Ma veniamo alla parte che forse interessa di più: i vini di Lanzarote.
Premetto che ero davvero curioso, avendone sempre sentito parlare piuttosto bene, soprattutto per quanto riguarda i bianchi, complice anche un’offerta non proprio a buon mercato. Non vi tedio con il numero di bottiglie bevute e di assaggi fatti, ma vi assicuro che in una settimana di vacanza ho avuto modo di approfondire parecchio.
Di base, più o meno tutti i produttori coltivano Malvasia, Malvasia Vulcanica, Diego, Listán bianco e Listán rosso. La Malvasia viene vinificata spesso anche in versione dolce o semi-dolce. I vigneti sono piantati su terreni vulcanici ricchi di minerali, e molti di essi sono piuttosto vecchi: qui, infatti, la fillossera non è arrivata, e molti appezzamenti hanno un’età che supera i 100 anni. I vigneti sono davvero affascinanti, e se non li avete mai visti, cercate qualche foto su Google: l’incredibile resilienza di queste piante, unita al lavoro dell’uomo, crea paesaggi davvero spettacolari.
Segnalo inoltre che tutti i vini dell’isola hanno gradazioni alcoliche che difficilmente superano il 13% (i bianchi sono sempre intorno ai 12%), qualcosa che oggi sembra quasi fantascientifico alle nostre latitudini.
Tre le cantine visitate: La Geria, El Grifo e Los Bermejos. Più o meno commerciali che siano (circa 300.000 bottiglie all’anno), consiglio di visitare tutte e tre (per “visita” intendo degustazione, dato che tutte offrono la possibilità di bere al calice o acquistare bottiglie). La Geria ha una delle vedute più belle sulle vigne, e al tramonto la valle si riempie di una luce davvero spettacolare. Le altre due hanno dei wine bar affascinanti e luminosi, in pieno stile lanzarotiano.
Avrei voluto visitare anche alcuni micro-produttori (alert - alcuni anche con tendenze naturali, veri e propri ‘garagisti’) tra cui Erupción, Cohombrillo e Tisalaya, ma, sfortunatamente, per un motivo o per l’altro non sono stati disponibili (e probabilmente non avrebbero nemmeno avuto bottiglie a disposizione).
Segnalo però due altre piccole cantine che vale la pena approfondire: una è Puro Rofe, un progetto che al momento sembra essersi arenato a causa di alcune vicissitudini tra il proprietario ed enologo (che pare abbia esperienza anche da Vega Sicilia); l’altra è Titerok Aket, di cui parlerò a breve. Entrambe non offrono visite o degustazioni, ma in giro potrete forse trovare qualche bottiglia.
Gli assaggi più convincenti
Premessa: le aspettative erano di cercare, ovviamente, dei vini minerali, dove il territorio si esprimesse al meglio. In generale, devo dire che si è bevuto bene, con un rapporto qualità-prezzo decisamente favorevole (dai 15 ai 35 euro), quindi, indipendentemente dal vino che sceglierete, farete sicuramente un buon acquisto. Come ci si potrebbe aspettare, i bianchi hanno convinto più dei rossi (che sono comunque apprezzabili), mentre una nota di merito va anche ai rosati. Ho provato anche la versione spumantizzata della malvasia da Bermejos che ... vabe, forse non ha convinto troppo
Top 3:
La Geria - Manto Verde - Diego:
Il termine "Manto" si riferisce alla protezione naturale che i vigneti ricevono grazie alla sabbia vulcanica e alle pietre sparse nel terreno, che conservano l'umidità e proteggono le viti dal vento. Ovviamente, non è la linea base, ma ha un costo leggermente superiore. Il vino passa 3 mesi in barrique e il vitigno utilizzato è il Diego. Il naso è molto interessante, con note di frutta gialla, erbe mediterranee e note iodate. In bocca, unisce freschezza e complessità, con un bel finale ricco e persistente. Prezzo 27 eur in cantina.
El Grifo - Lías:
100% Malvasia vulcanica, derivante da un blend proveniente da botti di rovere e acciaio. Che dire, il naso è stato il più bello della vacanza, dove ho veramente sentito il territorio che tanto cercavo. In bocca, oltre alla componente minerale, si uniscono note di agrumi, che rendono la beva davvero piacevole e per niente scontata. Prezzo 21 eur in cantina.
Akaet - Paraje 2023:
Solo 1000 bottiglie prodotte, e qui giù il cappello per questo blend di Malvasia vulcanica, Listán blanco, Diego e Listán negro con vigneti che vanno dai 25 ai 120 anni e coltivati fino a 600 metri sul livello del mare. Affinato in vasche di cemento, botti di castagno e rovere. L’intento del produttore era quello di ‘esprimere il vigneto dell'isola con la vicina presenza del mare, esaltando le caratteristiche saline, untuose e minerali’. Il bouquet aromatico è fresco e minerale, con note di frutta bianca e agrumi. In bocca si percepisce lo iodio e il minerale, vero tratto distintivo, con una sensazione quasi salina. La persistenza è notevole, con un finale secco che richiama le note del bouquet. Prezzo 20 eur in enoteca.