Messaggioda Ludi » 09 mar 2015 10:27
Trebbiano Marina Cvetic 2005: mi aspettavo, anche sulla scorta di recenti esperienze, un vino assolutamente demodé e dalla beva pesante, invece sono rimasto stupito dalla vivacità e dalla freschezza, che finalmente vengono in evidenza a legno assorbito. Non è un vino che oggi ricomprerei, ma non mi è affatto dispiaciuto.
Gauby, Muntada 1998: questo invece lo comprerei a bancali. Ampio, rigoroso, non cede mai a eccessiva esuberanza alcolica o aromatica per concentrarsi invece splendidamente sulle note minerali e speziate. Goduria.
Nino Negri, 5 Stelle 2001: mi è stato servito alla cieca, e non ho avuto difficoltà a capire che era un nebbiolo della Valtellina, ma non ho pensato ad uno Sfursat, tanto era integrato l'alcol. Decisamente un gran bel vino di un produttore che, purtroppo, con i grandi numeri ha perso un po' di fascino, specie nella visita in cantina.
Selosse, V.O.: non certamente per i cuori deboli, con una ossidazione che marca strettissima l'acidità e le note mielate e fruttate. Piaciuto, e molto, ma non lo berrei tutti i giorni (e non solo per il prezzo)
Clerico, Pajana 1999: non c'è nulla da fare, tra i modernisti Clerico per me rimane il top. Stupiscono le note balsamiche, che giocano con i refoli di liquirizia, anguria e spezie di ogni genere.
Giulio Ferrari 1999: mezza delusione. Se il naso è il "suo", in bocca manca inaspettatamente di grip acido, e risulta seduto e poco espressivo.
Terrasas de las Andes, Cheval des Andes 2006: non sono un fan dei vini argentini, ma qui il manico del produttore si sente, specie nella eleganza e di un pizzico di freschezza in più (tutto è relativo, beninteso....)
Opus One 2007: ero prevenutissimo, ma signori, che vino! Classe da vendere, potenza ed eleganza, assoluto rigore e coerenza stilistico-territoriale. Chapeau.
Royal Tokay, Aszu Eszencia 1995: una spremuta di idrocarburi, con freschezza spiazzante a contrastare la decisa dolcezza. Semplicemente straordinario.