AUGURI ROSSANESE!

Uno spazio per tutti, esperti o meno, appassionati o semplicemente incuriositi dall'affascinante mondo del vino: domande, idee, opinioni...
Avatar utente
Dedalus
Messaggi: 12923
Iscritto il: 07 giu 2007 10:57

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda Dedalus » 11 gen 2011 03:18

Barolo DOC Riserva 1947 - Borgogno

Quando arrivano Filippo e Diego non riescono a trovare l'indirizzo, mentre Luca, Andrea e Francesco sono già sotto ad armeggiare con il cavatappi. Rientrando con i dispersi Andrea mi caccia sotto al naso un bicchiere con dentro una goccia di un liquido granato-aranciato senza ombra brunita, piuttosto nitido, ed enormemente profumato, da cui viene su di tutto un po' ancora confuso, ma di matrice inequivoca. "Un vecchione in gran forma!" dico alzando il naso dal bicchiere. "Essì, un vecchione in gran forma...".

Bottiglia antica, tappo d'epoca. Vino di età anagrafica e biologica coerenti fra di loro, meno pirotecnico a partire dal colore e dalla pulizia di quelli rilasciati oggi dal produttore, ma enormemente più armonico. Note classiche da grande vecchio di Langa, ce lo si gode con un colpo di genio a metà degustazione, anziché aspettare la fine che si capisce ancora lontana. E' comunque un peccato, perché bottiglie così meriterebbero una giornata intera. Due giorni dopo l'ultimo dito è uguale identico, spiccano la rosa secca ed il camino spento con dentro le bucce bruciacchiate delle arance. 91/100

Immagine
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”
EnJoy
Messaggi: 233
Iscritto il: 17 mag 2008 00:30

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda EnJoy » 11 gen 2011 03:35

Chiarisco il mio punto di vista: mi sento pesantemente preso per il culo... ma non che non ci creda che il vino sia stato bevuto, figuriamoci!

E' che gente che prima afferma che il giudizio su un tale vino è certo, rigoroso, confermato da più persone, oggettivamente assoluto...

... poi ti viene a dire che, secondo lui/loro, il giudizio di un vino è un fatto ESTETICO!!!

Ora, tutto è concesso in un forum, ma non contraddirsi o affermare cose in contraddizione! Di estetiche ce ne sono tante... e giustamente tra seguaci di differenti estetiche spesso c'è contrasto. Questo può essere applicabile sicuramente al vino. Ma questo come si concilia con un voto numerico, dichiarato come oggettivo, ammantato dalla numerosità e dall'esperienza dei degustatori?

Nun se concilia: ce state a pijà per culo!

PS: sinceramente parlando: Vignadelmar porta avanti idee contrastanti ma precise, e viene sistematicamente contestato e messo al muro... mi ricorda metodi già avvenuti su questo forum, con sistematico scambio tra vittime e carnefici. Piuttosto uno che a me sta sulle palle, è Pigigres... paggetto di Dedalus, allineato fino alla morte con ogni sua parola, quanto è credibile quando si scaglia contro gli altri?
Avatar utente
Dedalus
Messaggi: 12923
Iscritto il: 07 giu 2007 10:57

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda Dedalus » 11 gen 2011 03:55

Barbaresco DOCG Suran Pajoré 2004 - Rizzi
Questo era stato l'ultimo assaggio di una lunghissima giornata "d'alta quota" spesa fra Neive, Monforte e Serralunga. Mai mi sarei aspettato di dimenticarmi quasi le Etichette Rosse e tutto il resto, e di tenermi invece conficcato così nitidamente questo vino nella testa. Quale migliore banco di prova. Naso chiaro, fragrante, disseminato di fruttini croccanti, aerei, sia bianchi che rossi, fra i quali guizzano venature balsamiche acute. Qualche speziolina dolce anzichè il radicoso più cupo, l'alito minerale caldo di Langa talmente delicato e lontano da far dire a più d'uno Alto Piemonte. Bocca succosa e dolce, distesa, finissima, concentrata di sapore e priva di qualsiasi spigolo tannico, eppure tesa e nevrile, coesa, lunga. A chi rimprovera ad un vino come questo maggiore struttura o potenza, mi sento di dire, a scelta, "degustibus" e/o "padre, perdona loro...". La concentrazione e l'estrazione sono due cose diverse. 92/100

Gattinara DOCG Vigneto San Francesco 2004 - Antoniolo
Presi dall'entusiasmo per gli acuti da Regina della Notte del Pajoré di Rizzi, molti snobbano un po' la fase olfattivamente serrata di questo mostriciattolo qui. Eppure è lui, il fratello di culla dell'Osso San Grato, da lontano mica è facile distinguerli. Naso rigoroso e impettito ma tutt'altro che inespressivo; il tipico tono ferruginoso si lega alle erbe portandole a fondo nel bicchiere, lasciando in superficie più spazio per qualche nota di fiori secchi e radici amare. Bocca compressa, perfettamente proporzionata, che avanza silenziosa come un rettile, portandosi dietro una codona immensa di sapidità ed aromi. Stivare in cantina per i decenni a venire. Stoffa ce n'è, quanta se ne vuole. 93/100

Immagine

p.s. : mi sa che qui ci può stare anche un punto in più per entrambi.
Ultima modifica di Dedalus il 11 gen 2011 04:18, modificato 1 volta in totale.
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”
Avatar utente
Dedalus
Messaggi: 12923
Iscritto il: 07 giu 2007 10:57

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda Dedalus » 11 gen 2011 04:05

EnJoy ha scritto:Chiarisco il mio punto di vista


Chiarisco il mio: se quando si parla di regole del gioco e la sostanza è la polemica mi può stare bene anche l'anonimato opportunistico, ora che si mescolano i due piani della discussione del vino e della polemica personale non ci sto.

Non hai le palle di dire quello che pensi con la tua faccia? Libero di metterti la maschera. Non aspettarti che ti prenda sul serio, però.

Invece ti sfido con tutta la maschera che ti porti appresso a trovare dove è che io o altri partecipanti alla serata affermiamo che le valutazioni in questione siano "assolutamente oggettive".

