In tutte le regioni del nord Italia bisognerebbe avere il coraggio di non vendemmiare quest’anno, tanto è ormai chiaro a tutti che è e sarà una pessima vendemmia, forse la peggiore di sempre. Acini gonfi d’acqua che si stanno lacerando con marciumi vari, e che la pianta mai riuscirà a portare a maturazione; molto negativo sarà il rapporto buccia-polpa così da diluire i già pochi e verdi polifenoli della buccia. Che te ne fai di un uva così? Meglio lasciarla sulla pianta così si risparmiano le spese per la vendemmia, per la vinificazione e per lo stoccaggio. L’anno prossimo si venderà tutto l’invenduto che le aziende hanno accumulato in questi ultimi anni di magra riportando nel corso del prossimo anno un poco di equilibrio tra domanda e offerta. Per ripartire meglio e rafforzati il prossimo anno. Fantascienza? Non sono capace di fare questi conti, ma sono certo che un bravo ragioniere ve lo spiegherebbe facilmente.
A coloro che, mentendo spudoratamente, sosterranno di non avere invenduto, basti sapere che ci siamo accorti tutti quanti che i tradizionalmente pessimi vini d’industria negli ultimi anni stanno diventando sempre migliori. Segnale evidentissimo che molto buon vino sta prendendo strade un tempo inusuali. E sappiamo anche che vendere e svendere non sono la stessa cosa per nessuno, né per l’azienda né per il prestigio della nostra vitivinicoltura. A buon intenditor…
Forse un po’ meno radicale, ma non lontano da queste posizioni, il pensiero di Emilio Pedron, noto manager di importanti cantine e che ha ricoperto con successo ed efficacia incarichi pubblici, riportato ieri da Terroir Amarone. Andate a leggerlo e che la tempesta si scateni!
Gigi Brozzoni
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