Un enorme grazie a Vincenzo è doveroso, per la generosità nel condividere certe bottiglie e per l’organizzazione assolutamente perfetta (anche della sequenza di servizio
). Una giornata davvero da incorniciare!
Passando ai vini…
1a batteria:
Barbaresco Ris. Asili 2011 Bruno Giacosa: si parte subito fortissimo con questo straordinario vino, capace già ora di regalare profumi caleiodoscopici, che vanno dal balsamico al fruttato dolce (marasca in confettura), dall’agrume alla parte bianca dell’anguria, dal cuoio al cioccolato bianco (quest’ultimo dopo ampia ossigenazione e scaldandosi il vino nel bicchiere). Bocca di rara finezza, come si conviene allo straordinario cru da cui proviene, con tannini di pura seta ed un finale lungo e profondo.
94/100Barolo Monprivato 2011 G. Mascarello: vino stupendo anche questo, parte un po’ chiuso, ma poi si apre con grande finezza di dettagli, dispiegando profumi floreali (rosa antica) ed eterei (marasca sotto spirito), ma anche terrosi, di grande riconoscibilità territoriale. All’assaggio è finissimo, il tannino è presente ma sottile e cesellato, il finale è saporito e molto profondo.
93/100Barolo Monvigliero 2011 Burlotto: un altro grande vino, così peculiare nel suo assetto aromatico, che va dal patè d’olive alla caramella al rabarbaro (di grande intensità dopo un’ora nel bicchiere). Al gusto è meno delicato dei precedenti, i tannini leggermente più graffianti (sebbene magistralmente estratti), si allarga leggermente a centro bocca e chiude con minor profondità e articolazione rispetto ai precedenti. Ottimo, comunque.
91/1002a batteria:
Barolo Cascina Francia 2011 G. Conterno: chiuso e rigido. Con questi due aggettivi potrei descrivere quella che è stata per me la sorpresa negativa della giornata. Sorpresa perché avevo già assaggiato questo vino (sia pure ad un banco d’assaggio) un paio d’anni fa e mi era sembrato eccellente. Partiamo dall’olfatto, in cui sono ben percettibili note legnose, leggermente tostate, che non ricordo di aver mai avvertito prima in questo vino. Si sente un po’ di calore alcolico, che si avverte anche in bocca, dove appare ancora piuttosto rigido nell’intelaiatura tannica, che sembra tradire un apporto ellagico (botti nuove? Boh). Non so se sia solo una questione di tempo, forse un vino che non voleva essere svegliato ora, ma l’impressione generale, anche stilistica, non è stata buona.
88/100Barolo Vigna Rionda Ris. 2011 Massolino: chiuso, ma non rigido. Questa, riassunta in due parole, la differenza con il precedente. Forse il vino più muto, a livello olfattivo, dell’intera giornata. E tuttavia, ad ascoltarlo bene, sussurrava profumi che sono la quintessenza del nebbiolo di Langa. La bocca mi è piaciuta parecchio, di grande impalcatura tannica, ma di estrazione perfetta, un vino saporito, elegante e “dritto” verso il lungo finale. Avercene, anche se da attendere.
92+/100Bourgogne Cuvée Auguste 2016 Clos des vignes du Maynes – Julien Guillot: divertente (e spiazzante) intermezzo proposto da Vincenzo, per questo vino biodinamico del Maconnais, che gioca su un’intensità olfattiva quasi stordente (merito anche della macerazione semi-carbonica, con pre-macerazione a freddo, come ho letto sul sito aziendale), che sulle prime mi ha fatto pensare a un pinot noir di ben altro rango e latitudine, se non fosse che, dopo qualche minuto, nel bicchiere esprimeva una solarità insolita per i “fratelli maggiori” della Cote d’Or. Profumi molto giocati sul frutto (pompelmo rosa di rara definizione) e, a dirla tutta, non particolarmente cangianti. In bocca è una lama di acidità, sin troppo violenta all’inizio, che solo dopo diversi minuti nel bicchiere, e qualche grado in più di temperatura, trova una sua amalgama con il resto del vino, che gioca le sue carte sulla immediatezza e piacevolezza fruttata. Comunque interessante, anche considerando il prezzo.
86/100Barolo Piè Franco 2011 Cappellano: anche questo un vino molto lento ad aprirsi, ma che è molto migliorato con la sosta nel bicchiere. Al naso non è così floreale e balsamico come lo ricordavo, vira anzi più su sensazioni calde, ma classiche, comunque ancora in divenire. La bocca è davvero notevole per finezza e, al contempo, ricchezza di estrazione tannica, profondo e saporitissimo, quasi salato, con un finale leggermente accalorato che tradisce un poco l’annata calda da cui proviene.
