Il marketing degli anni 90

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gianni femminella
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Il marketing degli anni 90

Messaggioda gianni femminella » 06 nov 2013 18:34

Da un po' mi gira per la mente come, e soprattutto perché, mi sono avvicinato al vino a metà degli anni '90. Ne parlavo con un amico il quale mi chiedeva come sia possibile influenzare il gusto dei consumatori e come si possano creare nuove mode, o se preferite tendenze.

Ecco la domanda; mi è sempre rimasta l'idea che all'epoca ci sia stata una campagna pubblicitaria poco percettibile, ma molto efficace, che ha cambiato i numeri nel mondo del vino e forse anche aumentato in certa misura la consapevolezza di alcuni consumatori. La mia idea è fondata o è solo una sensazione personale in quanto collegata alla nascita della mia personale passione per il vino?


grazie a chiunque mi risponda

vanno bene anche clamorose smentite :mrgreen:
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda alì65 » 06 nov 2013 19:05

dacci un esempio su cui lavorare, pubblicitario di che tipo?
per quanto mi riguarda il periodo mi aveva portato sul viale del vino fruttone, avvolgente, ti dava l'idea durasse all'infinito, poi, col passare degli anni ho capito qualcosina e le cose sono migliorate anche il traguardo è ancora lontanissimo, in poche parole ho imparato na mazza... :D
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda davidef » 06 nov 2013 19:21

gianni femminella ha scritto: Ne parlavo con un amico il quale mi chiedeva come sia possibile influenzare il gusto dei consumatori e come si possano creare nuove mode, o se preferite tendenze.....



acidità, mineralità, bevibilità.......... :lol: :lol:
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda gianni femminella » 06 nov 2013 19:43

Non mi riferisco tanto all'imparare.

Provo a spiegarmi. Mi ricordo che un giorno uno mi ha fatto capire che il vino poteva essere fatto bene o male, tanto per essere sintetici, considerazione che non è banale come sembra. Nel senso che nell'immaginazione il vino dello zio pigiato con i piedi e buttato in un tino per alcuni è buono semplicemente perché sincero e genuino.

Una volta capito che il discorso è più complesso cominci, o per lo meno io ho cominciato, a spendere cifre maggiori di quelle a cui eri abituato e a sentire che la differenza c'è eccome. Non mi dilungo sulla crescita personale che per me è rimasta limitata. Del resto confrontarsi con molti di quelli che scrivono qui è impietoso, perché ci sono persone di una bravura eccezionale.

Piuttosto mi interessa capire se la mia sensazione, che negli anni '90, ci sia stata una pubblicità occulta che ha spinto il Brunello e altri vini ( supertuscans e non solo ) , sia fondata o meno. Si può certamente comprendere nel discorso anche lo stile di quei tempi. Di certo mi sentirei di dire che la grande popolarità di alcuni vini sia nata proprio in quegli anni.

Insomma diciamo che mi interessa una analisi di quel decennio, in particolare della seconda metà, sotto ogni punto di vista e in particolare sotto l'aspetto di un marketing che ritengo sia stato molto efficace.
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda zampaflex » 06 nov 2013 20:39

davidef ha scritto:
gianni femminella ha scritto: Ne parlavo con un amico il quale mi chiedeva come sia possibile influenzare il gusto dei consumatori e come si possano creare nuove mode, o se preferite tendenze.....



bevibilità.......... :lol: :lol:


E' quando ha svoltato IL VATE. :mrgreen:

Seriamente, credo sia stato piuttosto il risultato della diffusione del benessere nella generazione dei baby boomers italiani che inevitabilmente si è riversato sui vari piaceri della vita; un rivolo di questo benessere ha toccato il mondo del vino e poi il traino dovuto all'immagine e all'immaginario ha fatto il resto.
Io in quegli anni bevevo maronianamente e non mi curavo del resto; mi spiace assai vedere certi vini che oggi comprerei volentieri, arrivare oramai a prezzi da bolla immobiliare giapponese :evil:
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda Andyele » 06 nov 2013 22:18

Gianni non è che intorno alla metà degli anni 90 hai per caso iniziato con quella cosa che inizia con c... e finisce con annabis ed a quanto sembra non hai ancora smesso? :D
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda gianni femminella » 06 nov 2013 22:55

Grazie ai volonterosi.

