Due note un po' piu' corpose...
Si parte subito bene con i
pre-aperitivi, accompagnati da salumi golosissimi (ciccioli strepitosi: ne avrei mangiato un camion!
) che hanno fatto da apripista ad una serie di piatti di grande spessore (Marco, complimenti di nuovo!).
Champagne Claude Cazals Cuvee Vive Grand Cru - Bdb piacevole, fresco, minerale, che invita ad essere tracannato senza sosta. E infatti, nonostante l'Everest di bottiglie che ci attende, ne bevo abbondantemente (anche grazie alla doppia bottiglia).
Champagne Legras et Haas Exigence - Non lo conoscevo ed e' stata una bella sorpresa. Piu' ciccia che nel precedente, conserva comunque una bella acidita', evidenziata da una bolla fine e persistente. Qui gli agrumi lasciano piu' spazio alle note burrose e di pasticceria. Bella bottiglia!
Aperitivi. Si inizia a fare sul serio.
Krug Grande Cuvee deg. Inverno 2013 - Essendo nei pressi del compleanno di Vinogodi, non poteva mancare un Krug. Non credo che ci sia molto da dire: quando mi capitera' un Krug GC che non mi faccia godere, vi informero'.
Leflaive Chevalier Montrachet 2006 - Bottiglia che mi incuriosiva, avendone appena comprata una qui sul forum, nonostante i disastri di cui avevo letto (e che pure io avevo vissuto, anche se "solo" con un paio di 1er Cru) su quell'annata di Leflaive. Beh, questa bottiglia era senza dubbio priva di difetti. Un vino di grandissima eleganza, che avrebbe meritato una seduta a parte, ma che in questo caso ha avuto il compito di introdurre (alla grande!) i veri protagonisti.
Primo tempo. Iniziamo a studiare.
Chateau Clinet 1999 - Non ho mai assaggiato un Clinet post-Rolland, per cui non posso fare un raffronto tra le due versioni, ma questo era sicuramente nelle mie corde, per la grande finezza e bevibilita' che lo contraddistinguono. Se devo fare il pignolo, non l'ho trovato lunghissimo, ma comunque una gran bella bevuta.
Palazzi 1999 - Capperi che buono! Un'esplosione di volutta', mantenendo comunque equilibrio tra componenti dure e morbide e maggiore lunghezza e complessita' del precedente. E' un vero peccato che questo piccolo capolavoro non venga piu' prodotto, come pure e' stata una vera fortuna poterlo assaggiare.
Insignia 2001 - Ancora piu' "grosso" del precedente: un vinone, certamente ben fatto, ma che gioca molto piu' sulla potenza che sull'eleganza. In un altro contesto probabilmente avrebbe fatto una gran figura, ma in mezzo ai mostri con cui e' stato bevuto, e' uscito con le ossa rotte.
Sassicaia 2001 - Una bellissima "sorpresa"! Alla faccia dei detrattori di questa gloria nazionale, servita coperta non passa certo inosservata... Anzi! Piacevole ma non banale, fresca, persistente, con tante sfaccettature che invogliano ad essere cercate e ricercate nella loro mutevolezza, e' un piccolo gioiello, che ha il solo "difetto" di essere poi seguito da una serie di fuoriclasse (il suo riassaggio successivo a Masseto e Le Pin e' stato impietoso).
Masseto 2004 - Non so se il merito principale sia dell'annata eccellente, ma non avendo esperienze precedenti con questo vino ed avendo letto molto spesso tante critiche, lancio un appello: chi volesse sbarazzarsene, puo' inviarmi tutte le bottiglie di Masseto che vuole. Pensero' io allo smaltimento. Un gradino sotto a Le Pin (di fianco al quale ha avuto la sfortuna di essere assaggiato), mezzo gradino (forse) sotto a Miani, bevuto l'anno scorso in parallelo al medesimo Le Pin... ma si tratta comunque di un vino spaziale! E' difficile coniugare tanta immediata piacevolezza ad altrettanta complessita': si va da un bel frutto iniziale alla liquirizia, poi tabacco, note balsamiche, in una doppia evoluzione, sia in bocca che nel bicchiere, che lo rende strepitoso.
Le Pin 1999 - Qui siamo arrivati al massimo che posso chiedere ad un vino. In un certo senso, si possono prendere le emozioni provocate dal Masseto ed elevarle al quadrato (o al cubo...), per avere un'idea di cosa regala Le Pin. Un capolavoro.
Secondo tempo. I "veri" Bordeaux!
Chateau Latour 1993 - La cinquina finale comincia con il botto: questo Latour, pur essendo di un'annata che almeno sulla carta non dovrebbe essere epica, e' splendido. Appena versato nel bicchiere, e' gia' un piacere: un vino di eleganza straordinaria, a suo modo perfetto (ma non e' quella perfezione che sfocia nella banalita': questa e' la perfezione di Grace Kelly), che per tutto il tempo che l'ho tenuto nel bicchiere (e pur essendo stato lungo, mi rendo conto che non lo sia stato abbastanza!) ha regalato emozioni sempre nuove. Un grande vino.