Si vede che mi conosci assai poco, perché tutti sanno che ho speso anni interi ad affermare che la valutazione oggettiva del vino non esiste, NON ESISTE, N-O-N E-S-I-S-T-E. In quanto forma particolare di giudizio estetico, appunto.
Ultima modifica di Dedalus il 11 gen 2011 04:10, modificato 2 volte in totale.
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”
Avatar utente
Dedalus
Messaggi: 12923
Iscritto il: 07 giu 2007 10:57

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda Dedalus » 11 gen 2011 04:08

EnJoy ha scritto:Piuttosto uno che a me sta sulle palle, è Pigigres... paggetto di Dedalus, allineato fino alla morte con ogni sua parola, quanto è credibile quando si scaglia contro gli altri?


Altra balla discretamente facile da smentire, basta andare indietro di una sola pagina:

Pigigres ha scritto:
Dedalus ha scritto:Immaginatevi cosa si potrebbe pensare dei Barolo, dei Gattinara, dei Brunello, degli Amarone, se questi vini uscissero sul mercato due o tre anni prima, ed i produttori fossero di conseguenza focalizzati non a sfruttare appieno le potenzialità qualitative assolute del vitigno e del territorio, ma a calibrare o addirittura "aggiustare" i vini in modo da renderli massimamente apprezzabili quando vengono venduti, e non dopo 5, 10, 20 anni.


Non vorrei dire una banalità, ma il paragone mi sembra leggermente improprio dal momento che un Barolo dopo soli due anni di affinamento è ancora "quasi imbevibile" mentre il Rossese no.
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”
Avatar utente
Dedalus
Messaggi: 12923
Iscritto il: 07 giu 2007 10:57

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda Dedalus » 11 gen 2011 04:13

Dedalus ha scritto:
EnJoy ha scritto:Chiarisco il mio punto di vista


Chiarisco il mio: se quando si parla di regole del gioco e la sostanza è la polemica mi può stare bene anche l'anonimato opportunistico, ora che si mescolano i due piani della discussione del vino e della polemica personale non ci sto.

Non hai le palle di dire quello che pensi con la tua faccia? Libero di metterti la maschera. Non aspettarti che ti prenda sul serio, però.

Invece ti sfido con tutta la maschera che ti porti appresso a trovare dove è che io o altri partecipanti alla serata affermiamo che le valutazioni in questione siano "assolutamente oggettive".

Si vede che mi conosci assai poco, perché tutti sanno che ho speso anni interi ad affermare che la valutazione oggettiva del vino non esiste, NON ESISTE, N-O-N E-S-I-S-T-E. In quanto forma particolare di giudizio estetico, appunto.


E questo mi fa veramente irritare.

Lo sai chi è che va sbraitando continuamente che qui noi abbiamo detto che le nostre valutazioni sono oggettive, indiscutibili, troppo autorevoli per essere messe in dubbio, mentre non è proprio vero un *****?

Lui, il flamer, il mistificatore, il distorsore umano, il rompi*******i di professione: il signor vignadelmar.

Rileggiti il thread attentamente, e vedrai se non è così.
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”
EnJoy
Messaggi: 233
Iscritto il: 17 mag 2008 00:30

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda EnJoy » 11 gen 2011 04:18

Dedalus ha scritto:Invece ti sfido con tutta la maschera che ti porti appresso a trovare dove è che io o altri partecipanti alla serata affermiamo che le valutazioni in questione siano "assolutamente oggettive".


Hai parlato di voto non emozionale. E' diverso da oggettivo?

E se comunque il giudizio dei vini è soggettivo ed estetico, cosa che mi trova concorde, a cosa servono le scale centesimali? E i giudizi "assoluti" di eccellenza enologica?

A me sta benissimo che PER I DEGUSTATORI presenti fosse un vino che, nella loro esperienza di assaggiatori, per alcuni praticamente una professione, fosse un'eccellenza assoluta... mi sta meno bene spacciare questo giudizio come assoluto, cosa mi sembra sia stata fatta più volte. E mi sta meno bene veder attaccata della gente che si pone questi dubbi...

Intendiamoci: io per primo sarei curioso di assaggiarlo per sfatare ogni pregiudizio!
EnJoy
Messaggi: 233
Iscritto il: 17 mag 2008 00:30

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda EnJoy » 11 gen 2011 04:23

Dedalus ha scritto:
Dedalus ha scritto:
EnJoy ha scritto:Chiarisco il mio punto di vista


Chiarisco il mio: se quando si parla di regole del gioco e la sostanza è la polemica mi può stare bene anche l'anonimato opportunistico, ora che si mescolano i due piani della discussione del vino e della polemica personale non ci sto.

Non hai le palle di dire quello che pensi con la tua faccia? Libero di metterti la maschera. Non aspettarti che ti prenda sul serio, però.

Invece ti sfido con tutta la maschera che ti porti appresso a trovare dove è che io o altri partecipanti alla serata affermiamo che le valutazioni in questione siano "assolutamente oggettive".

Si vede che mi conosci assai poco, perché tutti sanno che ho speso anni interi ad affermare che la valutazione oggettiva del vino non esiste, NON ESISTE, N-O-N E-S-I-S-T-E. In quanto forma particolare di giudizio estetico, appunto.


E questo mi fa veramente irritare.

Lo sai chi è che va sbraitando continuamente che qui noi abbiamo detto che le nostre valutazioni sono oggettive, indiscutibili, troppo autorevoli per essere messe in dubbio, mentre non è proprio vero un *****?

Lui, il flamer, il mistificatore, il distorsore umano, il rompi*******i di professione: il signor vignadelmar.

Rileggiti il thread attentamente, e vedrai se non è così.


Il thread l'ho riletto e lo conosco bene... l'aura di oggettività e di autorevolezza del giudizio era ben palpabile anche se espressa a mezze parole...

Metterla in discussione, visto anche il risultato eclatante, non è così grave...

Io mi pongo in una situazone di mezzo: lo assaggerei volentieri... ma capisco anche che la bottiglia non era chiaramente identificabile come annata e gradi, non è reperibile, non è facilmente riproducibile... insomma un mezzo miracolo, ma per ora è difficile si presenti la nuova Madame de' noantri. Magari se qualche enologo volesse investire in quella zona...

