Giornata da podio allargato questa.
Vesselle: gustosissimo, dosaggio perfetto, prodotto centrato, per quello che costa un must buy.
Egly Ouriet: altra categoria, sfiora soltanto l'optimum a causa di una tattilità un po' grossolana.
Leflaive: gran naso, agrume che spinge dal bicchiere come un treno, ma bocca un po' morbida. Cangiante, fine, gran manico.
Gaja 99: naso di una mobilità inusitata, ci sta la definizione scolastica "ampio". Rispetto ai fratelli è ancora un po' indietro in bocca dove il tannino chiude presto.
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Gaja 95: questo invece ha un'olfazione violenta, potente. Chiede più tempo per aprirsi, è meno immediato, ma sfoggia un bel ventaglio di aromi. In bocca non è all'altezza di cotante aspettative, ma averne...
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Gaja 87: parte ridotto, si apre un po', ma non si alza da terra rimanendo tra i mortali.
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Gaja 74: da manuale, sin dal colore. Tutto quadra, l'esperienza sensoriale completa un cerchio attorno al degustatore come Doris col bastone. Magistrale.
Gaja 64: comincia, solo dopo 50 anni, la terziarizzazione. Potenza della cantina magica di Marco, ma è impressionante la tenuta. Voto emozionale
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Gaja 58: a completare la panoramica sull'evoluzione dei vini della casa, un vino talmente vispo da portare ancora una bella dorsale balsamica sopra le terziarizzazioni.
Vietti, Villero riserva 2007: fa la figura del vaso di coccio, ma da solo non avrebbe sfigurato più di tanto. Si sente però che qualcosa in cantina va ancora imparato, in particolare per la trama ruvida.
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Giacosa, Falletto riserva 2001: un panorama di confetture, ma tutto fuorché una caricatura. Gioioso, si sfina col tempo fino a cavare una pimpante nota di glicine. Bocca un pelo serrata, ma che bello...
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Biondi Santi riserva 2001: a me lo stile della casa, così severo, non piace particolarmente. Dimostra di avere un buon passo, ma resta staccato.
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Conterno, Granbussia 1999 altro vino esuberante, di rosa, frutti, conserva, balsamico. Lungo fresco e ficcante. Notevole.
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Perrot-Minot, Charmes-Chambertin 1999 ha provato a reggere il passo con tali carrarmati, facendo una bella figura pur mostrando i limiti in bocca di un PN al cospetto del nebbiolo di Langa. Chapeau.
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Mascarello, Cà d'Morissio 1995: variegato e cazzuto, meno scontato sul frutto degli altri, più austero. Altra gran boccia.
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Conterno, Monfortino 1995: quello che non offre il naso, piuttosto chiuso, lo recupera la bocca, di una potenza e durata senza pari. Denso.
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Burlotto, Monvigliero 2004 gioca una partita diversa, da outsider, facendosi ricordare per note "alternative" di tamarindo, ratafià, tapenade. Più scorrevole ma molto bello, altro must buy per q/p.
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Cappellano: meco, che eleganza!
Cascina Fonda: altro meco, è in bottiglia praticamente da ieri!
A memoria tra le varie bevute da Marco, la più elevata come qualità media. Sarà un caso che sia capitata con il principe dei nostri vitigni?