Messaggioda Chicco76 » 16 nov 2013 02:40
Complice la serata di ieri, mi è venuta l'ispirazione di creare un post che documenti la passione che mi accomuna con altri amici sparsi per l'Italia, del forum e non, per i vini Vintage, vini con almeno 15 anni sulle spalle, opportunamente scelti serata per serata, al fine di creare eventi mirati volti alla comprensione di uno specifico tema.
Spero che anche gli altri miei compagni di bevute vogliano sostenere questo piccolo "diario" che ha come obiettivo principale il ricordo di un evento e la condivisione dello stesso. Potremmo aver cominciato prima, di serate ne sono state fatte tante e magari mai documentate, ma non è mai troppo tardi. Quello che mi fa maggiormente piacere è che oltre all'affiatamento di gruppo, i giudizi finali sulle serate sono quasi sempre abbastanza uniformi, segno di un pensiero comune e di un'allineata sensibilità a quello che ci siamo sempre trovati nel bicchiere.
Ieri sera, al Salotto Culinario di Dino De Bellis, che ha degnamente accompagnato la degustazione con piatti molto originali, equilibrati e mai banali, ci siamo cimentati in una piccola verticale di Taurasi di Mastroberardino.
Spendo due parole sull'anima di questo chef, che ho purtroppo conosciuto tardi, il quale mi sta dando prova di una creatività gastronomica accompagnata ad una tecnica moderna di tutto rilievo. E' uno chef che va lasciato libero di creare, di grande passione e mano felice nell'esecuzione, in grado di dare un notevole equilibrio ai piatti, sempre leggeri e preparati con una sapiente scelta delle materie prime. E, cosa non da poco, un signore anche nel conto finale perché portare a tavola due piatti al tartufo bianco a quel prezzo non può che far piacere !
Veniamo ai vini, forse l'argomento che interessa maggiormente. Sono stati serviti in successione
Mastroberardino Taurasi 1961
Mastroberardino Taurasi 1968 Castelfranci
Mastroberardino Taurasi 1968 Piano d'Angelo
Mastroberardino Taurasi 1968 Montemarano
Mastroberardino Taurasi 1983 Ris.
Mastroberardino Taurasi 1985
Le note ...
Mastroberardino Taurasi 1961
Al colore granato con un'evidente unghia aranciata, è un chiaro segno del suo mezzo secolo di vita. Al naso parte brodoso con lievi cenni marsalati per poi miracolosamente riprendersi su note boisè di humus, fungo secco e corteccia. Entra morbido in bocca, sosta al palato in modo abbastanza statico, chiude vellulato nel finale. Tutte le componenti sono molto integrate, acidità e sapidità accennate ma ormai in declino, tannino risolto. Un vino ancora vivo, dal fascino decadente e dal profilo decisamente autunnale. Aperto un decennio fa avrebbe dato forse soddisfazioni migliori
Mastroberardino Taurasi 1968 Castelfranci
Al colore granato intenso senza cedimenti sull'unghia. Al naso parte fruttato, note di amarena e frutta di bosco fresca, penalizzato lievemente da un sentore acetico e una nota di silicone che fortunatamente sparisce col passare delle ore per poi ripulirsi completamente. Escono anche note di cipria ed incenso a completare il quadro. Entra sussurrato in bocca, sosta al palato con grande potenza e regala un finale lungo, persistente e lievemente erbaceo. Un vino disarmante se consideriamo l'annata e il tempo che ha sostato in bottiglia, le componenti acide e sapide sono presenti anche se poco integrate, l'acidità è quella del frutto, che rinfresca e invoglia la beva, pecca il tannino fitto ma un po' asciugante. Il sorso è fruttato ma il peso specifico di questo cru non regge il confronto con i due successivi. Esuberante e indomabile, a trovargli un difetto può darsi che non raggiungerà mai una vera integrazione, ma ad avercene ... sul mio personale cartellino 93p
Mastroberardino Taurasi 1968 Piano d’Angelo
Al colore granato intenso e brillante senza cedimenti sull'unghia. Al naso parte compresso per aprirsi meravigliosamente dopo una decina di minuti. La prima nota che fa capolino è un’amarena intensissima, seguita da una mora altrettanto evidente. Si susseguono note di confettura fresca che virano col tempo sull’alloro, salvia, erbe aromatiche varie. Esce dopo un paio d’ore anche un gradevolissimo tartufo nero e una pepata speziatura. Entra in punta di piedi, ma si dispiega subito al palato con una classe ed una potenza inusuali, che ti avvolgono il palato in una carezzevole morsa, chiudendo lunghissimo e persistente. Qui tutto è fuso meravigliosamente, si percepiscono chiaramente una vivissima acidità del frutto e una minerale sapidità che sposano un frutto ancora nitido e chiaro, percepito nella dolcezza del finale. Il tannino è puro velluto, non ci sono spigolature o amarezze. Si entra nell’olimpo dei grandissimi, la leggerezza di questo vino né è il primo segnale. Non si parla ovviamente di diluizione ma di concentrazione e di peso specifico in punta di piedi. Non credo che potrà migliorare ulteriormente, così com’è fa vibrare ! Il suo profilo aristocratico e borgognone ha conquistato tutti … sul mio personale cartellino 96p
Mastroberardino Taurasi 1968 Montemarano
Al colore granato intenso e brillante senza cedimenti sull'unghia. Al naso fa capolino la ciliegia ma subito dopo esplode la più bella e nitida amarena mai sentita, che accompagnerà il vino per tutta la serata, condita con note rocciose e minerali. Sul finale esce la speziatura ma il fruttato la fa sempre da padrone. Entra anch’esso in punta di piedi, ma poi al palato esplode una vera bomba di potenza, impressiona la larghezza del sorso che sembra roteare in bocca. Altrettanto impressionante il finale che chiude lunghissimo e persistente ma ancora più dolce del precedente. Acidità del frutto e mineralità sapida in prima linea ma amplificati e vivissimi, impressiona il peso specifico del vino, il più possente dei tre, che genera una progressione inarrestabile sino alla chiusura, dolce e sensuale, potente e verticale. Il tannino è fittissimo, dolce, carezzevole e perfettamente integrato. Ad ogni sorso una vibrazione fa sognare e riflettere. Vero detentore del trono di questa disfida, si merita il podio più alto per la sua capacità di stupire in potenza e finezza e per il radioso futuro che lo aspetta ancora. Un fuoriclasse campano travestito da campione di Serralunga … sul mio personale cartellino 97p
Mastroberardino Taurasi 1983 Ris.
