Ieri
Treviso Slow Wine 2014, prima giornata dedicata ad una selezione di produttori di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige recensiti dalla guida chioccioluta, con presenti una cinquantina di aziende presso l'area congressi dell'Hotel BHR Best Western.
Segue un mini-zibaldone di personali considerazioni su qualche assaggio fatto, più o meno interessante...
Fuoriclasse in erba, fatta anche la tara all'annata, il
Calvarino 2011 di
Pieropan: non una bomba aromatica, ma dotato di una splendida tridimensionalità in bocca (leggi larghezza, lunghezza e profondità).
La Rocca 2011 cremoso e "giallo", meno fresco e reattivo del compagno di scuderia, come al solito molto lungo e potente, e sicuramente più indietro a parità di annata. Sulla stessa traccia del La Rocca, ma nel complesso un filo più fresco, l'
Alzari 2011 di
Coffele in bello spolvero (non convincente invece il loro
Soave Classico 2012 di base, in bottiglia da un anno e già dai preoccupanti segni di stanchezza, a parer mio).
Detto di qualche ottimo veronese, la palma della linea aziendale di maggior valore assaggiata ieri va però al bravo
Matijaz Tercic di San Floriano del Collio, che ha portato una signora scaletta di bianchi, tutti accomunati dall'assoluta precisione espressiva e dalla grande ricchezza della materia di base:
Vino degli Orti 2011 (tocai e malvasia) dall'aromaticità sottile,
Friulano Isonzo 2011 fresco e reattivo, pieno di sale;
Pinot Grigio 2011 il meno convicente del gruppo (l'unico vino in cui l'alcol debordava un po'), eppoi due annate di
Pinot Bianco con caratteri diversissimi tra loro (in purezza viene imbottigliato non in tutte le annate):
2009 tesa ed elegante,
2008 morbida e quasi "decadente" (ma non ossidata);
Chardonnay Planta 2011 (unico vino in assaggio passato in legno) elegante e misurato nella tostatura. Chapeau!
Da Franca Miotti (azienda
Firmino Miotti) ho ritrovato un mio vecchio "pallino", il
Gruajo 2012 antico rosso vernacolare di Breganze, vinificato in purezza in acciaio per poco più di 1000 bottiglie all'anno, dal naso affascinante di incenso e pelliccia, e dalla bocca calda e rustica, un vino dal taglio quasi ancestrale e sicuramente affascinante. Sempre per il capitolo "Bestiario Veneto", bizzarro ma riuscito il
Theo Broma 2010 di
Antolini, taglio di croatina ed altre uve (anche bordolesi) che sapeva proprio di Valpolicella (ben fatta ovviamente, ed ovviamente Classica...
). Saltati purtroppo per ragione di tempo i due Amarone da singolo vigneto, Moropio e Ca' Coato...peccato, ma mi voglio rifare visitando l'azienda del simpatico Pierpaolo e fratello.
Miglior assaggio in rosso della rassegna, e per distacco, il
Sacrisassi Rosso 2009 de
Le Due Terre, vino di una lucentezza aromatica oserei dire abbagliante, resa in fruttino di bosco dai colori vivissimi e puri, ed una bocca all'insieme pienamente "furlana" e dall'eleganza quasi magica, dalla bevibilità incredibile; fu l'unico rosso trebicchierato del FVG per il Gambero nella guida 2013, e devo battezzare tale premio come stra-meritato. Degli altri assaggi aziendali:
Sacrisassi Bianco 2011 dal timbro macerativo e dalla bocca più sapida che acida, concentrata; rossi
2011 (
Pinot Nero, Sacrisassi, Merlot) marcati tutti da note leggermente selvatiche, quasi fermentative, sia al naso che in bocca: per me meno convincenti, sicuramente in una fase ancora di assestamento giovanile. Ma rimane un'azienda-faro dei Colli Orientali.
Gradino intermedio del podio tra i rossi di giornata, il caro vecchio
Capo di Stato 2008 di
Loredan-Gasparini, al suo primo giorno di commercializzazione per quest'annata (Lorenzo Palla fa le cose con calma): profumi riservati e mai esplosivi, flemmatici come da DNA di questo storico campione montelliano, bocca ben più espressiva e dall'impianto tannico esemplare, per finezza, fittezza e definizione. Senza tempo.
Ai vini di
Peter Dipoli (in assaggio
Voglar 2011 e
Iugum 2009) non si può imputare certo un carattere improvvisato e volubile, ma è forse questo loro taglio estremamente "ragionato", irreprensibile, anche in annata non proprio felice come nel caso del sauvignon, a far sì che possano risultare (se non per altri, perlomeno per me) poco coinvolgenti. Iugum comunque un bordolese dall'eleganza non banale...ed infatti va di filato al gradino basso del mio podio di giornata per quanto riguarda i rossi.
Infine, una vecchia conoscenza veneta a nome
Masari, da ricordare per i due passiti che secondo me rimangono le punte di diamante aziendali: il
Doro 2010 (65% durella, 35% garganega, 8% alcol svolto e 230 g/l circa di residuo zuccherino) una specie di eiswein in salsa vicentina, e l'
Antico Pasquale 2006 (vinsanto di durella in purezza, 12% e circa 250 g/l di r.z. e 12 g/l di acidità totale) un filo meno "masticabile"della 2005 che superava i 300 g/l di zuccheri residui, ma comunque a livelli di complessità sempre notevolissimi. Apprezzabile per il bilanciamento polpa-freschezza, anche se non lo consiglierei ai fobici del legno, anche il rosso di punta
Masari 2009, mentre il
San Martino 2010 (che ha dentro il Masari 2010 non prodotto, peraltro) palesa tutti i limiti di un'annata davvero troppo scarna.
Per l'anno prossimo si prevede un raddoppio ad un centinaio di produttori: bene così!