Domaine des Roches Neuves, L'Insolite 2009 : un bianco adatto a chi ritenga che lo Chablis sia troppo grasso e glicerico
. Una freschezza citrina feroce, unita però alle classiche note di miele e mela cotogna. Piaciuto molto.
Suha Punta, Babic Gracin 2009: al naso farebbe quasi pensare ad un taglio bordolese della Toscana, ma in bocca emerge prepotente il frutto e la macchia selvatica. Un filo sbilanciato sull'alcol.
Vinarjia Milos, Stagnum Desertni 2007: molto simile ad un Sagrantino passito; tannico, dolce, netta marmellata di mora, cachi e giuggiola. Anche qui, l'alcol (15.9°) è un po' invadente.
Gimonnet-Gonnet, Cuvée d'Or NV: molto artigianale, gradevole senza essere un mostro di complessità.
Benanti, Pietramarina 2004: ha diviso il tavolo, tra quelli (come me) che l'hanno apprezzato per le gradevoli e giovanili note floreali, e quelli che l'hanno giudicato troppo semplice rispetto ad altre versioni (la 2007, assaggiata in cantina, era in effetti nettamente superiore).
P. Usseglio, CdP Cuvée de mon Aieul 2001: un grandissimo CdP, austero e per nulla massiccio. In questo caso, l'annata meno calda aiuta. Grande vino.
Sine Qua Non, Grenache Atlantis Fe2O3-2A 2005: meravigliosa, come sempre, l'etichetta, ma non meno valido il contenuto. Rispetto allo CdP certamente più esuberante, ma anche più affascinante e pieno di personalità. Il prezzo resta un grande ostacolo ad acquistare bottiglie di SQN, ma tutte quelle sinora provate mi son piaciute da morire.
Monache Trappiste di Vitorchiano, Coenobium 2011: con Giampiero Bea come enologo, inevitabile si tratti di un vino che suscita la mia curiosità; ben ripagata, perchè pur non essendo paragonabile all'Arboreus è piacevole, ruspante (in senso buono) e, a 4 €, regalato.
Valentini, Cerasuolo 2006: chiamarlo rosato è fuorviante: è un rosso a tutti gli effetti, con una prevalenza di note animali ma anche un bel sottofondo fruttato. Debbo però confessare che rispetto al Trebbiano ed al Montepulciano l'ho sempre giudicato un vino meno convincente.
Meo Camuzet, Gevrey Chambertin 2008: servito alla cieca, ho pensato ad un PN italiano o addirittura californiano, tanto era marcante il tono fruttato e scuro il colore. Mezza delusione.
Faro Palari 2004: tutt'altra musica. Un po' evoluto rispetto all'età "anagrafica", era elegante, complesso, femminile, e poteva ricordare, mutatis mutandis, un Cote Rotie di Jamet. Lo confesso: adoro questo vino.