PS: e poi Vignadelmar mi è simpatico :D Con metodi non sembre eleganti, è l'unico che si oppone a quello che dall'esterno a volte sembra il Pensiero Unico del forum... guai a dissociarsi ;-)
Avatar utente
Pigigres
Messaggi: 3757
Iscritto il: 10 feb 2010 20:17
Località: Mediolanum

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda Pigigres » 11 gen 2011 04:25

EnJoy ha scritto:allineato fino alla morte con ogni sua parola


Ma anche se fosse? :lol: Che male ci sarebbe? C'è qualcosa di male nel trovarsi (spesso ma non sempre) in accordo con il giudizio di un altro, in sintonia di opinioni, condividendone i punti di vista e gli approcci?

:lol: :shock: :roll:
In this land
There shall be one cigarette to two men,
To two women one half pint of bitter
Ale. In this land
No man has hired us.
Our life is unwelcome, our death
Unmentioned in "The Times."
Avatar utente
Dedalus
Messaggi: 12923
Iscritto il: 07 giu 2007 10:57

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda Dedalus » 11 gen 2011 04:25

EnJoy ha scritto:Intendiamoci:


Intendiamoci: se vuoi risposte da me cala la maschera. In alternativa fai meno il dritto sparando bordate aggratis con la leggerezza di chi sa che tanto non paga mai. Intanto inzacchera gli altri, però.

Intanto vai a cercare dove è che si sarebbe spacciata la valutazione come assoluta. Ste cazzate ce le attribuisce aggratis solo vignadelmar, il flamer seriale.

Se vuoi andiamo avanti così tutta la notte, io tempo ne ho.
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”
Avatar utente
pippuz
Messaggi: 20287
Iscritto il: 06 giu 2007 11:05
Località: MilanoMilano

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda pippuz » 11 gen 2011 04:28

EnJoy ha scritto:Magari se qualche enologo volesse investire in quella zona...

Speriamo di no. E poi ... mica è l'enologo che investe.
over the mountain watching the watcher
breaking the darkness waking the grapevine
one inch of love is one inch of shadow
love is the shadow that ripens the wine
EnJoy
Messaggi: 233
Iscritto il: 17 mag 2008 00:30

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda EnJoy » 11 gen 2011 04:37

Dedalus ha scritto:
EnJoy ha scritto:Intendiamoci:


Intendiamoci: se vuoi risposte da me cala la maschera. In alternativa fai meno il dritto sparando bordate aggratis con la leggerezza di chi sa che tanto non paga mai. Intanto inzacchera gli altri, però.

Intanto vai a cercare dove è che si sarebbe spacciata la valutazione come assoluta. Ste cazzate ce le attribuisce aggratis solo vignadelmar, il flamer seriale.

Se vuoi andiamo avanti così tutta la notte, io tempo ne ho.


Pigigres parla due volte di vino assoluto, Diego parla anche lui di vino assoluto, tu parli di naso assoluto... boh :roll:

PS: se nel frattempo evitassi di insultare me in privato (ed altri in pubblico), la discussione non ne perderebbe niente...
Avatar utente
Dedalus
Messaggi: 12923
Iscritto il: 07 giu 2007 10:57

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda Dedalus » 11 gen 2011 05:13

Via. Strisciolina azzurra, problema risolto. E per cortesia se volete rispondergli non citatelo, altrimenti mi tocca leggerlo involontariamente.

Certo che uno deve essere un troll ben scadente, se pensa di giocare con l'equivoco fra "vino assoluto" e "valutazione oggettiva".

Almeno uno dei due termini, il sostantivo o l'aggettivo, dovrebbe essere tenuto fermo.

Altrimenti è come rinfacciare a unodi aver detto che "il mare è salato" portando una citazione in cui è scritto: "il cielo è blu".

Evvabbé, come diceva il saggio, tirèm innanz...

Le altre note domani, stasera me so' rotto li cojoni con tutti 'sti flamers, cloni e troll di varia natura.
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”
vinogodi
Messaggi: 33778
Iscritto il: 13 giu 2007 15:20
Località: nord

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda vinogodi » 11 gen 2011 11:51

Dedalus ha scritto:...Rossese di Dolceacqua DOC Vigneti d'Arcagna 2004 - Vignaioli Testalonga Antonio Perrino[/b]
Occhio granato scarico ma piuttosto brillante, con ampia unghia aranciata, non perfettamente limpido ma pulito.
Il naso all'opposto ti fa uno scherzo strano: anziché nasconderti qualche descrittore da districare più o meno faticosamente nel mezzo del flusso alcolico e delle note genericamente vinose, svuota completamente il bicchiere, ci butta dentro una zaffata di aria tersa e calma di scogliera, e nel mezzo ci distribuisce bei mazzetti di spezioline ed altre cose belle.

La trasparenza. Un naso netto è una cosa. Un naso trasparente è un'altra. Quanto sono rari i nasi trasparenti nel vino, in quello rosso? Rarissimi, sono. Vertici assoluti. Rayas, Haut Brion, Clos Rougeard, il Quintino Sella o il San Sebastiano a seconda delle annate, Monprivato più di Cà d'Morissio e anche più di Monfortino, il Carema di Ferrando, Soldera più di Biondi-Santi, a modo loro i grandi Patriglione e i grandi Duca Enrico al culmine della parabola. In una classe già inferiore di trasparenza, gli ultimi Monvigliero di Burlotto, l'Osso San Grato 2004 e 2006 più del 2005 e del 1999, Poggio di Sotto, il Lagrein di Mayr Nusserhof...

Il naso di un vitigno neutro che raggiunge, con i propri descrittori tipici, la nettezza e definizione, la perentoria capacità di evocare la diretta presenza degli oggetti nel bicchierie che è propria dei vitigni aromatici. Ma da vitigno neutro è sfumato, cangiante, mobile, in continua e progressiva evoluzione nel bicchiere: sorprende anziché accattivarsi, affabula anziché sedurti, affascina anziché attizzare. Eppure non trapassa mai nella poetica dell'indistinto, dell'evocativo, rimane sempre sobrio, nitido, materialmente presente. Non c'è insomma bisogno di perdersi in allettanti fantasticherie per finire a dire il classico "un vino così non si può spiegare quanto è buono, tanto è perfetto".

Ecco qui il rosmarino e il timo secchi, mischiati insieme al centro; poi una punta di lavanda in un angolo, e a fianco il pugnetto del pepe nero sgranato, ma non crudo, non pungente, non trigeminale. Da qualche parte anche una punta più densa, forse alloro, ma no, è solo il primo emergere della china che sarà fra qualche anno.

