Messaggioda Chicco76 » 22 mag 2013 03:43
Serate come queste rimangono nella memoria perchè difficili da ripetere ... si parla tanto di vino in questo forum ma quando qualcuno organizza una serata di questo livello rimango sbalordito che non ci sia interesse, mi ritengo molto ma molto fortunato di aver poturo comprendere per l'ennesima volta la quintessenza di quello che ritengo il più grande produttore della Valpolicella, un Maestro assoluto nell'interpretazione del nostro territorio. Si sono spesi fiumi di parole sulla piacevolezza dell'amarone, un vino difficile che per molti versi viene snobbato o comunque messo in secondo piano a causa talvolta di una beva difficoltosa, impegnativa e comunque di una piacevolezza discutibile. Chi giustamente preferisce vini più snelli ed eleganti, meno alcolici e dalla beva più facile e meno impegnativa potrebbe rincredersi di fronte ai capolavori di Giuseppe Quintarelli. Maestro non solamente nel trovare nell'eleganza in un prodotto complesso ed impegnativo ma soprattutto nel creare un vino lontano da mode e assecondando la natura, trasformando l'uva nel modo pià naturale possibile. Dico questo perchè ogni annata aveva il suo timbro ben definito, una sua interpretazione climatica senza snaturare il prodotto e seguendo comunque lo stile dell'azienda. Non era la prima volta che assaggiavo questi vini ma come sempre avere la fortuna di metterli in batteria ti fa capire molte più cose, ti da un punto di vista prospettico differente ed allarga le proprie conoscenze sul vino.
Paolo che ringrazio in primis, ci ha fornito una serie di bottiglie perfette, senza nessun difetto e conservate a dovere ... la cucina delle Cedrare di Illasi è stata all'altezza della situazione, chapeau !
Solo quelle serate che ti muovono dentro, che ti fanno ragionare non solo con la testa ma con lo spirito, perchè qui il vino parla, è vivo ed ha un anima ! Siamo comunque nella fase Quintarelli anni 80, non sicuramente la fase di definizione degli anni 90, ma un periodo di interpretazione e di grandi emozioni ! Intendiamoci, non che i vini degli anni 90 non siano emozionali ma sono comunque diversi, meno cerebrali e più territoriali.
Una grande bolla apre la disfida, un Dom Perignon 1983 di colore giallo dorato, servito freddo ma che lasciato nel bicchiere comincia il suo cammino di profumi ... dalla scorza d'arancia al biscotto, dalla pasticceria fine alla crema e, per finire, dopo un paio d'ore, una definitissima caramella d'orzo che mi lascia molto compiaciuto. Non un vino di potenza ma di eleganza, entra sussurrato in bocca, non esplode ma intriga, è largo quanto basta per farti intuire la materia prima ma tutto giocato sulla freschezza e sulla sapidità. In perfetto stile maison, una grande spina acida lo tiene in piedi, la mineralità è talmente pronunciata che risulta leggermente amaro nel finale ma non è un difetto anzi, lo definirei quasi un timbro. Dopo diverse ore nel bicchiere miglora e diventa cremoso, si attenua quello spunto di evoluzione (ossidazione del tempo) che ti fa rimpiangere di averlo finito ! Chiude con la consueta e ammaliante freschezza.
La prima batteria di Amarone è sul Classico ...
Amarone 1986 ... di colore granato cupo leggermente opaco ... Un naso finissimo, note fresche, frutta di bosco acida, ribes rosso, lampone, minerale, sfalcio d'erba. Entra sussurato per poi dimostrare un attimo dopo la sua potenza. E' un amarone paradossalmente scheletrico, dove la vena acida sorregge una grande struttura. Nessun accenno di alcool in bocca, acidità e mineralità governano la struttura di questo vino che alla cieca non potrebbe mai essere scambiato per un amarone, tanto è elegante. Chiude con una decisa persistenza e una gran voglia di riassaggiarlo.
