in altro thread, miccel ha scritto:San Giusto a Rentennano – Chianti Classico 2011 Ritorno a questo vino, che ho bevuto tante volte (ma non nelle ultime annate) incuriosito dal giudizio alla soglia dell'eccellenza dato dalla guida espresso. Condivido, anche se con motivazioni non del tutto coincidenti: là si parla (più o meno) di un vino piacevole ed equilibrato anche se non troppo complesso. Io mi ritrovo nel bicchiere un liquido dal profumo di ciliegia e amarena davvero attraente; un po' troppo alcol in giro, volendo, e il finale è a tratti amaro, ma la bevuta è profonda e intensa, e piena di variazioni e richiami. Lo consiglio caldamente.
E’ rarissimo leggere sul forum riferimenti ai giudizi e alle descrizioni dei vini che si trovano nelle guide: il mantra è “le guide sono morte” (a quanto pare, sarebbero state giustiziate dalla Rete), quindi confrontarsi con loro non è per niente
cool (lo dico in faccinese: non è per niente
).
Prendo la palla al balzo per ampliare lo spunto.
Premessa: non ho assaggiato il Chianti Cl 2011 di S.G.R., ma… ci sono andato vicino. Dato che non bevevo da un po’ questo vino, qualche tempo fa ho visto cosa c’era in giro, e potendo scegliere tra il 2010 (un anno in più di bottiglia e 14° in etichetta) e il 2011 (un anno in meno di bottiglia e 14,5°, coerenti con l’annata più calda) ho optato senza esitazioni per il primo. Racconterò un’altra volta di questo assaggio.
Rispetto alle due guide e alle due riviste che seguo, il Chianti Cl 2011 di S.G.R. ha avuto giudizi diversi.
Molto buono e non lontano dall’eccellenza sia per la guida L’Espresso 2014, come dice Miccel (17/20), sia per Enogea (89/100, il migliore ex aequo tra i Chianti Cl di questa annata sul n. 51 del 2013). Buono ma con riserva per la guida GR 2014 (YY neri, quindi niente finale) e infine non meritevole di segnalazione secondo la rivista italo-svizzera Merum, che premia in particolare l’immediatezza e la bevibilità dei vini (n. 5 2013). Interessante la relazione simmetrica con il giudizio sul Chianti Cl ris. Le Baroncole 2010 della stessa azienda, il “fratello maggiore” del nostro: L’Espresso e Enogea hanno preferito il Chianti Cl 2011, seppure di poco, la guida GR il contrario (YY rossi).
Fin qui i giudizi, ma come ben sappiamo le descrizioni sono importanti: innanzitutto, dovrebbero farci capire di che tipo di vino si tratta. Non sempre le descrizioni sono disponibili, purtroppo, magari per ragioni di spazio: in questo caso invece siamo fortunati. Le metterei più o meno in ordine di apprezzamento, iniziando dal basso:
“Naso di confetture, anche legno; [al sapore,] confetture, rigido/austero, dolcezza, poi un po’ amaro” (Merum, tradotto dal tedesco)
“Belle le note di frutti rossi, un vino piacevole ma con qualche rigidità di troppo” (GR)
“apprezzabile impronta territoriale, con il frutto della ciliegia in evidenza; buona saldezza al gusto, carnoso, intenso, senza fronzoli (…) godibile e centrato” (Espresso)
“Varietale ineccepibile, che oscilla tra il cosmetico e il floreale, e tannino che prende il meglio dell’annata, restituendo certezza per il futuro” (Enogea).
C’è una buona concordanza tra queste descrizioni e quella di Miccel qui sul forum. Il frutto rosso è uno dei tratti, con varianti più stilizzate (il floreale di Enogea) o più materiche (le confetture di Merum): un tratto che viene correttamente definito varietale da Enogea, mentre l’identificazione con il territorio proposta dall’Espresso non mi convince. Due altri tratti comuni sono i tannini marcati, con esiti che variano tra la rigidità (GR, Merum) e la solidità (Espresso, Enogea) – sfumature che potrebbero riflettere un giudizio sulla loro qualità più o meno segnata dal legno – che coesistono con una dolcezza/piacevolezza di fondo.
Sono invece minoritari descrittori come il legno (Merum) e l’alcol (Miccel), elementi che tuttavia è plausibile siano presenti: in particolare l’alcol, che spesso si fa sentire a Gaiole sud, tanto più in un’annata come la 2011, compromettendo l’eleganza e la bevibilità dei vini chiantigiani (la scheda aziendale rivela che sono 14,96°: per i miei gusti ce n’è già troppo nel loro Chianti Cl 2010 che dalla stessa fonte risulta averne 14,14…). Idem per la nota amarognola (Merum, Miccel). Assenti le spezie, che mi sarei invece aspettato di vedere esplicitate almeno in una descrizione, dato che di solito fanno parte dello stile della casa. Altrettanto assenti dalle descrizioni sia l’acidità, sia la mineralità: si intuisce che non devono essere di particolare rilievo (peraltro dalle schede aziendali risulta un pH più basso – maggiore forza acida – nel 2011 che nel 2010, 3,36 contro 3,46, a parità di acidità totale: o che non abbiano fatto la malolattica??).
Mia personale conclusione di questa rassegna: è molto probabile che questo vino non sia il mio tipo, e in generale il vino di chi preferisce Chianti Cl più stilizzati, più “a levare” che “a mettere”, e se possibile con una matrice minerale definita. D’altronde è già l’annata a “remare contro” in questo senso, in più c’è Gaiole sud con le sue quote relativamente basse.
Prima o poi l’assaggerò, magari quando troverò in giro il Chianti Cl 2011 di Badia a Coltibuono per un sano confronto alla cieca… (sempre di Gaiole si tratta e le zone dovrebbero essere vicine, salvo che a quanto pare da qualche anno B. a C. mette nel Chianti Cl anche una quota di uve da Castelnuovo Berardenga). Nel frattempo, bevo altro, per esempio il Chianti Cl 2010 di B. a C. che è assai più nelle mie corde!