Risposta cumulativa:

davidef; mineralità, acidità, bevibilità può in effetti essere la risposta del marketing al consumatore attuale. Quindi questo mi fa pensare che il marketing "collettivo" effettivamente esiste. Ma negli anni '90 la ricetta era diversa: concentrazione, gradazione, barrique.

zampaflex; mi piace molto l'idea del benessere che in qualche modo si riversa sull'edonismo vinicolo. Avvalora, credo, la mia idea. Persone che con un surplus di denaro e di piacere di vivere sono ricettive alle proposte del mercato ( marketing ) e si concedono un lusso come un buon vino ( è giusta la traduzione? ).

andyele; te, secondo me, campanilisticamente osteggi i pareri di chi abita un province confinanti e getti discredito su ipotesi suggestive :mrgreen:
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda paperofranco » 06 nov 2013 23:03

gianni femminella ha scritto:Da un po' mi gira per la mente come, e soprattutto perché, mi sono avvicinato al vino a metà degli anni '90. Ne parlavo con un amico il quale mi chiedeva come sia possibile influenzare il gusto dei consumatori e come si possano creare nuove mode, o se preferite tendenze.

Ecco la domanda; mi è sempre rimasta l'idea che all'epoca ci sia stata una campagna pubblicitaria poco percettibile, ma molto efficace, che ha cambiato i numeri nel mondo del vino e forse anche aumentato in certa misura la consapevolezza di alcuni consumatori. La mia idea è fondata o è solo una sensazione personale in quanto collegata alla nascita della mia personale passione per il vino?


grazie a chiunque mi risponda

vanno bene anche clamorose smentite :mrgreen:


Secondo me è molto semplice: nessuna pubblicità occulta, è colpa dei forestieri che hanno indotto i nostri poveri produttori ad uscire dal seminato e intraprendere una pericolosa strada di imbarbarimento dei loro eleganti vini, per andare incontro alle richieste di un mercato rozzo e grossolano che chiedeva soltanto colori scuri e impenetrabili, profumi dolciastri e sapore marmellatoso e alcolico.......... :mrgreen:
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda Andyele » 06 nov 2013 23:06

gianni femminella ha scritto:andyele; te, secondo me, campanilisticamente osteggi i pareri di chi abita un province confinanti e getti discredito su ipotesi suggestive


è confermato: non hai ancora smesso :mrgreen: :lol:
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda il chiaro » 07 nov 2013 08:29

paperofranco ha scritto:
gianni femminella ha scritto:Da un po' mi gira per la mente come, e soprattutto perché, mi sono avvicinato al vino a metà degli anni '90. Ne parlavo con un amico il quale mi chiedeva come sia possibile influenzare il gusto dei consumatori e come si possano creare nuove mode, o se preferite tendenze.

Ecco la domanda; mi è sempre rimasta l'idea che all'epoca ci sia stata una campagna pubblicitaria poco percettibile, ma molto efficace, che ha cambiato i numeri nel mondo del vino e forse anche aumentato in certa misura la consapevolezza di alcuni consumatori. La mia idea è fondata o è solo una sensazione personale in quanto collegata alla nascita della mia personale passione per il vino?


grazie a chiunque mi risponda

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Secondo me è molto semplice: nessuna pubblicità occulta, è colpa dei forestieri che hanno indotto i nostri poveri produttori ad uscire dal seminato e intraprendere una pericolosa strada di imbarbarimento dei loro eleganti vini, per andare incontro alle richieste di un mercato rozzo e grossolano che chiedeva soltanto colori scuri e impenetrabili, profumi dolciastri e sapore marmellatoso e alcolico.......... :mrgreen:


....Con il supporto, forse anche involontario, delle guide che hanno influenzato il mercato.
Adesso l'influenza è decisamente minore, ma io ricordo ai tempi che entrando in un'enoteca potevi trovare i vini YYY segnalati in modo molto efficace. Purtroppo, forse per voglia di qualcosa di nuovo, che le mode bisogna crearle per cavalcarle e poi cambiarle quando la loro spinta è ormai esaurita, siam dovuti passare attraverso i supertuscan, le barrique e le iper concentrazioni piemontesi, i vitigni migliorativi (???????) e la cosa è durata più di un decennio. Adesso mi sembra che la moda sia diversa e a mio modo di vedere decisamente più apprezzabile di allora. Appena il bio-sticazzi vedrà la sia spinta esaurirsi si inventeranno qualcos'altro, che il vino bisognerà venderlo ancora.
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda de magistris » 07 nov 2013 08:51

il chiaro ha scritto:
paperofranco ha scritto:
gianni femminella ha scritto:Da un po' mi gira per la mente come, e soprattutto perché, mi sono avvicinato al vino a metà degli anni '90. Ne parlavo con un amico il quale mi chiedeva come sia possibile influenzare il gusto dei consumatori e come si possano creare nuove mode, o se preferite tendenze.