Amarone 1988 ... di colore granato chiaro ... Al naso note di menta che si chiudono pochi minuti dopo, si avvertono sentori di cassettone e stantio per poi riaprisi dopo una mezz'ora su eleganti note di cioccolato, cacao ed un che di erbaceo. Ingresso potente ma sempre fresco, poco glicerico. interpretazione elegante, molto verticale, una freschezza anche in questo caso inusuale ma manca della mineralità del precedente che non fa vibrare. La beva non è esplosiva, la materia è contenuta, il peso specifico ridotto. Chiusura da vino nordico e rigoroso.
Amarone 1990 ... di colore rubino brillante con riflessi granati ... Il colore mi emoziona, il naso è giovanissimo, sentori di ciliega sotto spirito, marasca, prugna, pietroso e minerale. Al sorso è leggiadro ma per una frazione di secondo perchè sviluppa subito una potenza inusuale, qui il frutto è ancora chiaro e ben definito, ogni singola componente è amplificata. Un peso specifico notevolemente superiore ai precedenti, un amarone che fa della potenza la sua dote di forza. La parte alcolica e glicerica sono bilanciate da una fresca vena acida e minerale, anche se molto possente non risulta mai alcolico o sbilanciato, necessita ancora di diversi anni di bottiglia per potersi integrare. Nel finale vola, si allarga con una potenza e un frutto dolce che da piacevolezza, in prospettiva sarà un vero campione, ora è solo un ribelle solare ed indisciplinato.
Le tanto attese Riserve ...
Amarone ris. 1986 ... Granato limpidissimo e brillante ... Al naso subito note iodate che in breve virano sul cioccolato al latte, grafite e china (purtroppo come in tutte le degustazioni di questo tipo i bicchieri potrebbero essere più espressivi avendo una bottiglia a disposizione durante la serata ma ci dobbiamo accontentare ... ) Qui entrano in gioco i campioni, il peso specifico dei vini cambia completamente, frutto di selezioni in vigna, di maggiori appassimenti o affinamenti prolungati, non si sa di preciso, il registro è comunque diverso. Aumenta la potenza, la sostanza, la materia. Aumenta anche la dolcezza rispetto ai precedenti, per alcuni inabbinabile tanto è particolare, ma non risulta assolutamente dolce o stucchevole, tanta è l'eleganza. Il sorso è più possente e largo ma sempre sorretto da un'acidità del frutto incredibilmente definita, quell'acidità che mi fa innamorare e che fa dei vini di Quintarelli dei campioni assoluti. L'alcool è sotto le righe, la glicerina presente ma contenuta, il vino avvolge ma scivola via allo stesso tempo, con un'interminabile finale dolce e fresco e vibrante, un campione di mineralità ! Per il mio modesto parere campione della serata ...
Amarone ris. 1990 ... Rubino cupo brillante ... Anch'esso figlio di un'annata calda, con note di confettura rossa, ciliega e marasca sotto spirito, marmellata di prugne, evolve poi su note di clorofilla. Campione assoluto di potenza, spazza via il fratellino non riserva che avevo nel bicchiere e che avevo tenuto per un giusto confronto. Un mostro di potenza, muscoloso, fruttato, di un'incontenibile e prorompente struttura. Spiazza, avvolge, esplode, fortunatamente acidità e mineralita mitigano la potenza di questo vino e ne rendono la beva appagante. Qui c'è una dolcezza marcata, lo classifichiamo come tipico della zona Classica, anche in questo caso necessiterà ancora di molti anni di bottiglia per assestarsi. In bocca si ribella tanta è la sua gioventù e la sua potenza, potrebbe disturbare l'eccessiva dolcezza del frutto sempre comunque sorretta da una bella acidità minerale, chiude in un finale lunghissimo ed etereo. Esotico nella sua solarità, aspettiamo ancora un decennio e poi ne riparliamo.
Finale dolce e non ...