Al colore un granato intenso e cupo, senza cedimenti alcuno. Al naso un ventaglio di frutta rossa e note minerali e rocciose. Con passare del tempo escono nette sensazioni di china e scorza d’arancia. Entra prepotente quasi a voler dimostrare il suo valore e la sua potenza, sosta al centro molto largo per poi chiudere in modo deciso e prolungato. Non vuole sfigurare al fianco dei compagni e non lo fa per niente ! Ci comunica di essere ancora giovane, con un’acidità del frutto ben marcata ed una sapidità ancora ribelle. Il tannino è fitto ma ancora scomposto, si dovrà integrare col tempo. Il frutto è meno nitido e il peso specifico purtroppo non è al pari dei precedenti ma si difende, è un ottimo gregario di batteria. Mi ha impressionato la sua identità territoriale, non spiazza ma lascia il segno.
Mastroberardino Taurasi 1985
Al colore un granato molto cupo e poco brillante. Al naso parte maluccio, cartonato e straccio bagnato ma poi migliora con l’aerazione, sventagliando una bella mora e un sentore vegetale che non disturba. Col passare del tempo escono note affumicate, animali, uno stallatico che non da eccessivamente fastidio perché in sordina. Entra deciso, sosta largo al palato per chiudere molto verticale, un po’ diluito e scivoloso. Tutte le componenti sono coperte da un frutto scuro, ma l’acidità è ancora viva e percettibile. Un po’ di sapidità in più non avrebbe guastato. E’ poco progressivo, il tannino asciuga e il finale è leggermente amaro. Identità territoriale in primis, forse un’annata gestita con poca definizione.
Serata molto soddisfacente, grande apporto culturale per una denominazione che necessitava di un simile approfondimento. Qualche nota di contorno …
I tappi erano talmente incollati che avevano sigillato il vino, solo con le lame siamo riusciti ad aprirli, però hanno fatto il loro sporco lavoro ed i vini sono arrivati ad oggi integri. Mi hanno colpito le capsule, piombate in tutte le bottiglie tranne nelle riserve del 68 che sembravano di carta, quasi a dare poca importanza. Interessante invece notare che i tappi di tutti i 68 erano gli unici marchiati con l’annata, quasi avesse già voluto all’epoca dare un segno distintivo, però non vi so dire se in altre annate sia stato sempre anonimo. Le bottiglie, per paura di una caduta repentina, sono state aperte all’ultimo prima di cena, la scelta è stata azzeccata non tanto per la nostra paura iniziale quanto per il fatto che ha iniziato da subito una progressione monumentale. Nessun vino si è seduto anzi, alcuni sono partiti male e poi sono migliorati con l’ossigenazione, i campioni invece sono stati progressivamente cangianti regalando sensazioni diverse. Sicuramente il naso più variegato ed affascinante della serata è quello del Piano d’Angelo 1968, chissà come sarebbe stato dopo 12 ore dall’apertura, probabilmente avrebbe regalato nuove emozioni. Noi li abbiamo tenuti nel bicchiere per più di 4 ore e nessun vino si è ammutolito.
Penso che tutti i commensali siano rimasti colpiti dalla progressione del frutto dei tre Cru del 1968, non ricordo di nessun vino italiano con quasi 50 anni sulle spalle con una tale ricchezza. Alcuni baroli e barbaresco anni 60 si sono in qualche modo avvicinati ma niente a che vedere con questi. Nelle etichette stampate e attaccate al collo della bottiglia a mo’ di cartellino abbiamo letto che ne erano state prodotte meno di 10.000 bottiglie per Cru, ci sentiamo grati alla provvidenza per averli potuti assaggiare ! Alla prossima ...
Ultima modifica di
Chicco76 il 18 ott 2014 17:41, modificato 1 volta in totale.