Messaggioda Bart » 26 nov 2017 22:24
Giulio Ferrari riserva del fondatore 1991 F.lli Lunelli, colore irrealmente scuro e mancanza di bollicine fanno pensare ad un orange wine e temere il peggio, invece sia naso che bocca trasmettono belle sensazioni; certo, è un vino che ha già dato il suo meglio, ma i funghi, la lieve effervescenza e quelle note crepuscolari ne assicurano il fascino. C'è chi dice Buffon, ma Gigi gioca ancora in Champions league, questo non è più in grado di competere ai massimi livelli, però sa regalare sprazzi di estasi calcistica su qualsiasi prato verde, per cui dico Totti.
Batard Montrachet 2005 Domaine Ramonet, vino algido direi, estrema eleganza, nessuna eccessiva opulenza, ma bocca che satura e naso che ammalia senza il troppo burro o polvere da sparo che spesso emergono prepotenti nei pari categoria. Pochi lampi di classe, ma mai una sbavatura, Nesta.
Le Jardin du Petit village 2005, Chateau Petit village, tra i tanti campioni ci vuole sempre un gregario, ma questo non è il classico macina km che fa la legna per tutti, è più un buon geometra con un gran bel tocco; tipicamente Pomerol, con tanta morbidezza e golosità, raro caso di Bordeaux che non sembra sempre troppo indietro, si beve molto volentieri, non sfigura mai in qualsiasi squadra lo metti, Jorginho.
Barbaresco riserva Asili 1996 Bruno Giacosa, confesso di essere estremamente di parte, ma questo è un vino meraviglioso, preso all'apice della sua espressività, con quella dolcezza tipicamente Giacosiana che non scade mai nella ruffianeria, il Nebbiolo più femminile nella sua migliore espressione, peccato solo un eccesso di deposito che si è piazzato dispettoso in tutti i bicchieri e ci ha privato della gioia del sorso finale. Fuoriclasse, Roberto Baggio.
Chateauneuf du Pape Hommage à Jacques Perrin 2001 Chateau du Beaucastel, carroarmato sensoriale, le note olfattive animali ci sono, ma non sono grevi, tutt'altro, e al sorso è potente, potentissimo, ma di estrema agilità, se la gioca col precedente, qua è questione di gusti. E’ solo all’inizio della sua parabola, ma già grande, Pogba (nell’ultimo anno alla Juve).
Ora da re 1932, qui purtroppo le aspettative sono state tradite, nonostante appena aperto annusandolo si ipotizzassero grandi cose; la bocca purtroppo è asprigna, non acida, e il vino pare aver già dato tutto quello che poteva, Cassano.