Alzero 1985 ... Un po la delusione della serata, penso di poterlo affermare per tutta la tavolata anche perchè nessuno ha voluto rabboccare il bicchiere ! E' di un granato cupo ed opaco, al naso parte con delle inusuali note erbacee mielate, per poi virare verso il medicinale, lo sfalcio e una strana nota di fernet ! In bocca è possente ma slegato, non presenta note di dolcezza ma al contrario erbaceo amare. Non è l'alzero che conosco, lieve peso specifico, tannino un po sgraziato e graffiante, la potenza non è sotto controllo e l'acidità, seppur presente, non è quella del frutto. Sembra maturo, che abbia passato giorni migliori, non si notano sentori alcolici marcati anzi al contrario è fresco ma poco piacevole. Pochi cenni minerali, finale amarognolo con un ritorno verde. Peccato, mi aspettavo di più.
Recioto 1985 ... la Quintessenza del vino dolce, non si potrebbe chiedere di più !!! Rubino cupo e brillante, unghia leggermente granata. Al naso note di menta, eucalipto, after eight, cioccolato al latte prima e amaro poi, mon cheri. Una bomba di potenza ed eleganza, sussurra al sorso per poi esplodere, fresco e minerale quanto basta per dirti che è dolce ma mai stucchevole. Un velluto al palato, il tannino accarezza e avvolge tanto è fitto e persistente. E' incredibile come riesca a coniugare quel residuo zuccherino con l'acidità, tutto è perfettamente bilanciato, integrato, lussurioso. Si distente al centro bocca con una contenuta impetuosità per poi scivolare in un finale prima dolce e poi fresco e minerale. Ad ogni riassaggio comunica qualcosa di nuovo, una nuova sensazione tale da chiederti quanto vivo possa ancora essere, quanto il lavoro di un uomo sia stato in grado di trasformare una materia perfetta in un prodotto di tale fattura. Non è mai invadente ma si fa notare ad ogni sorso, è brillante, coinvolgente e mai banale, assolutamente perfetto ! Maestro, ho brindato alla tua salute ...
Amabile del Cerè Bandito 1985 ... Altro capolavoro ... Un colore che vira dal miele all'oro antico lucente, al naso note di crema alla vaniglia, fiori bianchi appassiti, scorza d'agrume per poi virare sulle nocciole. Sorso freschissimo e sapido, mineralità allo stato puro, impressiona l'equilibrio anche in questo caso tra tutte le parti. E' impressionante come l'esplosione di tutte le componenti e l'equilibrio delle stesse siano in perfetta armonia, dolcezza e componenti gliceriche ai massimi livelli perfettamente bilanciate ad un'acidità del frutto ed alla mineralità. Non ci sono parti spigolose o disarmoniche, non esistono squilibri ... il tempo ha addomesticato una materia viva che continua a pulsare e rimane tale nel bicchiere, assumendo uno stato di grazia. Chiude nel finale con una tale freschezza agrumata da rimanere assolutamente in silenzio.
Chi giustamente ha dei pregiudizi sull'amarone e sui vini della Valpolicella ha tutte le ragioni del caso, in fin dei conti le vette assolute sono veramente poche per mille motivi, da quelli commerciali all'incapacità dei più di produrre comunque un vino che presenti caratteristiche di eccellenza. Quintarelli dimostra oltre ogni ragionevole dubbio che il vitigno è in grado di produrre vini assoluti, che il territorio è comunque una culla felice per la vite e che un manico di un certo livello è comunque in grado di assecondare quello che la natura offre. Questi vini non hanno nulla da invidiare ai più grandi prodotti mondiali, hanno le caratteristiche intrinseche del valore assoluto. Quando vini di quasi 30 anni dimostrano di essere assolutamente integri nel colore, un tannino di fattura magistrale, fitto e dolce, un' acidità del frutto e una mineralità del territorio, dei finali dolci e lunghissimi, siamo di fronte all'eccellenza. Altri non sono in grado ? Beh ... c'è un solo Conterno e un solo Giacosa, uno solo Biondi Santi, Soldera e Manetti, un solo Valentini e ... anche noi nel veneto abbiamo un solo Giuseppe Quintarelli ! Grazie Bepi ...