Due note anche da parte mia. Una premessa: è stata una delle bevute più soddisfacenti che io ricordi. A parte il livello altissimo dei vini proposti, che conoscendo il padrone di casa ormai non mi sorprende quasi più (il "quasi" è d'obbligo, perché di fronte a certi vini credo che continuerò per sempre a sorprendermi...), l'aspetto assolutamente non secondario e per niente scontato è che praticamente tutte le bottiglie aperte (eccetto il Barbaresco di Giacosa, prontamente sostituito con un Barolo Le Rocche di Falletto spaziale) erano in grandissima forma. Quindi goduria immensa dal primo all'ultimo secondo, anche grazie ad un abbinamento culinario eccellente.
Preaperitivi:
- Champagne Brut Mercier: pessimo! Nel senso che essendo arrivati io e Landmax alle 12:17 era già finito...
- Champagne Brut Carte d'Or Cazals: fresco, piacevole, ovviamente non di grande complessità, ma assolutamente un buon inizio.
APERITIVI:
- Champagne Dom Perignon 2004: più passa il tempo e più mi convince. Stavolta, appena messo nel bicchiere, mi aveva un po' deluso, avendone un ottimo ricordo anche di bevute recenti. Poi però ha avuto un'evoluzione splendida, rivelandosi per me il migliore della batteria.
- Champagne Brut Millesimé 2004 Bruno Paillard: un produttore che amo e di cui ho avuto la fortuna di bere relativamente molto. Questo millesimato non mi ha esaltato come altri suoi vini: grande naso, ma poi in bocca si è spento un pochino.
- Champagne Brut Millesimé 2004 Egly Ouriet: mi è piaciuto immediatamente per complessità che, a mio avviso, non deprimeva la freschezza. Mi è piaciuta meno l'evoluzione nel bicchiere, in cui ha perso rapidamente la bolla ed ha accentuato eccessivamente le note ossidative. Comunque tutto sommato molto buono.
POI:
- Barolo Brunate Le Coste 1999 Rinaldi: inizialmente chiuso, aspettando un poco sviluppa un bouquet profondo e articolato. Grande primo vino!
- Barolo Riserva 1999 Vigna Rionda Massolino: che classe! Un tannino maestoso sostiene un vino di grande eleganza.
- Barbaresco Santo Stefano di Neive 1999 Bruno Giacosa: bottiglia storta. SV
- Barolo Riserva Le Rocche di Falletto 2001 Bruno Giacosa: un mostro!!! Un'esplosione dei sensi, con sentori di piccoli frutti rossi, cioccolato, liquirizia, tabacco. Una piacevolezza unica, grazie ad una perfetta acidità che lascia il posto ad un tannino di velluto. Super!
- Barbaresco Crichet Pajé 1999 Roagna: e cosa dire di questo? Altro vino di tensione gustativa strabordante, multidimensionale.
- Barolo Riserva Gran Bussia 1999 Aldo Conterno: restiamo su altissimi livelli. Difficile dire che ci alziamo, perché siamo già ai vertici da un pezzo. Al naso, ciliegia sotto spirito, evolve verso note prima vegetali e poi balsamiche. In bocca è vigoroso, vivace, lunghissimo (come del resto praticamente tutti quelli assaggiati).
- Barbaresco Sorì San Lorenzo 1986: non ho la fortuna di bere questi vini di Gaja frequentemente (anzi, per quanto mi riguarda un suo barbaresco trentennale è un evento) e in un'occasione più unica che rara come questa ho la riprova che parlare di botti grandi o piccole non ha molto senso. Ha invece senso parlare di grandi vini e questo lo è al 300%. Un portento di piacevolezza tutt'altro che banale, che mi farei in vena ogni giorno. Chapeau!
- Barolo Riserva Cà D'Morissio 1995 Mascarello: lo so, rischio di essere noioso a suon di superlativi, ma arrivato a questo punto mi sembrava di essere un bambino al luna park con credito illimitato: altro giro, altro fenomeno nel bicchiere! Stavolta un vino più maschile, ma comunque con un tannino che pare quasi una sabbia sottilissima, compatta ma piacevole, clamorosamente buono. Dire quale sia il "migliore" a questo punto è più questione di gusti personali che reale differenza oggettiva.
- Clos de Tart Grand Cru Monopole 1999 Momessin: ha fatto discutere, ma anticipo subito che mi è piaciuto veramente tanto. Prima di tutto, da amante della Borgogna, ammetto che al naso non l'avrei neppure associato a quella regione, tanto erano evidenti le note speziate e di rabarbaro. Poi mi è stato detto che quelli sono descrittori tipici di questo monopole (vedi che si impara sempre qualcosa a scuola Vinogodi?). In bocca, ovviamente non c'è la forza tannica di un Cà D'Morisso o di un Monfortino, ma l'equilibrio, la complessità e la lunghezza di questo vino lo pongono a mio parere ai vertici assoluti.
- Brunello di Montalcino Riserva 1999 Biondi Santi: era da una vita che non bevevo una riserva di Biondi Santi e ritornarci su un'annata destinata alla storia non mi dispiace...
Già piacevole, nonostante abbia ancora molto da dire (un bel paradosso parlare di un vino di 16 anni come di un ragazzino). Si sente ancora un tannino scalpitante, ma già di grande finezza. Spero di avere la fortuna di riassaggiarlo tra qualche lustro.
- Barolo Riserva Monfortino 1999 Giacomo Conterno: wow! Anzi, wooooow! Difficile immaginare un vino allo stesso tempo tanto potente quanto elegante, tanto immediatamente piacevole quanto complesso e persistente. Pugno di ferro in guanto di velluto. Spettacolare.
FINALE:
- Moscato D'Asti Braida Giacomo Bologna: vino fresco, godereccio, da bersene un secchio.
- Barolo Chinato Cappellano: dopo avere bevuto anche quello di Cappellano, credo di potere dire definitivamente che il barolo chinato non mi piace.
In conclusione, ho certamente battuto ogni record di numero di faccine: perdonatemi, ma questa bicchierata mi ha veramente entusiasmato e preferisco passare per essere di manica larga che travestirmi da giudice severo a tutti i costi. Grazie di nuovo a tutti!