Ecco la domanda; mi è sempre rimasta l'idea che all'epoca ci sia stata una campagna pubblicitaria poco percettibile, ma molto efficace, che ha cambiato i numeri nel mondo del vino e forse anche aumentato in certa misura la consapevolezza di alcuni consumatori. La mia idea è fondata o è solo una sensazione personale in quanto collegata alla nascita della mia personale passione per il vino?


grazie a chiunque mi risponda

vanno bene anche clamorose smentite :mrgreen:


Secondo me è molto semplice: nessuna pubblicità occulta, è colpa dei forestieri che indotto i nostri poveri produttori ad uscire dal seminato e intraprendere una pericolosa strada di imbarbarimento dei loro eleganti vini, per andare incontro alle richieste di un mercato rozzo e grossolano che chiedeva soltanto colori scuri e impenetrabili, profumi dolciastri e sapore marmellatoso e alcolico.......... :mrgreen:


....Con il supporto, forse anche involontario, delle guide che hanno influenzato il mercato.
Adesso l'influenza è decisamente minore, ma io ricordo ai tempi che entrando in un'enoteca potevi trovare i vini YYY segnalati in modo molto efficace. Purtroppo, forse per voglia di qualcosa di nuovo, che le mode bisogna crearle per cavalcarle e poi cambiarle quando la loro spinta è ormai esaurita, siam dovuti passare attraverso i supertuscan, le barrique e le iper concentrazioni piemontesi, i vitigni migliorativi (???????) e la cosa è durata più di un decennio. Adesso mi sembra che la moda sia diversa e a mio modo di vedere decisamente più apprezzabile di allora. Appena il bio-sticazzi vedrà la sia spinta esaurirsi si inventeranno qualcos'altro, che il vino bisognerà venderlo ancora.


A me questa cosa delle guide, innegabile da un lato, mi sembra anche un tantino ossessiva dall'altro. Ma soprattutto è diventato un paravento dietro il quale si nascondono oggi una serie di figure chiave per una comunicazione sul vino completa ed equilibrata, slegata da mode e tendenze.
Se i tre bicchieri hanno assunto un'importanza sproporzionata rispetto al loro ruolo, è anche perché mancava (e manca ancora) una capacità autovalutativa da parte di chi fa il vino, una sua idea stilistica che nasce da cultura e conoscenza, slegata o perlomeno parallela alla ricerca di consenso e promozione "facile" attraverso i premi.
Ma soprattutto niente di questo circo distorto sarebbe potuto accadere se gli acquisti nella enoteche e nei ristoranti fossero stati gestiti allora da gente appassionata, curiosa e preparata. Troppo più facile e veloce fare le carte sulla base di punteggi e premi e troppo facile fare gli enotecari e diatributori antisistema oggi. Perché all'epoca si sono arricchiti proprio grazie a questo giochino, gente che vendeva con tutto il rispetto saponi o bibite gassate e che in un anno si sono fatto casa e cambiato due volte Mercedes prendendo la rappresentanza di Banfi e ca' del bosco, firriato e feudi.
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda alì65 » 07 nov 2013 09:48

de magistris ha scritto:A me questa cosa delle guide, innegabile da un lato, mi sembra anche un tantino ossessiva dall'altro. Ma soprattutto è diventato un paravento dietro il quale si nascondono oggi una serie di figure chiave per una comunicazione sul vino completa ed equilibrata, slegata da mode e tendenze.
Se i tre bicchieri hanno assunto un'importanza sproporzionata rispetto al loro ruolo, è anche perché mancava (e manca ancora) una capacità autovalutativa da parte di chi fa il vino, una sua idea stilistica che nasce da cultura e conoscenza, slegata o perlomeno parallela alla ricerca di consenso e promozione "facile" attraverso i premi.
Ma soprattutto niente di questo circo distorto sarebbe potuto accadere se gli acquisti nella enoteche e nei ristoranti fossero stati gestiti allora da gente appassionata, curiosa e preparata. Troppo più facile e veloce fare le carte sulla base di punteggi e premi e troppo facile fare gli enotecari e diatributori antisistema oggi. Perché all'epoca si sono arricchiti proprio grazie a questo giochino, gente che vendeva con tutto il rispetto saponi o bibite gassate e che in un anno si sono fatto casa e cambiato due volte Mercedes prendendo la rappresentanza di Banfi e ca' del bosco, firriato e feudi.


