il chiaro ha scritto:zampaflex ha scritto:
Direi che l'ha spiegato perfettamente Davide: i professionisti hanno dei costi (gestione amministrativa, stoccaggio, personale.....) che il privato che scambia qualche boccia dal garage non ha, per forza di cose.
Inoltre il professionista sul guadagno ci paga le tasse e sul ricavo versa l'IVA, mentre il privato queste due cose non le fa.
Per cui, volere chiedere due prezzi diversi alle due categorie di operatori è legittimo. Ottenerli, è un altro paio di maniche...
Luciano, tutto ok, ma parti da un'idea sbagliata: il privato NON dovrebbe avere accesso a bottiglie a prezzi uguali di quelli dell'operatore.
È un errore delle aziende quello di avere listini operatori e privati identici o quasi. Per come la vedo io il prezzo di una bottiglia dovrebbe uscire dalla cantina uniforme per tutti gli operatori del mondo (importatori americani, giapponesi, trattorie, enoteche, distributori....) e decisamente superiore per il privato che è quello che oltre a bere le bottiglie crea pure la speculazione.
Quando vedo privati che vendono 3 bottiglie del vino X a un prezzo che l'enoteca non può praticare penso sempre: questo ha preso un cartone in cantina, 3 bottiglie se le beve e con le altre cerca di abbassare il costo medio delle 3 bottiglie. Tutto lecito, ma abbastanza squallido. E la colpa è della cantina.
Quando sento la Marta che si lamenta della speculazione sulle bottiglie che lei stessa vende ai privati un po' mi girano. Poi sento dei clienti che comprano le bottiglie del citrico e che si lamentano che ogni anno ne riescono ad avere di meno e allora mi girano ancora di più.
Adesso arriverà qualcuno a parlare di rendita di posizione e altre amenità: lo mando a cagare in anteprima: mantenere un mandato non è facile, bisogna sbattersi, vendere tutte le assegnazioni e portare a casa i pagamenti in modo puntuale e sentirsi dire che il vino va posizionato meglio e altre amenità.
Marco, non parto da una idea sbagliata ma da un dato di fatto: sul mercato ci sono bottiglie vendute da privati che le hanno comprate in cantina.
Sta alle aziende scegliere se continuare a servire questo canale o limitarsi a fare degustare i privati in cantina senza poi vendere nulla (tanto per fare un esempio, miei amici erano da Selosse questo weekend e non hanno potuto comprare niente). Un simile comportamento renderebbe il mercato parallelo più difficile e semplificherebbe la vita della filiera "regolare". In questo, siamo d'accordo.
Di certo, non farebbe piacere ai clienti privati che a volte hanno assegnazioni che risalgono a decenni fa e che in annate meno buone, vuoi per qualità del vino o perché il tal produttore è passato di moda, consentono alla cantina di potere contare su uno zoccolo duro di compratori.
Quindi la brava Marta dovrebbe agire di conseguenza, invece di lamentarsi.