Uno stacco netto, come se questi aromi-oggetto fossero in sospensione nella parte alta della cassa armonica del bicchiere.

Sotto, appena meno netti che sopra, i frutti dolcissimi del mediterraneo, i datteri, i fichi bianchi freschi; il frutto rosso non è più l'acquerello della prima gioventù, si scioglie in afrori più densi e di ciliegia matura, di fragolina di bosco quasi avvizzita, e solo qui e lì fa capolino qualche nota più nitida di melograno. Il frutto di bosco è un ricordo ormai lontano, come l'alito alcolico del vino, che proprio non si trova più.

In fondo in fondo, gentile, il mare.

La bocca scorre lieve e precisa, dall'attacco al centro bocca, senza perdere un millimetro di palato e senza lasciare una striatura di troppo, pennellando le curve del gusto come fanno i grandi piloti, che più vanno forte e più sembra che la macchina vada sempre alla stessa velocità, senza il minimo sbandamento - ed è proprio per quello che vanno sempre più forte. A tre quarti bocca il vino schiocca, si apre alla sapidità misurata che infiltra inesorabile tutta la bocca, senza per questo dover sloggiare la dolcezza del frutto, la carezza del tannino maturo e finissimo. E' qui che si ripete crepitante e misurato lo spettacolo aromatico del naso, che il vino diviene gioia sensoriale, che ti piglia alla gola non mentre il sorso scende, ma mentre sale quel piccolo groppo di felicità di cui può essere capace il vino. Volendo tornare alla concretezza del vino, si potrebbe volere la stessa perentoria nettezza ed intensità del naso, una lieve maggiore purezza tattile, e saremmo davvero davanti ad uno dei grandi vini del mondo. Non ce li ha, rimane qualche passo indietro, medaglia di cartone alle Olimpiadi.

Nondimeno, nella notte silenziosa, una goccia sola nel bicchiere vuoto vale ore di naso a disposizione; un piccolissimo sorso, minuti interi di queste cose.

96/100

...data la tua capacità nel "decantare" saresti un ottimo sommelier AIS di terzo livello ... 8)
PS: mi sembra , il tutto e però , un tantino esagerato . Non pensate di avere avuto una leggera ipnosi collettiva da sorpresa? ... :lol:
Ente Nazionale Tutela dei Bevitori Capiscitori (EnTuBeCa) - Ministero della Cultura Enologica Popolare (MinCulEnPop)
Avatar utente
andrea
Messaggi: 8663
Iscritto il: 06 giu 2007 11:38
Località: Bassa Brianza

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda andrea » 11 gen 2011 12:22

vinogodi ha scritto:...data la tua capacità nel "decantare" saresti un ottimo sommelier AIS di terzo livello ... 8)
PS: mi sembra , il tutto e però , un tantino esagerato . Non pensate di avere avuto una leggera ipnosi collettiva da sorpresa? ... :lol:

Sorpresa de che? A bottiglia stagnolata? Ma piantiamola e diciamolo chiaro: eravamo una manica di ubriaconi che già non capiscono un ca##o di vino, figurati dopo aver bevuto qualche bicchiere...

Probabilmente il Rossese è un vinello del piffero, ce ne dobbiamo rendere conto, è che noi quella sera non eravamo in grado.
Ti amo Licia!!!
mangè mangè nu sèi chi ve mangià

Spedisco entro 5 giorni lavorativi, sempre che riesca a trovare i vini nel casino della mia cantina
Avatar utente
andrea
Messaggi: 8663
Iscritto il: 06 giu 2007 11:38
Località: Bassa Brianza

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda andrea » 11 gen 2011 12:25

Dedalus ha scritto:Barolo DOC Riserva 1947 - Borgogno

Quando arrivano Filippo e Diego non riescono a trovare l'indirizzo, mentre Luca, Andrea e Francesco sono già sotto ad armeggiare con il cavatappi. Rientrando con i dispersi Andrea mi caccia sotto al naso un bicchiere con dentro una goccia di un liquido granato-aranciato senza ombra brunita, piuttosto nitido, ed enormemente profumato, da cui viene su di tutto un po' ancora confuso, ma di matrice inequivoca. "Un vecchione in gran forma!" dico alzando il naso dal bicchiere. "Essì, un vecchione in gran forma...".

Bottiglia antica, tappo d'epoca. Vino di età anagrafica e biologica coerenti fra di loro, meno pirotecnico a partire dal colore e dalla pulizia di quelli rilasciati oggi dal produttore, ma enormemente più armonico. Note classiche da grande vecchio di Langa, ce lo si gode con un colpo di genio a metà degustazione, anziché aspettare la fine che si capisce ancora lontana. E' comunque un peccato, perché bottiglie così meriterebbero una giornata intera. Due giorni dopo l'ultimo dito è uguale identico, spiccano la rosa secca ed il camino spento con dentro le bucce bruciacchiate delle arance. 91/100

Immagine

Scusa, com'è che valuti così poco questo vino che è stato da altri quella sera giudicato il migliore insieme al Rossese? Vedi che non sei oggettivo????!!!! :roll:
Ti amo Licia!!!
mangè mangè nu sèi chi ve mangià

Spedisco entro 5 giorni lavorativi, sempre che riesca a trovare i vini nel casino della mia cantina
Avatar utente
Aramis
Messaggi: 3883
Iscritto il: 06 giu 2007 15:50

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda Aramis » 11 gen 2011 13:55

Dedalus ha scritto:Rossese di Dolceacqua DOC Vigneti d'Arcagna 2004 - Vignaioli Testalonga Antonio Perrino
Occhio granato scarico ma piuttosto brillante, con ampia unghia aranciata, non perfettamente limpido ma pulito.
Il naso all'opposto ti fa uno scherzo strano: anziché nasconderti qualche descrittore da districare più o meno faticosamente nel mezzo del flusso alcolico e delle note genericamente vinose, svuota completamente il bicchiere, ci butta dentro una zaffata di aria tersa e calma di scogliera, e nel mezzo ci distribuisce bei mazzetti di spezioline ed altre cose belle.

