Palma ha scritto:Di quel tizio di Tavignano ciò che urta e sorprende è la maleducazione più che il braccino! Poteva benissimo dirci che c'erano tutti i Verdicchio in assaggio al piano superiore e potevamo sentirlo lì. La cosa sarebbe finita bene. Ma poi onestamente Tavignano chi cazzo è?
Poco dopo Colla (che qualcosina in più di Tavignano rappresenta, per l'enologia italiana) ci ha fatto sentire tutto quello che aveva e ci ha tenuto al banchetto per mezz'ora con interessanti chiacchere. Se la fiera la apri al privato lo rispetti, altrimenti la fai solo per operatori e che solo operatori siano.
Ah, per la cronaca, sono uno dei due forumisti testimoni di Succi, non sono io quello che è tornato giustamente ad insultarlo, in fondo un Tavignano in più o in meno mi cambia davvero poco.
Condanno la maleducazione, l'esser scostante (sebbene spesso è usata al Vinitaly come arma di autodifesa), l'esser arrogante, la presunzione della formula "lavoro, guadagno/pago, pretendo". Sia da una parte, sia dall'altra.
L'equivoco di fondo è che il Vinitaly è una fiera per operatori e non per visitatori o privati.
Che poi l'Ente Fiera non abbia mai fatto nulla -tipo impedire gli ingressi a personaggi davvero improbabili- per far rispettare la regola che si è data da sé stessa è notorio. Del resto io stesso ritengo che il consumatore finale, che identifico con l'appassionato e non con i beoni che si aggirano come mine vaganti e che a fine fiera danno il peggio sugli autobus o negli spazi esterni ai padiglioni, vada quanto meno rispettato se non coccolato.
Detto questo ogni azienda interpreta a proprio piacimento il concetto di esser lì per lavorare.
L'atteggiamento corretto credo sia quello di stare al gioco: se un'azienda è scortese, tratta male il proprio potenziale cliente e quant'altro, ci si mette una bella pietra sopra e i miei soldini li do a un altro. Raus.
L'insulto però è un'altra cosa.