Colli Orientali del Friuli Pignolo Riserva, Vinai dell'Abbate, 2000 (14%)
Da un bel pezzo ero alla ricerca di questa bottiglia; vista su uno scaffale di enoteca, non potevo assolutamente lasciarmela sfuggire. Si tratta quasi certamente dell'ultima annata di Pignolo Riserva vinificata da Walter Filiputti e proveniente dai vigneti dell'Abbazia di Rosazzo, di proprietà della curia arcivescovile di Udine; l'etichetta ma soprattutto il tappo ci dicono però che il vino in questione è andato in bottiglia sotto la gestione successiva dell'azienda, quella del gruppo veneto Aleandri con il nome commerciale di Vinai dell'Abbate, a partire dal 2004 (ora invece i vigneti sono condotti, in parte o in tutto non lo so, da Livio Felluga).
Ad ogni modo, l'ho stappato poco prima di servirlo per cena, e comprensibilmente ci ha messo un po' di tempo ad ingranare, con l'aiuto anche di vigorose roteate del bicchiere: rubino scuro non saturo, compatto e brillante, al naso legno di cedro, terriccio (proprio quello che compri in sacchi), un che di pungente, quasi di zenzero secco, un che di affumicato, una speziatura dolce di pot-pourri. Il frutto scuro (ribes nero, mora) è maturo senza però cenni di "forzatura", il tannino è quasi onnipresente sin dall'attacco di bocca, ma dal suo stemperandosi graduale via via verso il finale si sente che è dall'uva e non dal legno. Per chi non lo sapesse, il pignolo è una delle varietà più tanniche in assoluto; questo (vado a memoria) è il più agée che provo ad oggi e davvero onestamente non so quanto tempo un pignolo ci possa mettere ad ammorbidirsi!
Gran boccia, "più bordolese dei bordolesi" per certi versi, soprattutto per il suo porgersi particolarmente austero. Lo risentirò oggi a cena, mi aspetto ulteriori (positivi) sviluppi.
Ben accompagnato da dei cevapcici con contorno di cipolline borettane, e poi da un pezzo di pecorino stagionato, per celebrare un bel traguardo professionale.