91/1003a batteria:
Barolo Monfortino Ris. 2001 G. Conterno: un grande vino, senza dubbio. E tuttavia sotto le mie, alte, aspettative. Mi sarei infatti aspettato, da un’annata grande come questa, di trovare un vino a mala pena pronto, neppure lontanamente maturo. Invece, in particolare al naso, ho colto dei tratti di evoluzione che non mi sarei mai aspettato, tra il sottobosco e il fungo “incipiente”, ed un frutto un po’ caldo, poco vivace. Anche in bocca il vino risulta perfettamente svolto: i tannini sono già polimerizzati e fusi nel corpo del vino, in uno con un freschezza agrumata che irradia un finale oggettivamente lunghissimo. Personalmente, ipotizzo un tappo che non abbia lavorato alla perfezione, altrimenti ci sarebbe seriamente da preoccuparsi sulla tenuta nel tempo dei vini di Giovanni Conterno.
94/100Barolo Falletto Vigna Le Rocche Ris. 2011 Bruno Giacosa: un vino di superba finezza. Profuma di fragoline di bosco, terra, rose e tanto altro ancora. La bocca è finemente ricamata, potente ma slanciata, profonda, anche se in persistenza perde qualcosa rispetto ai due vini cui stava in mezzo (l’annata meno importante si sente, com’è giusto che sia). Detto ciò, mi è piaciuto da pazzi e, potessi, ci farei colazione tutti i giorni!
94/100Barolo Monprivato Cà d’ Morissio Ris. 2006 G. Mascarello: per me, il vino della giornata. Certo, è ancora giovanissimo e scalpitante, ma che razza di portento questo ragazzo! Il naso è la quintessenza della nobiltà nebbiolesca: la rosa fanè, la marasca sotto spirito, l’agrume, la terra, il goudron, ecc. ecc. In bocca è un “pugno in un guanto di velluto”: potentemente tannino, eppure dinamico e slanciato, con un sapore e una sapidità da lasciare senza fiato. Persistenza da calcolarsi in minuti. Un vino straordinario, oggi e in un radioso futuro.
97+/1004a batteria:
Barolo 2012 Bartolo Mascarello: un barolo “accalorato”, soprattutto al naso, quello proposto da Maria Teresa Mascarello in quest’annata piuttosto calda. Paga un poco in definizione e finezza aromatica, sembra più avanti di quanto in realtà non sia all’assaggio, dove ritrova la sua droiture: fine, ma non timido, a livello tannico, gustoso e ricco, bello nell’allungo finale. Complessivamente piaciuto, peccato per quel naso non proprio all’altezza.
90/100Barolo Tre Tine 2012 Rinaldi: sembra figlio di un’annata diversa rispetto al vino precedente. Fruttatissimo sulle prime, piano piano si articola su sentori più speziati e assai intriganti, comunque ancora lontano dalla complessità che potrà raggiungere. Bocca scalpitante, giocata prevalentemente sulla freschezza agrumata e con tannini molto, molto fini. Nessun accenno surmaturo, mi verrebbe da dire che qui, a differenza di Bartolo Mascarello, la raccolta sia stata un po’ anticipata. Cosa che probabilmente paga nel finale, non lunghissimo.
90+/1005a batteria:
Barolo Rocchette Ris. 2009 Accomasso: a mio parere, il peggiore della giornata. Piuttosto surmaturo al naso e con qualche incertezza aromatica (netti sentori di cimice), anche la bocca mi pare un po’ pesante, concentrata e leggermente alcolica. Col tempo il vino migliora, l’architettura tannica è ragguardevole, ma la sensazione è comunque di una bottiglia storta.
84/100Barolo Paiagallo 2012 Canonica: confesso un amore viscerale per questo vino, che bevo per la seconda volta. Intendiamoci, non è un vino semplice. Non lo è nei profumi dove - qualche piccola imprecisione a parte (una leggera nota smaltata, che però non copre il frutto e tutto il resto) - la fa da padrona una timbrica terrosa, scura, ma molto nebbiolesca. Bocca di energia e vitalità elettrizzanti, con tannini che a buona ragione si possono definire “incazzosi”, ma che non frenano il vino, tutt’altro, contribuiscono a definirne un’architettura profonda, saporita, certamente in grado di fare di questo vino un vino da lungo invecchiamento. Finale molto profondo, senza alcun accenno surmaturo dovuto all’annata. Chapeau.
92+/100(P.s. Il segno + indica solo potenzialità di ulteriore miglioramento in invecchiamento).