Messaggioda de magistris » 04 gen 2014 14:25
anche se per qualcuno sono ormai un "ex forumista", prima di appendere la tastiera al chiodo ci tengo ad insozzare ancora un po' questo spazio con qualche nota sull'ultima bicchierata random dell'anno. Si è bevuto:
Chablis 1er cru Montée de Tonnerre ’06 – Raveneau
Tutto sommato superiore alle aspettative: naso bello giallo ma fresco e croccante, che si approfondisce sul lato degli agrumi e delle erbette, un po’ meno sul coté minerale iodato che è lecito attendersi dal cru. Non è tesissimo né saporitissimo, ma rispetto alle premesse dell’annata si difende bene. Poi è chiaro che 70 e più euro possono essere spesi in un altro modo, ricavando soddisfazioni anche maggiori.
Nuits-St-Georges ’06 – Rouget Emmanuel
Tappone, l’ennesimo con questo produttore, che a questo punto è forse meglio lasciar perdere per me.
Pommard 1er cru Les Pézerolles ’05 – De Montille
Lo becco come Borgogna e come Cote de Beaune, anche se inizialmente vado su Volnay. Ha infatti un profilo delicato, col raspo che si intuisce senza diventare preponderante. Come molti altri 2005, si sente che è parecchi toni sotto rispetto a come potrebbe essere, con un frutto concavo che pare quasi schermato e non esplode, soprattutto in bocca. Sembra comunque un ottimo vino, che non lascia il segno fino in fondo ma che non può essere considerato deludente.
Brunello di Montalcino Riserva ’01 – Canalicchio di Sopra-Franco Pacenti
Bottiglia inferiore alle altre aperte precedentemente: è un po’ troppo scuro su sensazioni di lucido da scarpe, terra, legni bruciati, copertone, resta sacrificata la parte più ariosa e balsamica. In bocca comunque meglio, anche se resta un’impressione asciutta e fenolica che non dovrebbe essere la sua cifra espressiva. Cresce con l’ossigeno, un po’ si libera, ma qualche dubbio sulla bottiglia resta.
Barbaresco Rabajà ’01 – Bruno Rocca
Per molti versi sorprendente, specialmente rispetto ai ricordi che ne avevo. Viene riconosciuto subito come nebbiolo, di stampo moderno ma con molto giudizio: si pensa a Barolo per la ricca struttura e quando dico Barbaresco (bottiglia mia) le ipotesi vanno verso Neive, coerenti con la grande freschezza gustativa e le tracce più balsamiche che polpose-terrose, nella mia testa identificative del cru di Barbaresco. E’ molto integro, la trama tannica è importante ma di buona stoffa, senza eccessi estrattivi o tostati, l’unico minus è la tenuta all’ossigeno: cala progressivamente alla distanza, lasciando scoperta un’amarena dolce e matura un po’ in debito di chiaroscuri. Promosso comunque.
Sancerre Clos de la Néore ’10 – Vatan
Abbastanza nettamente il vino della giornata : il varietale è solo un’intuizione dietro la grazia fruttata, bianca ma non melosa, e agrumata, continuamente approfondita da sensazioni montane e lacustri. Attenzione, però: non immaginate un vino efebico, in sottrazione nel senso di ossuto e solo affilato, perché c’è spalla e materia, eccome. Non di tipo muscolare, ma comunque capace di occupare gli spazi con tanto buon sapore, mineralità chiara e pulita, lunghezza gustativa e una generale sensazione di dissetante completezza.
Taurasi ’99 – Urciuolo
Necessario pesare gli aggettivi per un vino che per l’ennesima volta rimescola le carte sul tema aglianico e dintorni. L’ho sempre considerata una bottiglia significativa per esplorare la storia del Taurasi “moderno”, ma le ultime prove (per esempio in occasione dell’orizzontale di qualche anno fa) non erano state per molti versi all’altezza dei ricordi. Avevo rivisto il “giudizio” un po’ al ribasso, pensandolo come un tipico ’99, nel bene e nel male: affascinante, potenzialmente molto longevo, ma allo stesso tempo con molti rischi di restare “incompiuto”, imbrigliato nella prepotente armatura acido-tannica. Stavolta no: resta un vino molto giovane ma perfettamente a suo agio sulla tavola, perfino armonioso nell’apporto tannico, quasi da nebbiolo serio. Anche il naso mostra una crescita di ampiezza e sfumature che non ricordavo: grafite, tartufo, frutti di bosco, pepe nero di quelli belli. La prossima bottiglia magari costringerà ad una nuova marcia indietro, ma davanti a questo ci si toglie il cappello e si esulta.
Vermentino di Gallura Vigna ‘Ngena ’03 – Capichera
In grande forma, solo un pizzico di legno ma di quelli per nulla prevaricanti o disturbanti: finocchietto, erbe essiccate, passo da Rodano Bianco ma con maggiore tensione e freschezza. Complimenti.
Patriglione ’93 – Taurino Cosimo
Tipologia riconosciuta molto rapidamente da tutti, carattere da vino mediterraneo con frutto maturo, bacche, controcanto balsamico e speziato, appassimento che si intuisce ma non diventa mai dominante. Bocca piena ma sempre in tensione, bevibilità notevole per un vino con queste caratteristiche, non ha oltrepassato la curva ma è un momento perfetto per stapparlo
Verdicchio dei Castelli diJesi Classico Villa Bucci Riserva ’03 – Bucci
Molto avanti, già tutto sul miele e la mandorla secca, manca di complessità e di sprint. Trovato in peggioramento rispetto ad un paio di anni fa.
Paolo De Cristofaro
http://www.tipicamente.it/Ci si può divertire anche senza alcool. Ma perché correre il rischio? (Roy Hodgson)
Auspico una guida che non metta i vini DRC al vertice. Sarà la migliore. (Edoardo Francvino)