.
Dedalus ha scritto:meursault ha scritto:Ad esempio sulla terziarizzazione io ho il sospetto che ci siano sostanziali differenze con gli altri vini da invecchiamento "classici".......mi sembra, pur coi minimi assaggi di cui dispongo, che il punto di equilibrio di medio-lungo invecchiamento del Rossese sia in un certo senso più decadente e instabile di quello che può mantenere un Nabbiolo o un Sangiovese.
Fatto di un equilibrio autunnale, con un naso ampio ed espressivo, maturo, dalla bocca dolce, sapida molto lunga ma senza la scodata acida dei grandi Sangiovese e senza l'allungo tannico dolcissimo del Nebbiolo. Se lo si giudica secondo i parametri di "freschezza" degli altri vitigni, il Rossese sembra sempre un poco troppo evoluto, ma probabilmente non è così.
Hai detto con forma assai felice quello che intendevo esprimere quando ad Idice dissi che il naso del Testalonga 1998 non era quello di un vino andato. Insieme ad un gradiente ossidativo palesemente più avanzato di quello che giustificava l'età del vino, c'era però anche e pienamente la caratterizzazione propria del Dolceacqua ben invecchiato, esattamente secondo la descrizione che ne hai dato qui ora.
meursault ha scritto:Tra poco tiro il collo ad un Galeae 2008 e vediamo cosa ne viene fuori, il 2010 mi è proprio piaciuto, probabilmente il miglior assaggio della due giorni tra quelli fatti in cantina.
Più che altro volevo confermare che l'approccio ad una tipologia così diversa dai "grandi vini classici", impone un attimo di riflessione ed approfondimento al fine di capire la proporzione e la natura di quei vini, che non sono leggibili in un primo momento con le categorie di valutazione pregresse.
Ricordo infatti i primi miei assaggi di Rossese e solo oggi capisco che bevevo quei vini capendo poco o nulla, e che oggi qualcosina inizia a muoversi nella direzione giusta.
Questo processo non porta necessariamente alla conclusione che il Rossese sia un grande vino, ma quantomeno ne rende leggibile la natura, che non è cosa da poco.
Ad esempio sulla terziarizzazione io ho il sospetto che ci siano sostanziali differenze con gli altri vini da invecchiamento "classici".......mi sembra, pur coi minimi assaggi di cui dispongo, che il punto di equilibrio di medio-lungo invecchiamento del Rossese sia in un certo senso più decadente e instabile di quello che può mantenere un Nabbiolo o un Sangiovese.
Fatto di un equilibrio autunnale, con un naso ampio ed espressivo, maturo, dalla bocca dolce, sapida molto lunga ma senza la scodata acida dei grandi Sangiovese e senza l'allungo tannico dolcissimo del Nebbiolo. Se lo si giudica secondo i parametri di "freschezza" degli altri vitigni, il Rossese sembra sempre un poco troppo evoluto, ma probabilmente non è così.
Deruj ha scritto:Buona lettura:
http://ilviandantebevitore.blogspot.com/2011/06/dolceacqua-incanto-sul-bilico.html
Deruj ha scritto:incanto-sul-bilico
Deruj ha scritto:Buona lettura:
http://ilviandantebevitore.blogspot.com/2011/06/dolceacqua-incanto-sul-bilico.html
Deruj ha scritto:Buona lettura:
http://ilviandantebevitore.blogspot.com/2011/06/dolceacqua-incanto-sul-bilico.html
l'oste ha scritto:Deruj ha scritto:Buona lettura:
http://ilviandantebevitore.blogspot.com/2011/06/dolceacqua-incanto-sul-bilico.html
Thanks!
A volte vedendo la notevole quantità di libri, riviste, forum, blog eccetera, sia ha la sensazione che sul vino si sia detto praticamente tutto. In buona parte, per alcune tipologie e terroir arci-noti può essere anche tecnicamente quasi vero, mentre scavando in piccole realtà territoriali c'è sempre molto che val la pena di conoscere.
E poi se anche si fosse detto tutto sul vino, per me conta anche come lo si dice.
PS: una gragnuola di fulmini sempiternamente grata all'amico Giampiero.
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