La trasparenza. Un naso netto è una cosa. Un naso trasparente è un'altra. Quanto sono rari i nasi trasparenti nel vino, in quello rosso? Rarissimi, sono. Vertici assoluti. Rayas, Haut Brion, Clos Rougeard, il Quintino Sella o il San Sebastiano a seconda delle annate, Monprivato più di Cà d'Morissio e anche più di Monfortino, il Carema di Ferrando, Soldera più di Biondi-Santi, a modo loro i grandi Patriglione e i grandi Duca Enrico al culmine della parabola. In una classe già inferiore di trasparenza, gli ultimi Monvigliero di Burlotto, l'Osso San Grato 2004 e 2006 più del 2005 e del 1999, Poggio di Sotto, il Lagrein di Mayr Nusserhof...

Il naso di un vitigno neutro che raggiunge, con i propri descrittori tipici, la nettezza e definizione, la perentoria capacità di evocare la diretta presenza degli oggetti nel bicchierie che è propria dei vitigni aromatici. Ma da vitigno neutro è sfumato, cangiante, mobile, in continua e progressiva evoluzione nel bicchiere: sorprende anziché accattivarsi, affabula anziché sedurti, affascina anziché attizzare. Eppure non trapassa mai nella poetica dell'indistinto, dell'evocativo, rimane sempre sobrio, nitido, materialmente presente. Non c'è insomma bisogno di perdersi in allettanti fantasticherie per finire a dire il classico "un vino così non si può spiegare quanto è buono, tanto è perfetto".

Ecco qui il rosmarino e il timo secchi, mischiati insieme al centro; poi una punta di lavanda in un angolo, e a fianco il pugnetto del pepe nero sgranato, ma non crudo, non pungente, non trigeminale. Da qualche parte anche una punta più densa, forse alloro, ma no, è solo il primo emergere della china che sarà fra qualche anno.

Uno stacco netto, come se questi aromi-oggetto fossero in sospensione nella parte alta della cassa armonica del bicchiere.

Sotto, appena meno netti che sopra, i frutti dolcissimi del mediterraneo, i datteri, i fichi bianchi freschi; il frutto rosso non è più l'acquerello della prima gioventù, si scioglie in afrori più densi e di ciliegia matura, di fragolina di bosco quasi avvizzita, e solo qui e lì fa capolino qualche nota più nitida di melograno. Il frutto di bosco è un ricordo ormai lontano, come l'alito alcolico del vino, che proprio non si trova più.

In fondo in fondo, gentile, il mare.

La bocca scorre lieve e precisa, dall'attacco al centro bocca, senza perdere un millimetro di palato e senza lasciare una striatura di troppo, pennellando le curve del gusto come fanno i grandi piloti, che più vanno forte e più sembra che la macchina vada sempre alla stessa velocità, senza il minimo sbandamento - ed è proprio per quello che vanno sempre più forte. A tre quarti bocca il vino schiocca, si apre alla sapidità misurata che infiltra inesorabile tutta la bocca, senza per questo dover sloggiare la dolcezza del frutto, la carezza del tannino maturo e finissimo. E' qui che si ripete crepitante e misurato lo spettacolo aromatico del naso, che il vino diviene gioia sensoriale, che ti piglia alla gola non mentre il sorso scende, ma mentre sale quel piccolo groppo di felicità di cui può essere capace il vino. Volendo tornare alla concretezza del vino, si potrebbe volere la stessa perentoria nettezza ed intensità del naso, una lieve maggiore purezza tattile, e saremmo davvero davanti ad uno dei grandi vini del mondo. Non ce li ha, rimane qualche passo indietro, medaglia di cartone alle Olimpiadi.

Nondimeno, nella notte silenziosa, una goccia sola nel bicchiere vuoto vale ore di naso a disposizione; un piccolissimo sorso, minuti interi di queste cose.

96/100


"E allora, accertato che davanti a “vini di terroir” certamente ci trovavamo, la domanda “cosa c’è di particolare in questo vino?” si è trasformata in un’altra. Ci siamo chiesti: “cosa manca?”. Non abbiamo trovato dunque altra risposta che questa: che un “vino di terroir” sia destinato a premiare chi approcci il bicchiere alla ricerca di ciò che non c’è rispetto alla maggioranza dei casi, quando il profumo e il carattere varietale del vino ci vengono addosso quasi con foga; al loro posto, brilla una latitanza inattesa, uno spazio vuoto, che niente riempie. Il terroir si traduce in sostanza in una concatenazione di assenze. Lavora per sottrazione e il risultato finale sa di poco, perché poco di percepibile rimane in un vino una volta silenziati la zavorra del varietale, i lacerti della fermentazione, i riflessi delle umane azioni in vinificazione. L’elisione rivela il terroir nella sua nuda essenza, fatta di dettagli aromatici sussurrati troppo piano perché li colga chi non sia ad essi già attento, un po’ come accade con i neutrini in un osservatorio astronomico o più romanticamente con le scritte tracciate sotto le gallerie ferroviarie, illeggibili per chi non le stesse aspettando e non avesse predisposto gli occhi ad una fuga velocissima. Un vero “vin de terroir” ha una neutralità che sconforta, e agli occhi del consumatore il suo portamento gustativo regale, tenace, talvolta straripante, non lo redime; quando espressa in maniera radicale, la ricetta è risultata idonea a non recare alcun successo da quasi trent’anni a questa parte né sul mercato né presso la stampa specializzata. Perché un vino di terroir è “solo” di terroir, non “anche”; è una strada impervia. All’assaggio, parte dove gli altri esauriscono il loro abbrivio, cioè a metà strada nel percorso che conduce dalle labbra al fondo della bocca, dove i recettori umani si specializzano nel cogliere le sfumature dell’acido, dell’amaro, del salato, laggiù dove si sviluppa la persistenza, dove si perfeziona il senso di coinvolgimento che un vino può regalare a chi lo degusta; e là dove è necessario porre la maggiore attenzione alla dinamica dell’assaggio per imbroccare anche un singolo abbinamento con il cibo".
"L’appellation d’origine constitue un patrimoine collectif, et ne peut donc pas être la propriété d’opérateurs économiques à titre privatif, contrairement à une marque, par exemple." (INAO, Institut National des Appellations d'Origine)
Avatar utente
pippuz
Messaggi: 20287
Iscritto il: 06 giu 2007 11:05
Località: MilanoMilano

