angleo ha scritto:Buongiorno a tutti,
sono un appassionato di vino e un amico mi ha proposto di acquistare dei vini marchigiani della cantina UMANI RONCHI.
Io non ne ho mai sentito parlare e informandomi su internet sembra essere una buona cantina.
Chiedo a voi, più esperti di me del settore, se si tratta realmente di una buona cantina oppure è un semplicissimo vino commerciale magari imbottigliato per fare bella figura e giustificare un prezzo un po' più alto del solito.
Ciao Angleo,
come ti ha detto De Magistris, Umani Ronchi è una grande azienda che è attiva da molti anni sul territorio marchigiano e più recentemente anche sull'Abruzzo.
Operano su più fronti: dal bianco al rosso, passando per un ottimo passito da uve sauvignon botrizzato (Maximo) a un discreto -in via di perfezionamento in quando sta assumendo sempre miglior definizione- Metodo Classico Extra Brut senza annata taglio paritario di chardonnay e verdicchio cui seguirà (è in uscita in questi giorni) un altro Metodo Classico Millesimato frutto dell'assemblaggio tra 80% di verdicchio (acciaio) e 20% chardonnay (tonneau). Si chiama La Hoz e sta 52 mesi sui lieviti; la prima uscita è annata 2008.
Le punte di diamante sono essenzialmente 4 vini:
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Vecchie Vigne: verdicchio cru del vigneto Le Busche a Montecarotto (sotto al ristorante omonimo) con una porzione di vigneto -come si capisce dal nome, quella più vecchia- dedicata. Maturazione ponderata, affinamento in cemento, lunga sosta sulle fecce fini. Un vino che gioca sull'eleganza e sui tratti più sussurrati, profumi "chiari" tipici con mandorla e anice a farla da padrone. Alcol equilibrato, sviluppo più largo che profondo ma sempre giocato su toni sapidi più che verticali. Mi piace quasi sempre. Annate cult: 2008-2009-2010
Castelli di Jesi Verdicchio Classico Riserva Plenio: anche questo cru, vigneto Torre di Cupramontana. Il territorio dà uve più potenti e capaci di maggior accumolo zuccherino. Una parte variabile fermenta in legno piccolo (credo che ora siamo intorno al 20%). Verdicchio che gioca di forza ma non dimentica la finezza. Il legno negli anni è andato via calare come percezione e oggi, in linea con il mercato e il mutato gusto, è appena percettibile. Più ampia la base fruttata, palato deciso e intenso, dal solido scheletro acido. Annate cult: 2006-2008-2010
Conero Riserva Cùmaro: montepulciano in purezza allevato nel comprensorio, appunto, del Monte Conero. Vino di polpa e densità palatale che ha avuto il pregio di non finire mai in certe caricaturali interpretazioni tutta ciccia, legno e confettura oppure alcuni puzzoni stramaturi. Un buon bicchiere, forse talora in debito di complessità ma mai deludente o pesante.
Pelago : è il vino che ha dato lustro all'azienda a livello internazionale vincendo un Red Wine Trophy a Londra. Meticcione di cabernet (50%), merlot (10%) e montepulciano (40%) come si usava a fine anni '90, è ovviamente affinato in legno piccolo. Grazieaddio non si è fermato a quell'epoca: ha anch'esso alleggerito il peso strutturale e la percezione dei tratti tostati a vantaggio di un'elegante nota pirazinica ben amalgamata alla componente fruttata dell'autoctono. E' un vino che invecchia molto bene.
La gamma è molto ampia e come ricordato piuttosto affidabile e -per me- gode tutta di un ottimo rapporto tra qualità e prezzo.
Tra i vini di media fascia, tirati in un numero considerevole di bottiglie c'è il Casaldiserra: qualche annata si è rivelata molto buona, tipo la 2010 e anche la 2012 non è male.
Validi anche il Rosso Conero San Lorenzo e il Medoro, montepulciano in purezza della tenuta abruzzese di Montipagano, entrambi giocati sull'immediatezza fruttata del vitigno.
In generale possiamo dire che sono vini dal taglio moderno, nitidi a livello aromatico ma non snaturati dall'intervento enologico.
Da ricordare che Umani Ronchi è il più grande produttore privato delle Marche per numero di ettari posseduti. Le vigne sono tutte gestite direttamente e i vini top vengono composti da sole uve di proprietà. Certo non è l'azienda tutto fascino da piccoli numeri e produttore che è unico artefice del vino. Però non è il demonio industriale che a taluni può sembrare.
La tradizione è la custodia del fuoco, non l'adorazione della cenere. [Gustav Mahler]