Luigi Cataldi Madonna & Co.- Malandrino 2013: Montepulciano d'Abruzzo 100% dall'areale di Ofena (AQ). Bevuto a 'casa' del Mastro casaro Gregorio Rotolo, nel ristorante del suo bio-agriturismo Valle scannese "da Gregorio" (Scanno - AQ).
Bella versione di Montepulciano dall'area vèstina del c.d. "forno d'Abruzzo", che ha degnamente onorato la tavola 'a tutto pasto'.
Dopo aver bevuto parecchie annate del 'Malandrino' (anche in blend), devo dire che questa 2013 è decisamente scevra delle note vanigliate e boisé di alcune versioni, evidenti per il passaggio nel rovere (fino alla 2011). Al riguardo ricordo la trama tannica piuttosto 'irretita dal legno' della 2009 e della 2007, in particolare, bevuta a Rocca di Mezzo un paio di anni fa: la bocca era - a mio giudizio - piuttosto dura e spigolosa. Difatti considero la 2007 una versione ancora irrisolta del Malandrino e credo - forse a torto - che la sosta in cantina non gli gioverà.
Il naso di questa 2013 è netto e pulito; il frutto intenso e croccante con piacevoli ritorni di frutta rossa rossa matura e lampone. Per certi versi mi ha ricordato il "Vigna Sant'Eusanio" di Valle Reale in una bella versione bevuta proprio con Leonardo Pizzolo qualche anno fa: era la 2009.
Entrée di primizie casearie (fra cui il pecorino stracchinato “gregoriano”, la ricotta scorza nera ed il caciocavallo barricato), prosciutto di pecora (ispirato al 'violino di capra' della Valtellina, per capirci) e di maiale, salsiccia di pecora (buonissima!).
A seguire una succulenta zuppa di fagioli bianchi di Frattura, celebrata frazione scannese [e presidio Slow Food]. E qua i tannini ben risolti del nostro 'Malandrino', la sua discreta alcolicità (13%), unitamente all'acidità vibrante, hanno 'pulito' per bene la bocca impastata dalla marcata tendenza dolce del c.d. "fagiolo di pane".
Fatta fuori mezza terrina di formaggi fusi (a pasta semidura) le papille, quasi a rischio burnout, erano ormai sfinite dalla bella sapidità del vino (esaltata da quella spiccata del formaggio), inebriate dal tannino ricco e ben levigato, delicatamente avvolte dalla suadenza del frutto maturo, denso, concentrato.
A mente (più o meno) limpida di questo Montepulciano della "Fornace" direi semplicemente: un bel vino di territorio, sapido e morbido, fresco e beverino... pure troppo!
Ottimo connubio ed eccellente desinare, nella generosa ed aspra terra d'Abruzzo, a casa di Mastro Gregorio!