...ciao, Nelle Nuvole.Cercherò pure io di essere sintetico: empatico non so , analitico tanto meno, perchè l'argomento è spinoso e vedremo di dipanarlo con lo svolgersi della discussione. Per ora solo qualche riflessione di getto ...essendo tu addetta ai lavori, è un piacere sentire le tue opinioni , soprattutto per chi, come te, è dall'altra parte della barricata. Essendo una quarantina d'anni, che visito
cantine ( ho cominciato a 15 anni con parenti vari... a volte "invogliato" obtorto collo, poi, successivamente, sempre più volentieri per iniziativa personale, fino a diventare il massimo del piacere e della conoscenza). Ne ho viste, vissute e toccate con mano di tutti i colori. Non sempre l'accoglienza e "trasparenza umana" è stata proporzionale al valore del vino output finale. In tanti sono diventati amici, qualcuno è sempre un piacere riandarlo a trovare, altri li si incontra con la gioia di una schiacciata di palle da parte del deficiente di turno che , incontrandoti, vuole fare il goliardo da caserma. Generalizzare di un "appassionato medio" fantomatico è altrettanto pernicioso del criticare il comportamento di un produttore vittima di un momento "poco favorevole" all'accoglienza ( ci sono idioti che pretendono visite e fanfare conseguenti anche il terzo giorno di vendemmia...). E' giusto, quindi, darsi delle regole, anche tenendo conto che il vigneron , quello vero, è un contadino dedito alla cura dei campi e alla cura della cantina, non certo un nobile Marchese con lo staff d'accoglienza e il reparto customer care sempre oliato. Detto ciò, non entro, come era mia intenzione iniziale, né in aneddoti fini a se stessi in questo contesto oppure, neppure io, lanciarmi in generalizzazioni che poco aiuterebbero la discussione, perchè tanti sono i particolarismi che comportano un quadro esaustivo del fenomeno. Ti dico solo, da consumatore, visitatore, compratore :
- Non si pretende di trovare i tappeti rossi alle entrate delle
cantine, nel senso di essere trattati come avessimo pure noi quarti nobiliari da esibire: siamo "solo clienti" , quelli, in fondo, che danno linfa economica e risorse all'attività imprenditoriale dei Nostri; astenendomi da quel che in tanti pensano , cioè che essere clienti comporti come conseguenza diritti infiniti oppure l'atteggiamento arrogante di chi crede di essere il motore dell'economia e "di avere sempre ragione", se rispetto e valorizzo il lavoro degli altri acquistando il bene e comportandomi con educazione, non capisco perchè, perlomeno, non sempre vengo ricambiato della stessa moneta.
- Ogni azienda che vende beni, soprattutto alimentari, quasi sempre ha un punto vendita o uno spaccio interno aperto al pubblico: nel formulare il prezzo, si tiene sempre conto del disagio che il compratore ha per venirselo a comprare. Indipendentemente da una serie di problematiche commerciali che uno si porta dietro, anche il più scemo dei venditori dovrebbe arrivarci, a questo concetto, quindi non capisco questo sano terrore di eventuali rimostranze o ritorsioni da parte della propria forza vendite. Se vedo che un vino in cantina mi costa come all'enoteca sotto casa, o la cantina ce l'ho a due chilometri, oppure se non è Conterno o Biondi Santi o Gaja, solitamente la volta successiva lo mando affanculo, ma neanche tanto velatamente. Non infrequentemente spendo 100 per il vino e 150 in spese di viaggio , utilizzando il mio prezioso tempo, il più delle volte col solo scopo di ascoltare poesia agreste oppure, io stesso, con la consapevolezza esclusiva di immergermi poeticamente e bucolicamente in "un tempo che fu", con relativo valore aggiunto prossimo allo zero sulla conoscenza enoica. Questo nulla togliendo al valore del vino che , se mi piace, continuerò ad acquistarlo ... dove più mi conviene.
- Dici che "sono agricoltori e quindi non informati di ciò che succede attorno a loro" ... falso come giuda: ti assicuro che il 90% di quelli che conosco leggono, partecipano alle fiere di settore, conoscono i veicoli promozionali e comunicativi,le guide e i loro emissari, magari in cantina hanno gli stivali sporchi di terra ma il sabato o la domenica dopo li ritrovi a Londra, a Verona o HongKong a promuovere i loro vini , magari in un inglese scolastico ma assai apprezzabile, con tanto di TAB o Smartphone che maneggiano con la destrezza con cui Ringo faceva roteare la sua Colt...