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda pippuz » 11 gen 2011 14:05

Aramis ha scritto:"E allora, accertato che davanti a “vini di terroir” certamente ci trovavamo, la domanda “cosa c’è di particolare in questo vino?” si è trasformata in un’altra. Ci siamo chiesti: “cosa manca?”. Non abbiamo trovato dunque altra risposta che questa: che un “vino di terroir” sia destinato a premiare chi approcci il bicchiere alla ricerca di ciò che non c’è rispetto alla maggioranza dei casi, quando il profumo e il carattere varietale del vino ci vengono addosso quasi con foga; al loro posto, brilla una latitanza inattesa, uno spazio vuoto, che niente riempie. Il terroir si traduce in sostanza in una concatenazione di assenze. Lavora per sottrazione e il risultato finale sa di poco, perché poco di percepibile rimane in un vino una volta silenziati la zavorra del varietale, i lacerti della fermentazione, i riflessi delle umane azioni in vinificazione. L’elisione rivela il terroir nella sua nuda essenza, fatta di dettagli aromatici sussurrati troppo piano perché li colga chi non sia ad essi già attento, un po’ come accade con i neutrini in un osservatorio astronomico o più romanticamente con le scritte tracciate sotto le gallerie ferroviarie, illeggibili per chi non le stesse aspettando e non avesse predisposto gli occhi ad una fuga velocissima. Un vero “vin de terroir” ha una neutralità che sconforta, e agli occhi del consumatore il suo portamento gustativo regale, tenace, talvolta straripante, non lo redime; quando espressa in maniera radicale, la ricetta è risultata idonea a non recare alcun successo da quasi trent’anni a questa parte né sul mercato né presso la stampa specializzata. Perché un vino di terroir è “solo” di terroir, non “anche”; è una strada impervia. All’assaggio, parte dove gli altri esauriscono il loro abbrivio, cioè a metà strada nel percorso che conduce dalle labbra al fondo della bocca, dove i recettori umani si specializzano nel cogliere le sfumature dell’acido, dell’amaro, del salato, laggiù dove si sviluppa la persistenza, dove si perfeziona il senso di coinvolgimento che un vino può regalare a chi lo degusta; e là dove è necessario porre la maggiore attenzione alla dinamica dell’assaggio per imbroccare anche un singolo abbinamento con il cibo".

:lol:
http://www.youtube.com/watch?v=s9W6qE19Vvo
over the mountain watching the watcher
breaking the darkness waking the grapevine
one inch of love is one inch of shadow
love is the shadow that ripens the wine
Avatar utente
Aramis
Messaggi: 3883
Iscritto il: 06 giu 2007 15:50

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda Aramis » 11 gen 2011 14:07

pippuz ha scritto:
Aramis ha scritto:"E allora, accertato che davanti a “vini di terroir” certamente ci trovavamo, la domanda “cosa c’è di particolare in questo vino?” si è trasformata in un’altra. Ci siamo chiesti: “cosa manca?”. Non abbiamo trovato dunque altra risposta che questa: che un “vino di terroir” sia destinato a premiare chi approcci il bicchiere alla ricerca di ciò che non c’è rispetto alla maggioranza dei casi, quando il profumo e il carattere varietale del vino ci vengono addosso quasi con foga; al loro posto, brilla una latitanza inattesa, uno spazio vuoto, che niente riempie. Il terroir si traduce in sostanza in una concatenazione di assenze. Lavora per sottrazione e il risultato finale sa di poco, perché poco di percepibile rimane in un vino una volta silenziati la zavorra del varietale, i lacerti della fermentazione, i riflessi delle umane azioni in vinificazione. L’elisione rivela il terroir nella sua nuda essenza, fatta di dettagli aromatici sussurrati troppo piano perché li colga chi non sia ad essi già attento, un po’ come accade con i neutrini in un osservatorio astronomico o più romanticamente con le scritte tracciate sotto le gallerie ferroviarie, illeggibili per chi non le stesse aspettando e non avesse predisposto gli occhi ad una fuga velocissima. Un vero “vin de terroir” ha una neutralità che sconforta, e agli occhi del consumatore il suo portamento gustativo regale, tenace, talvolta straripante, non lo redime; quando espressa in maniera radicale, la ricetta è risultata idonea a non recare alcun successo da quasi trent’anni a questa parte né sul mercato né presso la stampa specializzata. Perché un vino di terroir è “solo” di terroir, non “anche”; è una strada impervia. All’assaggio, parte dove gli altri esauriscono il loro abbrivio, cioè a metà strada nel percorso che conduce dalle labbra al fondo della bocca, dove i recettori umani si specializzano nel cogliere le sfumature dell’acido, dell’amaro, del salato, laggiù dove si sviluppa la persistenza, dove si perfeziona il senso di coinvolgimento che un vino può regalare a chi lo degusta; e là dove è necessario porre la maggiore attenzione alla dinamica dell’assaggio per imbroccare anche un singolo abbinamento con il cibo".

:lol:
http://www.youtube.com/watch?v=s9W6qE19Vvo


Mi stai velatamente dicendo che non si capisce niente? :lol:
"L’appellation d’origine constitue un patrimoine collectif, et ne peut donc pas être la propriété d’opérateurs économiques à titre privatif, contrairement à une marque, par exemple." (INAO, Institut National des Appellations d'Origine)
Avatar utente
andrea
Messaggi: 8663
Iscritto il: 06 giu 2007 11:38
Località: Bassa Brianza

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda andrea » 11 gen 2011 14:13