purtroppo in molti casi è ancora così, parlo della carta vini, i mercedes e le case sono ormai un ricordo.....dopo qualche batosta economica ora si vola più bassi...
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda alì65 » 07 nov 2013 09:49

e poi c'è l'avvento del web, tutti professori......a parte questo anche l'acquisto è diventato più semplice e meno vincolante, anche con solo il cartoncino fai carta e senza la coda di beveraggio da iper
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda petitbogho » 07 nov 2013 12:22

de magistris ha scritto:
A me questa cosa delle guide, innegabile da un lato, mi sembra anche un tantino ossessiva dall'altro. Ma soprattutto è diventato un paravento dietro il quale si nascondono oggi una serie di figure chiave per una comunicazione sul vino completa ed equilibrata, slegata da mode e tendenze.
Se i tre bicchieri hanno assunto un'importanza sproporzionata rispetto al loro ruolo, è anche perché mancava (e manca ancora) una capacità autovalutativa da parte di chi fa il vino, una sua idea stilistica che nasce da cultura e conoscenza, slegata o perlomeno parallela alla ricerca di consenso e promozione "facile" attraverso i premi.
Ma soprattutto niente di questo circo distorto sarebbe potuto accadere se gli acquisti nella enoteche e nei ristoranti fossero stati gestiti allora da gente appassionata, curiosa e preparata. Troppo più facile e veloce fare le carte sulla base di punteggi e premi e troppo facile fare gli enotecari e diatributori antisistema oggi. Perché all'epoca si sono arricchiti proprio grazie a questo giochino, gente che vendeva con tutto il rispetto saponi o bibite gassate e che in un anno si sono fatto casa e cambiato due volte Mercedes prendendo la rappresentanza di Banfi e ca' del bosco, firriato e feudi.


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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda zampaflex » 07 nov 2013 13:23

Non dimenticate mai, comunque, che è la domanda finale che traina il prodotto; e la domanda globale italiana è fatta nei grandi numeri da gente di poca/nulla esperienza per cui è facile venderle "il nome", "la pubblicità", "la novità", o semplicemente ordinano a cazzo (se non si fanno consigliare dal ristorante).
Nella fascia di punta, nella quale ci collochiamo noi, valgono soprattutto per me due altri effetti: curiosità e noia.
Pur conoscendovi da poco, sono convinto che molti di voi hanno provato le concentrazioni degli anni 90 (salvo poi rifuggirle), così come ora tanti vogliono solo vini snelli e così come nel mondo intero si ripete tra gli appassionati il mantra acidité, salinité, mineralité (detto come Crozza che imita Sacchi :lol: ) per non parlare del gruppuscolo di biofanatici; ma sono convinto che tra qualche anno il pendolo oscillerà ancora e andrà in un'altra direzione, chissà quale.
Perché siamo intellettualmente stimolati da quello che beviamo, e non possiamo fermarci eternamente sugli stessi vini e sulla stessa forma. La noia prima o poi ci colpirebbe.
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda paperofranco » 07 nov 2013 13:45

zampaflex ha scritto:Non dimenticate mai, comunque, che è la domanda finale che traina il prodotto; e la domanda globale italiana è fatta nei grandi numeri da gente di poca/nulla esperienza per cui è facile venderle "il nome", "la pubblicità", "la novità", o semplicemente ordinano a cazzo (se non si fanno consigliare dal ristorante).
Nella fascia di punta, nella quale ci collochiamo noi, valgono soprattutto per me due altri effetti: curiosità e noia.
Pur conoscendovi da poco, sono convinto che molti di voi hanno provato le concentrazioni degli anni 90 (salvo poi rifuggirle), così come ora tanti vogliono solo vini snelli e così come nel mondo intero si ripete tra gli appassionati il mantra acidité, salinité, mineralité (detto come Crozza che imita Sacchi :lol: ) per non parlare del gruppuscolo di biofanatici; ma sono convinto che tra qualche anno il pendolo oscillerà ancora e andrà in un'altra direzione, chissà quale.
Perché siamo intellettualmente stimolati da quello che beviamo, e non possiamo fermarci eternamente sugli stessi vini e sulla stessa forma. La noia prima o poi ci colpirebbe.


