Chicco76 ha scritto:...allora concordiamo sui metodi di valutazione ... se il punto è l'affidabilità quella non ci potrà mai essere perché è direttamente proporzionale alle esperienze che un ha ! Però possiamo dire che forse Giulio Gambelli aveva il palato migliore per il Sangiovese ? Io non credo che Giulietto fosse stato miracolato da Dio (o magari si ...
) ma ammettiamo che sia una persona normalissima come il 99,9% degli individui presenti sulla terra ... che cosa fa quindi la differenza tra una valutazione di Gambelli e una del primo che si iscrive a questo forum ... direi la sua esperienza no ? A furia di bere, assaggiare, bere, assaggiare sangiovese ha tarato il suo gusto su un determinato prodotto e ne è diventato un esperto.
Qua ti sbagli di grosso... è risaputo in fisiologia che ci sono grosse differenze sulla sensibilità ai sapori di base (acido, salato, dolce, amaro, umami) e ancora di più nel naso e nel retro-olfatto, differenze tra persona e persona, tra sesso maschile e femminile, tra razze diverse etc... ed è quindi impossibile impostare un criterio di degustazione basato solo su quello. Se il problema fosse solo la sensibilità diversa allora uno potrebbe tararsi: sa che quando lui sente l'acetica vuol dire che ce n'è già un vagone, quindi si tara sul fatto che anche una minima presenza dovrebbe allertarlo. Ma se la soglia minima è proprio sballata, capita come succede spesso che alcuni aromi, sapori, difetti etc. possano non essere mai percepiti in quantità minime da una persona, per cui si perderebbe questo criterio che a te sembra oggettivo.
E, detto tra di noi, sarebbe una tristezza rendere la degustazione un fatto da gascromatografi ambulanti.
Non sono per niente d'accordo neanche su quello che dici qui:
Chicco76 ha scritto:Perchè non si può dire che un vino in cui l'alcool percettibile, che genera quella sensazione calorifera in bocca, sia peggiore di un vino che non lo sia ?
Perchè non si può dire che un vino dal grande contenuto glicerico e quindi abbastanza piatto sia peggiore di un vino in cui invece la morbidezza sia percettibile ma non predominante ?
Perchè non si può dire che un'acidità di tipo minerale, data cioè dal frutto e dalla terra, sia migliore di un'acidità verde o limonosa generata da una vendemmia infelice o da una raccolta prematura ?
Perchè non si può dire che un tannino fitto e serrato del frutto sia migliore di un tannino verde o gallico ?
Perchè non si può dire che un vino dalla sapidità minerale sia migliore di un vino in cui tale componente non ci sia ?
Tutte queste notazioni che dici sono squisitamente culturali, e non hanno nulla a che fare con criteri unanimamente accertati a livello internazionale. Cambiano da persona a persona, da associazione ad associazione, da regione a regione, da nazione a nazione, da continente a continente... tu insisti su acidità e sapidità, c'è un intero mondo di vini, di paesi e di persone che punta su tutti altri parametri...
Sono stati fatti anche qua decine di esperimenti, con degustatori di profonda e uniforme esperienza, con assaggi isolati e a doppio cieco... i risultati sono stati disastrosi, differenze pazzesche di punteggi a livello di decine di punti di delta.
Alla fine, come detto svariate volte, quello che conta di una classifica, di una guida, di un punteggio è solo conoscere bene chi la fa, e sapere se ha gusti uguali o diversi dai miei: un giudizio di Parker, di Galloni, di Vinogodi, di Armando, di Pippuz, di Gremul etc. non contano tanto per il valore assoluto, ma perché conosco i tipici parametri personalissimi e soggettivissimi di tutti questi personaggi, e so che quando loro dicono che un certo vino bianco/rosso/champagne etc di una particolare zona è buonissimo, sono certo che molto probabilmente mi piacerà o magari non mi piacerà del tutto perché hanno gusti molto diversi... ma l'unico vero uso dei voti e delle classifiche, è tararlo sulla somiglianza dei nostri gusti con quelli di chi le stila.