gp ha scritto:
In linea di principio il tuo discorso non fa una piega, ma in pratica non è così perché quello in cui ci si imbatte nelle diverse occasioni sono configurazioni diverse. In particolare, torna la questione di cosa è difetto e cosa no per ciascuno di noi. Se difetto sono solo l'impatto immediato con una una volatile alta e note variamente indigeste al naso (in particolare di tipo organico), con eventuale corrispondenza di questi due tratti nel sapore, allora certamente nella parte "ordinaria" del Vinitaly a cui si riferisce Arnaldo hai una bassa probabilità di trovarli. Puoi trovare invece vini che non sanno di nulla, vini che non sanno di quello che dovrebbero sapere, vini sulla carta impossibili (per esempio dolcezza surmatura e alcol potente incredibilmente associati ad acidità penetrante): se sei fatto in un certo modo, questi vini magari non li apprezzi ma non ti urtano come i primi che ho detto.
Spesso decisiva è poi la dimensione temporale, non a caso il riferimento di un po' tutti è ai banchi di assaggio: se la sequenza è versa-rotea-snasa-mastica-sputa (max 15 secondi in totale), direi che praticamente nessun vino naturale ne esce bene -- senza ovviamente con questo voler difendere quei vini in cui dopo mezz'ora gli odori sgradevoli si sono addirittura amplificati. Ma come si fa a distinguerli da quelli che migliorano a volte in modo sorprendente se non gli si lascia un po' di tempo?
Ultima considerazione: se uno sa già per certo che quello che troverà in un certo posto non gli piace, che ci va a fare? E' molto difficile che non trovi una conferma al suo (legittimo) pre-giudizio. Non a caso Arnaldo confonde bio e naturale, che sono movimenti notoriamente diversi (purtroppo, aggiungerei, perché la contrapposizione di una parte dei naturali al bio non giova a nessuno).
è giusto quel che dici, ma andiamo nel concreto.
a me sembra che si facciano gli stessi discorsi da almeno dieci anni, con lo stesso identico meccanismo, sia da parte dei fan che dei detrattori.
I fan attribuiscono un valore intrinseco autosufficiente e "superiore" all'autocategorizzazione di "naturale", "vero", e compagnia. I detrattori sono infastiditi da questa cosa e cercano in tutti i modi di dimostrare che quello è il regno delle puzze e delle ossidazioni.
La rappresentazione dialettica continua ad essere la stessa da tempo immemore, la realtà è molto meno schematica per me. E vale per cento altre cose: i lieviti, la botte grande, i solfiti, l'autoctono, la criomacerazione, il residuo zuccherino e compagnia cantando.