Aramis ha scritto:"E allora, accertato che davanti a “vini di terroir” certamente ci trovavamo, la domanda “cosa c’è di particolare in questo vino?” si è trasformata in un’altra. Ci siamo chiesti: “cosa manca?”. Non abbiamo trovato dunque altra risposta che questa: che un “vino di terroir” sia destinato a premiare chi approcci il bicchiere alla ricerca di ciò che non c’è rispetto alla maggioranza dei casi, quando il profumo e il carattere varietale del vino ci vengono addosso quasi con foga; al loro posto, brilla una latitanza inattesa, uno spazio vuoto, che niente riempie. Il terroir si traduce in sostanza in una concatenazione di assenze. Lavora per sottrazione e il risultato finale sa di poco, perché poco di percepibile rimane in un vino una volta silenziati la zavorra del varietale, i lacerti della fermentazione, i riflessi delle umane azioni in vinificazione. L’elisione rivela il terroir nella sua nuda essenza, fatta di dettagli aromatici sussurrati troppo piano perché li colga chi non sia ad essi già attento, un po’ come accade con i neutrini in un osservatorio astronomico o più romanticamente con le scritte tracciate sotto le gallerie ferroviarie, illeggibili per chi non le stesse aspettando e non avesse predisposto gli occhi ad una fuga velocissima. Un vero “vin de terroir” ha una neutralità che sconforta, e agli occhi del consumatore il suo portamento gustativo regale, tenace, talvolta straripante, non lo redime; quando espressa in maniera radicale, la ricetta è risultata idonea a non recare alcun successo da quasi trent’anni a questa parte né sul mercato né presso la stampa specializzata. Perché un vino di terroir è “solo” di terroir, non “anche”; è una strada impervia. All’assaggio, parte dove gli altri esauriscono il loro abbrivio, cioè a metà strada nel percorso che conduce dalle labbra al fondo della bocca, dove i recettori umani si specializzano nel cogliere le sfumature dell’acido, dell’amaro, del salato, laggiù dove si sviluppa la persistenza, dove si perfeziona il senso di coinvolgimento che un vino può regalare a chi lo degusta; e là dove è necessario porre la maggiore attenzione alla dinamica dell’assaggio per imbroccare anche un singolo abbinamento con il cibo".

Armà, sai quanto ti voglio bene.... non per dare sette eurozzi a Filippo ma.... che cazzo volevi dire???? :mrgreen: :mrgreen:
Ti amo Licia!!!
mangè mangè nu sèi chi ve mangià

Spedisco entro 5 giorni lavorativi, sempre che riesca a trovare i vini nel casino della mia cantina
Avatar utente
Pigigres
Messaggi: 3757
Iscritto il: 10 feb 2010 20:17
Località: Mediolanum

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda Pigigres » 11 gen 2011 14:26

Aramis ha scritto:"E allora, accertato che davanti a “vini di terroir” certamente ci trovavamo, la domanda “cosa c’è di particolare in questo vino?” si è trasformata in un’altra. Ci siamo chiesti: “cosa manca?”. Non abbiamo trovato dunque altra risposta che questa: che un “vino di terroir” sia destinato a premiare chi approcci il bicchiere alla ricerca di ciò che non c’è rispetto alla maggioranza dei casi, quando il profumo e il carattere varietale del vino ci vengono addosso quasi con foga; al loro posto, brilla una latitanza inattesa, uno spazio vuoto, che niente riempie. Il terroir si traduce in sostanza in una concatenazione di assenze. Lavora per sottrazione e il risultato finale sa di poco, perché poco di percepibile rimane in un vino una volta silenziati la zavorra del varietale, i lacerti della fermentazione, i riflessi delle umane azioni in vinificazione. L’elisione rivela il terroir nella sua nuda essenza, fatta di dettagli aromatici sussurrati troppo piano perché li colga chi non sia ad essi già attento, un po’ come accade con i neutrini in un osservatorio astronomico o più romanticamente con le scritte tracciate sotto le gallerie ferroviarie, illeggibili per chi non le stesse aspettando e non avesse predisposto gli occhi ad una fuga velocissima. Un vero “vin de terroir” ha una neutralità che sconforta, e agli occhi del consumatore il suo portamento gustativo regale, tenace, talvolta straripante, non lo redime; quando espressa in maniera radicale, la ricetta è risultata idonea a non recare alcun successo da quasi trent’anni a questa parte né sul mercato né presso la stampa specializzata. Perché un vino di terroir è “solo” di terroir, non “anche”; è una strada impervia. All’assaggio, parte dove gli altri esauriscono il loro abbrivio, cioè a metà strada nel percorso che conduce dalle labbra al fondo della bocca, dove i recettori umani si specializzano nel cogliere le sfumature dell’acido, dell’amaro, del salato, laggiù dove si sviluppa la persistenza, dove si perfeziona il senso di coinvolgimento che un vino può regalare a chi lo degusta; e là dove è necessario porre la maggiore attenzione alla dinamica dell’assaggio per imbroccare anche un singolo abbinamento con il cibo".


Armà, lascia stare 'sti du zoticoni ( :mrgreen: ), piuttosto dimmi chi è l'autore del testo ( :oops: )
In this land
There shall be one cigarette to two men,
To two women one half pint of bitter
Ale. In this land
No man has hired us.
Our life is unwelcome, our death
Unmentioned in "The Times."
Avatar utente
Aramis
Messaggi: 3883
Iscritto il: 06 giu 2007 15:50

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda Aramis » 11 gen 2011 14:36

Pigigres ha scritto:
Aramis ha scritto:"E allora, accertato che davanti a “vini di terroir” certamente ci trovavamo, la domanda “cosa c’è di particolare in questo vino?” si è trasformata in un’altra. Ci siamo chiesti: “cosa manca?”. Non abbiamo trovato dunque altra risposta che questa: che un “vino di terroir” sia destinato a premiare chi approcci il bicchiere alla ricerca di ciò che non c’è rispetto alla maggioranza dei casi, quando il profumo e il carattere varietale del vino ci vengono addosso quasi con foga; al loro posto, brilla una latitanza inattesa, uno spazio vuoto, che niente riempie.
Il terroir si traduce in sostanza in una concatenazione di assenze.
Lavora per sottrazione e il risultato finale sa di poco, perché poco di percepibile rimane in un vino una volta silenziati la zavorra del varietale, i lacerti della fermentazione, i riflessi delle umane azioni in vinificazione. L’elisione rivela il terroir nella sua nuda essenza, fatta di dettagli aromatici sussurrati troppo piano perché li colga chi non sia ad essi già attento, un po’ come accade con i neutrini in un osservatorio astronomico o più romanticamente con le scritte tracciate sotto le gallerie ferroviarie, illeggibili per chi non le stesse aspettando e non avesse predisposto gli occhi ad una fuga velocissima.
Un vero “vin de terroir” ha una neutralità che sconforta, e agli occhi del consumatore il suo portamento gustativo regale, tenace, talvolta straripante, non lo redime; quando espressa in maniera radicale, la ricetta è risultata idonea a non recare alcun successo da quasi trent’anni a questa parte né sul mercato né presso la stampa specializzata. Perché un vino di terroir è “solo” di terroir, non “anche”; è una strada impervia. All’assaggio, parte dove gli altri esauriscono il loro abbrivio, cioè a metà strada nel percorso che conduce dalle labbra al fondo della bocca, dove i recettori umani si specializzano nel cogliere le sfumature dell’acido, dell’amaro, del salato, laggiù dove si sviluppa la persistenza, dove si perfeziona il senso di coinvolgimento che un vino può regalare a chi lo degusta; e là dove è necessario porre la maggiore attenzione alla dinamica dell’assaggio per imbroccare anche un singolo abbinamento con il cibo".


