Ieri approfittando del giorno fiore , serata friulana chez l'amico Curaden e signora, gentilissimi padroni di casa, assieme a qualche usuale compare di bevuta veneto.
Nell'ordine:
Monopolio della Contessa, Nec-Otium, 2008
Tocai (in larga maggioranza) e malvasia da vecchie vigne in Cormons. Bella freschezza al naso, di frutto bianco e toni ammandorlati, sensazioni che si ritrovano puntuali in un palato piuttosto concentrato ma non grasso, in cui l'acidità non altissima è compensata da una vena sapida notevole; tiene bene nel bicchiere ed anzi rilancia tropicalizzando leggermente il frutto al naso, rimanendo però pulito e lontano da surmaturazioni. Buono!
Bianco San Zuan Sol, Ronco del Gnemiz, 2008
Per me la piccola, grande delusione della serata. Il tocai di punta di Serena Palazzolo si mostra qui in versione dimessa, forse penalizzato dall'annata: frutto giallo interessante al naso col contrappunto di note quasi ferrugginose, bocca però abbastanza mancante di spinta, primariamente acida. Piccola consolazione, il legno non sembra essere un fattore...ma è tutto il resto a zoppicare, peccato...
Collio Malvasia, Francesco Vosca, 2008
Naso non amplissimo, di menta e buccia di pesca, bocca di bella naturalezza e dal "filo" acido preciso e tagliente; vino verticale e sicuramente rustico ma molto concreto e sommamente bevibile (alcol a 14% che non si sente minimamente, peraltro)...bravo a questo piccolo produttore di Brazzano!
Dis Cumieris, Vie di Romans, 2008
Malvasia in purezza. Mai bottiglie banali quelle dei Gallo, anzi vini che fanno sempre alquanto discutere: naso personalissimo su note quasi idrocarburiche, poi vegetali (qualcuno alla cieca dice sauvignon!), bocca grassa e piena, quasi nocciolata, lunghissima, di un'eleganza tutta sua nonostante la mole. Chiude amarognolo, e per questo rinfrescante.
Collio Tocai Friulano Zegla, Renato Keber, 2004
Chapeau ad un grande maestro del Collio, purtroppo (o per fortuna ), misconosciuto ai più. Ci mette un quarto d'ora a "scortecciarsi" da un'influenza del legno inizialmente molto marcata, ma poi è poesia, frutto giallo freschissimo ed integro, erbe di montagna, caramella d'orzo, bocca lunga e setosa, ravvivata continuamente da una traccia sapido-minerale splendida. Complesso.
Kai, Paraschos, 2004
Strettamente per gli amanti del genere, un Orange Wine di alto lignaggio, fin dal colore ambrato pieno; al naso lo puoi aspettare parecchio e sentirlo cambiare con l'alzarsi della temperatura (personalmente consiglio di servirlo appena fresco, credo che 14-15 °C sia l'optimum), sempre però su una forte traccia agrumata matura e speziata (marmellata, chinotto); al palato è un'orchestra che colpisce più per l'equilibrio complessivo che per i singoli descrittori più o meno marcati e definiti. Tannico ma non amaro, lascia la bocca secchissima e pulita. Miglior bianco di Paraschos bevuto finora, assieme direi ad un paio di annate "mitiche" dell'uvaggio Bianco Riserva di fine anni '90.
Pinot Nero Ronco del Palazzo, Torre Rosazza, 2008
Anche se bevuto con non molta attenzione, devo dirlo ben fatto nella sua linearità, frutto rosso soffice e speziatura dolce, ed una freschezza apprezzabile: non molto carattere, ma pazienza. Interessante però il rapporto Q/P.
Une Mufe di Verduz dal Nuf, Marco Sara, 2009
Qui sarò tranchant: campione da Top Ten/Top Twelve dei dolci italiani (azzardo, anche se me ne mancano un paio). Naso caleidoscopico su mille varietà di fiori e mieli, bocca dolcissima contrastata da una salinità impressionante, botrite di pulizia estrema; non so quanto cantino gli zuccheri (chiederò informazioni a Marco) ma viaggia secondo me ben oltre i 200 g/l...gestiti con equilibrio fantastico! Complimenti.
Per finire un Ramandolo 1964 (Corrado's Year ) non meglio specificato, e purtroppo ormai completamente trasfigurato, quasi secco e con un'acetica davvero alle stelle...anche se il naso diceva ancora qualcosa...
Alla prossima!
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