Secondo me, una volta acquisito il giusto bagaglio di esperienza e quindi consapevolezza, e aggiustato il tiro dei propri gusti, ci si può anche "rilassare" un attimo pur mantenendo viva la curiosità, ovviamente.
Io bevo maggiormente i vini che amo e ascolto maggiormente la musica che amo(associazione che so essere cara a Zampa), e vi trovo continuamente nuovi stimoli. Una volta assaggiato un nuovo vino o ascoltato un nuovo gruppo, perché dovrei incaponirmi a cercare stimoli in qualcosa che non mi piace e quindi già so che non me li potrà dare? La vita è breve.
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda alì65 » 07 nov 2013 14:25

zampaflex ha scritto:Non dimenticate mai, comunque, che è la domanda finale che traina il prodotto; e la domanda globale italiana è fatta nei grandi numeri da gente di poca/nulla esperienza per cui è facile venderle "il nome", "la pubblicità", "la novità", o semplicemente ordinano a cazzo (se non si fanno consigliare dal ristorante).
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Perché siamo intellettualmente stimolati da quello che beviamo, e non possiamo fermarci eternamente sugli stessi vini e sulla stessa forma. La noia prima o poi ci colpirebbe.


ti sei dimenticato dei gruppi vinoveristi, vinosalutare, vininaturali, bt con le pezze al culo, insomma, più trasandato è meglio è, se non è moda questa!!!!
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda zampaflex » 07 nov 2013 15:14

alì65 ha scritto:
zampaflex ha scritto:Non dimenticate mai, comunque, che è la domanda finale che traina il prodotto; e la domanda globale italiana è fatta nei grandi numeri da gente di poca/nulla esperienza per cui è facile venderle "il nome", "la pubblicità", "la novità", o semplicemente ordinano a cazzo (se non si fanno consigliare dal ristorante).
Nella fascia di punta, nella quale ci collochiamo noi, valgono soprattutto per me due altri effetti: curiosità e noia.
Pur conoscendovi da poco, sono convinto che molti di voi hanno provato le concentrazioni degli anni 90 (salvo poi rifuggirle), così come ora tanti vogliono solo vini snelli e così come nel mondo intero si ripete tra gli appassionati il mantra acidité, salinité, mineralité (detto come Crozza che imita Sacchi :lol: ) per non parlare del gruppuscolo di biofanatici; ma sono convinto che tra qualche anno il pendolo oscillerà ancora e andrà in un'altra direzione, chissà quale.
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Ma no, dai, li ho citati come "biofanatici"... :wink:
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda vinogodi » 07 nov 2013 15:18

paperofranco ha scritto:...Io bevo maggiormente i vini che amo e ascolto maggiormente la musica che amo...
...certo, Papero, che a te Catalano ti fa una pippa... :lol:
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda zampaflex » 07 nov 2013 15:24

paperofranco ha scritto:
zampaflex ha scritto:Non dimenticate mai, comunque, che è la domanda finale che traina il prodotto; e la domanda globale italiana è fatta nei grandi numeri da gente di poca/nulla esperienza per cui è facile venderle "il nome", "la pubblicità", "la novità", o semplicemente ordinano a cazzo (se non si fanno consigliare dal ristorante).
Nella fascia di punta, nella quale ci collochiamo noi, valgono soprattutto per me due altri effetti: curiosità e noia.
Pur conoscendovi da poco, sono convinto che molti di voi hanno provato le concentrazioni degli anni 90 (salvo poi rifuggirle), così come ora tanti vogliono solo vini snelli e così come nel mondo intero si ripete tra gli appassionati il mantra acidité, salinité, mineralité (detto come Crozza che imita Sacchi :lol: ) per non parlare del gruppuscolo di biofanatici; ma sono convinto che tra qualche anno il pendolo oscillerà ancora e andrà in un'altra direzione, chissà quale.
Perché siamo intellettualmente stimolati da quello che beviamo, e non possiamo fermarci eternamente sugli stessi vini e sulla stessa forma. La noia prima o poi ci colpirebbe.