Armà, lascia stare 'sti du zoticoni ( :mrgreen: ), piuttosto dimmi chi è l'autore del testo ( :oops: )


L'autore del testo sono io, e mi dispice se non si capisce quel che intendevo, all'epoca, dire.
E' un pezzo estemporaneo del non ho avuto il coraggio di chiedere la pubblicazione, e la sua - diciamo così - poca comunicatività mi persuade che ho fatto bene.
"L’appellation d’origine constitue un patrimoine collectif, et ne peut donc pas être la propriété d’opérateurs économiques à titre privatif, contrairement à une marque, par exemple." (INAO, Institut National des Appellations d'Origine)
Avatar utente
Pigigres
Messaggi: 3757
Iscritto il: 10 feb 2010 20:17
Località: Mediolanum

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda Pigigres » 11 gen 2011 14:43

Aramis ha scritto:L'autore del testo sono io, e mi dispice se non si capisce quel che intendevo, all'epoca, dire.
E' un pezzo estemporaneo del non ho avuto il coraggio di chiedere la pubblicazione, e la sua - diciamo così - poca comunicatività mi persuade che ho fatto bene.


Penso di aver compreso cosa vuoi dire e lo trovo molto bello e sopratutto vero. Quel vino di mercoledì era proprio come lo descrivi tu in generale, non aveva bisogno di "altro" per emergere, di sovrastrutture, di aggiunte. Era buono perché era nudo nella sua enorme "essenzialità".

Ti chiedevo chi lo ha scritto perché dalle virgolette sembrava fosse una citazione.
In this land
There shall be one cigarette to two men,
To two women one half pint of bitter
Ale. In this land
No man has hired us.
Our life is unwelcome, our death
Unmentioned in "The Times."
Avatar utente
andrea
Messaggi: 8663
Iscritto il: 06 giu 2007 11:38
Località: Bassa Brianza

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda andrea » 11 gen 2011 14:43

Aramis ha scritto:
Pigigres ha scritto:
Aramis ha scritto:"E allora, accertato che davanti a “vini di terroir” certamente ci trovavamo, la domanda “cosa c’è di particolare in questo vino?” si è trasformata in un’altra. Ci siamo chiesti: “cosa manca?”. Non abbiamo trovato dunque altra risposta che questa: che un “vino di terroir” sia destinato a premiare chi approcci il bicchiere alla ricerca di ciò che non c’è rispetto alla maggioranza dei casi, quando il profumo e il carattere varietale del vino ci vengono addosso quasi con foga; al loro posto, brilla una latitanza inattesa, uno spazio vuoto, che niente riempie.
Il terroir si traduce in sostanza in una concatenazione di assenze.
Lavora per sottrazione e il risultato finale sa di poco, perché poco di percepibile rimane in un vino una volta silenziati la zavorra del varietale, i lacerti della fermentazione, i riflessi delle umane azioni in vinificazione. L’elisione rivela il terroir nella sua nuda essenza, fatta di dettagli aromatici sussurrati troppo piano perché li colga chi non sia ad essi già attento, un po’ come accade con i neutrini in un osservatorio astronomico o più romanticamente con le scritte tracciate sotto le gallerie ferroviarie, illeggibili per chi non le stesse aspettando e non avesse predisposto gli occhi ad una fuga velocissima.
Un vero “vin de terroir” ha una neutralità che sconforta, e agli occhi del consumatore il suo portamento gustativo regale, tenace, talvolta straripante, non lo redime; quando espressa in maniera radicale, la ricetta è risultata idonea a non recare alcun successo da quasi trent’anni a questa parte né sul mercato né presso la stampa specializzata. Perché un vino di terroir è “solo” di terroir, non “anche”; è una strada impervia. All’assaggio, parte dove gli altri esauriscono il loro abbrivio, cioè a metà strada nel percorso che conduce dalle labbra al fondo della bocca, dove i recettori umani si specializzano nel cogliere le sfumature dell’acido, dell’amaro, del salato, laggiù dove si sviluppa la persistenza, dove si perfeziona il senso di coinvolgimento che un vino può regalare a chi lo degusta; e là dove è necessario porre la maggiore attenzione alla dinamica dell’assaggio per imbroccare anche un singolo abbinamento con il cibo".


Armà, lascia stare 'sti du zoticoni ( :mrgreen: ), piuttosto dimmi chi è l'autore del testo ( :oops: )


L'autore del testo sono io, e mi dispice se non si capisce quel che intendevo, all'epoca, dire.
E' un pezzo estemporaneo del non ho avuto il coraggio di chiedere la pubblicazione, e la sua - diciamo così - poca comunicatività mi persuade che ho fatto bene.

A parte che è un bel pezzo, mi pare che quello che meglio si attaglia al Rossese dell'atra sera sia quanto evidenziato. Sul concetto di elisione ed assenza come strumenti analitici o come caratteri del vino devo confessare che mi perdo un pochino...
Ti amo Licia!!!
mangè mangè nu sèi chi ve mangià

Spedisco entro 5 giorni lavorativi, sempre che riesca a trovare i vini nel casino della mia cantina
Giova
Messaggi: 268
Iscritto il: 15 apr 2009 17:43

Re: AUGURI ROSSANO!

Messaggioda Giova » 11 gen 2011 14:49

pippuz ha scritto:Io a Milano lo trovo, ma di sicuro non il 2004 ....


Dove, per favore ? anche in MP.

Torna a “Vino&Co.: polemiche e opinioni”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nexus1990, steeeve6 e 343 ospiti