Chateau Cheval Blanc 1994 - Meno entusiasmante di Latour, come pure di quelli che lo seguiranno, ha un carattere più "autunnale", soprattutto inizialmente. Lasciato un po' nel bicchiere, mi da' qualche soddisfazione in piu', senza pero' colpirmi mai al cuore.
Chateau Haut Brion 1988 - Ecco, forse questo e' il vero problema del cavallo bianco: essersi ritrovato tra il Latour e questo Haut Brion. Praticamente impossibile tenere il passo. Per il mio gusto personale, questo e' addirittura preferibile al gia' mostruoso Latour: a parte la consueta eleganza, qui si ritrovano anche una potenza ed una multidimensionalita' impressionanti. Vino della giornata? Quasi...
Chateau Mouton Rothschild 1972 - Avrei dovuto aprirne una bottiglia a Natale con i miei compagni di bevute di Imola e dintorni, ma l'amara scoperta del suo decesso ci dirotto' su un (fantastico) Mouton 1978. Si vede che il Mouton 72 era pero' nel mio destino. In un certo senso, vale per lui quello che si e' detto per lo Cheval (al quale pero' a mio parere e' stato decisamente superiore): e' capitato in una batteria impossibile. Resta un grande vino, perfettamente maturo, ancora freschissimo ed integro, ma forse con un briciolino di intensita' inferiore ad Haut Brion. Comunque... avercene!
Chateau Margaux 1964 - Qui si entra in una dimensione parallela. Dopo avere bevuto Haut Brion, credevo di avere raggiunto l'apice della giornata. Mai mi sarei aspettato questo Margaux. Cosa dire? Prima di tutto, e' incredibile che un vino di oltre mezzo secolo, seppure aperto da Marco qualche ora prima, appena versato nel bicchiere fosse subito piacevolissimo, senza la minimissima riduzione. Poi, successivamente ha attraversato un'evoluzione splendida, passando dal frutto al tabacco, da note balsamiche al cioccolato, in un fantastico rincorrersi di sentori. Vino della giornata? A mio parere si', almeno per un'ora...
Chateau Lafite Rothschild 1956 - Lo annuso, lo assaggio e penso: "Beh, per avere 60 anni, ha tenuto bene!". Ma l'eta' si fa sentire: note fungine, di foglie secche, troppo coprenti. Mi resta un barlume di speranza in una evoluzione interessante, dettato dalla freschezza che lo contraddistingue. Ad ogni modo, torno sui vini precedenti, invio un messaggio ad alcuni amici con la foto del Margaux "vincitore" (almeno per me) e chiacchiero con i vicini di banco... Passa il tempo e qualcosa comincia a cambiare: il Margaux prosegue il suo percorso onirico, mentre il Lafite inizia a dare segni di vita. Resisto anche alla tentazione di lanciarmi sul gorgonzola e passare ai dolci... Ormai, mi sono rimasti solo i due bicchieri con Margaux e Lafite, mentre gli altri li ho gia' "liberati" per fare posto ai Sauternes. Ed ecco la sorpresa: Lafite ha spazzato via definitivamente le ragnatele dei 60 anni in bottiglia e finalmente vola con Margaux, forse addirittura piu' in alto, tra note di tabacco, cuoio, catrame, per poi addolcire verso il frutto e virare su una golosa cioccolata. Finisco di berlo, tra il piacere e la nostalgia (come la poesia di Borges, nostalgia del presente...). E, anche se immagino di andare in controtendenza, ho il mio personale campione: e' proprio lui!
Epilogo. Sauternes
Chateau Climens 1995 - Ci sono tre cose per me fondamentali in un Sauternes: l'acidita' a sostegno della dolcezza, la non eccessiva presenza di zafferano (mi piace che ci sia, ma se copre tutto il resto un po' meno...) e la mineralita', che mi lasci una bocca pulita alla fine (chiaramente non a discapito della lunghezza). Questo Climens centrava tutte le caratteristiche. Per arrivare all'orgasmo, forse mancava un pizzico di complessita' che nella stessa tipologia ho ritrovato in certe bottiglie fortunate di Yquem, ma siamo ai dettagli.
Chateau d'Yquem 1995 - Bottiglia sottoperformante o semplicemente annata sfigata? A leggere le recensioni in giro, propenderei per la prima opzione (ma soprattutto lo spero: devo aprirne una bottiglia anche venerdi'...). Fatto sta che, a parte un naso poco pulito, in bocca non aveva assolutamente l'equilibrio che mi aspetto da Yquem. Chiarisco: parliamo sempre di un vino certamente accettabile, ma da Yquem mi aspetto molto di piu'.
ConclusioneEvidentemente, il 17 aprile era un giorno propizio: a parte un Cos d'Esturnel tappato, per il resto siamo andati alla grandissima!
Fa sempre piacere incontrare un gruppo di appassionati con i quali ormai si e' creata una sintonia che rende ancora piu' piacevoli gli assaggi di vini di livello assoluto (anche per merito di chi li ha conservati con tanto amore). Grazie di cuore a tutti per la splendida compagnia e ovviamente in modo particolare al padrone di casa, che con garbo e senza mai farla cadere dall'alto condivide la sua passione e la sua enorme cultura con gli ospiti.
Ci vediamo in giugno per la Borgogna bianca (se ci sara' posto!).