Secondo me, una volta acquisito il giusto bagaglio di esperienza e quindi consapevolezza, e aggiustato il tiro dei propri gusti, ci si può anche "rilassare" un attimo pur mantenendo viva la curiosità, ovviamente.
Io bevo maggiormente i vini che amo e ascolto maggiormente la musica che amo (associazione che so essere cara a Zampa), e vi trovo continuamente nuovi stimoli. Una volta assaggiato un nuovo vino o ascoltato un nuovo gruppo, perché dovrei incaponirmi a cercare stimoli in qualcosa che non mi piace e quindi già so che non me li potrà dare? La vita è breve.


O Franco! Mi ricordi Marchionni, noto dirigente di altissimo livello (per esempio in Fondiaria SAI), che era famoso perché quando si insediava in una nuova azienda convocava i managers e li segava uno a uno dicendo: "io non la conosco, non abbiamo mai lavorato insieme prima d'ora, quindi non vedo perché dovremmo cominciare adesso". :mrgreen:
Cosa ne sai che di colpo non ti possa pigliare una passionaccia per un primitivone alcoolico e muscolare invece degli esangui pinottini che alterni ai prodotti dei tuoi compaesani? Tipo sbandata del cinquantenne che si fa biondo e compra la cabriolet? :lol:

PS: scherzi a parte, i gusti sono connaturati, e non ci si può fare piacere "di testa" qualcosa che non piace d'istinto.
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda paperofranco » 07 nov 2013 16:54

zampaflex ha scritto:
paperofranco ha scritto:
zampaflex ha scritto:Non dimenticate mai, comunque, che è la domanda finale che traina il prodotto; e la domanda globale italiana è fatta nei grandi numeri da gente di poca/nulla esperienza per cui è facile venderle "il nome", "la pubblicità", "la novità", o semplicemente ordinano a cazzo (se non si fanno consigliare dal ristorante).
Nella fascia di punta, nella quale ci collochiamo noi, valgono soprattutto per me due altri effetti: curiosità e noia.
Pur conoscendovi da poco, sono convinto che molti di voi hanno provato le concentrazioni degli anni 90 (salvo poi rifuggirle), così come ora tanti vogliono solo vini snelli e così come nel mondo intero si ripete tra gli appassionati il mantra acidité, salinité, mineralité (detto come Crozza che imita Sacchi :lol: ) per non parlare del gruppuscolo di biofanatici; ma sono convinto che tra qualche anno il pendolo oscillerà ancora e andrà in un'altra direzione, chissà quale.
Perché siamo intellettualmente stimolati da quello che beviamo, e non possiamo fermarci eternamente sugli stessi vini e sulla stessa forma. La noia prima o poi ci colpirebbe.


Secondo me, una volta acquisito il giusto bagaglio di esperienza e quindi consapevolezza, e aggiustato il tiro dei propri gusti, ci si può anche "rilassare" un attimo pur mantenendo viva la curiosità, ovviamente.
Io bevo maggiormente i vini che amo e ascolto maggiormente la musica che amo (associazione che so essere cara a Zampa), e vi trovo continuamente nuovi stimoli. Una volta assaggiato un nuovo vino o ascoltato un nuovo gruppo, perché dovrei incaponirmi a cercare stimoli in qualcosa che non mi piace e quindi già so che non me li potrà dare? La vita è breve.


O Franco! Mi ricordi Marchionni, noto dirigente di altissimo livello (per esempio in Fondiaria SAI), che era famoso perché quando si insediava in una nuova azienda convocava i managers e li segava uno a uno dicendo: "io non la conosco, non abbiamo mai lavorato insieme prima d'ora, quindi non vedo perché dovremmo cominciare adesso". :mrgreen:
Cosa ne sai che di colpo non ti possa pigliare una passionaccia per un primitivone alcoolico e muscolare invece degli esangui pinottini che alterni ai prodotti dei tuoi compaesani? Tipo sbandata del cinquantenne che si fa biondo e compra la cabriolet? :lol:

PS: scherzi a parte, i gusti sono connaturati, e non ci si può fare piacere "di testa" qualcosa che non piace d'istinto.


