Messaggioda Ludi » 16 gen 2015 13:11
Ieri grande degustazione al Cavalieri, che ho avuto il privilegio di condurre. Ecco le "cosette" che ci siamo bevuti:
Terlaner 1971: forse la vera sorpresa della serata, sin dal colore dorato intenso e brillantissimo. L'ossidazione è controllata, quasi da Chateau Chalon, con cenni di mallo di noce ma soprattutto tante spezie, dallo zafferano alla curcuma al pepe bianco, refoli balsamici, pesca bianca, anice, miele e, dopo qualche minuto, liquirizia e rabarbaro fresco. In bocca sfodera una inaspettata, vivacissima freschezza, che fa presagire ulteriori potenzialità evolutive.
Domaine Leflaive, Batard Montrachet 2010: dichiaratamente un infante in fasce, ma che bel pupo! Naso soave che parla di fiori bianchi, di appena accennata pietra focaia, di zucchero a velo, di miele millefiori, di susina gialla, di scorza di agrume (cedro) e di polpa di papaya. La bocca definisce il concetto di verticalità: non impetuosa ma coerente e lunga, lunghissima, con un caleidoscopio di sensazioni ed una lieve e gradevole testimonianza residua del passaggio in legno in una burrosità a metà assaggio. Tra cinque anni farà svenire.
Grattamacco 2006: un po' maltrattato dall'accostamento con gli altri vini, tanto è vero che lo colloco all'inizio della batteria dei rossi per coglierne il netto stacco rispetto al Batard (e per chiudere in crescendo). Molto bolgherese al naso, che parla subito, dopo la ventata di ribes nero, di macchia mediterranea, mirto, salsedine, sottobosco, spezie nettamente dolci, note ematiche e mentolate, con chiusura in cui il merlot dice la sua mirtillosa opinione (mi sembro Maroni). In bocca è assolutamente orizzontale: entra impetuoso, caldo, fruttato e si spegne dopo pochi secondi, lasciando una sensazione gradevole ma inappagante di sapidità. Needs food.
Sorì San Lorenzo 1998: i vini di Gaja possono far discutere, ma qui c'è poco da dire: di un granato compatto, irrompe al naso con sensazioni di tabacco da pipa, sottobosco, goudron, rosa appassita, scorza di arancia, amarena matura, menta, spezie orientali e pepe di Szechuan. In bocca è massiccio quasi come il Grattamacco, ma assai più coerente e lunghissimo nella persistenza. All'apogeo.
Biondi Santi annata 1990: lo stacco è ovviamente notevole, sin dal colore assai più chiaro, con sensazioni olfattive di tabacco Latakia, viola appassita, polvere di cacao, caffé, cumino, accompagnati da una vivace amarena fresca e sorprendentemente croccante. Bocca sferzante per freschezza, vivida e quasi giovanile...emozionale.
Romanée Conti, Richebourg 1998: batticuore per l'ultimo assaggio, che si presenta nel bicchiere con un granato appena velato con riflessi aranciati. Il naso è indescrivibile, tanto sono elusivi i profumi che, ad ogni "tuffo" nel bicchiere, si rinnovano e spiazzano. Provo a declinare caffé americano, humus e terriccio appena smosso, cera d'api, incenso, camino spento, torba, refoli balsamici e freschi, garam masala....ma la bella, indimenticabile ciliegia è sempre lì, che chiede di essere scoperta. La bocca è paragonabile a Carla Fracci: esile e minuta all'apparenza, ma appena danza riempie, da sola, l'intero palcoscenico, evocando sensazioni che non sono nè da vino rosso, nè da vino bianco, ma esprimono, in un certo senso, una idea platonica del vino. indimenticabile.