La vedo dura Luciano, comunque mai dire mai, ci mancherebbe…… :mrgreen: .
Quello che non capisco è perché incaponirsi, e mi spiego. Quanti rossesi o primitivi o amaroni dovrei bere per decidere che non m’interessano? Trovo diabolico il perseverare. Certo, ciò non toglie che se vado in vacanza in Puglia o in Liguria o in Veneto, berrò sicuramente i vini locali, e anche con piacere, ma questo è un altro paio di maniche. A volte sento parlare di “esperienza intellettuale” riferita a grandi vini, come se si trattasse di una vera opera d’arte; mi può anche stare bene, basta che questo alla fine sia motivo di piacere e non di “arrovellamento”.
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gianni femminella
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda gianni femminella » 09 nov 2013 11:17

Gisto per chiudere. Ieri sera rientro a casa e mia moglie mi riferisce, con una certa soddisfazione, di aver visto un programma in cui parlavano della vendemmia a Montalcino. Stranamente dicevano che il raccolto è eccellente... E' proprio questo uno dei tipi di marketing a cui facevo riferimento inizialmente. Non sono certo che lo spazio in questione fosse stato "comprato" per fare pubblicità. Di sicuro ( senza scomodare marketing esoterici eh Andy? :shock: ) esistono molti canali su cui fare leva per suscitare o tenere vivo l'interesse per un determinato prodotto.

Tutto qui. Credo che il concetto non sia strano.


p.s. per me il confronto vino-musica è decisamente perdente rispetto al confronto vino-donne, il quale mi sembra molto più calzante. Tanto che spesso mi sembra che siamo una giuria ( scusate se mi ci metto anche io ) che tenta di mettersi d'accordo sulle più belle miss dell'anno ( o del giorno, o del mese ) senza peraltro riuscirci. Ovviamente il paragone non finisce qui :mrgreen:
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Chicco76
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda Chicco76 » 09 nov 2013 19:00

gianni femminella ha scritto:Gisto per chiudere. Ieri sera rientro a casa e mia moglie mi riferisce, con una certa soddisfazione, di aver visto un programma in cui parlavano della vendemmia a Montalcino. Stranamente dicevano che il raccolto è eccellente... E' proprio questo uno dei tipi di marketing a cui facevo riferimento inizialmente. Non sono certo che lo spazio in questione fosse stato "comprato" per fare pubblicità. Di sicuro ( senza scomodare marketing esoterici eh Andy? :shock: ) esistono molti canali su cui fare leva per suscitare o tenere vivo l'interesse per un determinato prodotto.

Tutto qui. Credo che il concetto non sia strano.


p.s. per me il confronto vino-musica è decisamente perdente rispetto al confronto vino-donne, il quale mi sembra molto più calzante. Tanto che spesso mi sembra che siamo una giuria ( scusate se mi ci metto anche io ) che tenta di mettersi d'accordo sulle più belle miss dell'anno ( o del giorno, o del mese ) senza peraltro riuscirci. Ovviamente il paragone non finisce qui :mrgreen:


A dire il vero io tutti gli anni sento in tv che l'annata corrente è eccezionale e puntualmente pochi mesi dopo la stragrande maggioranza dei produttori chiede aiuti economici alla CEE perché le condizioni climatiche non sono state favorevoli, la legge permette loro di farlo ... :D
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda paperofranco » 09 nov 2013 20:28

vinogodi ha scritto:
paperofranco ha scritto:...Io bevo maggiormente i vini che amo e ascolto maggiormente la musica che amo...
...certo, Papero, che a te Catalano ti fa una pippa... :lol:


Guarda, so di gente che beve vini che non gli piacciono e ascolta musica che non sopporta, solo per coltivare un percorso ossessivo di scienza e conoscenza...... :mrgreen:
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Re: Il marketing degli anni 90

Messaggioda vinogodi » 09 nov 2013 21:23

paperofranco ha scritto:
vinogodi ha scritto:
paperofranco ha scritto:...Io bevo maggiormente i vini che amo e ascolto maggiormente la musica che amo...
...certo, Papero, che a te Catalano ti fa una pippa... :lol:


Guarda, so di gente che beve vini che non gli piacciono e ascolta musica che non sopporta, solo per coltivare un percorso ossessivo di scienza e conoscenza...... :mrgreen:
...che strana gente...
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